Mandarini
Il termine 'mandarini' è impiegato genericamente per riferirsi alla classe di funzionari civili e militari che ha dominato pressoché ininterrottamente la società cinese dal III secolo a.C. fino all'inizio del XX secolo; non esiste, infatti, alcun settore della civiltà cinese che, a partire da quell'epoca, non riveli la presenza di tale gruppo. In un secondo tempo il termine è passato a indicare, in special modo con connotazione negativa, anche i membri della classe sociale detentrice del potere in una qualunque forma statale altamente burocratizzata.
La classe dei mandarini ha garantito in Cina il mantenimento di uno Stato unitario e fortemente centralizzato contro ogni tentativo particolaristico, consentendo l'adozione di una serie di importanti strumenti volti al mantenimento di tale forma statale, quali ad esempio l'unità dei sistemi di misura e di peso, l'unificazione del calendario, la regolazione delle acque, la difesa nazionale, ecc.
Poiché l'accesso alla classe dei mandarini non fu mai formalmente condizionato dal possesso di un determinato censo, ma, soprattutto a partire dal VII secolo, fu garantito da un complicato sistema di esami a livello locale e nazionale volto ad accertare il possesso di conoscenze letterarie e capacità di esposizione scritta, i mandarini si imposero nella società cinese come una classe di uomini colti, raffinati ed esperti nell'esercizio del potere, in grado di indirizzare e sorvegliare l'opera di tecnici e specialisti, a difesa degli interessi generali dello Stato e della collettività.
Lo stretto legame instauratosi nella storia cinese fra la prosperità dell'Impero e la sopravvivenza della classe dei mandarini ha garantito a lungo andare il mantenimento della loro assoluta supremazia nella vita politica, tutelando al contempo la pace e lo sviluppo sociale. I mali endemici del sistema mandarinale, quali la corruzione e il nepotismo, hanno raramente permesso l'ascesa di altre forze come i militari o gli eunuchi, che non sono riuscite, se non per brevi periodi, a minacciare il potere dei mandarini. Le varie dinastie che si sono alternate al governo dell'Impero hanno sempre individuato nella classe dei funzionari-letterati il migliore strumento per il mantenimento dell'unità statale.Il definitivo declino del sistema mandarinale fu segnato dallo scontro della Cina con il mondo occidentale, allorquando, in una generale situazione di crisi e decadenza morale della classe mandarinale, si avviò lo sviluppo di una società più complessa, articolata e specializzata, che non poteva più essere regolata da un gruppo sociale, come quello dei mandarini, incapace di guidare i profondi mutamenti economici e sociali di cui la società cinese aveva bisogno. Tuttavia, la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 segnò la nascita di una nuova classe di mandarini, non più versati nella cultura classica ma funzionari di partito esperti nelle nuove dottrine sociali e politiche alle quali il nuovo Stato si ispirava.
Pur nel susseguirsi delle dinastie, il ceto burocratico cinese ha garantito all'assetto imperiale una stabilità e una longevità che forse non hanno pari nella storia di altri paesi, venendo in ultima analisi a incarnare proprio l'immagine di una Cina immutabile, che trovò largo seguito nella storiografia occidentale dei secoli scorsi. In effetti, pur avendo subito un processo evolutivo, la società burocratica cinese, controllata dai mandarini, presenta evidenti elementi di continuità, derivanti sia dalle oggettive condizioni economiche del paese, sia dalla cura meticolosa con la quale i mandarini vigilarono sui propri meccanismi di reclutamento, impedendo sistematicamente ad altre forze di incrinare il loro ruolo di intermediari fra il potere imperiale e la popolazione, composta prevalentemente da agricoltori.
La Cina, infatti, è stata sempre una società contadina, in un continente povero di difese naturali, ma ricco di corsi d'acqua, che, solo sapientemente controllati, potevano garantire lo sviluppo delle attività agricole. Fin dalle sue origini la civiltà cinese ebbe quindi la necessità di provvedere al controllo delle acque, impresa che poteva essere realizzata esclusivamente grazie al concorso di vaste masse di popolazione, che, in tal modo, avrebbero poi potuto godere singolarmente dei benefici arrecati all'agricoltura. Questa situazione fu una delle principali spinte verso la creazione di uno Stato centralizzato capace di dirigere e gestire le opere di bonifica del territorio. Ogni volta che tale Stato venne a mancare o mostrò segni di debolezza, gli agricoltori videro sfumare progressivamente le proprie possibilità di sussistenza e la popolazione contadina giunse così a identificare la decadenza dello Stato con il peggioramento delle proprie condizioni economiche. Tale contesto favorì quindi la nascita di un ceto burocratico, esclusivamente specializzato nell'arte di governare, in grado cioè di coordinare e dirigere tutte le opere pubbliche necessarie al regolare svolgimento delle attività agricole e commerciali.
Se da un lato tale ceto burocratico era preposto al controllo del territorio e della popolazione, dall'altro esso dipendeva dal vertice della piramide statale, cioè dall'imperatore, figlio del Cielo e padrone assoluto dell'Impero, il quale, a sua volta, si affidava ai mandarini per esercitare il potere effettivo sul paese.
La permanenza al potere di una casata imperiale era garantita dalla capacità dell'imperatore di mantenere l'equilibrio fra le forze del Cielo, cioè gli eventi naturali, e le vicende terrene; egli era pertanto ritenuto responsabile di qualunque avvenimento che potesse mettere in crisi tale armonia. Il suo potere derivava dal mandato che si riteneva egli avesse ricevuto dal Cielo, ma si doveva in pratica tradurre nella sua capacità di amministrare l'Impero, garantendo la pace e soprattutto la prosperità economica della popolazione. La sopravvivenza sua e della sua dinastia dipendeva in definitiva dalla perizia con la quale i suoi amministratori erano in grado di fare fronte alle necessità del paese, in primo luogo il bisogno di regolare il corso dei fiumi e la costruzione di tutte le infrastrutture necessarie all'agricoltura e ai commerci.I mandarini dipendevano dall'imperatore, ma al tempo stesso gli assicuravano l'effettivo esercizio del potere, senza tuttavia doversi assumere, come classe, la responsabilità degli sconvolgimenti naturali o dei conflitti interni ed esterni, che potevano minare le basi del potere imperiale. Forse è proprio in questa loro funzione di mediazione, nella quale si assumevano responsabilità individuali, ma non collettive, che va ricercato il segreto del loro successo. Caduta una dinastia, erano nuovamente pronti ad assolvere tale loro funzione per conto della nuova, senza che le colpe della precedente dinastia ricadessero sull'intero loro gruppo.
Il ceto burocratico costituiva inoltre l'anello di congiunzione fra il mondo rurale e i vertici dell'Impero, in quanto i mandarini, più spesso di livello inferiore, provenivano a volte da famiglie di proprietari terrieri, che, grazie all'ingresso di loro membri nel ceto burocratico, rafforzavano la loro posizione, acquisendo poteri e privilegi a livello locale.I letterati rappresentavano il ceto più importante fra i quattro in cui era tradizionalmente divisa la società cinese, seguiti dai contadini, gli artigiani e i mercanti. In alcuni periodi della storia cinese il governo centrale e i mandarini tollerarono lo sviluppo e l'affermazione di altri gruppi sociali, come gli artigiani e i mercanti, ma questi assai di rado riuscirono ad accedere alle cariche pubbliche, subendo invece, di regola, la censura da parte del ceto burocratico, che nutrì sempre profonda avversione per coloro che perseguivano il profitto economico.
La loro onnipresenza nella realtà sociale e politica dell'Impero consentì inoltre ai mandarini di arginare ogni iniziativa privata che potesse minacciare la loro esistenza come classe, appropriandosi di qualunque innovazione tecnica, che veniva ricondotta nell'ambito statale e quindi spogliata di ogni potenziale minaccia per l'assetto dirigistico dello Stato.
Il processo di formazione della classe mandarinale ebbe inizio durante il periodo immediatamente precedente alla creazione della dinastia dei Qin che unificò la Cina nel 221 a.C. Infatti, la decadenza della dinastia Zhou (1121?-256 a.C.) e delle sue istituzioni nobiliari e aristocratiche provocò una frammentazione del potere monarchico in vari Stati che presero a lottare per il controllo del territorio cinese durante il periodo chiamato degli Stati Combattenti (453-222 a.C.). Le lotte intestine fra le famiglie aristocratiche e le continue ribellioni delle varie casate che miravano a usurpare il potere dei sovrani spinsero questi ultimi ad affidare le cariche dell'amministrazione e dell'esercito non più esclusivamente in base a legami di sangue, ma in ragione di capacità strategiche e amministrative. Le aristocrazie iniziarono così a utilizzare i servigi di personaggi provenienti dalle fasce secondarie delle aristocrazie locali, che, per cultura e abilità politica, erano pronti a fornire consiglio e assistenza nella lotta contro gli altri Stati. Il più famoso fra questi fu Confucio, la cui dottrina divenne nei secoli il riferimento ideologico cui si ispirò appunto la classe mandarinale.
In un'epoca in cui il vecchio ordine monarchico era ormai decaduto, e i rapporti fra gli Stati e i singoli individui erano ormai solo regolati dall'astuzia, dall'inganno e dalla forza, la dottrina di Confucio mirava a ripristinare l'ordine e la gerarchia nei rapporti personali e fra i sudditi e il sovrano, non sulla base di legami di sangue, ma grazie all'esercizio di alcune virtù etiche fondamentali, il cui rispetto da parte di ciascun individuo, nella sfera privata come in quella pubblica, avrebbe garantito la conservazione dello Stato e il corretto esercizio del potere da parte del monarca. Confucio e la sua dottrina, che assunse poi il nome di confucianesimo, costituirono così il punto di riferimento e la legittimazione dei burocrati che, nel corso dei secoli, divennero il principale strumento imperiale atto a contrastare le spinte verso la decentralizzazione e la frammentazione del potere da parte delle famiglie aristocratiche che, a più riprese, minacciarono il potere centrale.Fra le principali virtù in cui, nell'etica confuciana, il 'gentiluomo' (junzi) doveva essere versato, spiccava la cultura letteraria (wen), che sarebbe poi diventata il tratto distintivo della classe mandarinale.
Anche se durante l'epoca di Confucio si costituirono le premesse per la formazione di una classe di funzionari-letterati, fu solo con la dinastia Han, che regnò quasi ininterrottamente dal 202 a.C. al 220 d.C., che i consiglieri-letterati dell'imperatore iniziarono ad assumere un peso sempre maggiore nella vita politica e amministrativa dello Stato. La burocrazia degli Han, come quella delle dinastie che l'avevano preceduta, era controllata da una aristocrazia che disponeva le nomine dei suoi funzionari civili e militari esclusivamente in base ai legami di sangue e al principio della raccomandazione. Tuttavia, nel corso dei secoli, furono introdotti alcuni correttivi, avviando quel lento processo che avrebbe portato a un sistema di reclutamento su basi anche meritocratiche. Furono imposti dei limiti alla possibilità che ciascun funzionario di rango superiore aveva di nominare suoi subalterni; a partire dal 165 a.C., i funzionari raccomandati per l'assunzione di una carica furono sottoposti a esami scritti, tesi ad accertare le loro capacità letterarie e, durante il regno dell'imperatore Wudi, al potere dal 140 all'87 a.C., fu inoltre istituita la prima accademia imperiale dove i giovani raccomandati per incarichi amministrativi o militari seguivano corsi annuali che terminavano con una prova scritta che apriva loro la possibilità di accedere a incarichi nella burocrazia. L'introduzione di tali correttivi al sistema di reclutamento costituì il primo passo verso la creazione di un ceto burocratico, che non fosse esclusivamente espressione del potere delle aristocrazie.Il periodo di divisione che seguì alla caduta degli Han, conosciuto come epoca della divisione tra il Nord e il Sud (220-589), segnò una battuta d'arresto nell'utilizzazione di prove concorsuali per l'accesso nell'amministrazione. In questo periodo, infatti, i vincoli ereditari in seno alle varie aristocrazie locali tornarono a essere il principale sistema di assunzione degli amministratori e le grandi famiglie si arrogarono spesso il diritto di scegliere i membri della burocrazia, salvo poi mantenere in vigore, ma in maniera assai discontinua e puramente formale, anche i meccanismi più tipicamente burocratici introdotti in epoca Han.
Al fine di fiaccare il potere delle aristocrazie ereditarie, la successiva dinastia Sui (581-618), una volta ripristinato l'Impero centralizzato, si affrettò a varare una serie di misure volte a rafforzare l'apparato burocratico. Per porre fine alle prerogative nobiliari, i primi imperatori Sui istituirono un sistema di esami in base al quale solo coloro che superavano talune prove letterarie potevano ottenere incarichi nell'amministrazione. Evidentemente, come nel caso dei primi esami introdotti in epoca Han, solo coloro che provenivano dalle famiglie aristocratiche e disponevano dei mezzi necessari per la lunga preparazione alle prove potevano parteciparvi con speranza di successo. Tuttavia, poiché il sistema fu diviso in vari livelli e si procedette al reclutamento dei candidati su più vasta scala, sebbene sempre in base al principio della raccomandazione, il sistema degli esami dell'epoca Sui permise l'ampliamento e il rafforzamento della classe dei mandarini. In particolare nel 607 fu introdotto un esame il cui superamento consentiva l'acquisizione del rango di 'letterato introdotto (a Corte)' (jinshi) che, con il passare dei secoli, costituì il principale requisito per accedere alle massime cariche della burocrazia imperiale.
La dinastia Tang (618-907), facendo propria la politica centralistica ereditata dai Sui, continuò nell'impegno volto a indebolire l'influenza delle famiglie aristocratiche e l'ottenimento del rango di jinshi divenne, anche per i membri delle famiglie aristocratiche, un'importante condizione per accedere agli incarichi amministrativi.Il sistema degli esami, con il conseguente rafforzamento della classe mandarinale, fu ulteriormente sviluppato dalla dinastia Song (960-1279), durante la quale furono introdotti nuovi correttivi volti al miglioramento delle precedure concorsuali. Fu, per esempio, stabilito che gli esami si svolgessero ogni tre anni e fu introdotto l'esame di palazzo condotto sotto il diretto controllo dell'imperatore.
Un'altra importante innovazione apportata al sistema di reclutamento dei funzionari fu il potenziamento, avvenuto nel XII secolo, degli istituti educativi imperiali che consentirono l'accesso alla carriera mandarinale a un maggior numero di candidati. Tali scuole costituirono un'altra forma di accesso alla carriera, ma non riuscirono mai a soppiantare completamente il sistema degli esami.Fino alla dinastia Song non esisteva una rigida distinzione fra funzionari civili e funzionari militari. L'affermazione del ceto burocratico segnò invece la separazione di tali due carriere: mentre i funzionari civili si andarono progressivamente affrancando dal controllo delle aristocrazie, la carriera dei funzionari militari fu sempre sostanzialmente ereditaria e le gerarchie militari furono quasi sempre sottomesse al potere civile. Al fine di rendere più omogeneo il sistema, fu in seguito istituito un sistema d'esami anche per la carriera militare, basato sia su prove di abilità pratica, sia sulla conoscenza di alcuni antichi testi letterari di strategia militare.
Dopo la caduta della dinastia Song, la Cina fu governata dai mongoli della dinastia Yuan (1271-1368), i quali subentrarono ad altre popolazioni, che già da tempo si erano insediate in parti del territorio cinese fondando le dinastie Liao (907-1125) e Jin (1115-1234). Per fare fronte alle necessità di governo, tali dinastie affidarono i principali incarichi amministrativi e militari ai membri delle loro popolazioni, ma, a causa del complesso assetto amministrativo ereditato dalle precedenti dinastie, furono costretti a reclutare gli amministratori anche fra i Cinesi e, a lungo andare, ripristinarono il sistema degli esami, introducendo anche delle prove riservate ai membri delle loro aristocrazie, che si svolgevano nelle loro lingue di origine. Anche in tale periodo la classe dei mandarini, sebbene sottoposta ai dominatori, risultò essere uno strumento indispensabile per il corretto funzionamento dell'amministrazione.
Durante la dinastia cinese dei Ming (1368-1644) il sistema burocratico centralizzato raggiunse l'assetto che conservò poi fino alla caduta dell'Impero. Il sistema degli esami fu migliorato e furono istituiti tre principali livelli di prove: provinciale, metropolitano e di palazzo, quest'ultimo condotto al cospetto dell'imperatore. In realtà i livelli erano almeno quattro, in quanto la partecipazione all'esame provinciale era consentita esclusivamente a coloro i quali avevano già superato un esame a livello distrettuale, che era considerato una sorta di prova preliminare.
La dinastia Qing (1644-1911), di origine mancese, mantenne sostanzialmente inalterato il sistema degli esami, introducendo però alcune misure per garantire ai membri delle popolazioni conquistatrici l'accesso alle maggiori cariche dell'Impero. Fu così imposto che una quota dei posti fosse riservata ai membri dell'élite mancese e mongola.
Passato sostanzialmente indenne attraverso quasi due millenni di storia, il sistema degli esami, cui la classe dei mandarini si andò legando sempre più saldamente, fu definitivamente abolito nel 1905, pochi anni prima della definitiva scomparsa dell'Impero, avvenuta nel 1911.
I letterati riuscirono a diventare il potente ceto burocratico che caratterizzò la vita politica e sociale del paese grazie a talune caratteristiche che ne hanno costituito la forza, ma che, al tempo stesso, ne hanno determinato la decadenza.Il tratto peculiare del ceto dei mandarini, il legame più forte di qualunque vincolo di parentela e di sangue è stato, attraverso tutte le epoche, il suo rispetto per la cultura letteraria e per il mondo antico, identificato con il periodo aureo della civiltà cinese, precedente all'epoca di Confucio. Il primo e indispensabile requisito per far parte di tale classe era infatti la conoscenza della lingua cinese letteraria (wen-yan) e la memorizzazione di un insieme di testi composti in tale lingua. In ragione poi dello stretto legame che si instaurò fra i mandarini e la lingua orale con cui essi si esprimevano, tale idioma, una sorta di koinè che consentiva ai mandarini di esprimersi superando le differenze dialettali, fu indicato con il nome della loro classe: lingua mandarina (guanhua).
Colui che aspirava a entrare a far parte di tale classe doveva possedere a tal punto la lingua cinese letteraria da diventare egli stesso produttore di testi composti in ossequio ai modelli espressivi dell'antico patrimonio letterario in prosa e in versi; doveva cioè dare prova di saper utilizzare tale lingua per esercitare le funzioni amministrative inerenti alle cariche cui sarebbe stato destinato. Il candidato letterato doveva inoltre essere capace di coniugare la tradizione con i tempi presenti, adattando i contenuti di opere, appartenenti a epoche ormai remote, alle necessità politiche e amministrative del tempo. Il possesso e la gelosa conservazione della lingua cinese scritta consentirono d'altra parte al letterati di sopravvivere a tutte le vicissitudini della storia cinese, in quanto la loro opera rimase sempre indispensabile per il funzionamento di un qualunque Stato centralizzato che intendesse imporre il proprio dominio sul vasto territorio cinese.
La posizione sociale del mandarino, in via di principio, si fondava quindi sul possesso di un insieme di conoscenze e abilità di natura puramente letteraria. Il burocrate, in quanto uomo di lettere, rifuggiva da qualunque tipo di specializzazione, e doveva essere pronto ad affrontare i problemi che insorgevano nell'esercizio delle sue funzioni esclusivamente alla luce della cultura classica; poteva utilizzare specialisti, ma doveva vigilare affinché nessun aspetto particolare prevalesse.
L'istituto degli esami costituì il principale punto di forza della classe dei mandarini e le garantì spesso l'appoggio della popolazione, che vedeva in tale meccanismo la possibilità, almeno teorica, di entrare a far parte del ceto dirigente.
Il sistema degli esami, pur assolutamente rivoluzionario e 'aperto' se paragonato ai sistemi di reclutamento in uso in tutte le altre civiltà antiche, in realtà era soggetto a tali e tante limitazioni che, in pratica, era destinato solo alle classi più agiate.
La partecipazione alle competizioni era formalmente vietata a quattro gruppi di persone e ai loro discendenti per tre generazioni: figli di prostitute, attori di teatro, carnefici o sgherri al servizio dei mandarini e, infine, guardie carcerarie.La preparazione, che poteva durare anche alcuni decenni, le spese sostenute per tutori e insegnanti privati, nonché le lunghe trasferte nelle sedi d'esame, costituivano, anche in epoche di maggiore liberalità, un ostacolo assolutamente insormontabile per coloro che non provenivano da famiglie di funzionari o di proprietari terrieri. Piuttosto che uno strumento per aprire la carriera mandarinale alla popolazione, il sistema degli esami fu quindi il principale meccanismo per l'autoconservazione del ceto burocratico.
Il raggiungimento di una posizione all'interno della classe mandarinale necessitava dell'impegno di un intero gruppo di persone legate da vincoli familiari o di amicizia, che concentravano le loro aspettative intorno al giovane candidato, il quale, una volta raggiunta la posizione, avrebbe dovuto ricompensare coloro che lo avevano a vario titolo sostenuto. Ciò determinò un enorme incremento dei favoritismi e delle pratiche illegali, che allontanarono progressivamente il mondo dei burocrati dal resto della popolazione.A partire dalla dinastia Ming, i mandarini erano divisi in nove gradi principali (pin), ciascuno suddivisibile in diversi livelli, così da portare il numero totale dei livelli da 18 fino a un massimo di 30; generalmente i gradi si dividevano in superiori (dal primo al terzo), medi (dal quarto al settimo) e inferiori (l'ottavo e il nono). L'ottenimento del grado era legato al superamento dei tre livelli delle prove d'esame, ma si potevano avere avanzamenti in ragione di premi o menzioni speciali. In particolare, verso la fine dell'Impero, alcuni gradi inferiori potevano anche essere acquistati tramite il versamento allo Stato di somme di denaro. Il possesso di ciascun grado si traduceva nella possibilità di indossare una divisa corrispondente, recante stemmi e colori rigidamente codificati, che consentiva al mandarino di ostentare il proprio status sociale.I mandarini non andavano in pensione, ma potevano essere collocati a riposo a discrezione dei funzionari di livello superiore, e, per i massimi gradi, dall'imperatore in persona, che aveva facoltà di promuovere, retrocedere o allontanare un mandarino in ragione del suo operato.I mandarini non sottostavano alla magistratura ordinaria, ma erano soggetti a norme speciali, derivanti dal loro status; godevano inoltre di notevoli esenzioni fiscali, che rendevano particolarmente importante l'acquisizione di un grado mandarinale per i proprietari terrieri. La classe dei mandarini si garantiva inoltre la propria conservazione tramite il cosiddetto 'privilegio di protezione' (yin), in base al quale i mandarini avevano la possibilità di assicurare a uno o più dei loro figli maschi l'ottenimento di un incarico nell'amministrazione, senza dover superare gli esami o con la dispensa da alcune prove. Questa fu sempre considerata la principale strada per l'ottenimento di un incarico e, durante tutta la storia del mandarinato, oltre metà dei mandarini ottennero incarichi grazie a tale privilegio. La progressiva diffusione del 'privilegio di protezione' consentì alla classe mandarinale, un tempo nata proprio in opposizione alle aristocrazie nobiliari, di diventare essa stessa una nuova aristocrazia, sebbene formalmente 'aperta'.
All'epoca del massimo sviluppo del sistema, a eccezione di un ristretto numero di posti negli organismi interni della Corte imperiale destinati ai membri della famiglia imperiale o ad altri dignitari, i mandarini potevano ricoprire praticamente tutti gli incarichi del complesso apparato burocratico. Sulla base del grado conseguito, tramite gli esami, l'ammissione alle scuole imperiali o gli altri sistemi ammessi ('privilegio di protezione', acquisto, ecc.), i membri della classe mandarinale ricoprivano incarichi in tutti gli organismi dello Stato, nelle istituzioni del governo centrale, provinciale e locale.
Lo spazio occupato dalla classe burocratica nell'amministrazione statale aumentò quasi costantemente nel corso dei secoli, fino a raggiungere praticamente ogni settore dell'apparato. Mandarini guidavano tutte le istituzioni, esercitando, in base alle loro giurisdizioni, tutte le funzioni dello Stato; avevano infatti potere giudiziario, legislativo, fiscale, educativo, ecc.: in buona sostanza non vi era ambito della vita politica e sociale che non fosse controllato e regolato da un ufficio statale, a capo del quale vi era sempre un mandarino.
Se a partire dalla dinastia Sui la centralizzazione del potere consentì l'ascesa della classe burocratica, sul finire della dinastia Qing l'eccessiva concentrazione del potere a livello centrale fece entrare in crisi il sistema. La progressiva complicazione dell'apparato burocratico, dovuta in parte al desiderio di porre freno alla diffusione della corruzione, procurò infatti un fenomeno di eccessivo accentramento che, determinando l'atrofia del sistema, favorì la diffusione di pratiche illegali presso i funzionari.Nel XIX secolo una tale burocrazia, ormai corrotta e intenta esclusivamente all'acquisizione del potere economico e di privilegi materiali, fu incapace di fare fronte alla politica di espansione commerciale proveniente dall'Occidente. Dopo la sconfitta militare subita dall'Impero cinese durante la guerra dell'oppio (1839-1842), furono necessari ancora alcuni decenni prima che il mondo intellettuale cinese iniziasse a porsi il problema di una completa riforma degli esami e dell'intero sistema educativo. Solo la sconfitta subita a opera del Giappone nel 1894-1895 obbligò la Cina a intraprendere la strada delle riforme.
L'ascesa in Cina di una classe burocratica che considerava sua prerogativa il possesso e l'esercizio della cultura, se da un lato ha consentito al paese di accumulare un patrimonio letterario che forse non ha eguali nella storia dell'umanità, dall'altro ha permesso alla classe dei letterati di esercitare una quasi assoluta egemonia sulla cultura, censurando ogni genere di letteratura o di arte considerata non ortodossa rispetto alle dottrine da essa professate, in special modo il confucianesimo e il neoconfucianesimo.Il taoismo, religione autoctona cinese, il buddhismo e le altre religioni diffusesi in Cina hanno sempre, a parte rari periodi in cui godettero dei favori imperiali, subito la condanna ufficiale dei letterati, i quali guardavano con sospetto a ogni genere di dottrina che mirasse ad allontanare l'individuo dal gruppo, dalla famiglia o dalla società, che potesse cioè minare il rigido assetto di una società fondata sulla fedeltà e l'obbedienza ai superiori.
Sorte analoga subirono la letteratura d'evasione e il teatro, considerati esercizi privi di dignità. È interessante tuttavia rilevare che, proprio a causa dell'egemonia culturale confuciana, tali arti furono tradizionalmente coltivate da tutti coloro che avevano intrapreso la strada degli esami ma non erano riusciti a superarli oppure, avendoli superati, non erano riusciti a trovare una degna sistemazione. La novellistica, la poesia e il teatro furono quindi il rifugio per moltissimi letterati respinti dal sistema. Il fallimento alle prove d'esame alimentò pertanto la nascita e lo sviluppo di generi letterari di intrattenimento, nonché il formarsi di associazioni letterarie, o culturali in generale, che mantennero in vita e portarono a notevoli livelli di sviluppo forme di letteratura diverse da quelle considerate ufficiali. Esemplare è il caso della novellistica che raggiunse il suo massimo splendore durante le dinastie Ming e Qing, quando più forte fu il dominio ideologico della classe dei burocrati sulla vita politica dell'Impero.
Il mondo dei letterati, la dura competizione delle prove d'esame, nonché la corruzione dei mandarini, costituirono inoltre il soggetto di tanta parte di questa letteratura d'evasione, opera appunto di coloro che vissero ai margini del sistema.
Per quanto è dato sapere nessuna antica civiltà impiegò un sistema di esami per il reclutamento della propria classe dirigente. I primi esami universitari orali si svolsero probabilmente non prima del 1219 presso l'Università di Bologna e le prime prove scritte furono quelle introdotte nel 1702 al Trinity College di Cambridge. È peraltro possibile ipotizzare che il sistema degli esami cinese abbia agito da stimolo per l'introduzione in Europa degli esami universitari, scritti e orali e, successivamente, per l'istituzione di un sistema di prove per l'accesso agli incarichi amministrativi.
Probabilmente l'introduzione di prove scritte e orali per l'ottenimento di un titolo di studio o di un incarico nell'amministrazione avvenne in Europa sulla scia del grande interesse che l'Impero cinese suscitò presso gli illuministi francesi. Grazie alle dettagliate, anche se spesso idealizzate, descrizioni che di quell'Impero iniziarono a circolare in Europa a partire dal XVII secolo, ad opera soprattutto dei missionari gesuiti italiani e francesi, pensatori quali Voltaire, Montesquieu, Diderot, Rousseau e Quesnay videro nel lontano Impero cinese, fondato sulla legge e sul governo dei letterati, un mirabile esempio al quale la Francia e l'Europa in generale si sarebbero dovute ispirare per intraprendere una completa riforma dello Stato e dell'economia. Molte delle idee degli illuministi francesi sulla Cina furono superate dalla storia successiva, ma il sistema degli esami cinese contribuì all'introduzione in Europa di un sistema di prove concorsuali per il reclutamento dei funzionari dell'amministrazione sul finire del XVIII secolo, prima in Francia, dove però venne sospeso dopo un decennio appena, e quindi in Germania e Inghilterra, dove, grazie anche agli intensi contatti che quest'ultimo paese ebbe con la Cina durante il XIX secolo, si sviluppò e giunse a più completa maturazione. Tuttavia, mentre le prove cui si sottoponevano i mandarini erano di natura squisitamente letteraria, gli esami introdotti in Occidente miravano all'accertamento di conoscenze specifiche e funzionali al diverso contesto politico e sociale. (V. anche Burocrazia; Confucianesimo).
Balazs, É., La bureaucratie céleste. Recherches sur l'économie et la société de la Chine traditionnelle, Paris 1968 (tr. it.: La burocrazia celeste, Milano 1971).
Biot, É., Essai sur l'histoire de l'instruction publique en Chine et de la corporation des lettrés depuis les anciens temps jusqu'à nos jours, Paris 1847.
Des Rotours, R., Traité des examens traduit de la Nouvelle Histoire des T'ang (chp. XLIV-XLV), Paris 1932.
Des Rotours, R., Traité des fonctionnaries et traité de l'armée traduits de la Nouvelle Histoire des T'ang (chp. XLVI-L), 2 tomi, Leiden 1947-1948.
Doolittle, J., Social life of the Chinese with some account of their religious, governmental, educational, and business customs and opinions, vol. I, New York 1895, pp. 383-443.
Franke, W., The reform and abolition of the traditional Chinese examination system, Cambridge, Mass., 1960.
Hucker, C.O., A dictionary of official titles in imperial China, Stanford, Cal., 1985.
Miyazaki, I., China's examination hell. The civil service examinations of Imperial China, New York 1976 (tr. it.: L'inferno degli esami, Torino 1988).
Santangelo, P., Alcuni elementi della società cinese nel periodo Ming e Qing, Napoli 1987.
Sprenkel, O.B. van der, Max Weber on China, in "History and theory", 1964, III, pp. 348-370.
Teng, Ssu-yü, Chinese influence on the Western examination system, in "Harvard journal of Asiatic studies", 1943, VII, 4, pp. 267-312.
Weber, M., Die Wirtschaftsethik der Weltreligionen. Einleitung: Konfuzianismus und Taoismus (1915), in Max Webers Gesamtausgabe, parte I, vol. XIX (a cura di H. Schmidt-Glintzer), Tübingen 1989 (tr. it. in: Sociologia delle religioni, a cura di P. Rossi, vol. II, Milano 1982).
Zi, E., Pratique des examens littéraires en Chine, Shanghai 1894.
Zi, E., Pratique des examens militaires en Chine, Shanghai 1896.