maligno
Nel senso proprio di " incline al male ", o addirittura " malvagio ", l'aggettivo qualifica i Fiorentini, quello ingrato popolo maligno (If XV 61; cfr. anche v. 78), che D. definisce tale " perché gli renderebbe male per bene, e... perché giudicherebbe a mal fine tutto quello che Dante facessi a buono " (Geli, nel commento di Scartazzini-Vandelli). Casini-Barbi fanno riferimento ai tre vizi denunciati da Ciacco (VI 74); il Mattalia, come già il Torraca, ricorda gli ‛ scelestissimi Florentini ' dell'epistola VI (§ 1). Singolare la chiosa di Benvenuto: " idest male ignitus, quia habet ferventem sanguinem, et dicit quod hoc habet a primaeva origine antiqua ".
In altri casi è implicita nell'aggettivo l'accezione generica di " malvagio ", comune a tutto ciò che riguarda l'inferno, per cui si potrebbe generalizzare l'osservazione che il mattalia fa per l'aere maligno nel quale si muovono Paolo e Francesca (V 86), dopo aver ricordato, come già il Tommaseo, il " sub luce maligna " di Virgilio (Aen. VI 270): " qui potrebbe esser detto con l'usuale traslazione, negli aggettivi concernenti le cose infernali, dal contenuto (le anime ree) al contenente, dal morale al fisico e viceversa ". Ma tale accezione generica si precisa, di volta in volta, nelle chiose dei vari commentatori: il Boccaccio, per es., dice che l'aere è m. " quanto è a loro che quivi tormentati erano "; il Serravalle lo definisce " obscurus ", il Lombardi " infesto, pestifero ". Così anche per le maligne piagge grige (VII 108), " male, malagevoli " (Lombardi), m. " rispetto a gli accidiosi... perché tal vizio nasce da maligno o contaminato animo " (Vellutello); " o per la difficoltà della discesa, o piuttosto perché insaccano ‛ il mal dell'universo '" (Torraca). Il Tommaseo ricorda che Virgilio definisce maligni i colli " sassosi e sterili " (cfr. georg. II 179): chiosa, questa, che potrebbe riferirsi anche a Pg XXX 118 tanto più maligno e più silvestro / si fa 'l terren col mal seme e non cólto, / quant'elli ha più di buon vigor terrestre (stranamente il Landino: " come el mal seme diventa molto più maligno nel terreno fertile... "). Cfr. ancora il campo maligno di Malebolge (If XVIII 4), " veramente maligno, perché niente è più che nuoca che la fraude " (Landino), " perché dimora di maligni " (Scartazzini-Vandelli), " per la stessa ragione per cui le bolge sono male; e qui maligno è perfetto sinonimo di malo " (Porena). L'aggettivo qualifica infine la coda del drago che fa scempio del carro simboleggiante la Chiesa (Pg XXXII 134), coda in cui il Buti vede identificata " la fraude e l'inganno ", che il Del Lungo ritiene " armata micidialmente... di punta ", e il Chimenz " probabilmente velenosa ".