manco (sost.)
Indica il " venir meno " a una promessa, in Pd III 30, dove Beatrice spiega che le anime del cielo della Luna sono lì rilegate per manco di voto, " idest propter defectum voti, quod perfecte non adimpleverunt " (Benvenuto; cfr. IV 137, V 14), mentre significa " carenza ", " privazione ", in Cv II II 5 per iscusare me de la v[a]ri[e]tade [" mutazione del mio pensiero ", Busnelli-Vandelli; la Simonelli accoglie la lezione [novi]tade] ne la quale parea me avere manco di fortezza (v. MANCARE).
Altrove vale " difetto ", nel senso di " imperfezione " (cioè, ‛ mancanza di perfezione '): è per manco... de la materia, non dell'essemplo, che l'umana forma... non è perfetta (III VI 6); qual donna sente per manco la sua biltade biasimare, guardi in questo perfettissimo essemplo (VIII 21).
In queste due accezioni - " difetto " e " carenza " - il sostantivo torna in due espressioni contigue: Puote l'anima stare non bene ne la persona per manco di complessione, o forse per manco di temporale (IV XX 8), " cioè di tempo... Il Galvani spiega per difetto di età; il Giuliani, per difetto dello influsso che, secondo la varia congiunzione e qualità delle Stelle, avviene solo di tempo in tempo... Si può pensare che il manco di temporale inchiuda il manco de' nove mesi, per la perfezione del corpo umano, avanti la nascita, come accade per alcuni, che perciò rimangono sempre un po' imperfetti " (Busnelli-Vandelli). Per Pg X 30, v. MANCO (agg.).