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Man's Castle

di Peter von Bagh - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Man's Castle

Peter von Bagh

(USA 1933, Vicino alle stelle, bianco e nero, 75m); regia: Frank Borzage; produzione: Frank Borzage per Columbia; soggetto: dall'omonimo testo teatrale di Lawrence S. Hazard; sceneggiatura: Jo Swerling; fotografia: Joseph H. August; montaggio: Viola Lawrence; scenografia: Stephen Goosson; musica: Frank Harling.

È l'America amara della Depressione, dodici milioni di persone non hanno più lavoro. Sulla panchina d'un parco Bill incontra la bella Trina, affamata e sola, la prende sotto la sua protezione e la conduce nella propria casa, soltanto una baracca vuota nella New York più proletaria. Si innamorano, soprattutto è lei che s'innamora di lui, e cerca di fare della loro povera abitazione una fortezza domestica, un 'castello'. Bill invece ha presto voglia di fuggire, è provato e furioso per quella sopravvivenza stentata tra lavori occasionali; quindi incontra la ballerina Fay, predatrice un po'sguaiata, che gli promette una sistemazione più decente. Mentre pensa di lasciare Trina, viene fermato dalla notizia che lei è incinta. Si sposano, ma la tentazione di Bill resta quella di scappar via dalla nuova responsabilità e per lasciare a Trina un po' di denaro si riduce a rapinare l'ufficio contabile d'una fabbrica di giocattoli. Il colpo fallisce, e mentre il cerchio della polizia gli si stringe intorno e Trina gli è accanto, Bill comprende infine il senso del vero amore: prende la sua donna e, come tanti altri disoccupati, salta su un treno merci diretto all'Ovest, dove forse sarà possibile ricominciare.

Frank Borzage è stato il 'cineasta romantico' più autentico, più nobile e talora più dissennato del cinema americano. Nessuno dei suoi romances, tuttavia, ha mai avuto un sapore melenso o posticcio; non manca mai nei suoi film una presa esatta e chiara sulla realtà del tempo, un pensiero critico che a volte si stempera in satira. Nei film di Borzage, pur nel pieno della fantasia sentimentale e della delicatezza spirituale, la Miseria resta la Miseria e la Guerra è la Guerra, con la maiuscola. Man's Castle si svolge principalmente negli ambienti del proletariato cencioso di una New York in piena crisi, in quell'accampamento di senza tetto nel Lower East Side che portava, in onore del presidente in carica fino al 1932, il nome di Hooverville (secondo un detto dell'epoca, "la collettività che si riproduce più rapidamente nel mondo intero").

I film di Borzage portano alle estreme conseguenze l'idealismo tipico del cinema classico hollywoodiano: principio guida della sua poetica è che la forza dell'amore fra due persone vince tutti gli ostacoli terreni. I protagonisti di Man's Castle sono personaggi profondamente provati dalla Depressione, che cercano di superare la crudeltà, l'amarezza e l'indifferenza connaturate allo stato della società in cui vivono. Memorabile, per patetismo, umorismo e sintetica analisi sociale la scena dell'incontro tra i due protagonisti: Loretta Young, affamata, è seduta in un parco e Spencer Tracy, vestito in frac, le siede accanto e comincia a nutrire gli uccelli, quindi invita la ragazza in un ristorante di lusso. Lui non mangia, ma lei avrà la cena più squisita della sua vita. L'identità sociale dell'uomo è un bluff, Tracy non ha un soldo in tasca, il suo vestito è elegante solo perché lui fa l'uomo-sandwich per una famosa marca di caffè; pure, quel vestito non è solo un inganno o una finzione, perché indica esattamente ciò che Tracy pensa di poter e dover essere. Un frac che simbolizza la schizofrenia del proletario, un'immagine in cui si concentrano tutti gli antagonismi dell'epoca.

La sfida di Borzage è basata sul paradosso e sul principio dell'irrealtà. L'immagine della Depressione proposta dal film è coerente a tutto ciò che ci si può aspettare da Hollywood, ed è anche qualcosa d'altro. L'ambiente potrà essere misero e tragico ma saprà tramutarsi in un sogno fiero e romantico (un man's castle per due, appunto). Più concretamente, però, il film indica anche come dormire in un accampamento di baracche e rottami diventi veramente, se non proprio un privilegio, almeno una chance: nell'impossibilità economica di soddisfare i bisogni, fondamentale è poter contare su altri nella medesima situazione, e creare intorno a sé una 'zona di sicurezza' psicologica e sociale.

Borzage trasferisce la personale padronanza del gesto intimo, caratteristico dei suoi migliori film muti, fino nel cuore del cinema sonoro: le immagini di Man's Castle brillano del linguaggio della tenerezza, il cui segreto sembrava sparito per sempre. Quando Loretta Young rivela di essere incinta, Tracy resta muto. Poi lo vediamo solamente saltare su un treno, esaltato, infuriato e con le idee confuse, pari alle migliaia di altri americani che, in quegli anni, hanno fatto tutti lo stesso viaggio senza vera destinazione. Nelle immagini che chiudono il film il treno sfreccia attraverso il paesaggio. Loretta Young, sdraiata nell'angolo di un carro bestiame, indossa un abito lungo. Spencer Tracy le poggia la testa sul petto. La macchina da presa sale lentamente e fa di quel loro primo piano una delle immagini più romantiche di tutta la storia del cinema ‒ una visione trionfale di come niente sia impossibile, quando si tratta dell'umana felicità.

Interpreti e personaggi: Spencer Tracy (Bill), Loretta Young (Trina), Glenda Farrell (Fay La Rue), Walter Connolly (Ira), Arthur Hohl (Bragg), Dickie Moore (Joie), Harvey Clark (direttore del ristorante), Henry Roquemore (Roue), Hector V. Sarno (droghiere), Helen Jerome Eddy (madre), Robert Grey (capo cameriere), Tony Merlo (cameriere), Kendall McComas (Slades), Harry Watson (capitano della squadra di baseball).

Bibliografia

Char., A Man's Castle, in "Variety", January 2, 1934.

H. Agel, M. Henry, Frank Borzage, in Anthologie du cinéma, tome VII, Paris 1973.

R.E. Smith, The films of Frank Borzage, in "Bright lights", n. 2, Spring 1975.

P. Milne, J.-L. Bourget, M. Henry et al., Frank Borzage, in "Positif", n. 183-184, juillet-août 1976.

W.K. Everson, Love in the Film, Secaucus (NJ) 1979.

A. Masson, 'Ceux de la zone' et 'Les fantastiques années 20', in "Positif", n. 315, mai 1987.

D. Rabourdin, Notes sur 'Ceux de la zone', in "Cinéma 87", n. 386, 4 fevrier 1987.

H. Dumont, Frank Borzage, Sarastro à Hollywood, Milano 1993.

Vedi anche
Frank Borzage Borzage ‹bòoʃëǧ›, Frank. - Regista cinematografico statunitense (Salt Lake City, Utah, 1893 - Hollywood 1962); esordì come attore di teatro (1906), poi come attore cinematografico a Hollywood, in alcuni film di Thomas Ince e in varî western. Passato alla regia (1920) col film Humoresque, si distinse ... sceneggiatura La ripartizione in scene di un’opera teatrale, cinematografica o radiotelevisiva e il testo in cui è fissata. ● Nella cinematografia, la sceneggiatura è l’ultima fase dell’elaborazione scritta del soggetto del film: infatti designa la costruzione della struttura narrativa del film che precede le riprese, ... lingue veicolari Le lingue usate per la comunicazione, e soprattutto per l’insegnamento e per attività tecniche e scientifiche, tra persone di lingua materna diversa. Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza.
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no man’s land
no man's land no man’s land ‹nóu män∫ länd› locuz. ingl., usata in ital. come s. f. – Espressione (letteralm. «terra di nessun uomo») tradotta solitamente in ital. con terra di nessuno (v. nessuno, n. 1 b).
self-made man
self-made man 〈... mèid mën〉 locuz. ingl. [comp. di self (v.), made «fatto» e man «uomo»; pl. self-made men 〈id.〉), usata in ital. come s. m. – Uomo di umili origini che ha creato dal nulla, grazie al suo lavoro e a ciò che è riuscito a...
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