manchu
(o manciù) Popolazione del ramo meridionale del ceppo tunguso. Il termine è la trascrizione del nome indigeno manju, di etimo ignoto. Discendenti dei juchen, i m. sono i soli sopravvissuti fra i molti gruppi etnici che nell’antichità abitavano la Manciuria, prima che essa fosse colonizzata dai cinesi. Originariamente dediti all’allevamento e alla caccia, guerrieri e famosi cavalieri, assimilarono per tempo la civiltà cinese; alla Cina, che sottomisero nel 17° sec., diedero l’ultima dinastia imperiale, Qing (1616-1912). L’ultimo imperatore m., Pu Yi, fu posto dai giapponesi a capo del nascente Stato del Manchukuo (Manciuria) nel 1932. Oggi i m. vivono ampiamente mescolati ai cinesi e, in parte, in territorio siberiano, nel bacino dell’Amur. La lingua m. è classificata nel gruppo meridionale delle lingue tunguse; essa fu conservata, sviluppata, codificata da una serie di imperatori della corte mancese; con la caduta dell’impero perse ogni sostegno di fronte alla preponderanza del cinese. L’uso letterario della lingua ha inizio nel 1599 con traduzioni di classici cinesi.