MALTA (XXII, p. 34; App. II, 11, p. 255; III, 11, p. 23)
Il 21 novembre 1964 M., già colonia britannica, diveniva stato indipendente nell'ambito del Commonwealth. Capo dello Stato era il sovrano del Regno Unito, rappresentato da un governatore generale. Dal 13 dicembre 1974 M. è una repubblica. Capo dello Stato è il presidente della Repubblica, eletto per 5 anni dal Parlamento. Il potere esecutivo è esercitato dal primo ministro e dal Consiglio dei ministri, responsabili dinanzi alla Camera dei rappresentanti (50 membri, eletti per 5 anni a suffragio universale e con il sistema proporzionale), che esercita il potere legislativo. Malta è membro dell'ONU e del Consiglio d'Europa.
La popolazione, che al censimento del novembre 1967 risultava di 314.216 ab., si è mantenuta anche negli anni successivi intorno a questo valore (una stima del 1974 calcolava 315.000 ab.). Nel periodo 1963-72 il coefficiente di accrescimento annuo è risultato negativo (− 0,3%); la natalità oscilla fra il 16 e il 17‰ mentre la mortalità si aggira intorno all'8,5‰. La dinamica demografica maltese è pertanto caratterizzata, nel corso dell'ultimo quindicennio, da un costante, anche se non elevato, incremento naturale, vanificato tuttavia dalla ripresa di forti correnti emigratorie (per lo più verso l'Australia, la Gran Bretagna e il Canada) in seguito alle difficoltà economiche determinatesi con il progressivo distacco dal Regno Unito. La densità rimane sempre altissima, quasi 1000 ab. per km2; delle 6 regioni in cui è amministrativamente ripartito il paese, quella più densamente popolata è il Porto interno con oltre 8100 ab. per km2. La popolazione che risiede nell'isola di M. è classificata come urbana per quasi il 95%, anche se vive in centri (come per es. Valletta, Birkirkara, Qormi, Sliema, Hamrun) che non superano i 20.000 ab., con l'eccezione di Sliema (21.700 ab.).
M., indipendente da oltre un decennio, si trova ancor oggi alla ricerca di un soddisfacente equilibrio tra produzione economica ed entità demografica, in parte attenuato negli anni passati dai notevoli aiuti finanziari della Gran Bretagna. In realtà l'economia maltese è fortemente condizionata dalle massicce importazioni a cui deve ricorrere, nonché dalla mancata riorganizzazione delle potenziali attività isolane (industria e turismo). La decadenza della base militare britannica e, in precedenza, la chiusura dell'arsenale militare (1961) hanno privato M. di buona parte delle entrate. Da tempo l'isola ha perduto la sua tradizionale funzione di base di un fiorente commercio di transito e di scalo per il rifornimento delle navi. Nel contempo sono decadute le condizioni politiche ed economiche che determinavano la sua importanza nel Mediterraneo. Il danno economico è comunque in parte compensato dal fatto che la base militare è oggi sotto il controllo della NATO, con effetti positivi per il passivo della bilancia economica nazionale.
L'agricoltura resta sempre la base dell'economia e occupa l'8% della popolazione attiva. Il 44% (14.000 ha) della superficie territoriale è coltivata, ma solo 2000 ha sono irrigati; la proprietà terriera è, nel contempo, frazionatissima, tanto che l'ampiezza media aziendale risulta inferiore a 1,5 ha. Le produzioni agricole sono sempre quelle tipiche dell'ambiente mediterraneo, con prevalenza di patate, frumento, orzo, uva, ortaggi, frutta e fiori, generi per lo più destinati al consumo interno ma non di rado insufficienti. L'allevamento presenta una forte riduzione degli ovini e ancor più dei caprini (rispettivamente, nel 1974, 6000 e 13.000 capi), mentre in aumento risultano i bovini (8000) e i suini (25.000). Di non scarsa entità è l'attività peschereccia (1500 t di pesce sbarcato) nei porti di Marsaxlokk e di Wied iż-Zurrieq. I complessi industriali si localizzano, quasi tutti, con piccoli e medi impianti nella capitale e operano sempre nei settori dei tessili, del tabacco, del legno, dei mobili e dei cantieri navali; di recente è sorto un complesso per le materie plastiche. A Gozo continua ancora l'artigianato dei merletti a tombolo. In costante sviluppo è l'attività turistica (211.000 visitatori nel 1973), che necessita tuttavia di un sostanziale potenziamento delle sue strutture. La rete stradale (1223 km) si articola in modo soddisfacente per i collegamenti fra i principali centri dell'isola di M., mentre regolari sono i servizi aerei e marittimi (aeroporto di Luqa e porto di Valletta) con l'Italia e gli altri paesi europei. Gli autoveicoli ammontano a 58.700. Le importazioni (109 milioni di sterline, media degli anni 1972-75) superano largamente le esportazioni (44 milioni di sterline, media nello stesso periodo). Fra le merci esportate prevalgono i tessuti, i prodotti agricoli (patate, fiori e tabacco) e i rottami di ferro (residuati di guerra); le importazioni sono date da veicoli e macchinari, combustibili, prodotti chimici, ecc. Il commercio estero si sviluppa principalmente con la Gran Bretagna (30%) cui seguono l'Italia (15%) e la Rep. Fed. di Germania.
Bibl.: H. Bowen-Jones, J. C. Dewdney, W.B. Fisher, Malta. Background for development, Durham 1962; S. H. Luke, Malta, Londra 1962; W. Kümmerly, Malta. Le carrefour, Berna 1965; O. de la Grandville, Malta, Ginevra 1968; H. R. Jones, The economic transformation of Malta in the 1960s, in The Scottish Geographical Magazine, 87 (1971), pp. 128-41.
Storia. - Fallita la conferenza costituzionale tenuta a Londra dal 17 novembre al 21 dicembre 1958, la soluzione basata sull'integrazione dell'isola alla Gran Bretagna venne definitivamente scartata. In attesa che i due principali partiti maltesi avvicinassero le rispettive tesi (il Partito nazionalista di Borg Oliver era per uno status di Dominion e il Partito laburista di Dom Mintoff per l'indipendenza accompagnata dalla neutralizzazione dell'isola con la garanzia dell'ONU), la Camera dei Comuni britannica votò nel febbraio 1959 la soppressione dello statuto del 1947 e l'instaurazione di un periodo transitorio (chiuso poi nel 1961) di amministrazione diretta da parte del governatore assistito da un Consiglio esecutivo (12 membri) di sua scelta. La vigilia dell'entrata in vigore del regime provvisorio fu caratterizzata da una serie di disordini, di atti di sabotaggio e di scioperi provocati dal preavviso di licenziamento inviato a metà dei 12.000 lavoratori del porto, come conseguenza della conversione degli arsenali maltesi in bacini di riparazione, affidati a una società privata (la società Bailey), che era stata decisa il 31 luglio 1958. Una volta prevalso l'orientamento verso uno statuto d'indipendenza, la conferenza costituzionale risolutiva in merito ebbe luogo a Londra dal 16 luglio al 1° agosto 1963. Dominarono i lavori della conferenza i temi dello status della Chiesa cattolica nell'isola, della scelta fra monarchia e repubblica, dell'appartenenza al Commonwealth, del sistema elettorale e dello svolgimento o meno di nuove elezioni prima dell'indipendenza. Al contrario di quella nazionalista, la delegazione laburista era contro ogni privilegio cattolico nello stato, in favore di uno statuto repubblicano e contro ogni impegno di permanenza nel Commonwealth. Si decise infine di far risolvere il contrasto da un referendum del corpo elettorale. Questo si pronunziò il 2-4 maggio 1964 per le tesi di Oliver. La proclamazione dell'indipendenza, il 21 settembre 1964, avvenne in un clima di disordini che riflettevano la non superata tensione sia nei rapporti fra le correnti politiche sia con la Gran Bretagna. Londra s'impegnò a versare al governo maltese 18,8 milioni di sterline nell'anno 1964 e 31,2 milioni nei sette anni successivi, a titolo di compenso per le facilitazioni concesse nel mantenimento e nell'uso delle installazioni militari. Nello stesso anno M. entrò all'ONU e l'anno dopo nel Consiglio d'Europa.
Il Partito laburista tornò al governo - per la prima volta dopo l'indipendenza - con le elezioni del 15 giugno 1971. Se nel frattempo aveva chiarito in larga misura i rapporti con la Chiesa cattolica maltese, intatta era rimasta invece la sua intransigenza nel pretendere che l'utilizzazione delle basi navali dell'isola da parte della Gran Bretagna e della NATO fruttasse al paese un sostanzioso compenso finanziario, tale da contribuire a fronteggiare i gravi immediati problemi della disoccupazione (3800 disoccupati nel 1960, 7900 nel 1965, circa 3000 nel 1970) e avviare una trasformazione dell'economia maltese (specializzazioni agricole, industria della pesca, attrezzatura turistica, industria leggera e cantieristica). A tale volontà obbedì la sua iniziativa, il 29 dicembre 1971, di denunziare gli accordi sull'uso inglese delle basi militari, chiedendo il pagamento di una forte somma immediata, pena il ritiro entro il 31 dicembre dei contingenti britannici. La crisi anglo-maltese venne risolta, grazie in parte all'azione mediatrice del ministro degli Esteri italiano Moro, il 26 marzo 1972, con un accordo valevole per sette anni, che aggiungeva alla cifra versata da Londra un contributo dei paesi membri della NATO. Con questa garanzia di fondi, Mintoff varò poco dopo un piano di sviluppo 1973-80. Alla fine del 1974 egli attuò un altro dei suoi punti programmatici, trasformando M. in repubblica. Nelle elezioni politiche del 17 settembre 1976 la forrmazione laburista di Mintoff prevalse ancora su quella di Oliver (51,2% dei voti contro 48,8%).
Bibl.: E. Doble, Malta's road to independence, Norman 1967.
Archeologia. - L'attività archeologica nell'isola di M. nel quindicennio 1960-74 ha apportato un notevole aumento delle conoscenze sia per le fasi preistoriche, sia per quelle storiche. Per la preistoria, gli scavi anglo-maltesi a Skorba hanno modificato la tradizionale cronologia delle varie fasi insulari: Skorba stessa ha dato nome a una fase nuova, suddivisa nei periodi "Grey Skorba" e "Red Skorba" e relativa al periodo 3600-3200 a. Cristo. I ritrovamenti nel sito riguardano però un arco di tempo assai più lungo: dei due templi posti in luce, ed entrambi caratterizzati dalla tipica pianta a lobi, quello ovest rimase in uso dal 2850 al 1500 a.C. circa; quello est fu eretto nel periodo di Tarxien (2400-2000 a.C. circa). Nella stessa area è stato rinvenuto, per la prima volta a M., un villaggio preistorico, databile tra il 3800 e il 2450 a.C. circa. Scoperte sporadiche relative alle fasi preistoriche maltesi si sono avute a Luqa nel 1960, a Birżebbuga nel 1963 e a Msierak nel 1964. Le più importanti acquisizioni degli ultimi anni sono legate all'attività della missione archeologica italiana a Tas Silg; qui, sul luogo già occupato da un tempio megalitico risalente alla fase di Tarxien, è stato individuato un santuario fenicio dedicato ad Astarte-Tanit. Le dediche a Hera rinvenute nell'area sacra identificano il tempio con il fanum Iunonis citato da Cicerone nelle Verrine. L'impianto fenicio, che rimonta all'8° secolo a.C., utilizzò largamente i muri curvilinei del tempio precedente, correggendoli solo in parte in senso rettilineo; vennero anche reimpiegati arredi cultuali, come la pietra sacrificale e la soglia che immette nel vano più interno. L'edificio era preceduto da una corte e circondato da un temenos. Profondi rimaneggiamenti interessarono il santuario dal 5° secolo a.C.: si allargò il temenos, che fu dotato di vani a nord e a sud, e si completò la soglia d'ingresso con un elemento d'architrave. In periodo romano nella corte venne eretto un portico e venne sistemato l'accesso all'area templare tramite una rampa. Un'ulteriore fase templare è documentata per i secc. 1°-4° d.C., mentre dal 5° secolo d.C. nell'area fu eretta una chiesa. Il santuario mostra, nella sua fase fenicia, un aspetto di marcata internazionalità: a un diretto rapporto con l'Oriente fenicio rimandano i capitelli a corone di foglie pendenti (che solo M. documenta tra le colonie occidentali), il gruppo degli avori (tra cui spicca una palmetta laminata in oro) e un modellino in pietra di edicola egittizzante, che riprende forme architettoniche note dalla Fenicia. Per i rapporti col mondo greco, si segnalano forme ceramiche elleniche del 6°-4° secolo a.C. apparentemente ignote al restante mondo punico. Scarsi e sporadici, invece, sembrano i rapporti diretti con l'area cartaginese. Ulteriori testimonianze d'interesse punico sono state poste in luce dalla stessa missione italiana a San Paolo Milqi, ove è stata rinvenuta una fattoria del 3°-2° secolo a.C. con istallazioni di tipo industriale (vasche, canali, pozzi) e modeste sepolture dello stesso periodo. Più importanti, sempre a San Paolo Milqi, i resti della villa rustica romana, databili tra il 2° secolo a.C. e il 1° d.C. e consistenti in vani d'abitazione, con intonaci talora dipinti, e impianti per lo sfruttamento agricolo. Dal sito provengono inoltre notevoli testimonianze della tradizione paolina a M.: un blocchetto di pietra raffigurante il santo e una nave, un'iscrizione PAYLYS, rappresentazioni di pesci e croci, incise su mattoni, tutti databili tra il 3° e il 7° secolo d. Cristo. Ancora per la fase punica, sono da segnalare i rinvenimenti di sepolture effettuati recentemente presso i centri di Pawla, Rabat, Żebbuġ, Msierak, Siġġiewi. Infine, va ricordata l'individuazione a Ras il-Wardija, nell'isola di Gozo, ancora ad opera della missione italiana, di un santuario tardo-punico, con un ampio recinto nella parte inferiore e un vano scavato nella roccia nella parte più alta, alle cui pareti si appoggiano banchine per offerte. Vari indizi fanno supporre che, come nel santuario di Tas Silg, si svolgessero a Ras il-Wardija riti ereditati dalla preistoria insulare.
Vedi tav. f. t.
Bibl.: In generale; dal 1960 in poi: Report on the Working of the Museum Department, Malta 1961 segg.; preistoria: D. H. Trump, Skorba and the prehistory of Malta, Oxford 1966; J. D. Evans, The prehistoric antiquities of the Maltese islands: A survey, Londra 1971; scavi italiani: M. Cagiano de Axevedo, A. Ciasca e altri, Missione archeologica italiana a Malta. Rapporto preliminare della campagna 1963 ... 1970, Roma 1964-73; periodo fenicio-punico: S. Moscati, Un pilastrino da Tas Silg, in Rivista degli Studi Orientali, XXXIX (1064), pp. 151-54; id., Alcune colonnette da Tas Silg, in Oriens Antiquus, V (1066), pp. 15-8; A. Ciasca, Ricerche puniche a Malta, in Ricerche puniche nel Mediterraneo centrale, Roma 1970, pp. 91-109; ead., Malta, in L'espansione fenicia nel Mediterraneo, ivi 1971, pp. 63-75; S. Moscati, Gli avori del santuario di Giunone a Malta, in Studi in onore di E. Volterra, VI, Milano 1971, pp. 269-74; id., Un modellino votivo di Malta, in Orientalia, XLII (1973), pp. 212-13; tradizione paolina: M. Cagiano de Azevedo, Testimonianze archeologiche della tradizione paolina a Malta, Roma 1966.