mandare
Il significato originario (cfr. il latino mandare) di " commettere ", " comandare ", " ordinare " sopravvive in Fiore XIII 9 Lo Dio d'amor ti manda che ti piaccia / che tu non sie sì strano al su' sergente.
In tutti gli altri casi m. vale genericamente " inviare ", spesso unito a persone o personificazioni: Regolo, da Cartagine mandato a Roma (Cv IV V 14); color che vi mandaro (Pg V 32); lo Dio d'amor sì vi mandò Franchezza (Fiore XIII 3); e poi Rime CIV 33, If II 95, XXI 115, Pg I 61 (con particolare intensità, nelle parole di Virgilio, Sì com'io dissi, fui mandato ad esso / per lui campare, che mentre si richiamano al da me non venni del v. 52 confermano in chi le pronuncia la consapevolezza di ottemperare a una missione divina); Pd XXXI 96. Un uso assoluto si riscontra in If V 6, dove Minosse giudica e manda secondo ch'avvinghia: è ivi sottinteso il complemento diretto, ‛ l'anima ' (cfr. il v. 7), che il giudice demoniaco destina ai cerchi infernali (v. If XIII 96 Minòs la manda a la settima foce).
Ancor più spesso unito a cose concrete o entità astratte: Meuccio, que' che t'ama assai / de le sue gioie più care ti manda (Rime LXIII 10); li occhi di color dov'ella luce / ne mandan messi al cor pien di desiri (Cv III Amor che ne la mente 35, ripreso in III XIII 11); O se mi manda ancor grossi cavretti (Fiore CXXV 9), come anche in Rime L 12, XCIII 7, Rime dubbie XIX 10, Cv II XIV 15 (dov'è integrazione degli editori) Fiore XIV 12, XVIII 13, LIV 7, LXXVIII 1, CXXXVIII 9, CXLII 2, CLXXI 9, CLXXVIII 4, CXCIX 4, Detto 28.
Una sezione particolare di questo raggruppamento semantico riguarda le corrispondenze poetiche o anche il semplice invio di componimenti ad amici e donne amate, secondo un ben noto costume medievale, a cominciare dall'episodio che segnò il sorgere dell'amicizia tra il nostro poeta e Guido Cavalcanti: E questo fue quasi lo principio de l'amistà tra lui e me, quando elli seppe che io era quelli che li avea ciò [un sonetto] mandato (Vn III 14).
Analogamente in Vn XIX 13 62 Insegnatemi gir, ch'io son mandata / a quella di cui laude so' adornata, dove parla la rima in prima persona, com'è normale nel congedo, e XII 12 18, dove la ballata si rivolge a madonna: Madonna, quelli che mi manda a vui, / i quando vi piaccia, vole, / sed elli ha scusa, che la m'intendiate; esempi affini in Vn XII 8, XLI 1 (cinque volte), Rime CVI 157, Rime dubbie II 3.
Nel passo di Cv III VII 2 La prima bontade manda le sue bontadi sopra le cose con uno discorrimento, che è traduzione dal De Causis (prop. 20 " Prima enim bonitas influit bonitates super res omnes "), manda corrisponde a " influit " e indica, in conformità con l'emanatismo neoplatonico, l'infusione della bontà divina sulle cose create (v. B. Nardi, Le citazioni dantesche del " Liber de causis ", in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 1967², 107-108).
Da m. possono dipendere proposizioni di tipo finale: Acciò richero voi, di gran valore, / che non v'aggrevi di mandarmi a dire / in qual m'affermi per simil tenire (Rime dubbie XXIV 13; con lo stesso valore di " mandare a dire ", ma senza dipendente, per influenza francese, in Fiore XIX 2 Per Bel Sembiante e per Dolze Riguardo / mi mandò la piacente ch'i' andasse, e LIV 2 si le manda per lettera tu' stato); sì come quelli che fosse mandato a partire una rissa... (Cv I III 1); Allor la manda a chieder per Franchezza (Fiore CCXIV 11). Col gerundio in funzione di participio finale, in Vn XLI 1 Poi mandaro due donne gentili a me pregando..., " m'inviarono un messaggio per pregarmi... ", " mi mandarono a pregare per un messaggio ". Come assoluto equivale a " mandare a chiamare ", in Fiore LXXXII 1 I' v'ho mandato / perché convien ch'i' aggia il vostro aiuto.
Talora è accompagnato da specificazioni avverbiali: Manda fuor la vampa / del tuo disio (Pd XVII 7); Amore lo mira con pietà, che 'l manda via (Rime LXVI 4; " mandar via ", " allontanare ", anche in Fiore CLXXII 5, senza alcuna determinazione, con riferimento a schermaglie amorose: Cortesemente da te si 'l ne manda).
In un'occorrenza del Fiore s'individua infine il senso di " mandare innanzi ", " far procedere ", e quindi " sbrigare ": Sì vi priega tutta la Baronia / che 'l riceviate, e manderà la cosa (LXXXVI 13).