MALTA (gr. Μελίτη; lat. Melĭta; presso gli scrittori arabi Māliṭah; A. T., 27-28-29)
L'arcipelago di Malta consta delle due isole maggiori Malta e Gozo, dell'interposta Comino, con la vicina Cominotto, e di alcuni isolotti minori, tra i quali Filfola, a sud dell'isola maggiore, è considerata come il lembo più meridionale d'Italia. L'arcipelago sorge fra 35°48′ e 36° 5′ lat. N. e tra 14° 12′ e 14° 51′ long. E., sulla piattaforma continentale a sud della Sicilia, dalla quale dista circa 90 km. (Can. di Malta; prof. mass. m. 140 sulla linea C. delle Correnti-Valletta); dalla più vicina costa africana (Tunisia) dista 316 km. e 360 circa da Tripoli. L'isola maggiore ha un'area di 237 kmq. ed è separata da Gozo (circa 60 kmq.) per i canali di Comino (Can. del Nord profondo m. 18 e Can. del Sud profondo m. 27).
Sommario. - Geografia: Geologia (p. 34); Morfologia (p. 35); Clima (p. 36); Flora e vegetazione (p. 36); Fauna (p. 36); Demografia (p. 36); Condizioni economiche (p. 37). - Ordinamento: Ordinamento politico e amministrativo (p. 38); Culti (p. 38). - Preistoria (p. 38). - Storia: Antichità (p. 39); Medioevo ed età moderna (p. 40). - Etnografia e folklore (p. 43). - Dialetto e letteratura (p. 43). - Arte (p. 44). - Bibliografia (p. 46).
Geologia. - Le isole del piccolo arcipelago sono costituite quasi esclusivamente da sedimenti marini del Miocene inferiore e medio, solo con piccoli lembi di depositi terrestri del Quaternario. La base della serie stratigrafica è formata da calcari nulliporici e coralligeni ("calcari corallini inferiori" degli autori), che contengono Foraminiferi (es. Lepidocyclina dispansa Mantelli), Molluschi (es. Pecten Pasinii) ed Echinidi (es. Scutella striatula, Echinolampas posterolatus). Sono riferibili al piano Aquitaniano. Questi calcari assumono il maggiore sviluppo in superficie solo a NO. della Valletta tra Musta e la Baia Maddalena, nel resto affiorano su strette superficie lungo i margini costieri sia di Malta sia di Gozo, restando incisi per notevole spessore (150 m. in certi punti).
Sopra ai calcari coralligeni inferiori, e per una potenza massima di 80 m., vengono altri calcari talora marnosi, noti sotto il nome di "calcari a Globigerine" (v. oceano). Vi abbondano soprattutto i Microforaminiferi e gli Echinidi (es. Opissaster Scillae, Schizaster Parkinsoni, Eupatagus melitensis) e vi si trovano denti di Selaci e resti di Tartarughe e di Cetacei (Rhocodon Scillae). Come provenienti dai calcari a globigerine vengono pure segnalati avanzi di Ittiosauri e di Mastodon angustidens.
Per estensione questi calcari a globigerine rappresentano la formazione più sviluppata, occupando circa i due terzi (parti centrale e orientale) di Malta e una buona metà (parti SO. e NO.) di Gozo. A varî livelli sono presenti dei depositi di noduli fosfatici.
Argille e marne turchine, tipo Schlier, giacciono sui calcari precedenti. Sono ricche di Microforaminiferi e contengono Echinidi e numerosi Molluschi (es. Pleurotoma cataphracta, Pecten denudatus, Vaginella Calandrellii, Aturia Aturi). Hanno uno spessore da 10 a 12 m. e si ptesentano solo in stretti affioramenti a Malta (nell'ultimo terzo occidentale), mentre sono discretamente sviluppate a Gozo. Il complesso di calcari a globigerine e di argille turchine si può riportare al Langhiano.
Seguono arenarie verdastre glauconifere, della potenza massima di una quindicina di metri, talora assenti. A Malta si osservano quasi soltanto lungo le scarpate rocciose delle coste occidentali, a Gozo nelle parti centrale e occidentale. Contengono Eterostegine, Echinidi (es. Clypeaster marginatus, Echinolampas Wrighti) e Molluschi (Proto cathedralis, Pecten Tournali, Cardium hians, ecc.). Rappresentano la parte più bassa del Miocenico medio, cioè l'Elveziano.
La serie marina si chiude con una formazione calcarea dello spessore di 100 e più metri detta dagli autori "calcare corallino superiore". È ricca di Nullipore, Microforaminiferi, Coralli, Echinidi (es. Cidaris melitensis, Clypeaster altus, Schizaster Scillae) e Molluschi (es. Turritella vermicularis, Pecten latissimus, Cardita Jouanneti). Questo calcare che va riferito al piano Tortoniano, forma la massima parte del terzo occidentale di Malta, costituendone le parti più elevate come i colli di Bengemma (239 m. s. m.) e di S. Maddalena (258 m. s. m.), tutta Comino e la minuscola Filfola, e all'incirca un quarto (sezione E.) di Gozo.
Non esistono, oltre quelle descritte, altre formazioni di origine marina, donde risulta che già nel Miocene superiore le isole maltesi erano emerse dal mare. La degradazione meteorica e l'opera millenaria delle acque torrentizie, demolendo le rocce mioceniche e trasportandone i detriti, hanno originato sedimenti alluvionali grossolani o minuti talora terrazzati e qualche volta cementati, nonché rivestimenti di falda e depositi di riempimento di fessure carsiche e di grotte. I più estesi lembi alluvionali si osservano fra Curmi e Casal Paola, nella valle delle Saline e lungo le Wied tal Puales e Wied tal Mistra, tutti a Malta.
Entro tutte queste formazioni continentali, spettanti essenzialmente al Quaternario, si rinvennero resti anche copiosi di Mammiferi, Rettili, Uccelli e Molluschi terrestri. Fra gli elementi più caratteristici di tale associazione faunistica vanno ricordati gli elefanti nani di tre razze (Elephas Mnaidrae, E. melitensis, E. Falconeri), gl'ippopotami (H. amphibius Pentlandi e una razza nana), un ghiro gigante (Leithia melitensis), gru, cigni, testuggini, ecc. Sono presenti anche avanzi di cervo e di bue, attribuibili a un orizzonte più recente di quello "a fauna calda" cui spettano gli elefanti e gl'ippopotami. Diversamente da quanto si riscontra nella vicina Sicilia, non vennero però ancor trovati a Malta indizî sicuri della presenza dell'uomo paleolitico associati a detti avanzi di cervi e di buoi. Tra i giacimenti ossiferi più importanti vanno citati quelli di Benghisa e di Mnaidra e le caverne di Mahglak e di Zebbug nella parte orientale di Malta e le caverne di Melleha e di Ghar Dalam nella parte occidentale.
L'andamento tettonico generale del piccolo arcipelago è pressoché tabulare suborizzontale, con un solo accenno notevole a inflessione all'estremità NO. di Malta, dove gli strati s'inclinano verso Comino, portando così a immergersi nel mare il calcare coralligeno superiore. Il motivo tettonico dominante è dato da un sistema di faglie, per la maggior parte orientate da SO a NE. La più importante di Malta è quella che attraversa tutta l'isola, da Ras ir Raheb al margine S. della baia Maddalena, ed è designata col nome di "grande faglia". Per effetto di essa il terzo NO. dell'isola resta tettonicamente abbassato, cosicché i calcari coralligeni inferiori vengono per buon tratto a contatto con i superiori.
Una grande faglia attraversa anche Gozo presso al suo estremo SE., portando tettonicamente in basso l'estrema parte dell'isola, per cui il tratto fra questa faglia e la "grande faglia" di Malta viene a costituire una tipica fossa tettonica, risultante da un sistema di faglie a gradinata che si succedono nell'intervallo fra le due principali.
Dall'andamento predominante degli strati, dagli accennati accidenti tettonici e dalla natura delle formazioni geologiche, le isole maltesi ritraggono i loro lineamenti morfologici caratteristici: coste in gran parte a picco (calcari corallini inferiori e calcari a globigerine), tratti superiori a tavolato - isolati spesso in piccoli elementi - simili ai tonneri sardi. La disposizione generale delle stratificazioni e la natura calcarea di quelle superiori, hanno favorito la formazione di fenomeni carsici con la caratteristica fisionomia del paesaggio, là dove sono più intensi e diffusi.
Per quanto riguarda le formazioni sedimentarie, la costituzione geologica delle isole di Malta trova notevole riscontro nella Sicilia sudorientale dove hanno predominante sviluppo i depositi del Miocene inferiore e medio, buona parte dei quali (regioni di Modica e di Ragusa specialmente) emersero dal mare contemporaneamente a quelli di Malta. Sono poi evidentissimi i legami faunistici fra le isole maltesi e la Sicilia durante il Quaternario, giacché troviamo in entrambe le regioni le stesse tre razze di elefanti, l'ippopotamo, lo stesso ghiro gigante, ecc. Da ciò e dalla considerazione che una sì numerosa popolazione di grossi pachidermi, qual è indicata dai ricchi depositi ossiferi, non avrebbe potuto, anche per il modo di vita e d'alimentazione, svilupparsi in ambiente così ristretto e privo di grandi corsi d'acqua, appare giustificata l'ipotesi che il piccolo arcipelago maltese facesse parte d'una terra di gran lunga più estesa, e collegata, o vicinissima, alla Sicilia. Questa terra, la cui esistenza appare indicata da alcuni banchi sottomarini, come quello di Medina, si sarebbe inabissata tra il Pleistocene e l'Olocene.
Morfologia. - L'arcipelago presenta, quanto a rilievo, altezze modeste (alt. massima dell'isola maggiore, 258 m. a SE. di Dingli; Torre Nadur 240 m.; altezza massima di Gozo m. 162) e le aree più elevate hanno l'aspetto di dossi spianati o a molli gibbosità nelle parti culminali; tuttavia il terreno è molto accidentato perché solchi profondi e vallette incassate separano e talora quasi isolano le singole alture. Nell'isola maggiore una sorta di orlo rilevato, ove sono le massime altezze, corre lungo la costa sud-ovest precipitandovi con un gradino ripido, onde la costa appare erta, dritta, uniforme e non contiene approdi. Da quest'orlo hanno origine i più importanti solchi e le maggiori vallette che, seguendo l'inclinazione generale del terreno, sono dirette verso nord-est ed est e terminano a mare con profonde insenature, simili a rías. Esse difatti rappresentano le porzioni terminali delle valli sommerse, come si vede soprattutto nella Baia di S. Paolo e nella Baia delle Saline a nord-ovest; ma anche la ramificata e complicata insenatura dove si affacciano La Valletta e i centri circostanti risulta probabilmente dalla confluenza di più valli, sommerse nelle parti terminali. L'anzidetta Baia di S. Paolo, continuata dalla valle dello stesso nome, separa quasi interamente dall'isola maggiore un'appendice settentrionale, frastagliata a est da un altro profondo golfo (Baia di Melleha) e intaccata da insenature anche a ovest. Nella parte meridionale dell'isola s'apre l'ampio seno detto Marsa Scirocco, che ebbe notevole importanza come porto, prima che prendesse il sopravvento il nuovo porto della Valletta. Gozo ha coste meno frastagliate; talune insenature hanno origine analoga a quelle dell'isola maggiore, rappresentano cioè l'estremità di vallette sommerse, o anche di cavità d'altra specie (la Cala Dueira è forse una dolina affogata), ma sono tutte brevi e anguste; il miglior approdo è la Cala del Migiarro a sud. Il rilievo di Gozo è ancor più smembrato da solchi, che isolano alture a sommità spianate simili ad ambe. La prevalenza di terreni calcari molto fessurati determina in entrambe le isole un notevole sviluppo di fenomeni carsici: campi carreggiati, doline, fessure allargate dall'erosione meccanico-chimica, e anche caverne. Notevole è perciò la circolazione sotterranea delle acque, che s'infiltra nei calcari, ma questi sono frequentemente intercalati con marne e argille impermeabili e al contatto con queste si hanno sorgenti, disseminate in tutta l'isola maggiore e sapientemente utilizzate. Una falda acquifera assai ricca si trova quasi a livello del mare; le acque vengono sollevate per mezzo di pompe e servono, insieme con quelle delle più importanti sorgive, per abbeverare i maggiori centri abitati. Le profonde vallecole superficiali portano acqua solo raramente, nella stagione delle piogge; le maggiori, a Malta, sono quelle di Curmi, che sbocca nella parte più interna dell'insenatura della Valletta, e di Ghasel, che termina nella Baia delle Saline.
Clima. - Il clima è caratterizzato da inverni molto miti (medie dei mesi più freddi, gennaio e febbraio, a La Valletta 11°,7) ed estati non eccessivamente calde (medie del luglio e agosto 25°); le temperature minime invernali non scendono sotto i 3° e perciò la neve e il gelo sono sconosciuti. Le massime estive raggiungono ialora i 35°, rarissimamente i 40°; i periodi più penosi corrispondono allo spirare dello scirocco, caldo e umido, che è frequente in agosto e in settembre. Temuto, specie d'inverno, è invece il grecale che disturba la navigazione dei velieri, e talora reca danni anche alle navi ancorate in porto. La piovosità supera di poco i 500 mm. a Malta, e a Gozo è anche minore; circa i quattro quinti delle precipitazioni cadono tra ottobre e febbraio, mentre da maggio a tutto agosto si ha siccità quasi assoluta (La Valletta: media annua 504 mm. di cui 391 da ottobre a febbraio, in 56 giorni piovosi sul totale di 77). Non rari sono i temporali con grandine.
Flora e vegetazione. - Nella flora marina delle adiacenze dell'isola possono ricordarsi le seguenti alghe: Porphyra laciniata, Codium tomentosum, Padina pavonia (assai comune), Ulva latissima, Haliseris polypodioides, Sargassum bacciferum di origine probabilmente atlantica. Nelle insenature melmose presso la costa è abbondantissima la Zostera marina. Nei riguardi della flora terrestre l'isola dalla fine di giugno alla metà di settembre appare tutta brulla e riarsa per la grande siccità: solo qua e là spicca il verde cupo dei carrubi (Ceratonia siliqua), il verde glauco dei fichi d'India, il fogliame dei fichi e dei melograni. La flora in questa stagione è rappresentata da Urginea scilla, i cui grossi bulbi sono medicinali, Kentrophyllum lanatum, Carlina, Centaurea nicaeensis, Capparis rupestris, Orsinia camphorata, Asperula longiflora; nelle valli umide vivono alcune mente, Epilobium, Veronica anagallis, Arundo Pliniana, varie specie di Carex; sulle rupi marittime crescono Cineraria maritima, Inula crithmoides, Crithmum maritimum e varie Statice, mentre nei luoghi salsi marittimi si sviluppa una vegetazione alofila con Atriplex, Salsola, Suaeda, Erytraea spicata, e sulle spiagge arenose troviamo Psamma arenaria, Pancratium maritimum, Euphorbia paralias e terracina, ecc. Le piogge di settembre producono in breve tempo il rinverdimento dell'isola per lo sviluppo di molte piante annue delle famiglie Graminacee, Composte, Crocifere, Leguminose, Urticacee, ecc. e con la produzione delle rosette fogliari nelle piante perenni: si ravvivano anche i muschi e i licheni che nell'estate sono accartacciati e imbruniti. Fra le piante più importanti dell'autunno troviamo: Crocus longiflorus, Colchicum Bertoloni, Spiranthes autumnalis, Ranunculus bullatus, Silene sericea, Bellis annua, Brassica campestris, Calendula arvensis e nel periodo invernale primaverile: Adonis microcarpus, Asphodelus microcarpus, Anemone coronaria dai bellissimi fiori di vario colore, Oxalis cernua, Orchis lactea, O. saccata, Ophrys fusca e bombyliflora, alcune Romulea, Iris sisyrinchium, qualche Gladiolus, Mesembryanthemum cristallinum, parecchie specie di Labiate e di Ombrellifere, il Cynomorium coccineum, unica Balanoforacea della flora europea che parassita sulle radici dei Cistus e volgarmente è detto fungo di Malta. Una grande rarità della flora maltese è la Melitello pusilla, Composta-Cicoriacea scoperta a Malta da S. Sommier nel 1906 e poi trovata anche nel 1912 da A. Borzi sugli altipiani di Derna. Molte sono le Carduacee della tarda primavera: Silybum marianum, Notobasis syriaca, Onopordon Sibthorpianum, alcuni Carduus, Galactites tomentosa, ecc. Nelle stoppie dopo la mietitura crescono: Hypericum crispum, Heliothropium europaeum, Conyza ambigua, Delphinium halteratum, Verbascum sinnatum, alcune Linaria, euforbie, Mentha pulegium, Cynodon dactylon.
Fauna. - La fauna di Malta è scarsa e ancora assai poco conosciuta. Malta è nota d'altra parte per la presenza nell'isola, come del resto in altre isole mediterranee, di resti fossili recenti d'elefanti nani. Gli elefanti nani, di cui a Malta viveva nel Quaternario un rappresentante: l'Elephas melitensis (la cui mole non superava quella di un piccolo cavallo), sono considerati come forme nane del gruppo dell'Elephas antiquus, secondo il Deperet non dovute a cause degenerative ma alla conservazione, a causa dell'isolamento geografico, di forme primitive del gruppo dei Proboscidati. La fauna attualmente vivente poco differisce da quella delle isole mediterranee vicine, ma è caratterizzata da estrema povertà. Vi si trovano quattro specie di lucertole e tre di serpenti, due testuggini e una rana. Pochi uccelli sono indigeni, moltissimi sono invece di passaggio. Le sole specie di Mammiferi selvatici sono il riccio, due specie di donnole e alcuni topi.
Demografia. - L'arcipelago maltese è una delle zone più densamente popolate del bacino del Mediterraneo.
Nel primo Medioevo la popolazione di Malta si aggirò intorno ai 9000 abitanti; tale dovette essere nel 1240, data di una relazione di Gilberto a Federico II (v. sotto: Storia). Fu probabilmente inferiore a tale cifra nel periodo immediatamente successivo alla cacciata dei Musulmani. La tendenza all'aumento determinata dall'alta prolificità e dall'immigrazione fu anche frustrata nei secoli XIII-XV da malattie e incursioni barbaresche. Nel 1394 un pellegrino calcolava a 4400 i focolari maltesi (Revue de l'Orient Latin, III, 1895); e forse il calcolo era superiore alla realtà.
Nel 1429 l'isola maggiore fu letteralmente devastata dall'incursione hafṣida. Altra causa di spopolamento fu in quei tempi la marina da corsa a cui i Maltesi si dedicavano in proprio o arruolati su navi catalane e d'altri paesi; nel 1449 l'università dovette vietare la corsa e l'arruolamento su navi da corsa perché coloro che erano partiti negli anni precedenti non erano mai tornati "et accusì è diminutu lu populu"; analoga proibizione fu fatta nel 1475. L'aumento incessante della popolazione maltese si verificò dopo il passaggio sotto l'Ordine di San Giovanni; vi contribuì anche l'immigrazione dalla penisola per servizio d'armi, costruzioni, arti e commerci; da 18.000 quali erano calcolati nel 1531 (Bosio), i Maltesi salivano a 30.000 nel 1590, nonostante la falcidia inferta all'isola di Gozo nell'incursione fattavi nel I 551 da Darghūt e Sinān pascià, che asportarono 5000 persone in schiavitù; crescevano fino a 56.000 nel 1632, a 85.000 nel 1755 (di cui 11.000 a Gozo), a 93.000 nel 1807 (di cui 12.829 a Gozo).
L'andamento della popolazione maltese nell'ultimo secolo è distinto dai seguenti fatti: continuo incremento naturale; forte emigrazione, che fu altissima fino a qualche anno fa; lieve immigrazione di elementi anglosassoni e italiani. Il censimento ufficiale nel 1901 accusava una popolazione di 184.742 ab., nel 1911 di 211.564, nel 1931 di 241 .621 (oltre 16.799 militari). Dal 1918 al 1929 emigrarono 36.934 e tornarono in patria 25.721; nel 1930 ì Maltesi all'estero erano circa 30.000 (5000 in Australia, altrettanti negli Stati Uniti, 2000 al Canada, 3000 in Francia, varie migliaia nell'Africa settentrionale). Molti Maltesi hanno perduto o stanno perdendo la loro nazionalità; circa 10.000 sono diventati francesi in Tunisia dal 1921 ad oggi.
La natalità, sebbene in sensibile contrazione anche rispetto solo a un ventennio fa (40,7‰ nel 1901), resta delle più alte 135‰ nel 1925), tanto da determinare, come si è visto, una forte corrente emigratoria.
La quasi totalità della popolazione dell'arcipelago è concentrata nell'isola maggiore, nella quale perciò la densità oltrepassa gli 850 abitanti per kmq., mentre questa è di meno della metà a Gozo e insignificante a Comino, dove risiedono poche diecine di abitanti (la densità dell'arcipelago in complesso è di 817 abitanti per kmq.).
Tra La Valletta e Città Vecchia (La Notabile) e tutto intorno al porto Grande e al Porto di Marsamuscetto si trova la zona più densamente popolata di Malta, che contrasta con la porzione occidentale e soprattutto nord-occidentale dell'isola, quasi affatto priva di centri. Come in Sicilia, anche la popolazione agricola vive agglomerata, oltre che nei maggiori villaggi (una trentina nelle due isole di Malta e di Gozo), in grossi casali, da cui partono e ai quali ritornano giornalmente coltivatori (anche le donne partecipano ai lavori agricoli). Le abitazioni rurali ricordano, per il tipo e la forma, quelle dell'Italia meridionale e delle Eolie, e constano di regola d'un solo piano; sono tutte costruite in pietra (tufo calcareo, o pietra di Malta), hanno tetto piatto, e per lo più posseggono ognuna una propria cisterna, in cui si raccoglie l'acqua piovana. Nei villaggi e nelle città (La Valletta, Città Vecchia, Vittoria, quest'ultima nell'isola di Gozo) le alte case bianche, adorne di balconi sporgenti (gallerie) a vivaci colori e di serre fiorite si dispongono spesso ad anfiteatro, con vie strette e talora a gradinate, come in molte regioni italiane. I centri più notevoli, oltre al capoluogo, La Valletta (22.900 abitanti nel 1931), sono: Sliema (19.700 abitanti), Hamrun (11.600), Floriana (7000), Senglea (7800), Cospicua (12.200) e La Vittoriosa (7100), che, con altri centrl minori, cingono quasi senza soluzione di continuità i due porti intorno a La Valletta, con la quale formano un agglomerato urbano di circa 100.000 ab.; inoltre, Città Vecchia (10.000 ab.), Birchircara (B'cara; 10.300), Curmi (10.200) e, in Gozo, Vittoria (5500 ab.).
Condizioni economiche. - La funzione tutta speciale a cui chiamato per la sua posizione e per l'attuale pertinenza politica il gruppo di queste isole, influenza decisamente la loro attività economica, animandone il commercio di transito, in ogni tempo assai vivo; ma anche le pratiche agricole vi hanno trovato ampio sviluppo, ad onta delle condizioni naturali, molto sfavorevoli (scarsezza di suolo coltivabile per l'assoluta prevalenza dei calcari, deficienza di precipitazioni, lunghe siccità estive, violenza dei venti, ecc.). Due terzi dell'arcipelago si possono considerare ribelli a ogni sfruttamento, ma l'area coltivabile (oggi circa 20 mila ha.) è abbastanza fertile per la ricchezza dei fosfati e degli alcali solubili, e consente talora due e aqche tre raccolti ogni anno. Il terreno, consolidato e protetto con tenace cura per mezzo di terrazze e di muriccioli dal pericolo delle acque piovane e dei venti, è frazionato in uno stragrande numero (circa 11 mila) di piccoli appezzamenti, che vengono ceduti in affitto per periodi di regola da 4 a 8 anni. Grande è la varietà delle colture, fra le quali prevalgono i cereali (frumento, orzo, e anche granturco), le patate, gli ortaggi, i legumi, il cotone, il comino e il tabacco, oltre i foraggi (specie la sulla), coi quali è in rapporto l'allevamento, relativamente intenso degli animali domestici (27 mila caprini, 19 mila ovini, 10 mila equini, e 4 mila bovini nel 1931; anche suini, conigli e polli sono largamente diffusi). Delle piante da frutta, varie anch'esse e numerose, hanno maggiore importanza l'olivo, il mandorlo, il carrubo, il fico, gli agrumi e soprattutto la vite, che dà pregiate uve da tavola ma poco vino, che infatti è fra i principali articoli d'importazione.
La produzione agricola non basta tuttavia al consumo locale e solo di alcuni pochi generi resta un eccedente destinato all'esportazione (patate, cipolle, semi di comino). La superficie coltivata a cotone misurò nel 1931-32 appena un 150 ha. e consentì un raccolto di 81 mila libbre; in pari data, il valore dell'intera produzione agricola non oltrepassò le 700 mila sterline.
Cespite notevole di guadagno forniva agli abitanti dell'arcipelago la pesca, che l'intenso sfruttamento e l'impiego delle reti a maglie troppo fitte sono andati via via impoverendo; si contano comunque 780 battelli da pesca, che impiegarono nel 1930-31 circa 3500 persone, consentendo un guadagno di 34.300 lire sterline (contro 45 mila nel 1925).
Le industrie hanno avuto impulso dalle necessità del numeroso presidio militare (circa 10 mila residenti inglesi) e della flotta britannica che staziona nelle rade di Malta: oltre le molitorie (anche fabbriche di gallette), vanno ricordati il cotonificio, le manifatture di tabacco (sigarette) e le fabbriche di fiammiferi, concentrate tutte nell'isola maggiore. Tipica fra le industrie casalinghe, più che la filatura del cotone, la lavorazione dei merletti a tombolo, che dà occupazione a circa 5000 donne.
Il traffico marittimo ha toccato nel 1028-29 le seguenti cifre:
Il movimento delle importazioni segna una sensibile contrazione in valore nell'ultimo quinquennio (da 4,3 a 3 ,8 mil. di sterline dal 1927 al 1931) e una anche più forte quello delle esportazioni (da 1,0 a 0,5 mil. di sterline nello stesso periodo). Le voci principali di questo commercio appaiono dalla tabella sotto riportata.
Nel valore delle importazioni registrate per il 1931 le merci provenienti dalla Gran Bretagna entrarono per 921.606 sterline, quelle delle colonie inglesi per 243.536 (in complesso poco più del 31% del totale); nel valore delle esportazioni le merci dirette alla Gran Bretagna per 24.099 sterline e per 14.174 alle colonie (in complesso appena il 7,6% del totale). La parte maggiore del traffico si compie quindi con gli altri paesi mediterranei e in primo luogo con l'Italia, dalla quale s'importano larghi quantitativi di grano, pesce e frutta (specie dalla Sicilia).
Ordinamento.
Ordinamento costituzionale e amministrativo. - Secondo la costituzione del 14 aprile 1921, sospesa nel 1930, modificata e ripristinata nel 1932 e nuovamente sospesa il 2 novembre 1933, Malta era un possedimento inglese fornito di governo responsabile. Le disposizioni della costituzione erano le seguenti:
Il governatore (Governor and Commander-in-Chief), rappresentante della Corona, esercita il potere esecutivo per mezzo d'un Consiglio esecutivo o ministero, composto di non più di sette membri scelti e da lui nominati tra i membri del Senato e dell'Assemblea legislativa e preposti a dodici dicasteri (Giustizia, Tesoro, Pubblica Istruzione, Lavori pubblici, Salute pubblica, Polizia, Istituti caritatevoli, Agricoltura, Industria, Commercio, Dogana, Poste e telegrafi) e di un Consiglio nominativo composto di cinque membri: il luogotenente del governatore, il consulente legale, i tre comandanti delle forze di mare, di terra e d'aria; il Consiglio esecutivo e il nominativo formano il Consiglio privato del governatore.
La funzione legislativa per gli affari locali è affidata a un parlamento costituito dall'Assemblea legislativa di 32 membri eletti in otto distretti con sistema proporzionale e dal Senato di 17 membri (di cui 10 rappresentanti diretti di varie classi sociali e 7 eletti). Le leggi per diventare esecutive devono essere approvate dal governatore e, in definitiva, dalla corona. Sono sottratte alla competenza del parlamento le materie "riservate" alla Corona e cioè tutto quanto abbia attinenza al controllo e alla disciplina delle forze marittime, terrestri e aeree imperiali, alla difesa dell'isola, al commercio con l'estero, alla moneta, all'immigrazione, ai trattati e a tutte le relazioni con gli stati esteri.
Il governatore ha il diritto di grazia; i giudici delle corti superiori sono nominati dal governatore in consiglio.
La costituzione suddetta stabiliva dunque in Malta un regime diarchico con limitata autonomia locale. Essa fissava il principio della piena libertà di coscienza e del libero esercizio di ogni culto. Per le disposizioni circa la lingua, vedi sotto: Storia.
In seguito alla sospensione della costituzione, il governatore ha assunto direttamente tutta l'amministrazione. Malta è tornata quindi al regime di "Colonia della Corona" senza governo responsabile. Non esiste in Malta un ordinamento municipale.
Culti. - La popolazione indigena è cattolica. Il vescovato di Malta - la cui istituzione si fa risalire a S. Paolo - è in ogni modo assai antico e attestato fin dal sec. VI. Dopo l'interruzione dovuta alla dominazione dei Saraceni, la diocesi fu ristabilita nel 1095; nel 1154 fu resa suffraganea di Palermo; nel 1780 le veniva unito il titolo arcivescovile di Rodi. Ora è immediatamente soggetta alla S. Sede, come la diocesi di Gozo, istituita nel 1864.
Preistoria.
La civiltà della pietra ebbe a Malta magnifiche manifestazioni. La bellezza e l'abbondanza dei monumenti neolitici assegnano all'isola un'importanza di prim'ordine nella preistoria europea. Poche ma sicure sono le tracce del periodo paleolitico, attestato da denti umani e da ossami di mammiferi d'età geologica anteriore alla nostra, trovati nella grotta di Ghar Dalam. Il periodo neolitico è rappresentato da ogni sorta di monumenti megalitici: dolmen, menhir, villaggi fortificati, spelonche con pareti intagliate e ornate con rilievi e pitture, ecc. Particolarmente interessanti sono le grandi costruzioni, per ora conosciute solo dagli esemplari dell'isola, le quali hanno all'esterno forma quasi di ferro di cavallo chiuso da un muro ricurvo a guisa di esedra, nel quale s'apre l'ingresso. I muri perimetrali e interni sono formati da grandi, talora enormi lastroni di pietra (fino a m. 6 × 3 × 7,50), ritti e accostati fra loro con grandissima precisione di lavoro. L'interno di questi monumenti è costituito da due o più celle ellittiche, comunicanti fra loro, che almeno in parte mostrano d'essere state coperte da una specie di vòlta o di cuffia a filari di pietre aggettanti. Le soglie delle porte, alcune basi o podî, alcune nicchie sono decorate con grossa punteggiatura incisa, con sistemi di spirali, con motivi tratti da forme vegetali, e perfino con figure d'animali poste in fila. Non si può dubitare che tali costruzioni siano state adibite a usi religiosi, non solo come templi, ma anche come luoghi di deposito di doni votivi, di materiali per le cerimonie di culto, ecc. Della stessa età è una grande caverna sacra a Hal Saflieni presso Casal Paola, artificialmente adattata, con più sale comunicanti per porte e finestre, e decorate con grandi serie di spirali dipinte sui soffitti. Assai probabilmente questa caverna vasta, bu̇ia e di complessa pianta si prestava all'esercizio di pratiche divinatorie (oracoli, incubazioni, ecc.). Dei materiali rinvenuti, oltre alle armi e strumenti di silice e di ossidiana, oltre agli ossami di determinate parti del corpo di bovini e ovini (offerte sacrificali), sono degni di particolare ricordo i vasi di terracotta, talora di grandi dimensioni, sempre di ottimo impasto, lisciati a stralucido e ricchissimi di decorazioni incise per lo più a motivi geometrici. Si rinvennero anche numerose figurine di terracotta e di pietra specialmente di donne nude o vestite con gonne a molte pieghe, tutte di enorme pinguedine. Alcune di queste figurine erano rappresentate giacenti su lettucci, a ricordo forse di sacre incubazioni. Nell'edificio megalitico di Hal Tarxien si rinvenne anche la parte inferiore d'una statua maggiore del vero, in pietra, rappresentante pure una donna estremamente pingue.
Che tutta questa facies ben caratteristica di civiltà sia anteriore all'età dei metalli è apparso in modo sicuro dalla posizione ben constatata d'una necropoli a cremazione con resti di rame e di bronzo e con ceramica di estrema rozzezza, del tutto diversa dalla precedente, sopra lo strato neolitico del tempio di Hal Tarxien (pr. tarscièn). I resti non abbondanti assegnabili all'età del bronzo, sono privi di ogni carattere artistico. Scarsi sono anche i documenti della prima età del ferro, con i quali del resto tocchiamo il periodo protostorico di stanziamento fenicio.
Massima importanza in ogni modo ha la civiltà neolitica la quale, per l'elevato suo sviluppo e per la sua antichità, rivendica a Malta un primato culturale nel Mediterraneo, anteriore probabilmente a quello di Creta e libero, a quanto pare, da influenze culturali ed etniche così orientali come settentrionali.
Storia.
Antichità. - Oltre ad avere una posizione importantissima per i naviganti nel Mediterraneo, le isole dell'arcipelago maltese sono fornite di ottimi porti e ciò spiega come esse fossero abitate fin dai tempi più remoti (v. sopra: Preistoria). In epoca storica giunsero a Malta i mercanti fenici che andavano colonizzando le coste dell'Africa settentrionale e per i traffici dei quali queste isole dovettero avere un'eccezionale importanza. Essi vi fondarono colonie o fattorie commerciali e le isole maltesi fecero parte per qualche tempo anche del dominio di Cartagine.
Nella prima guerra punica Malta fu conquistata con grandi stragi da Attilio Regolo che preparava la spedizione in Africa, ma, dopo l'insuccesso di questa, l'isola ritornava ai Cartaginesi. I Romani se ne impadronirono tuttavia, e definitivamente, nel 218: il presidio comandato da Amilcare si arrendeva a Tiberio Sempronio. Da allora il gruppo delle isole fece parte della provincia romana di Sicilia. Malta fu poi municipio, come Gaudos, e le isole ebbero i quattuorviri iuri dicundo e un senato municipale, mentre un procuratore, dipendente dal proconsole di Sicilia, rappresentava il governo centrale. Il luogo dove sorgeva la Melita romana era quello dell'attuale Città Vecchia, verso l'interno dell'isola maggiore. Durante il sec. I d. C. ne fanno menzione Plinio e Diodoro Siculo il quale vanta i comodi porti, l'agiatezza degli abitanti "abili in ogni genere d'arti e di mestieri" specialmente in quella del tessere tele leggiere e morbidissime, la ricchezza delle case ben decorate.
Nel 58 d. C., nella baia poi detta di S. Paolo, naufragava la nave nella quale l'apostolo, con l'evangelista Luca, si recava a Roma. I naufraghi rimasero tre mesi a Malta gettandovi i semi del cristianesimo che vi fiorì straordinariamente.
Medioevo ed età moderna. - Le isole maltesi, attribuite all'Impero d'Oriente nel sec. IV d. C., subirono le stesse vicende della Sicilia; sottomesse, pare, ai Vandali d'Africa per brevissimo tempo dal 454 al 464 e ai Goti dopo il 464, furono riunite da Belisario all'Impero nel 533. Mancano notizie sul governo bizantino a Malta Certo, essa fece parte del tema di Sicilia ed ebbe governatori greci e un piccolo presidio greco. Intanto continuava il legame religioso con Roma, a tratti interrotto dalla giurisdizione del patriarca di Costantinopoli. La popolazione, come quella della Sicilia, doveva essere costituita da antichi elementi, latinizzati da Roma.
La data della conquista araba è fissata, in diverse fonti arabe, all'anno 870. Aḥmad ibn ‛Umar ibn ‛Ubaidallāh al-Aghlabī, della famiglia aghlabita dominante sui Musulmani arabo-berberi della lfrīqiyah (Tripolitania e Tunisia attuali), l'avrebbe occupata l'anno 869; ma poi, essendo essa assediata dai Rūm (cioè i Greci), intervenne l'emiro aghlabita della Sicilia, Moḥammed ibn Khafāgiah, e la sottomise al governo musulmano della Sicilia. Va notato, a proposito della data 870, che indubbiamente Malta già prima si trovò circondata dall'influenza arabo-musulmana; già nel secolo VIII dovette subire attacchi e depredazioni di Musulmani d'Africa. Considerando che l'anno 827 gli Aghlabiti iniziarono con lo sbarco a Mazara la conquista della Sicilia, sì è indotti a credere che la conquista musulmana di Malta sia avvenuta prima dell'870.
Il dominio musulmano a Malta durò fino al 1091, sebbene accenni non bene sicuri parlino d'un attacco bizantino a Malta verso il 1050 o poco prima, al tempo dell'impresa di Maniace in Sicilia. nel 1091, Ruggiero il Normanno, liberata già la Sicilia dal dominio saraceno, occupò anche le isole maltesi. ll Malaterra (Hist. Sicula IV, 16) dice che il qā'id (gaytus), cioè il capo politico e militare di Malta, e i suoi ottennero da Ruggiero la resa pacifica mediante la consegna degli schiavi cristiani "quorum plurimam multitudinem infra urbem tenebant", delle amni, del bestiame e di denaro.
Malta fu una posizione importante per i Musulmani, al tempo in cui avevano il predominio nel Mediterraneo centrale, data la sua situazione geografica, l'ampiezza e la sicurezza dei porti, specialmente di quello a NE., ora chiamato il Porto Grande. In mancanza di notizie particolarì sul governo musulmano a Malta, possiamo ritenere, per analogia con quanto si sa per la Sicilia, che vi fosse un governatore (ḥākim o qā'id) dipendente dall'emiro aghlabita e poi ‛ubaiditza (fatimita) della Sicilia, con un piccolo corpo di truppe (giund). È fatto il nome di un qā'id Yaḥyà. La popolazione fu lasciata libera di farsi musulmana o restare cristiana, nella condizione di dhimmī, cioè di gente sottomessa, pagando l'imposta personale detta gizyah e il tributo (kharāg???). È anche probabile che la popolazione cristiana a Malta fosse, in quel tempo, molto ridotta di numero e che la maggioranza si trovasse in schiavitù, tanto più che l'isola doveva essere diventata nel sec. XI un nido di corsari musulmani. Gli scrittori arabi poche notizie ci dànno a questo proposito. Al-Idrīsī, nel sec. XII, periodo normanno, la definiva isola grande e bella, con porti sicuri a levante, abbondante di pascoli, di greggi e di miele. Sono ricordati i poeti arabi maltesi ‛Abd ar-Raḥmān (Abū'l-Qāsim), ibn Ramaḍān e ‛Abdallāh as-Samṭī. Non si sono trovate tracce di questo dominio arabo-berbero a Malta. Si vuole che i Musulmani abbiano costruito o restaurato il castello, ora detto Castel Sant'Angelo, nei secoli XIV-XV chiamato Castello a mare, a protezione del Porto Grande, e che siano in parte opera loro le mura, più probabilmente bizantine, della città capitale (ora La Notabile), in dialetto Mdina, ar. al-Madīnah. Poche, una ventina, sono le epigrafi arabe finora venute in luce, tutte tombali; e non forniscono notizie importanti per la storia locale. Le tre sole sicuramente databili appartengono aI sec. XII, cioè all'epoca normanna, prova, come vedremo, della permanenza di gran numero di Musulmani a Malta, anche dopo la conquista di Ruggiero. Provengono in maggioranza dagli scavi della villa romana al Rabato (pr. ràbato; ar. rabaḍ "sobborgo"), sobborgo della Città Notabile, dove esisteva un vero cimitero musulmano; e la più importante, in data 1174, proviene dall'isola di Gozo. Poche monete aghlabite, fatimite e ḥafṣide, in parte provenienti da ritrovamenti locali, sono conservate al Museo.
Più importante è la traccia lasciata dai Musulmani a Malta con l'imposizione della lingua araba. Se ne tratta a parte qui avanti, parlando del dialetto maltese. Si premette solo un cenno su una manifestazione particolare dell'arabizzazione di Malta, cioè la toponomastica. Se i nomi di Malta e Gozo (Ghaudex; pr. audeš) risalgono a data antica e molte località hanno nomi recenti italiani (La Valletta, i sobborghi, alcune vílle, villaggi dell'interno, come Casal Attard, Casal Paola), la maggioranza dei nomi di luogo sono arabi (cioè espressi in arabo maltese, il che non significa che risalgano tutti al dominio arabo-berbero musulmano); arabi sono i termini toponomastici, tuttora usati per designare conformazioni del terreno, come ghar "caverna", uyed (wed) "valle" (in cui scorrono, con la pioggia, i torrenti), ‛ayn "fonte", gudia "collina", gebel "monte", nadur "posto eminente", ghadir "stagno" ecc. Il prefisso hal, che designa i casali o i villaggi, deriva, per aferesi della prima sillaba, dall'arabo rahal usato anche in Sicilia al tempo dei Musulmani per indicare "casale". La pronunzia locale di questi vocaboli arabi deriva da particolarità del dialetto maltese.
La permanenza di Musulmani arabofoni a Malta anche dopo la conquista normanna è accertata, oltre che dalle epigrafi suddette, da informazioni storiche: né fa meraviglia, dato che altrettanto avvenne in Sicilia e che alla corte dei Normanni e degli Svevi erano in onore usi, lingua e cultura degli Arabi. Il vescovo Burcardo, mandato dal Barbarossa nel 1175 ambasciatore a Saladino, riferiva di essere passato da Malta e di averla trovata "a sarracenis inhabitata" e sottoposta al dominio del re di Sicilia. Vi erano sicuramente anche dei cristiani, essendo accertata l'esistenza di vescovi maltesi fin dall'inizio del sec. XII.
I Musulmani furono espulsi da Malta nella prima metà del sec. XIII, al tempo di Federico II: ma non ne è certa la data. Si sa che nel 1224 quel sovrano fece deportare in Sicilia e di lì avviò a Malta gli abitanti di Celano (v.) nell'Abruzzo, dopo avere, a punizione di una rivolta, distrutto il loro borgo. Riccardo di San Germano, che dà la notizia, aggiunge che nel 1227 i Celanesi di Sicilia furono rimessi in libertà; ma non dice se lo stesso avvenne di quelli stanziati a Malta. Storici moderni ritengono che e che l'immissione dei Celanesi in Malta servisse a compensare il vuoto lasciato da quelli. Ma una relazione inviata verso il 1240 dall'abate Gilberto all'imperatore Federico II dice che a Malta vi erano famiglie cristiane 47 (cifra probabilmente errata), saracene 681, ebree 25; e a Gozo le famiglíe cristiane erano 203, le saracene 150, le ebree 8. In totale, su 1119 famiglie, 250 erano cristiane, 836 saracene, 33 ebree. I Musulmani formavano quindi i tre quarti della popolazione. La stessa relazione informa che v'erano a Malta 84 servi gerbini occupati a coltivare i possedimenti della curia regia. È anche noto che Federico II teneva a Malta allevamenti di cammelli e da Malta si faceva venire i falchi per la caccia. L'espulsione dei Musulmani da Malta è quindi posteriore al 1240: forse è da riferire al 1245, quando altri Musulmani di Sicilia furono presi e mandati a Lucera, forse anche al 1249, data tramandataci dallo storico Ibn Khaldūn. Nel 1266, Malta come la Sicilia, passò sotto il dominio angioino e, nel 1283, sotto quello aragonese, dopo che Ruggiero di Lauria (v.) ebbe sconfitto nelle sue acque le navi angioine.
Le forze angioine erano condotte dall'ammiraglio Guilllaume Cornut che rimase ucciso nella battaglia. Il Lauria combattendo restò ferito. Questa battaglia navale, duvuta specialmente all'abilità manovriera del Lauria e alla prevalenza di balestrieri e di almogaveri (v.) nell'armata siculo-aragonese, ebbe notevole influsso sull'esito della guerra perché disanimò gli Angioini e la loro marineria provenzale e preparò quella grandiosa vittoria di Castellammare che diede l'anno dopo il crollo alla potenza navale deglí Angiò.
A partire dalla seconda metà del '200, Malta si rinnovò etnograficamente per apporti esterni e specialmente italiani, che si fusero in un complesso spiccatamente siciliano. Restò il dialetto arabo che i successivi immigrati dovettero imparare e contribuirono a modificare, come si dirà, nella fonetica, nella sintassi e, più, nel lessico. Di questo rinnovamento della popolazione, rilevato giustamente da M. Amari e dagli storici maltesi G. A. Vassallo e Alfredo Mifsud, è prova l'onomastica delle famigiie maltesi, dove i cognomi sono in maggioranza assoluta italiani, talvolta adattati all'uso maltese (Gatt "Gatto", Muscat "Moscato" ecc.), e quelli di suono arabo non sono, nella quasi totalità, orientali, ma derivano da soprannomi (poi diventati cognomi di famiglia) ricavati dal dialetto maltese e attribuiti a gente di discendenza neolatina. Anche il folklore rivela, sotto qualche travestimento locale, la derivazione latina e italiana. In un ordine più elevato d'idee e di sentimenti, la salda religione cristiano-cattolica, la coscienza morale, il diritto, insomma tutto il patrimonio spirituale del popolo maltese sta ad attestare la sua appartenenza alla civiltà italíana, sempre affermata dai Maltesi e ammessa dagli altri, ma misconosciuta recentemente per scopi politici.
Una vera libertà comunale non ebbero forse le isole di Malta né sotto i Normanni né sotto gli Svevi. L'abate Gilberto, nella relazione a Federico II (1240), informava l'imperatore che la popolazione di quelle isole viveva secondo costituzioni e costumi diversi da quelli della popolazione della Sicilia. Da ciò si dovrebbe dedurre che gli ordinamenti legislativi emanati da Federico II non fossero estesi a Malta, forse in considerazione della prevalenza dell'elemento musulmano. Durante il dominio musulmano e svevo, Malta fu spesso infeudata, come contea, alle famiglie più eminenti della Sicilia. Due noti ammiragli di Sicilia, il Margarit (verso il 1192) e, più tardi, Enrico Pescatore, genovese, furono conti di Malta. Sotto gli Aragonesi, poi, Malta ebbe ordinamenti uguali a quelli della Sicilia. Re Martino il Giovane, con privilegio da Catania del 27 novembre 1397, aggregò perpetuamente le isole di Malta e Gozo al regio demanio, con facoltà della popolazione di resistere in giudizio contro qualunque atto di concessione delle isole in feudo a conti o baroni. Ciò nonostante, nel 1420 re Alfonso concesse le isole in baronia ad Antonio Cardona e poi a Gonsalvo Monroi per 30.000 fiorini d'oro. I Maltesi provvidero da sé a riscattarsi, offrendo il prezzo al re che accettò e confermò alla comunità maltese, in data 3 gennaio 1428, privilegi identici a quelli delle comunità di Palermo, Messina e Catania.
L'ordinamento comunale di Malta, quale si formò nei secoli XIV-XV, era accentrato nell'Università o Comune, amministrato da un consiglio popolare per mezzo di magistrati comunali: il capitano, poi detto capitano di verga, che era il primo giustiziere; i giurati che sindacavano l'opera del capitano e presiedevano il consiglio popolare; il segreto, che amministrava le gabelle e le rendite dell'erario; il portulano, il massaro o doganiere, il credenziere, il viceammiraglio. L'isola di Gozo nel sec. XV ebbe una propria università comunale, che agiva insieme con il Consiglio di Malta per gli affari generali. Sotto l'egida delle libertà comunali, i Maltesi conobbero un periodo di sviluppo civile, commerciale e culturale, strettamente legato a quello dell'Italia.
Nel 1530 Malta passò sotto l'Ordine di San Giovanni, che, perduta Rodi nel dicembre del 1522, aveva peregrinato da Roma a Viterbo e a Nizza. La concessione, chiesta dall'Ordine e favorita dal pontefice, fu largita dall'imperatore Carlo V con diploma da Castelfranco del 24 marzo 1530. Con esso le isole maltesi furono cedute all'Ordine come "feudo nobile, libero e franco"; l'Ordine le avrebbe tenute come feudo dell'imperatore nella sua qualità di re di Sicilia e dei suoi successori in detto regno, col solo obbligo di presentare un falcone ogni anno, per la festa di Ognissanti, in segno di riconoscimento al re o a chi governasse in suo nome. Nel diploma, era anche stabilito che l'Ordine non avrebbe potuto cedere le isole ad altre potenze o introdurvi truppe straniere, pena la decadenza della concessione. Ai re di Sicilia era riservato inoltre il diritto di patronato sul vescovato di Malta. In particolare, sancendosi l'uso già vigente, era statuito che l'ammiraglio della religione (l'Ordine) appartenesse alla Lingua d'Italia. Il Gran Maestro F. Villiers de l'Isle Adam, che si trovava con le navi a Siracusa e si era fatto precedere da commissarî, sbarcò a Malta il 26 ottobre 1530. Con la bolla rilasciata a Siracusa il 16 luglio 1530, il Gran Maestro, a conclusione di trattative tra i deputati popolari maltesi e i delegati dell'Ordine, s'era impegnato a rispettare i privilegi, i diritti e le consuetudmi vigenti. Il lungo dominio dell'Ordine, che durò fino al 1798, è quello che ha lasciato più profonda traccia in Malta e che maggiormente ha colorito la storia dell'isola, portandola talvolta al centro di avvenimenti mondiali e dando al suo nome una fama tuttora legata a quella dell'Ordine (v. sotto). Abbellendola, rafforzandola, accrescendone il livello culturale, l'Ordine ha dato a Malta la fisionomia che in parte conserva ancora.
Nei 268 anni di dominio cavalleresco a Malta, durò incessante la guerra per mare contro Turchi e Barbareschi. La marina dell'Ordine, già agguerrita a Rodi, trovò a Malta porti adatti ed equipaggi locali audacissimi che, integrati con elementi della penisola, contribuirono grandemente ai successi dei cavalieri. Piloti, mastri d'ascia, artiglieri maltesi si distinsero nell'allestimento e nella manovra delle squadre dell'Ordine. Nel 1565 (25 maggio-7 settembre), nel "Grande Assedio" posto dai Turchi, i Maltesi si prodigarono a fianco dei Cavalieri con eroismo che giustifica la fierezza con cui essi celebrano la festa commemorativa dell'8 settembre, dal 1924 dichiarata festa nazionale.
La forza navale turca era agli ordini di Piale Pascià con l'aiuto dei corsari d'Egitto e di Tripoli (il Pasciȧ di Tripoli, Darghūt, trovò la morte in giugno nell'attacco a Sant'Elmo); la spedizione era agli ordini di Muṣṭafà Pascià. L'armata cristiana tentò di soccorrere l'isola; ma, di gran lunga inferiore per numero di navi, non poté compiere grandi cose. È tuttavia da ricordarsi il tentativo fatto da Andrea Provana, comandante delle galee del duca di Savoia, per rompere il blocco nemico e portare al Gran Maestro J. de la Valette, eroico difensore dell'isola, il soccorso di milizie e di munizioni. Egli riuscì veramente nel luglio a rompere il blocco, ma non poté sbarcare perché il Gran Maestro gli fece sapere che sarebbe caduto in un'imboscata. Dopo il fallito assalto del 2 agosto un altro tentativo fu fatto con una grossa squadra (il "Gran Soccorso") composta di galee del viceré di Sicilia, del vicereame di Napoli, del granduca Cosimo di Toscana, del duca di Savoia, degli armatori genovesi al soldo di Spagna, agli ordini di don García di Toledo, viceré di Sicilia. Il 6 settembre, sfuggendo col favor della notte alla vigilanza dei Turchi, la squadra riuscì a sbarcare nella baia di Melleha un notevole rinforzo di uomini, di munizioni e di viveri. Al fortunato arrivo di questo rinforzo si deve principalmente l'abbandono dell'assedio di Malta da parte di Muṣṭafà Pascià, dopoché, in un combattimento a Pietranera, le fanterie sbarcate ebbero volto in fuga il nemico.
La vittoria maltese e dell'Ordine arrestò il movimento d'espansione dei Turchi: e Malta fu, allora, veramente "antemurale" d'Italia. La minaccia turca destò ancora allarme più volte, poiché continue erano le provocazioni delle galere dell'Ordine e dei corsari maltesi. Nel 1614, una squadra turca comandata da Khalīl Pascià, sbarcò armati sull'isola, ma abbandonò subito l'impresa; nel 1644, la presa di un galeone turco, che fornì il pretesto alla lunga guerra di Candia, fece temere la vendetta del sultano; ancora nel 1722, una piccola squadra turca sostò davanti al porto, intimò la resa degli schiavi musulmani e se ne andò senza incutere soverchio terrore. Le migliaia di schiavi musulmani concentrati a Malta erano adibiti a lavori militari e agricoli e al servizio dei privati. Nel 1749, la famosa ribellione d'un gruppo di essi, con a capo Muṣṭafà Pascià di Rodi, mise a repentaglio le sorti del principato cavalleresco. Gran numero di Maltesi, d'altra parte, cadevano schiavi di corsari di Tripoli, di Tunisi e d'Algeri; spesso erano riscattati con cambio di schiavi musulmani o con danaro delle famiglie o d'istituti per la redenzione degli schiavi, sorti nell'isola.
I Maltesi erano ammessi a far parte dell'Ordine, per lo più nella categoria dei cappellani, cioè del clero proprio dell'Ordine, sottratto alla giurisdizione del vescovo locale; e potevano così arrivare all'ambita carica di priore dglla chiesa conventuale. Alcuni Maltesi ottennero la carica di vicecancelliere e si distinsero nelle funzioni di segretario (uditore) oltre che nelle libere professioni.
Le relazioni di Malta con la Sicilia durante il dominio cavalleresco furono sempre strette e cordiali. Da essa, Malta ricavava in franchigia i rifornimenti principali di viveri, specialmente di frumento, bestiame, vini e olio; le navi dell'Ordine frequentavano i porti di Messina, Siracusa, Augusta, Licata. I Maltesi, fin dal Medioevo, usavano tenere consoli proprî per gl'isolani residenti fuori, soprattutto nei porti commerciali del Mediterraneo. Ed essi erano numerosi in Sicilia, permanendo l'uso di nominarveli anche durante il dominio dell'Ordine: con la differenza che le patenti, invece che dall'Università, erano rilasciate dai Gran Maestri. Quando in Sicilia la nomina di consoli fu soggetta all'approvazione del re, cioè dopo il 1675, i Maltesi ebbero il privilegio di essere esenti da tale approvazione. Il re, nel 1697, motivò questo privilegio con la considerazione che Malta era "unita annessa e dipendente dal regno di Sicilia e non compresa nelle nazioni straniere" (A. Mifsud). La dipendenza di Malta dalla Sicilia era formalmente riaffermata, come s'è detto, ogni anno, con la presentazione d'un falcone al re di Sicilia o a chi ne faceva le veci. Qualche volta, sorsero anche contrasti tra i sovrani di Sicilia e l'Ordine: il più grave, nel 1754, composto poi con l'intervento del pontefice, per la questione del visitatore ecclesiastico, che l'Ordine non volle accettare. Chiusi i porti della Sicilia alle navi maltesi, queste dovettero cercare rifornimenti di viveri in Sardegna e in Barberia.
Nei rapporti con la popolazione maltese, l'Ordine fu piuttosto rigido e autoritario; i privilegi della comunità furono gradatamente intaccati con statuti e ordinazioni dei successivi Gran Maestri. Cominciò il De l'Isle Adam a impossessarsi dei diritti di dogana già spettanti all'Università della Notabile (una nuova università fu istituita al Borgo e poi a La Valletta, e nel sec. XVII assorbì quella della Notabile); i suoi successori andarono man mano avocando al Gran Maestro e al Consiglio dell'Ordine i poteri già posseduti dal comune maltese; infine, il consiglio popolare fu convocato sempre più di rado e non fu più riunito sotto il Gran Maestro E. de Rohan (1775-1797). Questo stato di cose provocò rimostranze dei Maltesi; qualche volta, le disposizioni furono temperate, ma il progressivo annullamento delle libertà popolari continuò ancora. In tempi di forza dell'Ordine, specie nel sec. XVI e fino al magistero di Gregorio Carafa (1680-1690) ì Maltesi non pensarono a ribellarsi; ma più tardi, scemando il prestigio dell'istituzione cavalleresca per il diminuito pericolo dei corsari barbareschi e per l'indebolimento dei Turchi, infiltrandosi inoltre anche a Malta idee nuove di uguaglianza e di libertà, si formarono partiti di malcontenti avversi all'Ordine.
L'episodio più noto è quello della cosiddetta "sollevazione dei preti", guidata dal prete Gaetano Mannarino nel 1775. I congiurati furono sorpresi e severamente puniti. Un'altra congiura liberale (capeggiata da Michele Vassalli), in cui era implicato qualche dignitario francese dell'Ordine, fu scoperta nel 1797.
La debolezza dell'Ordine e la disgregazione portata nel suo seno dal sorgere di rivalità nazionali e dalle nuove teorie sociali s'accompagnavano con il crescente interesse delle grandi potenze al predominio nel Mediterraneo: la Francia guardava a Malta da qualche tempo; Napoleone nel 1797 aveva proposto al governo di Napoli la cessione dei diritti sull'isola; la Russia, dal tempo di Pietro il Grande, e, più, con Caterina II, aveva brigato per crearsi un partito a Malta, come base alla crescente sua auspicata azione nel Mediterraneo; l'Inghilterra, già intromessasi negli affari di Malta fin dal sec. XVI, àl tempo di Elisabetta, ebbe controversie con l'Ordine nel 1744 per le manovre di un suo console, troppo zelante difensore del prestigio britannico. Il 12 maggio 1798, Napoleone, navigando verso l'Egitto, conquistò Malta; l'Ordine, demoralizzato e diviso, oppose scarsa resistenza. Il Gran Maestro Ferdinando von Hompesch lasciò l'isola rinunziando in favore della Francia ai diritti di sovranità; ma il balì Frisari, uno dei delegati del Gran Maestro, firmando la convenzione, fece una riserva per i diritti di sovranità del re di Napoli suo sovrano. Il governo borbonico infatti considerò la violazione francese come casus belli e, messosi dalla parte degl'Inglesi contro i Francesi, sì adoperò con tutti i mezzi per ricuperare il dominio di Malta. Ribellatisi i Maltesi, capitanati dal canonico Caruana, per i soprusi dei Francesi che presidiavano l'isola e costrettili a chiudersi nella piazzaforte della Valletta e dei suoi sobborghi, si rivolsero il 5 settembre 1798 al re di Napoli, loro sovrano, e ottennero l'invio di soccorsi che furono spediti con navi portoghesi trovantisi nel porto di Napoli. A queste si aggiunsero poi navi inglesi comandate dal Nelson; la guarnigione francese, comandata da C.-H. de Vaubois, restò bloccata. I Maltesi con le proprie forze, e l'appoggio degli alleati, sostennero nel 1798-1800 la lunga campagna d'assedio. I Francesi capitolarono il 4 settembre 1800 per opera del generale inglese Pigot, e il commodoro Alessandro Ball entrò in Valletta come governatore a nome del re di Napoli. Sennonché i forti furono presidiati da truppe inglesi. I Maltesi, che avevano perduto 20.000 uomini nella sollevazione e nell'assedio, non parteciparono alla presa di possesso della terra loro e da loro riconquistata. Il governo di Napoli fin dal 1798 cercava di far riconoscere dagl'Inglesi i suoi diritti su Malta; ma gl'Inglesi, pur dichiarando di non aspirare al possesso dell'isola, si comportarono come se ne fossero i padroni. Nel 1801, il generale Pigot, con un proclama ai Maltesi, assicurava, in nome di S. M. Britannica, il mantenimento della loro religione, delle loro proprietà e della loro libertà. E nel trattato di Amiens (27 marzo 1802) fu convenuto che Malta, neutrale e indipendente, tornasse all'Ordine sotto la protezione delle grandi potenze, temporaneamente presidiata da truppe napoletane. Queste clausole non ebbero esecuzione; riaccesasi la guerra tra Francia e Inghilterra, la sorte di Malta fu decisa con l'art. 7 del trattato di Parigi del 1814 per cui passò in "piena proprietà e sovranità a S. M. Britannica". Sebbene esistesse un forte partito favorevole al ritorno dell'Ordine, esso non ebbe modo di far valere la sua volontà in quei frangenti. La cessione non fu riconosciuta dal re dì Sicilia, escluso dal trattato di Parigi. I Borboni tentarono ancora d'intervenire nelle cose di Malta nel 1829, in occasione della nomina del vescovo, ma incontrarono un netto rifiuto da parte inglese. Si è discusso e polemizzato a lungo nella stampa di Malta se quelle isole si siano messe spontaneamente sotto la protezione della Gran Bretagna ovvero appartengano ad essa per il diritto di conquista. La prima tesi è sempre stata validamente sostenuta dai Maltesi, nelle ripetute richieste d'autonomia nazionale.
La storia politica di Malta sotto il dominio inglese si riassume nella lotta per le libertà costituzionali. Nel 1835 Malta ebbe un Consiglio di governo di nomina governativa e nel 1849 ottenne una costituzione con un nuovo Consiglio di governo di 18 membri, dei quali solo otto eletti dalla rappresentanza popolare. Nel 1887, una nuova costituzione portò a 14 su 20 il numgro dei membri elettivi del Consiglio di governo; e tre di essi entrarono a far parte del Consiglio esecutivo, partecipando al governo della cosa pubblica. Questo ordinamento durò fino al 1903, in un venticinquennio di vivace agitazione politica, che vide svilupparsi la questione linguistica e affermarsi il movimento nazionale maltese. Poiché sarebbe lungo analizzare questi avvenimenti, basti dire che, nei primi cinquant'anni di dominazione a Malta, gl'Inglesi lasciarono ai Maltesi la libertà di sviluppare l'insegnamento nelle scuole secondo l'uso locale; due commissarî inglesi incaricati di un'inchiesta a Malta nel 1836 rilevarono che l'italiano era e doveva continuare ad essere la lingua di cultura dell'isola; ma un altro commissario (sir P. Keenan) nel 1879 emise pareri e suggerimenti opposti e consigliò il governo di Londra a incoraggiare l'uso dell'inglese a detrimento dell'italiano. Dalle parole stesse del commissario e dall'insieme delle direttive seguite d'allora in poi dalla Gran Bretagna, appare la preoccupazione di recidere con l'italiano il più saldo legame che unisce Malta all'Italia. I suggerimenti del commissario cominciarono ad avere esecuzione dal 1880, nonostante la ferma opposizione del partito nazionale, guidato da Fortunato Mizzi (1844-1905). Nel 1884 fu, per la prima volta, affacciato il progetto del famoso pari passu, per cui l'insegnamento dell'italiano e dell'inglese avrebbero dovuto procedere alla stessa stregua, infirmandosi a ogni modo il privilegio dell'italiano come lingua fondamentale d'insegnamento. La lotta politica s'impegnò allora sulla questione della lingua e continuò anche dopo la concessione della costituzione del 1887. Geraldo Strickland, figlio di un irlandese e di un'italiana, presentatosi alle elezioni del 1888 con programma nazionalista a fianco di F. Mizzi, cambiò immediatamente idea e, diventando l'anno dopo primo segretario del governo, fu il principale ispiratore della politica snazionalizzatrice culminata nel 1899 con un Order in Council che introduceva l'uso dell'inglese nelle Corti di giustizia per i sudditi britannici e con l'annunzio, in data 15 marzo 1899, dell'intenzione del governo britannico di sostituire entro 15 anni l'inglese all'italiano in tutte le pratiche legali. La minaccia fu ritirata nel 1902 per la resistenza dei Maltesi, i quali mandarono una delegazione a Londra, e probabilmente anche per deferenza all'opinione pubblica italiana e al governo d'Italia. Lo stesso anno lo Strickland lasciava Malta; l'anno prima, era stato fondato il circolo nazionalista "La Giovine Malta". Però non fu ritirato un decreto del 26 settembre 1901, che introdusse il principio della "libera scelta" della lingua in cui dovevano essere tenuti gli esami d'ammissione al liceo e all'università: Il Consiglio di governo, che rifiutò di approvare quella disposizione, fu sciolto nel 1903; la costituzione liberale del 1887 fu abrogata e si tornò, in sostanza, all'ordinamento del 1849. Dal 1903 all'inizio della guerra mondiale i nazionalisti perseverarono nella difesa della lingua italiana e dei privilegi nazionali, tennero comizî (famoso quello di Floriana nel 1904), praticarono il sistema dell'astensionismo, rifiutando di far parte del Consiglio esecutivo, nel quale dal 1909 furono ammessi due rappresentanti del popolo, e dando le dimissioni all'indomani di ogni consultazione popolare. Una commissione britannica andata a Malta nel 1911 propose al governo di Londra di sostituire il maltese all'italiano nelle Corti inferiori e di nominare qualche giudice inglese; le proposte furono avversate dai Maltesi con dichiarazioni di protesta. Nelle scuole intanto si applicava il principio del pari passu con l'insegnamento simultaneo dell'inglese e dell'italiano e l'uso delle due lingue come tramite d'insegnamento nelle scuole superiori. Va notato però che la situazione andava sempre più evolvendosi a scapito dell'italiano, poiché questo era stato escluso dalle prime due elementari, in cui s'insegnava solo l'inglese, mentre andava crescendo il numero delle materie insegnate in inglese nell'università.
Durante la guerra mondiale la lotta politica fu sopita; dopo l'armistizio il fermento provocato dal malessere economico e dall'inquietudine a lungo compressa sboccò in dimostrazioni e moti popolari; il 7 giugno 1919 alla Valletta quattro cittadini maltesi caddero vittime della repressione. Nello stesso anno si formò un'Assemblea nazionale del popolo maltese che discusse, formulò, e presentò al governo le rivendicazioni nazionali; il 15 aprile 1921 Malta ebbe una nuova costituzione, con un'Assemblea legislativa di 32 membri tutti elettivi, un Senato di 17 membri e un Gabinetto esecutivo incaricato dal governatore (rappresentante imperiale) dell'amministrazione delle isole in tutti gli affari all'infuori di quelli che erano riservati all'autorità imperiale (difesa, rapporti con l'estero, ecc.). La questione linguistica fu risolta nell'art. 57 della nuova costituzione con il principio sopra enunciato del pari passu integrato con quello della "libera scelta" (facoltà dei genitori e degli studenti di scegliere fra l'inglese e l'italiano, qualora non si potesse, senza scapito, far procedere contemporaneamente lo studio delle due lingue). L'interpretazione della clausola relativa alla libera scelta dava adito a contestazioni e infatti lo Strickland, tornato nel 1917 a Malta e messosi a capo di un partito costituzionale, la interpretava nel senso più ampio a favore dell'inglese. Il ministro della Pubblica Istruzione monsignor Luigi Ferris, presentò una legge per la leale applicazione del pari passu nel senso di far iniziare contemporaneamente l'italiano e l'inglese dalla 1ª elementare; combattuto dalla maggioranza delle due camere, si dimise. La coalizione nazionalista, arrivata al governo nel 1924 (con a capo Ugo Mifsud ed Enrico Mizzi, figlio di Fortunato), cercò di far osservare scrupolosamente la costituzione del 1921; invece lo Strickland salito al potere nel 1927 fece di tutto per scalzarla e finì anche per sollevare un conflitto con il Vaticano conducendo una politica anticattolica. Il Vaticano fece compiere nel 1929 a Malta da mons. Robinson, suddito britannico, un'inchiesta che mise in luce le colpe dello Strickland. Scaduta nel 1930 la terza legislatura e indettesi le nuove elezioni, i vescovi di Malta e di Gozo con una loro pastorale condannarono la politica dello Strickland e dei suoi partigiani e invitarono i fedeli a negare a essi i loro voti.
Le elezioni furono rimandate sine die; il 26 giugno 1930 la costituzione del 1921 fu sospesa. Una reale commissione d'inchiesta andò a Malta nel 1931 e consegnò le sue osservazioni in una relazione (Malta Royal Commission 1931, Report), stupefacente per il contenuto e per le conclusioni avverse all'uso della lingua italiana tanto più ingiuste e fuori luogo in quanto il dissidio che aveva provocato la crisi maltese era di carattere politico-religioso. I commissarî proposero tra l'altro di modificare la costituzione del 1921 nel senso di rendere obbligatorio l'uso del maltese e dell'inglese nei dibattimenti delle corti criminali, eliminare totalmente l'insegnamento dell'italiano dalle scuole elementari, lasciandolo nelle scuole secondarie e nelle università. Queste innovazioni che i commissarî proponevano a titolo di raccomandazione (con certe cautele e con riserva di uno dei tre commissarî) e condizionandole al desiderio del popolo maltese, furono senz'altro inserite nelle Lettere patenti del 25 aprile 1932, emendanti la costituzione di Malta e promulgate il 2 maggio seguente con proclama governatoriale, nonostante aperte dichiarazioni in contrario della popolazione maltese radunata in comizi e le proteste degli universitarî maltesi, dell'associazione della stampa, della Camera di commercio, della Camera degli avvocati, sollevando anche in Italia un'ondata di sdegno che ebbe eco nei discorsi del 7 maggio alla camera dei deputati. Indette le elezioni e revocata, in seguito a ritrattazione dello Strickland, la condanna dei vescovi, i nazionalisti di Malta ottennero una schiacciante vittoria (11-13 giugno 1932). Il nuovo ministero presieduto da Ugo Mifsud, con Enrico Mizzi nel dicastero dell'industria commercio e poste e l'interim della Pubblica Istruzione, iniziò il 21 giugno la sua amministrazione; nel mese di luglio inviò a Londra una commissione ministeriale, che non vide accolta la richiesta di ritirare gli emendamenti alla costituzione del 1921. Il ministero cercò allora di risolvere la questione linguistica proponendo corsi facoltativi d'italiano per le scuole elementari; ma il governo imperiale oppose il suo veto, vietando categoricamente l'insegnamento dell'italiano, anche a titolo facoltativo e dopo le ore di scuola, nelle scuole elementari e l'iscrizione di qualsiasi somma a questo scopo nel bilancio. L'Assemblea legislativa il 28 giugno e il senato il 30 giugno 1933, e ancora ambedue le camere il 25 e il 27 luglio 1933, votarono una dichiarazione da consegnare al governo imperiale, in cui si rinnovarono le proteste contro la menomazione della costituzione e si approvava la politica del ministero per la difesa della lingua italiana. Il governo imperiale non solo non ritirò i precedenti provvedimenti che limitavano le libertà politiche dei Maltesi, ma autorizzò nuove restrizioni che culminarono nel passaggio della direzione della polizia alle dipendenze del governatore. Contemporaneamente (20 settembre) il governatore emanò un'ordinanza con cui era sottoposta a stretto controllo l'attività degli stranieri (che sono quasi tutti italiani). Alla fine di ottobre il governatore intimò ai ministri di accettare una serie d'imposizioni che implicavano ulteriore rinunzia ai diritti costituzionali e in particolare alla lingua e alla cultura italiana. Al loro rifiuto il governatore li licenziò il 2 novembre (1933) assumendo direttamente tutta l'amministrazìone. La costituzione è stata sospesa. Malta è tornata ad essere priva di un govemo responsabile.
Etnografia e Folklore.
I Maltesi sono noti come ottimi marinai e abili pescatori. Portati dall'istinto mercantile, s'incontrano in ogni luogo ove si traffica: nei porti con le caratteristiche barche dai vivaci colori; nelle strade ove lanciano, in modo vertiginoso per le discese, le vetture e i barroccini dai cavalli riccamente adorni di ciuffi di peli e di piume, di galloni rossi e gialli; nei mercati, ove smerciano i prodotti dei campi, della pastorizia e della pesca, in mezzo a un baccano assordante sotto la lampada della piccola immagine sacra. Grande è il numero dei caprai, che vanno mungendo il latte di porta in porta. Laboriosi, sobrî, economi, sono fieri e animosi, con un acceso impulso nelle passioni che li fa passare per violenti; vivaci e immaginosi, si esprimono con gesti pittoreschi e frasi colorite.
Gli uomini forti e robusti, hanno statura media, epidermide bruna, occhi vivi, capelli neri e alquanto crespi; le donne, agili nella persona e svelte nei movimenti, hanno colorito bianco, occhi grandi dalle lunghe ciglia, capelli scuri; e il loro portamento acquista una grazia maestosa sotto il nero manto, che prende il nome di faldetta. Questo capo di vestiario, che nei secoli passati avvolgeva tutta la persona, dal capo ai piedi, come una tunica, si venne a poco a poco riducendo sino al ginocchio, ed in quest'ultima forma si vede tuttavia. Nelle classi povere è di lana nera; in quelle elevate di seta o stamina dello stesso colore; e, talvolta, nel contado è di lino azzurro. Il manto è fornito di cappuccio, il quale, mediante stecche di balena, forma un arco sulla fronte e serve a proteggere l'acconciatura. Per avere un'idea dei tipici costumi dei popolani maltesi, bisogna risalire un po' indietro nel tempo, quando erano in uso nelle genti della campagna, il berretto a cono, detto milza, simile al berretto siciliano dello stesso nome; la fascia bianca o variegata (terha) con frange pendenti sul fianco; il cappotto, vulgo cabozza, specie di pastrano di lana grossa; i sandali di cuoio. Contadini e pescatori portavano d'ordinario il farsetto piegato sul braccio e, sulla spalla, una bisaccia casalinga con disegni a quadretti di colore blu. Recandosi ad abitare una nuova casa, i Maltesi usano imbandire la mensa con pesce arrostito; in caso di lutto, poi, specie nel tempo antico, solevano dipingere in nero le porte e le finestre, gettare per terra i vasi di fiori, tagliare le code ai cavalli e recidere perfino le viti. Feste caratteristiche, per loro, sono la parata carnevalesca e la processione di San Gregorio.
Dialetto e letteratura.
Il dialetto di Malta è un dialetto arabo classificabile tra i dialetti magrebini dell'Africa settentrionale. Esso presenta particolarità fonetiche, morfologiche e sintattiche spiegabili con l'evoluzione particolare che ha avuto e con l'ambiente in cui si è tramandato.
Foneticamente le sue caratteristiche rispetto agli altri dialetti arabi sono: l'esistenza dei suoni č, p, v; suono ' (hamza) del q; mancanza o quasi del suono h mutato per lo più in ', ‛, ḥ; mancanza o quasi di distinzione tra i suoni ḥ e kh fusi in ḥ e dei suoni ‛ e gh fusi in ‛; scomparsa frequente del suono in fine di sillaba; scomparsa dei suoni enfatici, mutazione in sorde delle consonanti sonore finali, come t 〈 d, č 〈 ǵ; tendenza ad armonizzare le consonanti nell'incontro di sorde e sonore e all'assimilazione; suono ie, ī per la lunga ā (analogia con l'imālah ē 〈 ā del tunisino) e i (articolo il-) per a. Esistono varietà fonetiche tra villaggio e villaggio (da notarsi l'ō 〈 ā nel centro all'isola maggiore); a Gozo si ha una pronunzia più affine a quella comune dei dialetti arabi. Morfologicamente il maltese presenta le caratteristiche dipendenti dalla sua particolare fonetica, ha comune con molti dialetti magrebini il prefisso n per la 1ª persona singolare dell'imperfetto e la mancanza di forme distinte femminili nella 2ª persona singolare e nella 2ª e 3ª plurale del verbo. Caratteristica del maltese è la particella-congiunzione sa (da sā'ir?) per il futuro dei verbi, usata anche come preposizione con i nomi nel senso di "fino a".
La sintassi del dialetto maltese è stata influenzata dall'italiano; notevoli sono la mancanza, spesso, del pronome di richiamo (ṣilah) nelle frasi relative, la mancanza dell'articolo davanti all'aggettivo di nome determinato (es. il kitba maltija "la scrittura maltese"), l'uso del pronome in caso diretto e indiretto davanti il verbo, es. lilu gibulu "gli portarono".
Quanto al lessico bisogna distinguere tra la parlata cittadina e dei campagnoli, della gente istruita e delle persone incolte, non essendovi teoricamente limite all'uso di vocaboli non arabi, in assoluta maggioranza italiani, spesso siciliani. Talora, nel parlare di gente della città, i vocaboli sono quasi tutti italiani, pur restando araba la morfologia e, più o meno, la sintassi. La proporzione dei vocaboli italiani dipende anche dall'argomento del discorso; in materia letteraria, giuridica, tecnica può arrivare al novanta per cento, mancando un fondo culturale arabo-maltese. Va anche considerato che spessissimo le frasi del maltese, pur essendo grammaticalmente arabe, non sono affatto conformi allo spirito della lingua araba, ma sono piuttosto traduzioni o "calchi" di frasi italiane; es. mā narash is-sīl ‛ah, traduzione dell'italiano "non vedo l'ora (di...)" e ‛andu ragiun biesh ibī ‛eh "ha ragioni da vendere", frasi che mai si udranno da un arabo genuino.
Il dialetto maltese si può quindi definire un "dialetto arabo notevolmente influenzato nella fonetica e nella sintassi dalla lingua italiana con lessico variamente infarcito di parole italiane secondo la varietà degli argomenti, dei luoghi e del grado di cultura della gente che parla",. La tesi dell'origine punico-cartaginese o Cananea del dialetto di Malta sostenuta da dilettanti maltesi e stranieri è esclusa dalla scienza moderna. Come gli Arabi abbiano imposto a Malta il loro linguaggio è chiaramente spiegato da ciò che si è detto sopra nella storia dei secoli IX-XIII, quando Malta era abitata da una maggioranza araba, isolata in mezzo a genti non parlanti arabo; la popolazione lentamente affluitavi nei secoli fu costretta ad apprendere il linguaggio predominante. Il problema della lingua che si parlava prima degli Arabi a Malta resta insoluto allo stato attuale delle nostre conoscenze; la parlata "barbara" con cui gli abitanti si rivolsero a San Paolo e a San Luca (Atti degli Apostoli, XXVIII, 1) nel 58 d. C. doveva essere una parlata "non greca", che non ci è possibile precisare. Certo il punico dovette essere inteso nei porti di Malta nei secoli anteriori alla conquista romana e anche durante i primi tempi del dominio romano, ma fu dimenticato attraverso il millenario dominio romano e bizantino.
Circa l'uso del maltese e l'importanza che ha avuto ed ha attualmente, va osservato che esso è la parlata d'uso familiare e comune tanto nelle campagne quanto nelle città; in maltese italianizzato sono le preghiere e i canti dei campagnoli e dei pescatori. L'italiano è sempre stata la lingua ufficiale del governo e della chiesa, delle scuole e dei tribunali; l'inglese è stato progressivamente imposto nell'ultimo cinquantennio come lingua d'insegnamento e del governo; il maltese fu letto saltuariamente nelle prime scuole elementari, ma solo come mezzo per insegnare l'alfabeto. L'uso di scrivere il maltese è recente; i documenti scritti sono rarissimi per il secolo XVII, rari per il sec. XVIII e limitati a prediche e a saggi di grammatici maltesi, come quelle di Agius de Soldanis e Michelangelo Vassalli; nel sec. XIX uscirono grammatiche, dizionarî, libri in prosa e in poesia, giornali (239 tra il 1839 e il 1928, i più settimanali o mensili e di breve durata), collezioni come la Moghdija taz-Zmien "Il passaterapo", che continuò tra il 1899 e il 1915 con un totale di 150 volumetti originali o tradotti dall'italiano (tra cui i Promessi Sposi). Per l'alfabeto esistette sempre molta incertezza intorno al 1835 furono fatti varî tentativi, dietro suggerimento e aiuto di missionarî protestanti e di funzionarî inglesi, di scrivere il maltese in alfabeto arabo e si stampò nel 1839 un Reading Book per le scuole in caratteri latini e arabi stranamente mescolati. Finalmente nel 1843 l'Accademia filologica maltese propose un tipo d'alfabeto completamente basato sull'alfabeto latino, tenendo conto della pronunzia italiana delle lettere e adattandone tre con segni diacritici (g con un punto sopra per ǵ, h tagliato per ḥ, z con un punto sopra per z dolce). Va osservato che l'Accademia, nel proporre quell'alfabeto, dichiarava di non averlo voluto differenziare troppo dall'alfabeto italiano, essendo la lingua italiana indispensabile ai Maltesi. Quest'alfabeto è quello tuttora in uso nella maggior parte dei giornali e dei libri che si stampano a Malta. Il tentativo d'imporre un "alfabeto fonetico" rigoroso proposto dalla Xirka Xemïa "Società semitica" nel 1880 e imposto alle scuole nel 1882 (nel colmo della lotta linguistica sopra narrata) non ebbe seguito. Un nuovo alfabeto fu elaborato nel 1924 dalla Società degli scrittori del maltese (Ghaqda tal-kittieba talmalti) e spiegato in un suo volumetto intitolato Taghrif fuq il-kitba maltija (uso del ć per č, del w per la semivocale corrispondente, distinzione dei suoni q e k). In quest'alfabeto si stampa un periodico trimestrale il-Malti, organo della Società anzidetta, dal 1925.
È qui opportuno notare che la "letteratura" scritta maltese è in realtà da considerare come "letteratura italiana in lingua maltese". Quando anche non si tratta di traduzioni di lavori italiani, lo stile sì della prosa come della poesia è italiano; la metrica è totalmente italiana; la sintassi, come è detto, è variamente influenzata dall'italiano e l'abbondanza di vocaboli italiani è tale che un'elementare conoscenza della grammatica arabo-maltese permette talora di fare a meno del lessico speciale. I giornali politici in vernacolo maltese sono i più infarciti di parole italiane.
Esiste da qualche anno un movimento per la purificazione del dialetto (i fautori del malti safi), in parte sollecitato da scrittori maltesi per ingenuo desiderio di elevare a dignità letteraria il vernacolo familiare, in parte incoraggiato da agenti dell'imperialismo britannico ai quali giova sollevare il maltese e purificarlo per scalzare l'italiano e indebolire i legami culturali italo-maltesi.
Non è senza significato che la tesi dell'origine fenicia del dialetto maltese sia sostenuta dallo Strickland, che la fece oggetto anche di una sua conferenza nell'università di Malta nel 1920.
Lingua e letteratura italiana a Malta. - Il breve cenno che si è dato sopra della storia politica delle isole maltesi prova che i secoli XIIIXIV furono un periodo di formazione etnica e quindi anche culturale di origine soprattutto latina e italiana; si ebbero allora le prime affermazioni del volgare, mentre la tradizione culturale di lingua latina si manteneva con l'opera degli ecclesiastici e dei giuristi. Il processo di reciproca influenza tra la civiltà arabo-musulmana e la civiltà medievale cristiana operatosi in Sicilia sotto i Normanni e gli Svevi non ebbe uno sviluppo proprio a Malta, ma vi giunse già composto dalla Sicilia; di qui vennero a Malta anche il movimento umanistico e il Rinascimento.
L'italiano, o per lo meno il volgare siciliano, era già non solo parlato, ma usato ufficialmente a Malta alla fine del sec. XIV e ne sono prova i brani di documenti in volgare che Alfredo Mifsud estrasse dall'archivio della cattedrale e dai mss. della biblioteca della Valletta e pubblicò in calce o in appendice ai suoi saggi di storia maltese (specialmente in Archivum Melitense, III, 1918); si tratta di bandi diretti alle autorità e al comune di Malta e il fatto ch'eran redatti in volgare dimostra che esso era inteso meglio del latino ordinariamente usato per gli atti ufficiali. Nel sec. XV tali documenti sono numerosissimi; il volgare appare anche nei registri dell'Università. Quando s'iniziò il dominio cavalleresco (1530) indubbiamente Malta era italiana di cultura quanto la Sicilia; lo storico dell'Ordine, il Bosio, dice che quando vi giunsero i Cavalieri, vi trovarono molti dotti "che si dilettavano di belle lettere". La venuta dell'Ordine non arrestò, favorì anzi, per certi aspetti, lo sviluppo della cultura italiana a Malta, giacché l'Ordine, già negli ultimi tempi in cui fu a Rodi, aveva ricevuto l'influsso delle arti e delle lettere italiane e più fu soggetto a riceverne a Malta data la vicinanza dell'Italia. La lingua ufficiale dell'Ordine (fuor che per le bolle magistrali) era l'italiano. La città della Valletta fondata nel 1566 diventò un centro di cultura italiana non inferiore a molti centri della Sicilia e della penisola. Nel 1595 si poneva la prima pietra del collegio dei gesuiti della provincia di Sicilia, collegio diventato nel 1769 l'università di Malta ancora esistente. Italiana era la lingua d'insegnamento, italiani e maltesi erano i padri professori; l'introduzione dell'inglese tra le lingue ausiliarie d'insegnamento data solo dal 1880.
Nel 1731-32 fu fondato il teatro Manoel (così detto dal nome del gran maestro Manoel de Vilhena); la prima rappresentazione vi fu data dai Cavalieri italiani il 19 gennaio 1732 con la Merope. Anche la biblioteca fondata dall'ordine nel 1555 e ingrandita successivamente, fino ad avere nel 1763 la sistemazione nell'edificio che occupa tuttora, fu un mezzo di diffusione soprattutto della cultura italiana. In italiano si sono stampati a Malta migliaia di libri dal 1648, quando fu data la prima licenza a Pompeo di Fiore, fino ad oggi. Italianissima, come quella artistica, è la tradizione musicale a Malta.
Tutti i movimenti letterarî italiani dal sec. XV in poi hanno avuto la loro risonanza, talora alquanto ritardata, a Malta. Ricordiamo Enrico Magi (nato nel 1630), autore d'una favola pastorale e di Rime che rispecchiano il tardo '500 e il '600, e Giacomo Testaferrata, poeta di madrigali e di epigrammi all'uso del '700 italiano. Scrissero di memorie patrie in ottimo italiano G. Francesco Abela, vicecancelliere dell'ordine, laureato a Bologna, autore d'una Descrizione di Malta, isola nel mare siciliano (Malta 1647) e G. Antonio Ciantar (morto nel 1778) che ristampò l'opera dell'Abela con il titolo: Malta Illustrata (Malta, 1772-1778).
La fioritura letteraria italiana a Malta fu ancor più intensa nel secolo XIX con opere di pura letteratura come quelle di Cesare Vassallo, Ignazio Gavino Bonavita e Antonio Micallef continuatori dell'Arcadiai l'abate Giuseppe Zammit umorista, Lorenzo de Caro romantico, i romanzieri Ramiro Barbaro, G. Frendo Cumbo, F. Giglio, C. A. Testaferrata, gli storici degli avvenimenti isolani G. De Piro, Fortunato Panzavecchia, G. A. Vassallo, Antonio Micallef, Vineenzo Azopardi, Antonino Zarb, Achille Ferris (storia ecclesiastica), Paolo De Bono (storia della legislazione), M. A. M. Mizzi. Molti altri scrittori trattavano in italiano di scienze naturali e mediche, di religione e di morale, di storia letteraria e anche del dialetto maltese.
A Malta, tra il 1814 e il 1860, furono di passaggio o risiedettero a lungo patrioti italiani esuli nelle lotte per il Risorgimento. Alcuni di essi insegnarono in Malta, stamparono libri di politica e di letteratura, pubblicarono giornali; molti Maltesi, ad es. gli Sceberras, che tenevano corrispondenza con il Mazzini, li assistettero e simpatizzarono con il movimento italiano. Tra quelli che svolsero attività letteraria a Malta vanno ricordati T. Zauli-Sajani, forlivese, la moglie Ifigenia Zauli-Sajani, Francesco Orioli. Francesco Crispi nel 1854 pubblicò a Malta il giornale La Staffetta. Nel sec. XIX sorsero a Malta numerose società culturali scientifiche e letterarie. Nel 1904 fu fondata l'importante rivista Malta Letteraria, continuata fino al 1914 e ripresa nel 1926. La Società storico-scientifica fondata nel 1909 pubblica irregolarmente dal 1910 un Archivum Melitense, prezioso soprattutto nelle prime annate per i lavori del bibliotecario Alfredo Mifsud (morto nel 1920), storico insigne.
Nonostante le difficoltà frapposte dalla politica snazionalizzatrice degl'Inglesi, che si può dire iniziata intorno al 1850, acuita nel 1880-1902 e più dal 1919 ad oggi, la tradizione letteraria italiana a Malta si è mantenuta salda fino alla presente generazione.
I provvedimenti imperiali del 1932-33 sopra spiegati tendono appunto a infirmare quella tradizione, che non è superficiale sovrapposizione, ma frutto di parentela etnica e di comunanza di storia e di pensiero.
Arte.
Si è già detto (v. sopra: Preistoria) dei resti monumentali lasciati a Malta dalla civiltà neolitica. Di Malta romana Cicerone, nelle Verrine, ricorda il santuario di Giunone, ricco di ex-voto. Testi epigrafici ricordano anche un tempio di Apollo. I materiali di Melita e dell'altra città romana dell'isola di Gozo, Gaudos, furono largamente adoperati per le grandiose fortificazioni dei Cavalieri e anche in età più recente. Presso La Notabile sono resti di una bella villa romana e a Rabato ampie catacombe segnano il passaggio dei Maltesi alla fede cristiana. Esistono nell'isola anche altri importanti avanzi romani.
Il primo Medioevo ha lasciato ben poche tracce sull'aspetto dell'isola. Le pitture degli oratorî trogloditici dell'Abatia Tad-Deir, avanzi forse d'uno dei tanti monasteri basiliani che fiorirono nell'Italia meridionale e in Sicilia, e alcuni ricchi capitelli romanici, sono forse gli unici monumenti rimasti ad attestare che le grandi correnti artistiche non si sono mai fermate al di là del piccolo tratto di mare che divide le isole maltesi dalla grande isola madre. Si può infatti asserire con sicurezza che, fino al 1530, l'isola non solo politicamente seguiva le sorti della Sicilia. Molte sono ancora le città e i paesi maltesi che conservano le caratteristiche topografiche delle vecchie città siculo-normanne. Nelle vie strette e deserte della Notabile, monofore e bifore siculo-normanne si aprono ancora numerose sulle facciate delle case massicce, e molte finestre rettangolari non sono che bifore prive della colonnina centrale e aggiustate alla meglio negli angoli superiori. Qualche palazzo è ancora intatto, come il bel palazzo Falzon, tipico esemplare d'architettura siculo-normanna. Anche le chiese erano costruite su modelli siciliani, come ne fanno fede, oltre a qualche avanzo della vecchia cattedrale edificata dal conte Ruggiero, il lato destro della chiesuola di S. Bartolomeo e la chiesa del Salvatore, oggi compresa in un blocco di case d'affitto. Il vecchio Borgo del Castello, l'attuale Vittoriosa, conserva pure tracce notevoli di edifici siculo-normanni; la dimora dei signori in Castel S. Angelo, costruita forse dai Nava, è un delizioso edificio gotico siciliano. Così pure a Gozo, nel Castello che oggi è quasi tutto un ammasso pittoresco di rovine, torreggiano ancora alcune eleganti case di pretto tipo siciliano.
Con l'avvento dell'Ordine (1530), Malta guarda a tutti i centri italiani, dai quali partivano ottimi artisti come quel Bartolomeo Genga d'Urbino, che - a detta del Vasari - tracciò il piano d'una città, d'alcune chiese e del palazzo e residenza del Gran Maestro.
Conferisce un particolare carattere all'isola il numero e la bellezza delle sue fortificazioni; opere poderose, arricchite di porte monumentali e sormontate da vedette che s'affacciano piene di grazia sui profondi fossati. In nessun paese, forse, le costruzioni sorgono dal suolo e s'immedesimano ad esso come a Malta. Le fortificazioni cinquecentesche della Valletta, dovute al cortonese F. Laparelli e al maltese Gerolamo Cassar; quelle secentesche del maceratese P. P. Floriani, del domenicano V. Maculano da Firenzuola e del piemontese A. Maurizio Valperga, la mole della cattedrale (1697) del maltese Lorenzo Gafà, fratello di quel Melchiorre che fiorì e morì troppo presto a Roma, sembrano non costruzioni fatte di pietre conce sovrapposte, ma rupi scalpellate e piegate dall'esigenza dell'uomo. La squadratura pesante e severa che spesso distingue le costruzioni maltesi, è dovuta alla materia adoperata che è il calcare bianco dell'isola; anche nelle chiese, come a S. Giovanni e al Gesù, la pietra intagliata e dorata sostituisce lo stucco. Questa pietra, dolce al taglio, produsse una vera scuola d'artisti popolari, e moltissimi simulacri di santi all'angolo delle vie o sui sacrati delle chiese, dai volumi nettamente squadrati, sembrano tradurre in pietra l'arte di Mattia Preti.
La fioritura d'arte maggiore l'isola la conobbe al tempo dei Cavalieri. L'Ordine inviava in Italia i migliori ingegni maltesi a perfezionarsi nell'arte e ne prendeva dalla penisola, spesso, quanto di meglio vi si trovasse. Infatti non una sola corrente d'arte italiana del tempo vi è ignorata. Da Antonello Gagini che porta gli ultimi echi del primo Rinascimento al toscano Filippo Paladini che vi reca i riverberi della grande pittura fiorentina, fino al Caravaggio e al Preti, che a Malta s'improvvisa anche architetto, e al catanese Stefano Ittar, che con costruzioni che precorrono il neoclassico chiude l'attività costruttiva cavalieresca, tutte le correnti vi son note con esemplari nobilissimi. La reggia dei Gran Maestri (della seconda metà del '500, con aggiunte del '700) con le sue preziose collezioni di pitture e di armature; la chiesa conventuale di S. Giovanni, con decorazioni pittoriche del Caravaggio, di Lionello Spada, del Preti, ricca di bronzi, di marmi e di tappezzerie famosissime, e che, sebbene eretta verso la fine del '500, per colore è forse il monumento più significativo del Barocco italiano; la chiesa del Gesù (primi del '600) del lucchese F. Bonamici, con pitture del Romanelli, del Battistiello, e del Preti; l'elegante chiesa ellittica di S. Giacomo costruita nel 1710 dal maltese G. Barbara e che sembra una delle migliori costruzioni romane del Borromini; il Palazzo dei Cavalieri italiani (Albergo d'Italia, oggi Museo Nazionale) che ha l'aspetto grave delle costruzioni romane del '500; quello dei Cavalieri di Castiglia e Portogallo (Albergo di Castiglia) del maltese Cachia (1474) e la Biblioteca dell'Ittar (fine '700) che ha un vago sapore piranesiano, sono edifici che ben s'inseriscono nella serie dei più significativi e più nobili monumenti italiani del tempo. E anche fuori della Valletta questa tradizione era viva. Alla Notabile il severo e nobile Arringo della Corte capitaniale, il Palazzo magistrale e quello della Banca giuratale dei primi del '700; alla Vittoriosa il bel palazzo del Santo Uffizio, costruito nel '600-'700 su un nucleo medioevale, che dopo aver conosciuto lo splendore della corte di Fabio Chigi (Alessandro VII) doveva ospitare un altro inquisitore destinato a cingere la tiara (Innocenzo XII). Anche nei paesi, le chiese, qualche volta un po' goffe, raramente rasentano il volgare; spesso anzi, come nel portale della parrocchiale di Casal Attard, fatto da un ritardatario nel 1613, in quella semi diroccata di Birchircara (primi del '600), a Casal Lia (G. Barbara, seconda metà '600) e nella cupola della chiesa di Casal Balzan si trovano accenti d'arte schietta e nobilissima.
I primi dell'800 videro sorgere qualche piccola costruzione neoclassica e qualche monumentino; ma la tradizione artistica, sebbene ormai mancasse il nobile mecenatismo dei Cavalieri, non si spegne mai del tutto, e l'enomie tempio rotondo della Musta costruito nella prima metà del secolo scorso dal maltese Giorgio Grognet, tutto in pietra da taglio, senz'uso d'armatura alcuna, e il Teatro Reale dell'Opera dell'inglese Barry, della seconda metà del secolo, sono due costruzioni notevolissime.
V. tavv. I-XII.
Bibl.: Geografia: I. Quintana, Guida dell'isola di Malta e sue dipendenze, Malta 1844; G. P. Badger, Description of Malta and Gozo, Valletta 1851; J. Murray, The Maltese Islands, with special reference to their geological structure, in Scottish Geogr. Mag., VI (1890); A. Zeri, I porti delle isole del gruppo di Malta, in Monogr. dei porti delle isole italiane nell'antichità, Roma 1906; S. Sommier e A. Caruana Gatto, Flora Melitensis nova, in Bollettino R. Orto botanico e Giardino comunale di Palermo, XI (1912) e segg.; C. De Stefani, L'arcipelago di Malta, in Rendiconti R. Accademia dei Lincei, Roma 1913; R. M. Bradley, Malta and mediterranean race, Londra 1913; W. H. Hobbs, The Maltese Islands: a tectonic topographic study, in Scottish Geogr. Magazine, XXX (1914); A. Macmillan, Malta and Gibraltar; historic and descriptive, commercial and industrial facts, figures and resurces, Londra 1915; R. Vaufrey, Les Éléphants nains des Îles Méditerranéennes, in Arch. Inst. Paleont. Hum., Parigi 1929.
Storia: Oltre i capitoli riguardanti Malta in F. de Hellvald, Bibliographie méthodique de l'Ordre Souv. de St. Jean de Jérusalem, Roma 1885 (Aggiunta di E. Rossi, Roma 1924), v.: per la storia generale di Malta: storie dell'Ordine di Malta di G. Bosio e di Bart. Dal Pozzo; storie maltesi di G. F. Abela (Malta 1649, ripubblicata da G. A. Ciantar con aggiunte, ivi 1772-1780) e di G. A. Vassallo (Malta 1854 e 1890); G. De Piro, Squarci di storia e ragionamenti sull'isola di Malta, Malta 1839; Miège, Histoire de Malta, voll. 3, Parigi 1840; A. A. Caruana, Frammento critico della storia di Malta, Malta 1899; R. Paribeni, Malta, un piccolo paese dalla grande storia, Roma 1925; T. Zammit, Malta, The Islands and their history, Malta 1926, oltre le storie generali della Sicilia. Periodici: Archivum Melitense, Malta dal 1910; Archivio storico di Malta, Roma dal 1929. In particolare: per Malta nella preistoria e nell'antichità, v.: G. A. Colini, in Bull. Paletn. Ital., 1902, pp. 204-233; O. Meltzer, Geschichte der Karthager, I, Berlino 1879, pp. 29 seg., 425; Th. Ashby, in Journ. of rom. Stud., 1915, pp. 23-80; A. Mayr, Die Insel Malta im Altertum, Monaco 1909; id., in M. Ebert, Reallexikon der Vorgeschichte, VII, Berlino 1926, s. v.; T. Zammit, Prehistoric Malta. The Tarxien Temples, Oxford 1930; L. M. Ugolini, Malta e le civiltà mediterranea, Roma 1933. - Per il periodo seguente, M. Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, 2ª ed., Catania 1933, I, p. 490; id., Biblioteca arabo-sicula, Torino 1880-81; E. Rossi, Le lapidi sepolcrali arabo-musulmane di Malta, in Rivista di studi orientali, XII (1930), pp. 428-444; id., Storia della Marina dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, Roma 1926; id., I Maltesi nella Marina dell'Ordine di S. Giovanni, in Arch. storico di Malta, III (1931); A. Mifsud, I nostri consoli, le arti e i mestieri, in Archivum Melitense, III (1917-18), p. 57 segg.; A. Panella, Le lontane aspirazioni dell'Inghilterra su Malta, in Riv. d'Italia, 15 ottobre 1918; P. Pieri, La questione maltese e il governo napoletano, Malta 1929; C. Capasso, Come Napoli perdette Malta, in Educazione fascista, 1933, pp. 109-119; A. Mifsud, Origine della sovranità inglese su Malta, Malta 1907; A. Bartolo, The Sovereignity of Malta and nature of ts title, Malta 1909; A. Scicluna Sorge, I moti maltesi del 7-9 giugno 1919, Malta 1929.
Per il dialetto maltese sono fondamentali i lavori di L. Bonelli (Suppl. Arch. Glott. Italiano, 1895-1900), dove si trova anche una bibliografia delle grammatiche, dei dizionarî, dei libri di lettura stampati in maltese a Malta fino al 1894; e H. Stumme (Maltesische Studien, Lipsia 1904; Maltesische Volkslieder, ivi 1909, e le recensioni di T. Nöldeke, in Zeit. Morgenl. Gesell., 1904 e in Wiener Zeit. f. Kunde des Morgenl., 1909). Per un'idea riassuntiva del dialetto e dei relativi problemi: E. Rossi, Il dialetto maltese, in Gerarchia, maggio 1932. La storia delle discussioni sull'origine del dialetto fu esposta da E. Caruana, nell'opera, di scarso valore scientifico, Sull'origine della lingua maltese, Malta 1896.
Per la cultura italiana a Malta: I. S. Mifsud, Biblioteca Maltese, Malta 1794; A. Schembri, Selva di autori e traduttori maltesi, Malta 1855; O. Caruana, Saggio apologetico di storia scient. letter. e artistica di Malta, Malta 1900; A. Cini, Origine e progresso della lingua ital. in Malta, Catania 1904; nuova ed., Malta 1931; T. Zammit, L'Università di Malta, Malta 1913; V. Laurenza, La questione del metodo negli studi letter. e la letterat. ital. in Malta, Malta 1924; O. F. Tencajoli, Poeti maltesi d'oggi, Roma 1932; G. Q. Giglioli, Le glorie d. lingua ital. a Malta, Roma 1932. Periodici: Malta Letteraria, Malta dal 1904.
Per la storia politica più recente e la questione della lingua italiana: E. Zammit, Una pagina di storia patria, Malta 1884; E. Semini, Sunto di storia contemporanea, ossia l'ultimo quarto di secolo, Malta 1905; G. Cortis, Fortunato Mizzi Padre della Patria, Malta 1922; A. Mercieca, Antonio Cini patriota e scrittore, Malta 1904; E. Mizzi, La lotta per l'italianità di Malta, Roma 1911; L'Assemblea Nazionale di Malta, Malta 1923; Malta nostra, cioè geograficamente ed etnograficamente neolatina, serie di articoli in Eco di Malta e Gozo, marzo-aprile 1923; G. Puccio, La questione della lingua italiana a Malta, Palermo-Roma 1928; E. Rossi, Lingua italiana, Dialetto maltese e Politica Britannica a Malta, Livorno 1929; Esposizione documentata della questione maltese, Città del Vaticano 1930; E. Dandria, The Malta Crisis, Londra 1930; B. Cellini, Malta e la politica stricklandiana, Livorno 1931; In difesa della italianità di Malta, Livorno 1931; Report della Malta Royal Commission 1931, Londra 1932; Minutes of Evidence della stessa, Malta 1931; A. Scicluna Sorge, Malta, visione storica, sintesi politica, Livorno 1932; G. Puccio, Il conflitto anglo-maltese, Milano-Roma 1933; C. Mifsud-Bonnici, La Passione di Malta, in Politica, 1932-1933.
Per il folklore: Abela-Ciantar, Notizia di alcune usanze dei Maltesi e dell'indole e dei costumi in generale, in Malta illustrata, 1772; C. della Torre di Rezzonico, Viaggio della Sicilia e di Malta negli anni 1793 e 1794, in Opere a cura di F. Macchetti, Como 1815-1830; V. Laurenza, Malta in un viaggio di G. Verne, in Archivum Melitense, VI, n. i, pp. 33-37; A. v. Laferla, Ancient customs of Malta, in Malta a. Gibraltar, 1915, pp. 246-248; V. Busuttil, Holiday customs in Malta, Malta 1922; G. Farrugia, Draŭŭiet tal Maltin, in Mogdija tazzmien, n. 85; A. Cremona, Race, language a. myth, in Melita, I (1921), pp. 394-405; id., Maltese death, mourning a. funeral customs, in Folk-Lore, XXXIV, 1923, p. 328 segg.; id., Maltese funeral customs, in Melita, II (1922), pp. 249-259; articoli di L. Bonelli, in L'Oriente, 1895; di L. Bonelli e V. Busuttil, in Arch. trad. popol., 1895-1898; E. Magri, X' jghid il Malti, Malta 1925; id., Hrejjef Missirijetna, Malta 1902; G. Raya, Il culto di S. Agata in Malta, in Il folklore italiano, III (1928); M. Calabritto, Canti popolari maltesi, in Lares, 1930; E. Rossi, Scibilia Nobili e la leggenda maltese d. "Sposa della Mosta", in Lares, 1932.
Per i monumenti medievali e moderni, oltre le opere generali già citate vedi: A. Ferris, Descrizione storica delle chiese di Malta e Gozo, Malta 1866; id., Memorie dell'inclito Ordine Gerosolimitano, Malta 1881; G. Calleja, The works of art in the Churches of Malta, Malta 1881; A. Flower, Notes on Renaissance Architecture in Malta, in Journal of the Royal Inst. of Br. Architects, novembre 1897; L. L. Pisani, Medagliere di Malta e Gozo, Malta 1896; T. Zammit, Guide to the Valletta Museum, Malta 1919; V. Bonello, I restauri della volta pretiana di S. Giovanni, in Archivum Melitense, 1924; Le Isole di Malta, in Sicilia (Guida d'Italia del T.C.I.), Milano 1928; V. Mariani, Mattia Preti a Malta, Roma 1929.
Per la musica a Malta, v.: U. Rolandi, Musica e musicisti a Malta, in Archivio storico di Malta, I (1929-1930).