Vedi MANCHING dell'anno: 1961 - 1995
MANCHING
Sulla riva meridionale del Danubio (v. cartina, anche s. v. limes), vicino a Ingolstadt (Baviera Superiore), presso il villaggio di M., si trova una delle più importanti stazioni preistoriche dell'Europa centrale, riconosciuta da tempo dagli studiosi come la cinta di un oppidum celtico.
I nuovi scavi (1938, 1955, 1957, 1958 e 1960), tuttora in corso, hanno confermato quest'ipotesi rivelando che, nel I sec. a. C., questo oppidum godette di una grande importanza economica e probabilmente anche politica. Era una delle località più importanti, se non la capitale, dei Vindelici che sino all'occupazione romana vivevano nell'attuale Baviera meridionale, tra le Alpi e il Danubio. La cinta, che originariamente superava i 7 km di circonferenza, era costruita secondo la tecnica del murus gallicus (v. celtica, arte), e comprendeva un'area di circa 380 ettari. La cinta della fortificazione nel centro dell'ampia valle danubiana, con paludi a settentrione e a mezzogiorno, era sistemata in modo da controllare tutto il traffico che si svolgeva sulla vecchia via commerciale, lungo la riva meridionale del Danubio. Non è ancora possibile stabilire con sicurezza l'epoca di fondazione dell'oppidum e della costruzione della cinta, rimaneggiata in seguito. Si può all'incirca situarne la costruzione nel II sec. a. C. Non è chiaro se due necropoli della prima e della media età di La Tène (v. la tène, civiltà di), una nell'oppidum stesso, l'altra esterna ma vicinissima, abbiano relazioni dirette con l'oppidum. Pietre furono usate solo per il murus gallicus, le altre costruzioni all'interno delle mura, le cui tracce si rilevano solo dal colore del terreno, erano invece in legno.
Gli scavi non sono ancora sufficientemente avanzati per consentire il rilievo anche approssimativo dell'insediamento. In particolare non è ancora stato rinvenuto nessun luogo di culto entro l'oppidum; mentre a S di esso un contrapposto quadrangolare aveva probabilmente tale destinazione. I numerosi ritrovamenti assicurano l'esistenza di un artigianato specializzato: è stato identificato anche un forno per la fusione del ferro. Si è potuto rilevare la presenza di una zecca da numerose forme in terracotta per la confezione di tondelli per monete auree. Importanza particolare hanno avanzi di vetro grezzo e di scorie, che dimostrano la fabbricazione in loco dei bracciali in vetro colorato e delle perle ad anello, pure in vetro, ritrovati qui in gran copia, come in altri oppida celtici. Frammenti di anfore italiche, di vetro millefiori ed altri oggetti (in particolare fibule) testimoniano un'attività commerciale con l'estero, svoltasi oltr'Alpi, verso il S, mentre altri ritrovamenti dimostrano chiaramente l'esistenza di rapporti con le stirpi germaniche del N. Dai resti di ossa di animali domestici si sono finora potuti accertare 18o cavalli, 16oo bovini, 1550 ovini, 2500 suini, 250 cani, 30 polli.
L'oppidum di M. deve aver subito distruzione violenta; lo si deduce dalla presenza di numerose armi spezzate già nell'antichità e anche di numerosi scheletri umani non regolarmente inumati. Probabilmente essa avvenne all'epoca della campagna alpina di Druso e Tiberio, nell'anno 15 a. C., anche se non se ne trova alcun cenno nella letteratura storica. Vestigia della prima età imperiale mancano completamente. Solo in età posteriore si è andato formando di nuovo un modesto abitato entro il recinto stesso dell'oppidum, presso la strada romana danubiana meridionale che, seguendo la via più antica, ne attraversava il territorio. Nell'àmbito di questo insediamento risalente all'età medio-imperiale fu trovato un bel deposito di argenterie, nascoste probabilmente durante la guerra alemanna (seconda metà del sec. III d. C.). Nello stesso àmbito dell'oppidum di M. deve essere sorto nel tardo Impero il castello Vallatum citato dalla Notitia Dignitatum, nome forse derivato dal vallo dell'oppidum, mentre il nome celtico doveva esser già caduto in oblio.
Bibl.: K.-H. Wagner, Untersuchungen am Wall der spätkeltischen Stadt von M., Landkreis Ingolstad, in Bayerische Vorgeschichtsblätter, XVI, 1941, pp. 10-20; P. Reinecke, Zur Geschichte und Topographie von Vallatum, in Sammelblatt des Historischen Vereins Ingolstadt, LIX, 1950, pp. 3-38; W. Krämer, Zu den Ausgrabungen in dem keltischen Oppidum von M. 1955, in Germania, XXXV, 1957, pp. 32-44; id., Manching, ein vindelikisches Oppidum an der Donau, in Neue Ausgrabungen in Deutschland, Berlino 1958, pp. 175-202; K. Kraft, Militärdiplomfragment aus M., in Germania, XXXIV, 1956, p. 75; J. Boessnek e altri, Studien an vor- u. frühgeschichtl. Tierresten, 2-7, Tieranatomisches Inst. d. Univ., Monaco 1958-1959.