Mali
La cinematografia dell'ex colonia francese, indipendente dal 1960, è tra le più corpose del continente, sostenuta fin dalla sua nascita dal governo socialista dell'epoca, che comprese le potenzialità comunicative dell'industria cinematografica e investì nel settore creando una serie di organismi quali l'Office cinématographique national malien (OCINAM, 1962), con funzioni di produzione, distribuzione e diffusione, e di realizzazione di cinegiornali, il Service cinématographique du Ministère de l'information du Mali (SCINFOMA, 1966), e il Centre national de production cinématographique (CNPC, 1977). I registi maliani degli esordi, Issa Falaba Traoré, Souleymane Cissé, Djibril Kouyaté, Kalifa Dienta, si sono formati nei Paesi del-l'Europa dell'Est e al VGIK di Mosca; unica eccezione è costituita da Abdoulaye Ascofaré, che ha esordito nel lungometraggio solo nel 1997 con l'intenso ritratto femminile di Faraw!, noto come Une mère de sable. In particolare, Le retour de Tiéman (1970) di D. Kouyaté, sull'introduzione di nuovi sistemi di lavoro agricolo nelle campagne, è il primo film di finzione della cinematografia del Mali. Agli anni Settanta e Ottanta appartengono opere significative, dai forti argomenti sociali e politici, elaborate da registi che hanno saputo riscrivere i segni del realismo: An be no do (1977, Siamo tutti colpevoli, uscito nel 1980), dramma di una giovane donna incinta abbandonata e Kiri kara watita (1986, noto come Duel sur la falaise), storia d'amore che sconfina nel western di I.F. Traoré, fondatore nel 1982 della Cinémathèque du Mali; Mokho dakan (1976, Il destino), sull'errare di madre e figlia costrette a lasciare la loro casa, e Kasso den (1978, Il prigioniero), un thriller politico di Sega Coulibaly; i film d'animazione Structure de la société malienne (1978) di Alkaly Kaba e Segu-janjo (1989, noto come La geste de Segou) di Mambaye Coulibaly, che ha utilizzato le marionette per raccontare una leggenda popolare.L'autore più rappresentativo è Cissé, che nel 1996 ha fondato l'Union des créateurs et entrepreneurs du cinéma et de l'audiovisuel de l'Afrique de l'Ouest (UCECAO). L'esordio di Cissé risale agli anni Sessanta con lavori girati a Mosca e in Mali. In particolare, con il suo primo lungometraggio intitolato Den Muso (1975, La ragazza), Cissé ha confermato la sua attenzione per le problematiche sociali e per l'analisi dei difficili rapporti generazionali, temi questi già accennati in alcuni cortometraggi degli esordi e che avrebbero trovato ampio sviluppo nei successivi Baara (1977, Il lavoro), racconto di una lotta operaia dalle forti connotazioni politiche, e Finyé (1982, Il vento), per arrivare a quelli che sono considerati i suoi due capolavori, Yeelen (1987; Yeelen ‒ La luce) e Waati (1995, Il tempo), di imprescindibile valore per tutta la storia del cinema africano. Tra i cineasti della generazione successiva si sono distinti Cheikh Oumar Sissoko e Adama Drabo. Dopo l'esordio nel lungometraggio con Nyamanton (1988), sguardo neorealista e umoristico sui bambini e sulle condizioni di miseria nelle quali sono costretti a vivere, Sissoko ha realizzato Finzan (1989, Rivolta), opera militante contro le prevaricazioni e mutilazioni sessuali alle quali sono ancora sottoposte moltitudini di donne in diverse parti del continente. In seguito ha diretto i film epico-storici Guimba (1994; Guimba ‒ Un'epoca, un tiranno) e La genèse (1999); con Battu (2000), opera ambientata nelle strade di una metropoli africana che racconta la ribellione dei mendicanti ai soprusi quotidiani, Sissoko è poi tornato ai temi dei suoi esordi. Drabo ha invece rappresentato con sensibilità e libertà figurativa la condizione della donna in Nieba (1986, noto anche come Nieba ‒ Une journée de la vie d'une paysanne), che si svolge tra città e campagna, e in Taafe fanga (1997, Potere femminile), dove si inscena un ribaltamento di poteri tra uomini e donne in un villaggio Dogon.
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