MALNUTRIZIONE
(App. III, II, p. 22; App. IV, II, p. 381)
La definizione più recente di m. è quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1987: "uno stato di squilibrio, a livello cellulare, fra il rifornimento di nutrienti e di energia − troppo scarso o eccessivo − e il fabbisogno del corpo per assicurare il mantenimento, le funzioni, la crescita e la riproduzione". Il termine comprende perciò sia i danni da deficienza alimentare (m. per difetto), caratteristici dei paesi in via di sviluppo (PVS), sia quelli da alimentazione eccedente (m. per eccesso), più frequenti negli ambienti urbanizzati e altamente industrializzati. Esempi di deficienza più diffusi attualmente sono la deficienza calorica, proteica, di ferro, iodio e vitamina A; esempi di eccesso riguardano le calorie, i grassi, lo zucchero, il sale.
Le statistiche e i dati raccolti su base nazionale, regionale e globale negli ultimi anni (1990-92) dalla FAO e dall'OMS in vista della Conferenza mondiale sulla nutrizione, svoltasi a Roma nel dicembre 1992, indicano che, malgrado si sia fatto qualche progresso, la m. esiste in tutti i paesi del mondo, in una forma o in un'altra. Essa costituisce un problema molto serio, poiché le vittime si contano a milioni. Il cosiddetto ''progresso'' consiste nella constatazione che il numero dei malnutriti per difetto è diminuito negli ultimi vent'anni, malgrado l'aumento continuo della popolazione mondiale. L'aspettativa di vita sta rapidamente aumentando nei PVS per la diminuita mortalità infantile per malattie infettive, ma le cifre relative a questo tipo di m. sono sempre altissime. Più di 700 milioni di persone soffrono d'insufficienza calorica cronica; circa 13 milioni di bambini al disotto dei cinque anni di età muoiono ogni anno come effetto diretto o indiretto della fame, termine inteso nella sua accezione più ampia, ossia come inappagamento dei bisogni essenziali dell'uomo: non solo cibo e disponibilità di acqua potabile, ma anche abitazione non insalubre, assistenza sanitaria e istruzione di base. L'anemia da deficienza di ferro è presente in almeno un quarto della popolazione mondiale. Deficienze di vitamina A, di iodio, di calcio e di altri micronutrienti causano sofferenza, mortalità, aggravio economico in numerosi paesi.
A tutto questo bisogna aggiungere i danni causati da malattie dipendenti in larga misura da abitudini di eccesso alimentare, oltre che da stili di vita poco sani. Per obesità, malattie cerebro- e cardiovascolari, ipertensione, diabete e varie forme tumorali, tale eccesso rappresenta uno dei fattori determinanti, la cui prevalenza è aumentata con l'allungarsi della durata media della vita, cosicché si rischia, anche nei PVS, la sovrapposizione delle due forme di malnutrizione.
Malnutrizione per difetto. − In passato si definivano ''gruppi a rischio'' per m. essenzialmente i bambini e le donne. La categoria si è ora giustamente allargata così da includere − alla luce di più o meno recenti tragedie e di considerazioni più realistiche − una serie di individui: anzitutto i poveri, sia nelle zone rurali sia in quelle urbane; poi i vecchi, i profughi, le popolazioni di aree soggette a periodiche siccità; e infine anche i malati di AIDS (v. anche immunodeficienza acquisita, Sindrome da, in questa Appendice).
Le donne povere nei PVS, specie nelle zone rurali, sono spesso malnutrite perché costrette a un lavoro continuo e pesante fin dall'adolescenza, con gravidanze precoci, troppo ravvicinate e troppo numerose, quindi con fabbisogni nutrizionali alti senza un corrispettivo sufficiente consumo alimentare. I bambini di donne malnutrite nascono spesso sottopeso e sono soggetti ad alta mortalità perinatale, mentre rimangono a rischio quelli sopravvissuti dal momento che si trovano a vivere in condizioni d'indigenza, con carenze alimentari e igieniche. E sono a rischio, comunque, i bambini nell'età da uno a cinque anni, soprattutto nel periodo dello svezzamento, che spesso avviene con alimenti non adeguati ai loro reali fabbisogni alimentari.
Il numero delle persone anziane continua a crescere in tutti i paesi ma, con l'allentarsi dei legami familiari, tende a scomparire la protezione della famiglia tradizionale, senza che questa venga sostituita da adeguati servizi sociali in grado di provvedere a quelle necessità quotidiane, delle quali un'alimentazione equilibrata è parte essenziale. Nel mondo è andato altresì crescendo il numero dei profughi e rifugiati, dentro e fuori le frontiere dei propri paesi. Si calcola attualmente che essi siano più di 35 milioni, ospitati spesso in campi sommariamente attrezzati, con alimentazione spesso carente in termini non solo calorici ma anche di nutrienti essenziali. Sono quindi esposti al rischio di malattie da deficienza quali scorbuto, pellagra e beriberi, che altrove sono poco diffuse. Le spesso inadeguate condizioni igieniche nei campi sono inoltre causa di contaminazioni alimentari, con conseguenti casi di diarrea e disidratazione che intervengono come eventi di per sé aggravanti la malnutrizione.
Fame e m. sono pericoli costantemente presenti fra le popolazioni delle zone soggette a periodi ricorrenti di siccità. Milioni di persone hanno perso la vita per fame in Africa negli anni Ottanta a causa della perdita dei raccolti, malgrado gli aiuti internazionali, o per l'innestarsi di gravi lotte politiche come in Somalia nei primi anni Novanta. Inoltre le vittime di AIDS e le loro famiglie sono ad alto rischio nei PVS, poiché la malattia compromette la capacità di lavorare, di coltivare o procurare gli alimenti per se stessi e per i figli, i quali comunque sono a rischio di AIDS e, se non infetti, sono destinati ad aggiungersi alla schiera degli oltre 30 milioni di bimbi orfani del mondo.
Dimensione del problema. − Secondo i dati della FAO, calcolati sulla base delle disponibilità alimentari nazionali dei vari paesi, nell'insieme dei PVS vi è stato un miglioramento lento ma costante della situazione nutrizionale negli ultimi vent'anni. Il numero di persone colpite da m. cronica nel 1969-71 si valutava intorno ai 941 milioni (circa il 36% della popolazione di quei paesi) e nel 1988-90 intorno ai 786 milioni (circa il 20%): 168 milioni in Africa (33% della popolazione), 528 milioni in Asia (19%), 59 milioni in America latina e Caraibi (13%), 31 milioni nel Medio Oriente (12%).
L'analisi dei bilanci alimentari dei vari paesi indica che la disponibilità di calorie − a livello nazionale −, per persona per giorno, è andata aumentando negli anni Ottanta, anche se più lentamente che negli anni Settanta. In totale, negli anni 1988-90, la quantità di alimenti nel mondo sarebbe stata sufficiente a soddisfare i fabbisogni calorici di tutta la popolazione. Ciò non è avvenuto, e tuttora non avviene, perché la distribuzione degli alimenti non è tale da essere ripartita secondo i fabbisogni individuali. Perciò, alla fine degli anni Ottanta, mentre circa il 60% della popolazione mondiale disponeva di oltre 2600 chilocalorie per persona e per giorno, il rimanente poteva contare su un apporto energetico insufficiente, al disotto delle 2000 chilocalorie pro capite.
La m. proteico-calorica, valutata sulla base di misure antropometriche (crescita in peso e altezza dei bambini) risulta ancora molto diffusa. Si calcola che circa 192 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrano di questa forma di m., acuta o cronica: 82% in Asia, 12% in Africa, 3% in America latina e Caraibi, 3% in Medio Oriente. Questa cifra aumenta enormemente nei periodi di crisi alimentari causate da carestie, guerre, agitazioni locali. In grande numero i bambini al di sotto dei cinque anni risultano essere di peso inferiore alla norma: più numerosi in Asia, 155 milioni; 27 milioni in Africa, nel 1990 (in confronto ai 20 milioni del 1975). Nello stesso gruppo di età, la mortalità − indicatore indiretto di m. − è ancora estremamente elevata nei paesi più poveri: colpisce 200 su mille nati vivi, mentre quella dei paesi ricchi è del 20‰ e quella dei paesi a medio sviluppo del 120‰. La percentuale di neonati con peso inferiore a 2,5 kg − indicativo di m. fetale dovuta a denutrizione o infezione materna − nel 1991 è stata del 19% nei PVS, con punte massime nel Sud-Est asiatico e in Africa, contro una percentuale del 6% nei paesi più ricchi.
I dati sulla prevalenza delle tre forme di deficienza attualmente più frequenti di vitamine e minerali − vitamina A, ferro, iodio − sono allarmanti, inammissibili anche perché si tratta di deficienze che si possono abbastanza facilmente prevenire.
Circa 40 milioni di persone, la maggior parte bambini, presentano segni biochimici di avitaminosi A, di cui 13 milioni con segni clinici a carico dell'occhio. Ogni anno, da 250.000 a 500.000 bambini diventano ciechi totalmente o parzialmente a causa di questa deficienza, e due terzi di questi muoiono a breve distanza. Rimangono a rischio anche i bambini con forme meno gravi, poiché l'avitaminosi A riduce la resistenza alle malattie infettive, per es. il morbillo. Aree di maggiore diffusione sono il Sud e Sud-Est asiatico e l'Africa: in totale 37 paesi.
Quanto alla carenza di iodio, più di un miliardo di persone sono esposte a tale carenza, poiché vivono in zone con terreni poveri di questo elemento. La carenza è causa di gozzo e di alterazioni mentali: 200 milioni sono i portatori di gozzo, e 26 milioni le persone con difetti fisici e mentali causati dalla carenza di iodio (fra queste, 6 milioni sono affette da cretinismo). Tale carenza è diffusa in 95 paesi, e più della metà dei colpiti vive in Cina e in India.
La carenza di ferro non risparmia alcun paese (sono maggiormente colpiti, ancora una volta, il Sud-Est asiatico e l'Africa) e interessa più di due miliardi di persone: in prevalenza donne e bambini, ma anche uomini in età lavorativa. Tale carenza è causa di ritardo nello sviluppo fisico e cognitivo dei bambini e di scarsa resistenza alle infezioni; nell'adulto determina la riduzione della capacità lavorativa. Nelle donne predispone a emorragie e infezioni in gravidanza e durante il parto, ed è causa del 20% delle mortalità materne.
Le altre classiche malattie da carenza assai diffuse in passato − come beriberi, pellagra, scorbuto, rachitismo, causate rispettivamente da carenza di vitamine del gruppo B (in particolare B1), vitamina C, vitamina D e calcio − compaiono solo in circostanze particolari, quali permanenza nei campi profughi, alcoolismo cronico, oppure abitudini sociali particolari (per es., il rachitismo che si osserva ancora nei paesi arabi è dovuto in genere all'abitudine di tenere coperti e protetti dal sole i bambini nel primo anno di vita, il che impedisce la sintesi endogena di vitamina D, necessaria ai fini della fissazione del calcio per la crescita e la formazione ossea). Carenze di zinco e selenio sono state descritte in alcune regioni del Medio Oriente e della Cina, causa di ritardo della crescita la prima, e di una forma di cardiomiopatia e di una osteoartropatia endemica la seconda. Deficienze di fluoro, causa di diminuita resistenza alla carie dentaria, esistono in molte regioni dove il contenuto di fluoro nell'acqua è molto basso.
Politiche di intervento. − Il trattamento e la prevenzione delle forme di m. per difetto richiedono interventi di vario tipo, che tengano in considerazione le cause e i fattori che le determinano.
Poiché povertà e difetti di educazione sono due cause generali di m., il loro superamento graduale deve rappresentare un obiettivo primario nel predisporre i piani nazionali e le politiche di sviluppo. Questi devono comprendere inoltre programmi specifici da svolgere a vari livelli e in vari settori, a seconda dei problemi da affrontare. L'esperienza già acquisita in vari decenni di lotta contro la fame e la m. in molti paesi, spesso con l'appoggio internazionale da parte degli organismi delle Nazioni Unite (quali FAO, OMS, UNICEF, UNESCO), ha dimostrato la validità di diversi tipi di interventi che, tuttavia, per essere efficaci a lungo termine, richiedono sforzi continuati e contributi finanziari non indifferenti, indubbiamente superiori a quelli del passato.
Le strategie, i piani e i programmi da adottare possono essere brevemente riassunti nella maniera seguente.
a) Introduzione di obiettivi e componenti nutrizionali nelle politiche e nei programmi di sviluppo. Questi possono notevolmente influire sullo stato di nutrizione, per es. influenzando la produzione agricola, le disponibilità alimentari, i prezzi, i salari e i redditi, le condizioni ambientali e sanitarie, le abitudini alimentari e altri fattori sociali e culturali. Occorre tener presente a questo proposito che in alcune regioni il degrado ambientale sta esercitando una notevole influenza negativa sulla produzione agricola e alimentare e quindi sulla nutrizione. Si calcola che ogni anno vadano perduti dai 5 ai 7 milioni di ha di terra fertile. Nelle regioni aride e semiaride, la desertificazione minaccia 27 milioni di ha di terre irrigue, 170 milioni di ha di terre a raccolti a pioggia, e 3 miliardi di ha a pascolo. La deforestazione sta creando una crisi energetica che influisce direttamente sulla nutrizione. Per es. in molte zone rurali in Asia e in Africa, la raccolta di legna da ardere impegna sempre più tempo alle donne, che devono ricercarla sempre più lontano dalle abitazioni. Ciò comporta, oltre al continuo impoverimento delle foreste, sempre meno tempo alle donne per la cura della famiglia e dell'alimentazione, nonché per la produzione di alimenti che è quasi sempre affidata alla loro responsabilità. Nelle zone urbane, legna e carbone stanno diventando troppo cari per le famiglie più povere, che per economizzare cucinano di meno e tendono a conservare più a lungo gli alimenti, spesso in condizioni poco igieniche con relativo rischio di contaminazione. Inquinamento e contaminazione dell'acqua e del suolo stanno minacciando la produzione alimentare e la qualità degli alimenti in tutto il mondo. Alcune cifre sono significative: nei paesi in via di sviluppo, contaminanti di origine microbica sono causa del 90% delle malattie di origine alimentare, come tifo, colera, dissenteria, epatite A, salmonellosi.
Il continuo incremento demografico mondiale ha indubbiamente un'influenza negativa sulla nutrizione. Il numero assoluto di malnutriti rimane imponente proprio per la continua crescita demografica. Al ritmo attuale, la popolazione aumenta di un miliardo ogni 11 anni, per cui raggiungerà i 6 miliardi alla fine del secolo. Il 90% della crescita numerica riguarda i PVS, che sono i meno attrezzati ad affrontare i problemi relativi ai bisogni di alimenti, abitazioni, sanità, educazione, lavoro; nonché a proteggere le risorse ambientali dalle corrispondenti pressioni ed esigenze. L'altro problema da affrontare in politica di sviluppo è quello dell'urbanesimo. Nell'anno 2000, il 77% della popolazione dell'America latina, il 41% dell'Africa, il 35% dell'Asia vivranno nelle zone urbane e periurbane. Già ora, imponenti masse umane vivono in quartieri sovraffollati, in condizioni penose di povertà e di carenza igienica, dove malattie e m. facilmente si sviluppano e si diffondono.
b) Miglioramento della sicurezza alimentare a livello familiare, assicurando stabilità all'approvvigionamento di alimenti e assicurando a tutte le famiglie la possibilità di produrre o acquistare alimenti in quantità e di qualità adeguate a coprire i fabbisogni individuali, senza deficienza né spreco.
c) Aumento della produzione alimentare dove questa scarseggia, con particolare riguardo alla produzione locale di quegli alimenti la cui deficienza è accertata nella regione in esame. Per es. la produzione locale in orti familiari o distrettuali di frutta e vegetali ricchi di provitamina A.
d) Stimolo all'allattamento materno almeno fino ai sei mesi di vita del bambino, e alla preparazione di alimenti adatti al divezzamento. Si sono infatti prodotte ottime farine miste a base di prodotti locali (e quindi economici), costituite da un cereale (frumento, mais, riso, miglio), da una leguminosa (fagiolo, lenticchia, arachide, soia) e da una fonte di calorie (grassi, zucchero), combinati in opportune quantità.
e) Sostegno alle donne attraverso programmi e politiche tendenti a migliorare il livello generale di educazione e ad assicurare loro un'indipendenza economica, ossia un reddito proprio: due fattori − educazione e reddito femminile − che contribuiscono a migliorare lo stato di nutrizione dei bambini e della famiglia in generale. Questo punto è specialmente importante perché in molti paesi numerose sono le donne povere nubili, vedove o abbandonate con figli, e quindi uniche responsabili della famiglia.
f) Prevenzione e cura di alcune forme di deficienza attraverso interventi specifici, come l'arricchimento di alimenti di uso comune (per es. sale iodato nelle zone carenti di iodio); le iniezioni periodiche di olio iodato ai gruppi a rischio di gozzo endemico; la distribuzione periodica, ogni 3÷6 mesi, di capsule di vitamina A a dosi massive. Questi ultimi sono interventi efficaci, ma piuttosto di emergenza, dato il costo elevato e le difficoltà logistiche.
g) Promozione di programmi scientificamente corretti di educazione nutrizionale e sanitaria a tutti i livelli, in tutti i settori, con tutti i mezzi compresi quelli di comunicazione di massa, a tutte le età e per entrambi i sessi. A questo proposito, si mira a un maggiore coinvolgimento dei maschi (ragazzi e adulti) ai problemi della vita familiare, che spesso sono sentiti come responsabilità esclusivamente femminile.
h) Prevenzione e controllo delle malattie infettive attraverso il controllo igienico dell'ambiente: creazione di punti di approvvigionamento di acqua potabile e smaltimento igienico dei rifiuti; prevenzione e trattamento delle malattie parassitarie; applicazione obbligatoria delle vaccinazioni preventive.
i) Distribuzione di alimenti e relativa assistenza sociale ai gruppi più vulnerabili: bambini, vecchi e rifugiati (con l'obiettivo, per questi ultimi, di renderli indipendenti dall'assistenza pubblica).
l) Programmi di assistenza alimentare ai paesi poveri in situazioni di emergenza, o in appoggio a progetti che non influenzino negativamente la produzione alimentare e i mercati locali.
m) Protezione dei consumatori, assicurando, attraverso adeguate misure di legislazione e di controllo, alimenti di buona qualità dal punto di vista igienico, tossicologico e nutrizionale.
n) Studio e controllo della situazione nutrizionale attraverso un sistema rapido di raccolta e valutazione dei dati, già collaudato dalla FAO e dall'OMS, e applicato in vari paesi.
Malnutrizione per eccesso. − Si riscontra soprattutto nelle zone altamente urbanizzate e industrializzate del mondo, non esclusi i PVS. Con l'aumento dell'urbanizzazione e l'aumento, nei paesi più ricchi, del potere di acquisto, aumentano gli apporti energetici e in particolare i consumi di grassi e di alcool, mentre diminuisce il consumo di carboidrati complessi e di fibra alimentare. Diminuisce, con il diffondersi delle occupazioni sedentarie, il dispendio energetico, e tendono ad aumentare altre abitudini dannose, quali il fumo. Connesso a questi sfavorevoli stili di vita è l'aumento della prevalenza di alcune malattie, come obesità, ipertensione, malattie cerebro- e cardiovascolari, diabete non insulinodipendente e alcune forme di cancro. Le attuali conoscenze scientifiche indicano che la quantità e il tipo di grassi nella dieta, in particolare grassi saturi e colesterolo, aumentano il rischio di cardiopatia aterosclerotica e di vasculopatie cerebrali. Un eccesso di calorie contribuisce a determinare l'obesità; un eccesso di alcool si associa ad aumento di malattia coronarica, di ipertensione, di ictus cerebrale e cirrosi epatica. Il consumo eccessivo di zucchero è strettamente legato allo sviluppo della carie dentaria. Diete ricche in frutta e vegetali verdi e gialli (fonti di caroteni e vitamina C) e povere in alimenti conservati, come salumi e cibi affumicati, comportano un minore rischio di alcuni tipi di cancro, a carico della prostata, del colon, dello stomaco, della mammella, dei polmoni e dell'esofago. A questi fattori alimentari si aggiungono alcune dannose abitudini di vita, quali il fumo e la sedentarietà. Quest'ultima, tanto diffusa nel mondo moderno, contribuisce all'aumento del peso e all'obesità, diminuisce la tolleranza al glucosio e altera il metabolismo dell'insulina. Una regolare attività fisica è quindi parte importante di un sano stile di vita, poiché stimola le funzioni cardiovascolari e respiratorie, regola il bilancio energetico, mantiene la mineralizzazione delle ossa, la forza muscolare e la flessibilità delle articolazioni.
M. per eccesso e alcuni squilibri alimentari come sopra descritti costituiscono i problemi alimentari italiani, illustrati nel documento preparato dall'Istituto nazionale della nutrizione per la citata Conferenza internazionale sulla nutrizione. A questi si aggiungono casi di carenza, come osteoporosi da carenza di calcio, anemia ferripriva e carenza di iodio con gozzo endemico in diverse regioni. Molti paesi, inclusa l'Italia, hanno adottato e diffuso alcune raccomandazioni per prevenire le forme di m. per eccesso: adattare il consumo calorico al dispendio energetico per evitare l'obesità; evitare il consumo eccessivo di grassi, specialmente grassi saturi e colesterolo; aumentare il consumo di carboidrati complessi e di fibra alimentare; limitare la quantità di zucchero, sale e alcool.
La durata media della vita sta aumentando in tutti i paesi, determinando un aumento numerico delle persone anziane. L'aspettativa di vita nel 1980-85 era di 72,8 e 59,4 anni rispettivamente nei paesi ricchi e in quelli poveri; si prevede che nel periodo 2020-25 salirà a 79,0 e 71,6 anni. Tale aumento comporterà in tutti i paesi una maggiore frequenza delle suddette malattie, se non saranno adottate le necessarie misure. Il compito non è facile, poiché non è facile cambiare le abitudini alimentari e di vita: ciò comporta, come nel caso della m. per difetto, programmi intensivi e corretti di educazione sanitaria e nutrizionale, sorretti da corrispondenti politiche e strategie nazionali, e dal contributo di molti settori (sanitario, scolastico, di volgarizzazione agricola, dei mezzi di comunicazione di massa) nonché da una possibile partecipazione, onesta e corretta, dell'industria alimentare. Non è utopia pensare che sforzi congiunti porteranno a risultati concreti: nei paesi sviluppati si è già notato infatti un declino delle malattie cardiovascolari negli ultimi anni, a seguito di campagne di educazione sanitaria. Per es., negli USA la mortalità da malattia ischemica coronarica negli uomini da 30 a 69 anni è diminuita del 49% fra il 1970 e il 1985. Tale decremento viene attribuito in parte alla riduzione dei livelli di colesterolo ematico, verosimilmente connesso con un diminuito consumo di alimenti particolarmente ricchi di alcuni acidi grassi saturi (v. colesterolo, in questa Appendice).
La Dichiarazione di principio e il Piano d'azione sulla nutrizione. − La coscienza che il diritto umano alla libertà dalla fame e dalla m., riconosciuto nel 1948 nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e riconfermato nel 1989 alla Convenzione dei diritti del bambino, rimane ancora un impegno teorico e un sogno per milioni di individui, ha indotto le organizzazioni internazionali più interessate al problema, FAO e OMS, a rilanciare la sfida a risolverlo a tutti i livelli. Preceduta da un'accurata preparazione con raccolta di informazioni in tutti i paesi, si è svolta a Roma nel dicembre 1992 la Conferenza internazionale sulla nutrizione, il cui scopo principale è stato l'approvazione da parte dei governi membri delle due organizzazioni di una ''Dichiarazione di principio'' e di un ''Piano di azione'', da svolgere negli anni futuri. Ai lavori hanno partecipato anche molte Organizzazioni Non Governative (ONG), alle quali si riconosce sempre più un ruolo fondamentale nel pianificare e svolgere attività curative e preventive della m. a diretto contatto con la realtà e i problemi locali. Il Piano d'azione si articola su una serie di proposte e strategie, dirette a risolvere i problemi della m. sia per difetto che per eccesso. La responsabilità dell'applicazione del Piano sarà a carico dei governi firmatari, e comunque prevede la collaborazione delle molte istituzioni, governative e non governative, interessate e coinvolte nel processo di attuazione. Piani dettagliati nazionali dovrebbero essere approntati entro il 1994 dai governi, mentre le agenzie internazionali si dovranno impegnare a sostenere gli sforzi dei paesi, soprattutto i più deboli. Non si fa cenno nel Piano dei costi relativi, né si è cercato di calcolarli; si dovrà tenerne conto nei piani dettagliati. Il futuro ci dirà se la sfida lanciata dalla Conferenza per debellare la fame e la m. nelle sue varie forme nel mondo avrà successo. Molto dipenderà dalla volontà politica dei governi, e soprattutto dalla volontà di concentrare in questo sforzo adeguate risorse, sia finanziarie, sia umane.
Bibl.: M. Cameron e altri, Manual on feeding infants and young children, New York 1983; R. Hornik, Nutrition education, A state-of-the-art review, in ACC/SCN [Administrative Committee on Coordination/Subcommittee on Nutrition] Nutrition Policy Discussion, 1, World Health Organization (WHO), Ginevra 1985; World Bank, Poverty and hunger: issues and options for food security in developing countries. A food policy study, Washington 1986; WHO, Global medium-term programme. Programme 8.1, Nutrition. Nut/MTP/87.1, Eighth general programme of work covering the period 1990-95, Ginevra 1987; S.K. Kumar e altri, Consequences of deforestation for women's time allocation, agricultural production and nutrition in hill areas of Nepal, in Research Report, 69, International Food Policy Research Institute, New York 1988; B. Hetzel, The prevention and control of iodine deficiency disorders, "ACC/SCN State-of-the-art Series", 3, WHO, Ginevra 1988; FAO, Urbanization, food consumption patterns and nutrition, Committee on agriculture, Roma 1988; Seasonal variability in Third World agriculture: the consequences to food security, a cura di D.E. Sahn, Baltimora 1989; A. Tomkins e altri, Malnutrition and infection: a review, "ACC/SCN State-of-the-art Series", 5, WHO, Ginevra 1989; UNICEF, Strategy for improved nutrition of children and women in developing countries, in UNICEF Policy Review, 1, New York 1990; ACC/SCN, WHO, Women and nutrition, in ACC/SCN Symposium Report, 6, Ginevra 1990; WHO, Diet, nutrition and the prevention of chronic diseases, in WHO Technical Report, 797, ivi 1990; UNICEF, State of the world's children, New York 1991; J. Jennings e altri, Managing successful nutrition programmes, e S. Gillespie e altri, Controlling iron deficiency, "ACC/SCN State-of-the-art Series", 8 e 9, WHO, Ginevra 1991; FAO/OMS, Nutrition et développement. Une evaluation d'ensemble, Conference Internationale sur la Nutrition, Roma 1992; FAO/WHO, International Conference on Nutrition, World Declaration and Plan of Action for Nutrition, Ginevra 1992; Id., International Conference on Nutrition, Major issues for nutrition strategies (8 Themes papers), Roma 1992; WHO, National strategies for overcoming micronutrients malnutrition, Doc. A 45/17, Ginevra 1992; M. Parlato e altri, Communicating to improve nutrition behaviour: the challenge of motivating the audience to act, Academy for educational development, Washington 1992; FAO/OMS, Les grands enjeux des strategies nutritionnelles, Resumé, FAO, Roma, OMS, Ginevra 1992; Istituto nazionale della nutrizione, Alimentazione e nutrizione in Italia: aspetti, problemi, proposte, Documento preparato per la Conferenza internazionale sulla nutrizione, FAO/OMS, Roma 1992; Final report of ICN (International Conference on Nutrition), FAO/WHO 1992.