MANDINI
Famiglia di cantanti di opera buffa. Il più noto esponente, Stefano, nacque presumibilmente a Bologna intorno alla metà del XVIII secolo.
Nulla si conosce sulla sua formazione prima del suo debutto sulle scene, avvenuto nella stagione di carnevale 1774 al teatro Bonacossi di Ferrara ne Le pazzie di Orlando di P. Guglielmi, accanto ad Anna Morichelli, e ne L'innocente fortunata di G. Paisiello. Nella stagione estiva fu impegnato, presso l'Accademia dei Remoti di Faenza, ne Le finte gemelle di N. Piccinni, L'isola d'Alcina di G. Gazzaniga, e La Giannetta di P. Anfossi, opera interpretata nella stessa stagione anche al teatro del Sole di Pesaro e al teatro Dolfin di Treviso. Per il carnevale del 1775 venne ingaggiato a Trieste nella compagnia del teatro S. Pietro, ove cantò in lavori di Anfossi, F. Gassmann e G. Rust; all'autunno di quell'anno data la scrittura presso il teatro veneziano di S. Moisè, ove si esibì fino al successivo carnevale accanto a cantanti affermati - quali Clementina Baglioni e Domenico Poggi - in quattro prime assolute: L'avaro di Anfossi, La novità di F. Alessandri, Il marchese carbonaro di F. Salari, La donna instabile di G.B. Borghi.
Durante la primavera 1776 fu impegnato al teatro del Cocomero di Firenze in opere di G. Astarita (I visionari) e Paisiello (La frascatana e La discordia fortunata); nel carnevale successivo cantò al Ducale di Parma, in primavera al Marsigli-Rossi di Bologna, quindi in autunno al teatro Interinale di Milano quale "primo buffo mezzo carattere" ne Le astuzie amorose di Paisiello, La vera costanza e Il principe di Lagonero, entrambe con musica di Anfossi. Nel 1778 si esibì al S. Agostino di Genova, quindi ad Alessandria, Acqui e Bergamo, nella parte del contino di Ripaverde ne Il curioso indiscreto di Anfossi; l'anno seguente fu ancora impegnato in piazze secondarie, perlopiù in opere di Gazzaniga (La vendemmia) e Anfossi (La forza delle donne, Il geloso in cimento, La finta giardiniera, Il curioso indiscreto). Nel 1780 si esibì tra l'altro ne L'italiana in Londra di D. Cimarosa ad Alessandria, cimentandosi poi nel ruolo serio di Learco nell'Erifile di F. Bianchi al Nuovo di Pavia. Per la stagione autunnale di quell'anno cantò al teatro degl'Intrepidi di Firenze quale "primo buffo mezzo carattere" ne Le donne rivali di Cimarosa e quale "primo buffo caricato" ne La locanda in scompiglio di L. Caruso. Il soggiorno fiorentino segnò l'incontro di Stefano con la cantante Maria Piccinelli, impegnata in quella stagione al teatro di via della Pergola, che divenne sua moglie e partner sul palcoscenico. Per il carnevale 1781 Stefano fu scritturato presso il teatro Ducale di Parma in una prestigiosa compagnia di cui facevano parte Clementina e Costanza Baglioni e Giuseppe Viganoni; in quell'occasione fu insignito del titolo onorifico di "virtuoso di camera dell'Infante duca di Parma", di cui si fregiò fino alla partenza per Vienna. In primavera fece ritorno a Firenze, ove si esibì al Cocomero insieme con il fratello Paolo e la moglie Maria; in autunno cantò ancora a fianco del fratello alla Scala di Milano in compagnia con Anna Morichelli Bosello, Serafino Blasi, Nicola Del Sole: misero in scena Il falegname di Cimarosa e la prima assoluta de Il vecchio geloso di Alessandri.
Nel 1782 fu impegnato a Livorno, Bologna, Mantova, ancora con la moglie; preziosa e puntuale la testimonianza al riguardo del medico Benedetto Frizzi, eminente membro della comunità ebraica di Trieste e appassionato intenditore d'opera circa la performance di Stefano ne I fratelli Pappamosca di Guglielmi (primavera 1782) accanto a G. Luzio (Dissertazione di biografia musicale, Trieste 1803, pp. 87 s., 105; cit. in Paissa, p. 149 e Rice, 1994, pp. 370, 382).
Stefano concluse il primo decennio di carriera al teatro Valle di Roma, dove vennero allestite due novità assolute: gli intermezzi a cinque voci Il guerriero immaginario di A. Tarchi e Li due baroni di Rocca Azzurra di Cimarosa, nel quale risulta "primo mezzo carattere" accanto al bravo buffo Francesco Benucci.
Dall'aprile 1783 Stefano fu ingaggiato a Vienna, insieme con la moglie, con un compenso annuo di 2811 fiorini, nella nuova compagnia italiana del Burgtheater voluta dall'imperatore Giuseppe II, accanto a cantanti di successo quali Anna Selina Storace, Francesco Bussani, Rosa Manservisi, Michael Kelly, Giuseppe Viganoni. Stefano fece il suo debutto sulle scene viennesi nel collaudato ruolo di Milord Arispinghe ne L'italiana in Londra (5 maggio 1783).
Vera colonna portante della compagnia, cantò fino al 1788 in almeno 25 produzioni, contribuendo in modo determinante al successo di opere quali Fra i due litiganti il terzo gode di G. Sarti (28 maggio 1783), Il barbiere di Siviglia di Paisiello (13 ag. 1783) nel ruolo del Conte d'Almaviva, e Il re Teodoro in Venezia di Paisiello (prima assoluta, 23 ag. 1784), ispirato a un episodio del Candide di Voltaire, nei panni del protagonista, uno sfortunato re di Corsica in esilio, assillato fin negli incubi dal fantasma del Debito. Stefano collaborò probabilmente con A. Salieri ne La grotta di Trofonio (prima assoluta, 12 ott. 1785), quindi nel divertimento teatrale Prima la musica poi le parole (prima assoluta, 7 febbr. 1786), messo in scena per volontà dell'imperatore nell'Orangerie di Schönbrunn dalla compagnia italiana in competizione con la compagnia tedesca, cui era affidata l'altra pièce di argomento metateatrale, Der Schauspieldirektor, di W.A. Mozart. Di maggior peso la collaborazione di Stefano nei grandi successi di V. Martín y Soler. Sulla sua interpretazione in Una cosa rara ossia Bellezza ed onestà (prima assoluta, 17 nov. 1786), l'evento musicale dell'anno che "condusse la città ai limiti del parossismo" (Lanapoppi, p. 171), lo smaliziato conte J.K. Zinzendorf - che pur si era annoiato alla prima del Figaro mozartiano - annotava: "il bel duettino di Mandini con la Storace è stato bissato, è veramente voluttuoso. All'uscita dell'opera ne ero ancora turbato", e anche riguardo L'arbore di Diana (prima assoluta, 1 ott. 1787) scriveva "il duo di Mandini con Amore [Luisa Laschi] è eccessivamente voluttuoso, e così la scena della ninfa con i tre uomini" (ibid., pp. 172 e 183). A Vienna Stefano si cimentò, inoltre, in ruoli seri: nell'Ifigenia in Tauride e in Alceste di Chr.W. Gluck, dati tra 1783 e 1784 al Kärtnertortheater, e nell'Olimpiade di L. Gatti (1786).
La fama di Stefano, tuttavia, resta per gran parte legata alla collaborazione con Mozart. Nei circa tre anni che intercorrono tra la nascita della nuova compagnia d'opera italiana e la composizione de Le nozze di Figaro (1786), Mozart incontrò non poche difficoltà ad affermarsi quale autore d'opera, in un ambiente teatrale fondamentalmente dominato dagli italiani. La sua attività in questo campo si limitò di fatto alla scrittura di alcuni brani sostitutivi nelle opere di altri autori, su richiesta dei cantanti, e in alcuni tentativi presto abbandonati di mettere in musica libretti preesistenti. Fra questi si colloca Lo sposo deluso K. 430, di cui Mozart completò l'ouverture e alcuni brani; nell'elenco dei personaggi, stilato dallo stesso Mozart, spicca il nome di Stefano "primo mezzo carattere" nel ruolo di Don Asdrubale: lo stesso libretto era stato musicato da Cimarosa a Roma nel 1780 con il titolo Le donne rivali, e proprio Stefano aveva eseguito quest'opera a Firenze nel medesimo anno. Secondo Abert (p. 49), ritroviamo Stefano nel ruolo di Pippo ne La villanella rapita di F. Bianchi, per la quale Mozart compose, nel novembre 1785, il quartetto Dite almeno in che mancai K. 479 e il terzetto Mandina amabile K. 480.
Ma l'occasione per utilizzare pienamente le peculiari doti di attore e cantante di Stefano si presentò con Le nozze di Figaro (1( maggio 1786), opera in cui Mozart gli affidò il ruolo del Conte d'Almaviva. Il successo riscosso a Vienna dal Barbiere di Siviglia di Paisiello costituisce una premessa importante nella scelta di L. Da Ponte e Mozart di mettere in scena il secondo episodio della trilogia di Beaumarchais; e la decisione di affidare a Stefano la caratterizzazione in età matura del personaggio di cui aveva interpretato così brillantemente gli ardori giovanili nell'opera di Paisiello fu la naturale conseguenza. M. Kelly - primo interprete nelle Nozze del doppio ruolo di Don Basilio e Don Curzio - definì nelle sue memorie F. Benucci (primo Figaro), e Stefano "the two best comic singers in Europe" (p. 111), sottolineando il clima di stretta collaborazione creato in quella circostanza da Mozart con i cantanti, dai quali dipendeva in buona parte l'esito dell'opera. Conclusosi il contratto con il Burgtheater, il 15 febbr. 1788 Stefano si accomiatò dal pubblico viennese dando un concerto d'addio, in cui gli fu riservata "einer stürmischen Ovation" (Michtner, p. 251).
Rientrato in Italia, Stefano ottenne una scrittura per Napoli, ove si esibì al teatro del Fondo in novembre ne I matrimoni per fanatismo di Anfossi e L'incontro per accidente di V. Fabrizi, e nel carnevale 1789 ne I due supposti conti di Cimarosa.
Dal 1789 Stefano e la moglie furono scritturati nella compagnia italiana del théâtre de Monsieur di Parigi diretta da G.B. Viotti. Il teatro godeva della protezione del fratello del re, il conte di Provenza, futuro Luigi XVIII; la compagnia, personalmente reclutata da Viotti in Italia, comprendeva artisti rinomati quali Anna Morichelli, C. Rovedino, C. Viganoni, Rosa Balletti, Giacinta Galli.
La stampa parigina si espresse in termini entusiastici nei confronti di Stefano. Tra il gennaio 1789 e l'agosto 1792, quando gli avvenimenti rivoluzionari decretarono la fine del repertorio operistico italiano, la compagnia mise in scena circa 35 opere, tra cui L'impresario in angustie di Cimarosa; La buona figliola di Piccinni; Le gelosie villane di Sarti; Il burbero di buon cuore di Martín y Soler; La scuola de' gelosi di Salieri; La vendemmia di Gazzaniga; La pazza per amore di Paisiello; raggiunse "l'idéal de la perfection" con Il barbiere di Siviglia, Una cosa rara, La frascatana, La molinara di Paisiello (Castil-Blaze, p. 278).
Rientrato in Italia, Stefano si esibì nella primavera 1794 nei teatri di Genova (Falcone e S. Agostino), quindi in autunno tornò alla Scala di Milano con La lanterna di Diogene di Guglielmi, Le nozze campestri di G. Nicolini e I zingari in fiera di Paisiello, e al S. Benedetto di Venezia, ove si trattenne fino al seguente carnevale cantando ne I capricci di V. Trento e La pupilla scaltra di Guglielmi.
Dall'autunno del 1795 Stefano fu scritturato quale "primo buffo assoluto" presso i teatri imperiali di San Pietroburgo nella compagnia diretta da Astarita; sulla via di San Pietroburgo Stefano soggiornò nuovamente a Vienna, esibendosi ne La Griselda di Piccinni e ne La molinara.
Astarita, dopo i successi del suo primo soggiorno a San Pietroburgo (1787-89), aveva ricevuto all'inizio del 1794 dal principe N.B. Jusupov, direttore dei teatri imperiali, l'incarico di reclutare in Italia i cantanti per una nuova compagnia lirica. Accanto a Stefano spiccano quali "prime donne buffe assolute a vicenda" i nomi di Giulia Gasparini e di Teresa Saporiti, e di Paolo, fratello di Stefano, "primo mezzo caricato". Forte dell'appoggio di un personaggio del prestigio di Jusupov e di elementi quali "Paolo e Stefano Mandini qui comptaient alors parmi les chanteurs les plus réputés de la péninsule", l'impresa beneficiò immediatamente "d'une vogue extraordinaire" (Mooser, pp. 618 s.); il repertorio proposto comprendeva alcuni fra i maggiori successi del momento, quali La villanella rapita, La pastorella nobile di Guglielmi, L'amor contrastato ossia La molinara e Nina o sia La pazza per amore di Paisiello, La ballerina amante e L'italiana in Londra di Cimarosa, tutte novità per il pubblico pietroburghese.
Stando a quanto affermato da Mooser l'arrivo della compagnia nella capitale scatenò negli ambienti dell'alta società una vera e propria crisi "d'italianomanie"; V.F. Rostopčin riferiva indignato a un suo corrispondente: "Nos dames ont perdu la raison. Un chanteur d'opéra bouffe, Mandini, leur fait faire les pires sottises [(]. La femme de ce chanteur, une fille publique de Paris, est reçue partout, grâce à son mari" (pp. 619 s.). Nel 1796 Stefano fu tra gli interpreti de Il burbero di buon cuore di Martín y Soler e Rinaldo d'Aste di Astarita; nel giugno 1797 prese parte con la compagnia francese alla messa in scena dell'opéra-comique Le quiproquo di F.-A.-D. Philidor nella residenza imperiale di Pavlovsk; nella cantata Il genio della Russia di G. Sarti, rappresentata a Mosca nell'aprile 1797 per l'incoronazione dell'imperatore Paolo I e di sua moglie Maria Feodorovna, impersonificò Il Genio. Ulteriore testimonianza sul successo di Stefano è fornita nei Mémoires della pittrice Elisabeth-Louise Vigée-Lebrun (Mooser, p. 667, che riferisce il passo al fratello Paolo). Il 24 giugno 1799 la Gazette de Saint-Petersbourg annunciava la partenza di Stefano, sostituito da Francesco Albertarelli.
Nel 1799 furono pubblicate a Londra Three favorite canzonetts arranged with an accompaniment for the piano forte or guitar con parole e musica di Stefano, edite a cura del menzionato Ferrari, e pubblicate in seguito anche da R. Birchall nel 1800 circa. Fu probabilmente Stefano, e non il fratello Paolo, a esibirsi nel 1804 all'opera di Berlino, ma "il n'était plus alors que l'ombre de lui-même" (Mooser, p. 667).
Non si hanno ulteriori notizie sulla carriera di Stefano, che sembra si sia esibito anche in Spagna. Sconosciuti sono il luogo e la data della morte, collocata tuttavia, dalla maggioranza dei lessici, intorno al 1810.
Nel corso della sua carriera Stefano diede piena prova di eclettica versatilità, passando con disinvoltura dalle mezze tinte espressive proprie del mezzo carattere, fino a quelle decisamente comiche del buffo caricato. Considerando la tessitura e l'estensione di alcuni ruoli vocali scritti specificamente per lui (L'avaro, Le novità, I due baroni), possiamo considerare il suo registro, fin dall'esordio, come protobaritonale, di poco meno esteso di quello del Conte ne Le nozze di Figaro (Sol1-Fa diesis3). Quest'ultimo ruolo, tagliato da Mozart sulle corde migliori di Stefano, ne compendia in modo esemplare le peculiari caratteristiche vocali e soprattutto di attore.
Paolo (Alberto Paolo), fratello di Stefano, nacque ad Arezzo nel 1757 (nel 1756 secondo Schmidl). Studiò canto sotto la guida di Saverio Valente; dotato di una voce dall'estensione piuttosto ampia, ricoprì nell'arco della sua carriera ruoli sia tenorili sia baritonali, ed è forse per questo motivo che fin dai primi lessici ottocenteschi i profili professionali di Stefano e di Paolo sono stati spesso confusi fino a considerare i due fratelli come una sola persona (cfr. Fétis, Schmidl). Di un felice debutto al teatro dell'Accademia degli Erranti nel 1777 non rimane traccia nei libretti d'opera; la carriera di Paolo è documentata dal carnevale 1778, quando debuttò nei panni comici di Rusticone ne Il regno de' pazzi di Gazzaniga allestito nel teatro Bonacossi di Ferrara.
Dall'anno seguente fino alla primavera del 1782 si esibì con regolarità al teatro Zagnoni di Bologna, in opere di Anfossi, L. Caruso, Salieri, in qualità di "secondo buffo", o "altro buffo caricato". Alla primavera 1781 risale la sua apparizione al teatro del Cocomero di Firenze in compagnia con il fratello Stefano e la cognata Maria, insieme con i quali si presentò nell'autunno al pubblico del prestigioso teatro alla Scala di Milano nel ruolo di Don Velardo ne Il falegname e in quello di Tiberio nel primo allestimento assoluto de Il vecchio geloso. Tra il 1783 e il 1784 Paolo fu scritturato nel teatro del principe N. Esterházy, nella compagnia diretta da J. Haydn, che per lui scrisse il ruolo di Idreno nell'Armida; nella stagione 1785-86 fu ingaggiato nella compagnia del Burgtheater di Vienna, ove debuttò nei panni di Giannetto ne I viaggiatori felici di Anfossi (6 maggio 1785), cui seguì La villanella rapita (25 nov. 1785), con le citate inserzioni mozartiane. Dall'estate del 1786 fu nuovamente in Italia, dapprima a Vicenza - ove si esibì al teatro Nuovo, finalmente in ruoli di "primo mezzo carattere" quale quello di Nardone ne La frascatana - quindi nel 1787, al culmine del successo, a Venezia per la prima assoluta de Il convitato di pietra di Gazzaniga (carnevale, teatro S. Moisè), Genova (primavera, teatro S. Agostino), Torino (autunno, teatro Carignano), impegnato in ben nove diversi allestimenti. Nella stagione di carnevale 1788 al Regio-Ducale di Parma si presentò come protagonista nel Re Teodoro in Venezia, ruolo riproposto in seguito con successo a Milano (1788), Bologna (1789), Brescia (1790); sempre nel 1788 tornò a esibirsi sul palcoscenico della Scala di Milano in sei opere, tra cui L'arbore di Diana e Il fanatico burlato di Cimarosa.
Nel settembre 1789 fu nuovamente impegnato sul palcoscenico del Burgtheater ne I due baroni, quindi ne La cifra di Salieri (11 dic. 1789); da marzo a settembre del 1790 si trattenne a Esterháza. La carriera di Paolo proseguì nei teatri di Padova (1791, Nuovo), Palermo (1791, S. Cecilia), ove interpretò Monsieur de Crotignac, primo mezzo carattere ne Il pittor parigino di Cimarosa, Roma (1792, Alibert), Parma (1793, Regio-Ducale), Genova (1795, S. Agostino). Tra il 1796 e il 1799 si esibì con il fratello nella compagnia di Astarita nei teatri imperiali di San Pietroburgo e Mosca; tra le opere cui prese parte con successo L'italiana in Londra (1795), La villanella rapita e L'amor contrastato (1796), La pastorella nobile, Le gare generose di Paisiello, La lanterna di Diogene (1797); inoltre il dramma serio Zenobia in Palmira con musica di Anfossi, rappresentato con scene e costumi di sfarzo straordinario nel palazzo di Gatčina per il compleanno di Maria Feodorovna (15 ott. 1797) e la citata cantata Il Genio della Russia (Marte). Il suo compenso per il 1799 raggiunse la ragguardevole cifra di 3000 rubli, più un'indennità di 500 rubli per l'alloggio; quello stesso anno fu protagonista nell'Alessandro di F.-H. Himmel; all'inizio del 1800 dopo essersi esibito in due ultimi concerti, lasciò definitivamente la Russia.
Rientrato in Italia continuò a esibirsi in diverse piazze teatrali; dopo il ritiro dalle scene si stabilì a Bologna, ove morì il 25 (o il 27) genn. 1842.
Maria (Anna Maria, Marietta) Piccinelli (Picinelli) Vezian, detta la Francesina, moglie di Stefano, ebbe anch'essa una lunga e intensa carriera di mezzosoprano sia nel repertorio buffo sia in quello serio. Figlia di Antoine-François Soleri de Vesian, ufficiale di corte a Versailles (cfr. Paissa, p. 152; Michtner, pp. 385 s.), fu allieva di Ippolita Clairon.
Debuttò sulle scene italiane a Firenze nell'autunno 1757 al teatro di via della Pergola ne La disfatta di Dario di P. Cafaro, quindi al Carignano di Torino ne La buona figliola di E. Duni (autunno 1758). Nel 1760 prese parte alla festa teatrale Alcide al bivio e alla serenata Tetide con musica di Gluck, rappresentate a Vienna per le nozze dell'arciduca Giuseppe d'Austria e la principessa Isabella di Borbone Parma, accanto a Giovanni Manzuoli e Caterina Gabrielli. Il 6 maggio 1761 debuttò come prima amorosa alla Comédie-Italienne di Parigi; unica cantante professionista in organico, ebbe l'incarico di reperire le partiture musicali degli allestimenti. Al suo arrivo venne definita nell'Avant-Coureur "una delle migliori cantanti che si siano mai ascoltate a Parigi" (Fabiano, p. 56); l'8 giugno di quell'anno portò al successo La buona figliola di C. Goldoni e Duni.
Lasciata la Francia, si esibì con successo per oltre un ventennio nelle principali piazze teatrali dell'Italia settentrionale: Milano, Parma, Genova, Bologna e soprattutto Venezia, in oltre quaranta diversi allestimenti. Dal 1781 la carriera di Maria è legata fondamentalmente a quella del marito; debuttò al Burgtheater di Vienna al fianco di Stefano ne L'italiana in Londra (5 maggio 1783), cui seguirono Fra i due litiganti, Il burbero di buon cuore, Le trame deluse di Cimarosa, Le due contesse di Paisiello, L'arbore di Diana; fra le prime assolute interpretate al Burgtheater spicca quella de Le nozze di Figaro, in cui Maria fu scelta da Mozart per creare il personaggio di Marcellina. Dopo la breve parentesi napoletana del 1788, Maria risulta al fianco del marito negli anni trascorsi a Parigi nella compagnia di Viotti (1789-92), ove cantò, tra le altre, ne La molinara, La villanella rapita, L'italiana in Londra, La vendemmia. Nel 1794 seguì il marito e il cognato nella lunga trasferta a San Pietroburgo, dove non compare citata in alcuna produzione: all'epoca doveva quindi essersi già ritirata dalle scene.
Non si conoscono luogo e data della sua morte.
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