ALTITUDINI, male delle
Quando l'uomo, che si è abituato a vivere circa al livello del mare, si solleva a grandi altezze, lentamente o rapidamente, in pallone, in aeroplano o ascendendo le montagne, va incontro a gravi disturbi che possono persino produrre la morte, e che vanno sotto il nome di mal di montagna o male degli aviatori, o male delle altitudini o ipobaropatia. L'altezza alla quale detti disturbi compaiono varia non solo da un soggetto all'altro, soprattutto in relazione coll'allenamento, ma anche da una località all'altra, manifestandosi verso i 3000 metri sulle Alpi, verso i 4000 sulle Ande e verso i 5000 sull'Himālaia. Quest' influenza della località sembra debba essere messa in relazione colla natura del terreno (roccioso o nevoso, facile o difficile), colla presenza o assenza di vento, colle condizioni atmosferiche, ecc. Importante è anche la velocità con la quale la quota viene raggiunta.
Nelle ascensioni in montagna, quando l'uomo, raggiunta una certa quota, vi rimane per qualche tempo, finisce con l'acclimarsi, ma l'acclimazione avviene mediante notevoli cambiamenti funzionali che riguardano soprattutto la respirazione e l'apparato circolatorio. La massima altezza a cui l'uomo è riuscito ad acclimarsi è di circa 4500-5000 metri (Perù). La massima altezza raggiunta in aeroplano, quindi solo per pochissimo tempo, è di 11.827 metri.
I disturbi e le modificazioni funzionali a cui l'uomo e gli animali in generale vanno soggetti quando si sollevano a grandi altezze, dipendono essenzialmente dalla diminuita pressione atmosferica, come dimostra il fatto che essi si producono anche sotto la campana pneumatica a depressioni corrispondenti a quelle esistenti negli alti strati dell'atmosfera. Ma il meccanismo col quale essi si producono, non è perfettamente chiaro. La seguente spiegazione sembra tuttavia, allo stato delle ricerche, la meglio giustificata.
Alle grandi altezze, per la diminuita tensione dell'ossigeno nell'aria, l'emoglobina fissa minor quantità d'ossigeno, onde la tensione parziale di questo gas nel sangue diminuisce (ipossiemia). L'ipossiemia stimola, direttamente o indirettamente, il centro respiratorio bulbare, per cui produce una iperpnea. Questa iperpnea, di origine centrale, produce un aumento nell'eliminazione di anidride carbonica attraverso i polmoni, per cui la concentrazione di questo gas nel sangue diminuisce e quindi si stabilisce uno stato di alcalosi. L'alcalosi aggrava l'ipossiemia, perché deprime la dissociazione dell'ossiemoglobina nei tessuti, e probabilmente è questa aggravata ipossiemia, non l'alcalosi per sé stessa, che determina il mal di montagna, che è essenzialmente costituito da disturbi delle attività nervose centrali.
Ma intanto, da una parte la quantità dell'emoglobina nel sangue aumenta (prima per spremitura della milza, poi per maggiore attività degli organi ematopoietici), e tale aumento associato alla maggiore ventilazione polmonare riduce l'ipossiemia; dall'altra, il rene elimina una maggiore quantità di alcali fissi; onde l'alcalosi man mano diminuisce e l'individuo fa il primo passo verso l'acclimazione (v. acidosi).
Bibl.: Herlitzka, Fisiologia ed aviazione, Bologna 1923; Barcroft, The respiratory function of the Blood. I: Lessons from high altitudes, Cambridge 1925.