MAMPSIS (Μάμψις)
Località (odierna Kurnub) situata 40 km a E di Bĕ'er Šeba', presso il Mar Morto, lungo ima direttrice (probabilmente secondaria nell'antichità) che da Gerusalemme, dal Negev e dai porti del Mediterraneo porta al Golfo di 'Aqaba passando per Hebron e per Petra. È proprio grazie a tale posizione geografica che Kurnub (in ebraico moderno Mamšit) è stata identificata con la Μάψ di cui parla Tolemeo (Geog., V, 15, γ), citata con il nome di Μάψις da Eusebio (On., VIII, 8) a un giorno di viaggio dalla fortezza di Thamara. All'inizio del VI sec. d.C. la sua porta e la sua cattedrale furono segnati sulla carta di Madaba. Sempre nel VI sec. Ierocle (Synek., 89) la nomina insieme alle altre città della provincia Palaestina Tertia.
Questo piccolo sito (c.a 41.000 m2) non ha attratto l'attenzione degli studiosi, e, dato il suo cattivo stato di conservazione, è stato considerato di scarso interesse. Negli anni '30 si scoprì l'esistenza di un'occupazione nabatea, interpretata come tale grazie alla presenza di ceramica ben caratterizzabile. Negli anni 1965-67 sono stati eseguiti scavi estensivi per conto dell'Università Ebraica di Gerusalemme, con lo scopo principale di studiare M. tardo-nabatea e protobizantina.
In seguito alle analisi degli elementi architettonici della ceramica e delle monete, è stato possibile distinguere quattro periodi di occupazione: medio-nabateo (fine I sec. a.C.-I sec. d.C.); tardo-nabateo (II-III sec. d.C.); tardo-romano (IV sec. d.C.); bizantino (seconda metà del IV-metà del VI sec. d.C.).
M. nacque come una stazione di passaggio; non è stato possibile scavare molte strutture della città antica a causa delle numerose sovrapposizioni più tarde. Sul lato sud-orientale del sito si trova una piccola fortezza. Per quanto riguarda le fasi medio- e tardo-nabatea, a O della c.d. Chiesa Orientale si trovano una serie di torri dalle tipiche misure nabatee (10 x 10 m) che proteggevano la discesa al fiume Nahal Mamšit. Nel quadrante nord-orientale della città, un grande edificio giace sotto la cisterna pubblica tardo-nabatea; una fila di magazzini dalla forma oblunga rappresenta l'elemento caratteristico del lato S di questo edificio con corte. A NO della città fu costruito un caravanserraglio. Nell'insieme, si può dire che non vi sono rilevanti differenze fra le dimensioni della M. medio-nabatea e quelle della città dei periodi più tardi, anche se non mancarono ricostruzioni e ristrutturazioni di notevole portata. Alla metà del I sec. d.C. si stabilì l'egemonia romana nel commercio con le regioni indo-arabiche: di conseguenza i Nabatei mutarono la loro economia, volgendosi soprattutto all'agricoltura e all'allevamento. Nel caso specifico di M. l'allevamento dei cavalli di razza divenne l'attività principale: in questo periodo gli edifici privati erano eccezionalmente grandi, per lo più a due o tre piani con pianta dalle dimensioni varîabili fra i 600 e i 1.600 m2.
A M. non vi è traccia di vera e propria pianificazione urbana: i tre edifici scavati nella metà occidentale della città mostrano differenti tipologie. L'Edificio I, identificato come palazzo, ha una pianta di 1.000 m2 e vi si accede da una singola entrata situata sul lato S, che conduceva a una corte oblunga. Nell'angolo SE si trova la camera degli ospiti con pavimento in legno importato dal Libano e dalla Siria. Accanto, a un livello inferiore, c'è il tabularium. Sul lato orientale della corte vi sono una grande cucina e due quartieri della servitù, mentre tre magazzini occupano l'ala occidentale e nell'angolo NE vi è una dispensa doppia scavata nella roccia. Sei grandi camere di rappresentanza occupano invece l'intera ala N. Le spesse mura di questo, come del resto di tutti gli altri edifici di M., hanno un paramento esterno di conci fini e uno interno di pietra tagliata col martello, mentre il riempimento fra i due paramenti è formato di avanzi di cava e di argilla. Inoltre il lato interno veniva solitamente rivestito con diversi strati di intonaco per assicurare un migliore isolamento termico.
Nella corte è presente un colonnato di pilastri a sezione quadrata disposti a L: tale espediente architettonico è determinato dalla esigenza di sostenere i soprastanti archi, che reggono a loro volta un balcone ligneo. L'accesso a questo balcone era garantito da una tipica torre nabatea a gradini, formata da un robusto pilone centrale e da un ambiente attorno a questo. Dal balcone si accedeva alle camere del secondo piano. Le due cisterne, che approvvigionavano d'acqua l'Edificio I, si trovano in un piccolo quadrato a S di questo.
Immediatamente a E di tale edificio vi è una grande torre, probabilmente usata come cancelleria della città e sede del comando della difesa locale, databile quasi sicuramente al periodo medio-nabateo. L'edificio è costruito nella parte inferiore con conci di dimensioni estremamente grandi; consiste in tre camere e in una torre con scalinata che conduce al secondo e al terzo piano. Esso presenta immediatamente al di sotto del soffitto, le tipiche finestre a feritoia che si ampliano internamente. Al di sotto della corte pavimentata in pietra vi è una grande cisterna coperta da una volta a conci; intorno alla corte vi sono le camere degli ospiti e grandi magazzini oblunghi.
A S della torre si trova un edificio (XI) che era la residenza di un allevatore di cavalli. Tale edificio fu parzialmente distrutto dalla costruzione della c.d. Chiesa Occidentale, che si sovrappose in un secondo momento alla parte centrale della corte e alla casa; gli elementi peculiari di tale costruzione sono costituiti da una torre di pianta rettangolare con scalinata, una stalla e un piccolo tempio domestico. La struttura della stalla è di tipo basilicale, con navata coperta ad archi, e con quattro finestre ad arco e una porta, pure ad arco, che la separano dalle stalle vere e proprie.
All'Edificio XII, di 1.600 m2, situato nella parte NE della città, si accede da una spaziosa corte esterna affiancata da un ufficio e dalla camera della sentinella. A E di questa si sviluppa la parte residenziale dell'edificio stesso: una porta decorata con tipici capitelli nabatei conduce a una corte interna di forma oblunga, sulla quale si aprono le camere di servizio e gli alloggi. La corte e tutte le camere erano decorate ad affresco, mentre il pavimento del secondo piano, al quale si accede per mezzo di una torre gradinata e di un porticato a L, è decorato a mosaici. Un'altra torre a gradini conduce invece alla camera del tesoro della casa, fra lè cui rovine fu rinvenuta una grande olla bronzea che conteneva 10.500 denari provinciali romani e tetradrammi, tesaurizzati ai tempi di Traiano e di Settimio Severo. Nella parte orientale e meridionale della casa vi sono due grandi corti, i quartieri della servitù e le officine. Un'altra struttura a L, composta di colonne con capitelli nabatei, e una torre a gradini con una lunga rampa singola conducevano sul tetto di una spaziosa stalla del tipo sopra descritto e a una più complessa stanza da bagno.
A Ν dell'Edificio XII vi è un collettore pubblico (18 x 10 x 3 m) che approvvigionava bagni di tipo romano: o meglio, questi bagni hanno in comune con quelli romani la divisione in tre elementi regolari, adattati in questo caso alle condizioni locali.
Nella seconda metà del IV sec. una grave crisi economica afflisse M.: la discontinuità dell'allevamento dei cavalli di razza causò quasi la fine della vita di questa piccola città isolata. Tuttavia l'economia fu salvata dalle riforme militari di Diocleziano riprese poi da Costantino: M. fu circondata da mura difensive, e 250 abitanti furono arruolati nella milizia locale come cammellieri, e quindi pagati con salario militare, come si evince dal papiro di Nessana. Tale attività costituì la nuova base economica della città.
Il cristianesimo si diffuse a M. alla metà del IV secolo. Per far fronte alla necessità di alloggi per un numero sempre crescente di abitanti, dovendo però restare entro il perimetro delle mura di cinta, fu necessario ripianificare gli edifici esistenti costruendo nuove camere e nuove case negli spazi vuoti. La più grande cattedrale della città, detta Chiesa Orientale, fu costruita su una superficie elevata nella parte SE della città, mentre nell'angolo SO una chiesa più piccola, alla quale si è già accennato, la Chiesa Occidentale, si sovrappose parzialmente a una casa tardo-nabatea. La grande basilica fu dedicata al culto dei santi e dei martiri, come gran parte delle chiese di tutta la regione. Nelle cappelle laterali dell'abside singola furono sistemati reliquiarî e sepolture simboliche delle ossa dei santi. La piccola Chiesa Occidentale fu riccamente decorata sia con elementi architettonici che con un mosaico pavimentale policromo.
A M. sono state scoperte tre necropoli. La necropoli nabatea fu in uso dall'inizio del I al IV sec. d.C.; vi è evidenza di sepolture sia primarie che secondarie. Nel primo caso il corpo, per lo più di donne, veniva adagiato nella bara, la quale veniva sistemata in una fossa scavata nella terra e rivestita di pietre allineate; a chiusura, si costruiva un monumento piramidale. Nel secondo caso, si raccoglievano le ossa in contenitori di forma varia. Il corredo funerario femminile era rappresentato dai gioielli personali della defunta. In una tomba sono state trovate impressioni di sigilli ufficiali di Petra, Charakmoba e Rabbathmoba, tutte città arabe, nonché raffigurazioni delle divinità cittadine e dei simboli zodiacali. In una seconda necropoli, pertinente a un'unità dell'esercito romano, si praticava invece la cremazione, e in quest'area fu costruito un monumento che appare oggi come un ammasso oblungo di pietre, che forse era in origine una sorta di piramide a gradini. Uno dei due epitaffi era di un centurione della Legio III Cyrenaica mentre l'altro era di un eques della cohors I Augusta Thracum. La terza necropoli era invece riservata agli abitanti cristiani, sicuramente discendenti degli originari occupanti nabatei di M.: le sepolture consistevano in semplici strutture in pietre. Le tombe di quest'ultima necropoli non recavano alcun epitaffio.
Fra la metà del IV e il VI sec. d.C. l'economia era escluŚivamente basata sulla annona militaris. La situazione precipitò drasticamente sotto l'impero di Giustiniano a causa delle forti discontinuità delle paghe militari (cfr. Procop., Arc., XXIV, 12-14), che causarono un irreversibile declino della città. Le vicine tribù arabe, private del supporto che avevano fino ad allora ottenuto dalle autorità bizantine (cfr. C. Pharr, The Theodosian Code and Novels and the Syrmonian Constitution, Princeton 1952, pp. 511-512), distrussero la porta principale della città e diedero fuoco alle chiese lasciando i loro graffiti in arabo sulle pietre dell'abside della Chiesa Orientale.
Bibl.: A. Negev, The Nabatean Necrópolis of Mampsis (Kumub), in IsrExplJ, XXI, 1971, pp. 110-129; id., in EncAExHL, III, 1977, pp. 722-735, s.v. Kurnub (con bibl. prec.); id., House and City, Planning in the Ancient Negev and the Provincia Arabia, in G. Golany (ed.), Housing in Arid Lands, Design and Planning, Londra-New York 1980, pp. 5-32; id., Tempel, Kirchen und Zisternen, Ausgrabungen in der Wüste Negev, Stoccarda 1983; id., Nabatean Archaeology Today, New York 1986; id., The Architecture of Mampsis, Final Report, I. The Middle and Late Nabataean Periods (Qedem, 26), Gerusalemme 1988; id., The Architecture of Mampsis. Final Report, II. The Late Roman and Byzantine Periods (Qedem, 27), Gerusalemme 1988; id., Mampsis. The End of a Nabatean Town, in Aram, II, 1990, pp. 337-358; id., The Mampsis Gymnasia and Their Later History. Preliminary Report and Interpretation, in F. Manns, E. Alliata (ed.), Early Christianity in Context. Monuments and Documents (Studium Biblicum Franciscanum, Collectio Maior, 38), Gerusalemme 1993, pp. 241-264; id., in The New Encyclopedia of Archaeological Excavations in the Holy Land, Gerusalemme 1993, pp. 882-893, s. v. Kurnub.