malo [masch. plur. ma' e mai, anteposto a sostantivo iniziantesi con consonante; mali davanti a sostantivo iniziantesi con vocale o posposto]
L'aggettivo è di uso molto largo, soprattutto nella Commedia e nel Convivio; numerosi anche gli esempi del Fiore. E riferito per lo più a cose.
La varietà dei sostantivi che m. qualifica fa assumere all'aggettivo sfumature diverse di significato, anche nell'ambito del valore generico di " cattivo " che esso ha in molte occorrenze. In altri casi, invece, si ha una connotazione più specifica. Appartengono al primo gruppo esempi di questo tipo: Canzone, a' tre men rei... / te n'anderai... e 'l terzo vo' che prove / di trarlo fuor di mala setta, dalla " cattiva compagnia ", Rime XCI 100; Omo da sé vertù fatto ha lontana; / omo no, mala bestia ch'om simiglia, CVI 23; i' son... quelli / che diedi al re giovane i ma' conforti, i " cattivi consigli " (If XXVIII 135); le [passioni] consuetudinarie per buona consuetudine... vanno via; però che lo principio loro, cioè la mala consuetudine, per lo suo contrario si corrompe, Cv III VIII 18 (si noti la contrapposizione a ‛ buono ', che si ripete al § 21, in IV XXIX 6, e, secondo una proposta del Pascoli, in I II 14 [Busnelli-Vandelli, ad l.]; cfr. anche IV I 7, VII 5 e XXV 9). Come variante di fiera (la fiera moglie) appare in If XVI 45 in codici antichi la lezione la mala moglie; cfr. Petrocchi, ad locum.
Più volte, in questo senso, nel Fiore: XIV 8 Pregher ti fo che... / tu non sie verso lui così salvaggio, / ché sai che non ha mal intendimento, " cattiva intenzione " (Petronio); CCXXVI 10 mala ventura, " mala sorte " (Petronio; così anche XXV 10); il mal attratto (XXIX 5) è la " cattiva accoglienza " (Petronio). Cfr. ancora CCIII 6, Detto 313 (Folle-Larghezza mala: si noti la posposizione dell'aggettivo), Fiore LII 5, in un'imprecazione (mal fuoco l'arda). Il mal tempo (XXXIII 7) è il " temporale " che dal buon porto mi facea lungiare; ma in Rime CII 51 la stessa espressione significa " vita infelice " (Contini): increscati di me, c'ho sì mal tempo. Cfr. anche Rime LXXIII 9 La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia, " ‛ indisposizione ', come ad esempio nel Novellino, XLI: trovolli nelle letta, confortolli e domandolli di lor mala voglia " (Contini). In alcuni casi m. è attribuito a sostantivi che hanno già connotazione negativa: mal tranello [" un poco di buono "] / che giorno e notte grida (Fiore LI 7); mal barattiere, " imbroglione " (LXXXVII 14: interpretazioni del Petronio).
Ancora nel Fiore: A Malabocca vo'... / che tu sì no gli mostri mal sembiante, non lo " guardi male " (L 2, analogo a mi disse... con mal viso, di Detto 289; e si aggiunga il mal piglio, l'espressione " minacciosa " di Draghignazzo, in If XXII 75); invece chi non facea mala cera per la morte di Malabocca (Fiore CXCIV 10) non se ne " affliggeva gran che " (Petronio). Con valore più specifico, in Cv IV XXV 2 Rimuovi da te la mala bocca, le " parole sconvenienti ", traduzione da Prov. 4, 24 " Remove a te os pravum ", e in Rime LXXVII 13 del malacquisto / sanno a lor donne buon cognati stare, dove si allude probabilmente a ricchezze " illecite " (v. ACQUISTO. ‛ Malacquisto ' è lettura del Contini; la '21 reca male acquisto, ma è lezione probabilmente da respingere, non registrandosi mai ‛ male ' come aggettivo).
Si considerino anche questi casi: di giugnere a la chioma [di Nembrot] / tre Frison s'averien dato mal vanto, si sarebbero vantati " a torto ", tanto egli era alto (If XXXI 64); 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio / ... fecer di Montagna il mal governo, lo ‛ governarono ' - cioè trattarono - " assai crudelmente ", facendolo morire in prigione (XXVII 47; è chiaro che si potrebbe leggere anche ‛ malvanto ', ‛ malgoverno ', come maltolletto [Pd V 33] e simili); e ancora Pd VIII 141, e Rime dubbie VI 14, nell'appunto che D. muove a Sennuccio: io non ti vo' più per fedeluzzo, / così sa' far di me mala scusuzza: " Fare scusa vale ‛ rifiutarsi (con un pretesto) '... È messa in canzone la timidezza di Sennuccio " (Contini). Tutta l'espressione varrà dunque " così maldestramente sai rifiutarti ".
Riferito ad animali, m. vale " bizzarro ", in Cv III VIII 19 (è più laudabile uno mal cavallo reggere che un altro non reo), e " crudele " nel " modo proverbiale per dire che uno sia mal capitato " (Andreoli) di If XXII 58 Tra male gatte era venuto 'l sorco: " cattae odiosae lacerant murem dentibus et unguibus " (Benvenuto; il Castelveltro leggeva qui Malebranche, " quasi che [i diavoli] siano così chiamati come i gatti si possono chiamare malebranche verso i topi ").
Esempi del tipo maligno e... silvestro / si fa 'l terren col mal seme e non cólto (Pg XXX 119), sono abbastanza frequenti in contesti metaforici: i' son quel da le frutta del mal orto, If XXXIII 119 (forse " il tradimento. Altri ci vede un'allusione a Faenza ", Porena. Le interpretazioni sono, rispettivamente, dell'Ottimo e di Benvenuto); nelle previsioni di s. Bonaventura, l'effetto del " mal operare di certi Francescani " (Scartazzini-Vandelli) si vedrà de la ricolta / de la mala cultura, Pd XII 119; Ugo Capeto è radice de la mala pianta / che la terra cristiana tutta aduggia, Pg XX 43; e cfr. ancora Pd XX 56, Detto 102. Oppure, sempre in senso metaforico: la casata dei Malaspina sola va dritta e 'l mal cammin [" scilicet vitiorum ", Benvenuto] dispregia, Pg VIII 132; Or superbite... / figliuoli d'Eva, e non chinate il volto / si che veggiate il vostro mal sentero!, XII 72 (invece il mal suolo di If XXXIV 99 è il fondo " accidentato ", perché " disuguale ed erto e salebroso " [Landino], della natural burella).
Lo mal fabbro e lo malo citarista sono artefici " poco abili ", che per giustificare il fatto che la loro produzione è " difettosa ", ‛ biasimano ' lo ferro... e la cetera, credendo dare la colpa del mal coltello e del mal sonare al ferro e a la cetera (Cv I XI 11). Altrettanto " difettosa " è in alcuni uomini la disposizione de la materia di cui sono costituiti (III IV 7), e, nei presbiti, la luce, cioè la " vista ", per cui vedono bene soltanto le cose... che... son lontano (If X 100).
Nel senso di " errato ": prima si ripruova lo falso, acciò che, fugate le male oppinioni, la veritade poi più liberamente sia ricevuta (Cv IV II 16; cfr. anche VII 3 [due volte], e I IV 6 invidia è cagione di mal giudicio, però che non lascia la ragione argomentare per la cosa invidiata). A Icaro che sta volando troppo in alto Dedalo grida: Mala via tieni! (If XVII 111; l'espressione è anche in Fiore CIX 11, dove però il sostantivo è in senso metaforico, come per il mal cammino di Cv IV I 9).
In altri esempi l'aggettivo assume una connotazione di ‛ malignità ', come nel caso di coloro che dovrebbero dar lode alla Fortuna, mentre le danno biasmo a torto e mala voce, " rea fama " (Vellutello), cioè la denigrano (If VII 93); così anche in Rime XCI 94, in un passo piuttosto controverso: spesso altri si getta / in compagnia che non è che disdetta / di mala fama ch'altri di lui suona, " qualcuno si mette in una compagnia che gli serve solo come smentita... della cattiva fama che altri diffonde di lui " (Barbi-Pernicone; ma v. anche Contini). Un altro esempio in Detto 440.
Oltre che " cattiva " in sé, una cosa può essere anche " generatrice di male ": l'atteggiamento di Mosca Lamberti fu mal seme per la gente losca (If XXVIII 108), dando, sia pure indirettamente, l'avvio alle lotte fratricide in Firenze (cfr. anche XXIII 123); il mal coto di Nembrot (il suo " mal pensiero ": il Buti legge mal voto, " cioè mal desiderio, che desiderava di fare quella torre per contrastare alla potenza di Dio "; nell'aggettivo è implicito il senso di ‛ superbia ') è la causa per cui pur un linguaggio nel mondo non s'usa (XXXI 77), così come la mala segnoria, il " malgoverno " di Carlo I d'Angiò ‛ muove ' Palermo a gridar: " Mora, mora! " (Pd VIII 73); per l'effetto de'... mai [" malvagi "] pensieri dell'arcivescovo Ruggieri, Ugolino è preso / e poscia morto (If XXXIII 16). Si vedano inoltre Rime LXXV 7 e If XXII 79. Non causa, ma presagio di sventura è il mal sonno, il " triste sogno " (Sapegno) di Ugolino (If XXXIII 26); " tristo " è il servigio di Povertà, che induce a dicer " mal ho " / cu' ella spoglia o scalza (Detto 351).
Con decisa connotazione morale: il mal uso, cioè l'abitudine al vizio, fruga la gente di Toscana, sì da indurla a fuggire vertù... / come biscia (Pg XIV 39; e cfr. anche XVI 103, Pd XVIII 126). In senso più pregnante: 'l mal amor (Pg X 2) è il " riprovevole e dannoso amore che gli uomini portano ai beni mondani " (Casini-Barbi).
È naturalmente m., cioè " tristo ", " perverso ", tutto ciò che appartiene all'Inferno - il mal mondo per eccellenza (If XIX 11) - o ha comunque con esso attinenza: il mal fiume, l'Acheronte (Pg I 88); il mal seme d'Adamo, i dannati (If III 115; cfr. anche V 42); la mala striscia, il serpente (forse quello che diede ad Eva il cibo amaro, Pg VIII 100); il maligno voler del demonio che pur mal chiede (V 112; cfr. anche If XXIII 16).
Con implicazioni di più spiccato carattere morale, in un passo del Convivio in cui ricorre più volte anche ‛ male ', con diverse funzioni grammaticali (la cosa si ripete anche altrove): E questi non solamente passionali mal giudicano, ma, diffamando, fanno a li altri mal giudicare; per che appo costoro la presenza ristringe lo bene e lo male in ciascuno appresentato: e dico lo male, perché molti, dilettandosi ne le male operazioni, hanno invidia a' mali operatori (I IV 8: è il concetto di ‛ male ', inteso ora come ‛ errore ' - mal giudicano - ora come ‛ perversione morale ', che rimbalza da coloro che commettono determinate azioni alle azioni stesse); qualunque ora lo guidatore è cieco, conviene che esso e quello, anche cieco, c'ha lui s'appoggia vegnano a mal fine, XI 4 (e cfr. Matt. 15, 14; anche più grave è il malo fine, la " perdizione ", cui doveano venire gli angeli ribelli: cfr. Cv III XII 9). Mentre l'amore naturale non può mai generare mal diletto, " piacere colpevole " (Scartazzini-Vandelli), quello d'animo può volgersi a un malo obietto, a un " fine peccaminoso " (Mattalia; cfr. Pg XVII 99 e 95). Cfr. anche Pd VII 84 [l'uomo] in sua dignità mai non rivene, / se non rïempie, dove colpa vòta, / contra mal dilettar con giuste pene (ma qui non si esclude che mal possa essere avverbio).
Sempre in quest'ambito, ma con diverso significato, in Pg XVII 69, dove l'evangelico " Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur " (Matt. 5, 9) diventa Beati / pacifici, che son sant'ira mala! (cfr. Tomm. Sum. theol. II II 158 1c " potest malum in ira inveniri: quando scilicet aliquis irascitur plus vel minus, praeter rationem rectam "; cfr. anche 158 2c " Si... aliquis appetat quod fiat vindicta qualitercumque contra ordinem rationis... erit appetitus irae vitiosus ", l'ira mala, appunto, di cui devono purificarsi gl'iracondi). Per la mala cupidigia di Pd V 79 le interpretazioni sono diverse (cfr. CUPIDIGIA); comunque, l'aggettivo vale " distorto ", " perverso ".