MANDORLO (lat. scientifico Prunus amygdalus Stok. o Amygdalus communis L.; fr. amandier; sp. almendro; ted. Mandelbaum; ingl. almond tree)
Albero della famiglia Rosacee-Prunoidee; può giungere a 10 m. d'altezza, ha radici fittonanti, scorza scagliosa, cenerognola. Le gemme a legno sono coniche, le fiorali ovate, le foglie sono stipolate, lanceolate, seghettate, con picciolo munito di 1-3 ghiandole. I fiori nascono prima delle foglie, sono solitarî o a gruppi di 2-3; sono pentameri con calice gamosepalo, corolla bianca e leggermente rosea, molti stami (20-40), ovario uniloculare, 1-ovulato, con stilo semplice.
Il frutto è una drupa verde, ovoidale o allungata, compressa, pelosa-vellutata con nocciolo legnoso, duro o fragile, contenente 1-2 semi (mandorle).
È pianta d'origine asiatica, spontanea o spontaneizzata nel Caucaso e in Grecia; è stata importata dai Romani nel bacino mediterraneo ove si coltiva estesamente, accanto all'ulivo. La sua coltivazione è diffusa in Italia (Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna meridionale), sulle coste della Francia meridionale, in Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia, Palestina, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria e recentemente anche in California.
Presenta numerose varietà: E. Bianca nella sua monografia ne registra 752; a seconda del sapore del seme si possono distinguere in due grandi gruppi: dolci (var. dulcis) e amare (var. amara). In queste ultime è contenuto un glucoside cianogenetico (amigdalina) e due diastasi (amigdalasi e prunasi) le quali agendo successivamente sul primo determinano in presenza di acqua (quando le mandorle amare si schiacciano o si masticano) la formazione di glucosio, acido cianidrico e aldeide benzoica: per questo tali mandorle sono tossiche. La composizione chimica delle mandorle dolci è la seguente: acqua 30%, cellulosa 3,5-5%, lignina 4-5%, proteine 20-25%, olio grasso 40-60%, zuccheri 5-6%, gomma 3-3,5%, acidi organici 0,3-0,5%.
Secondo D. Tamaro la classificazione delle varietà migliori è la seguente:
Si coltivano poi talune varietà a scopo ornamentale e fra queste meriitano di essere ricordate le seguenti: flore pleno, foliis variegatis, persicoides; nei giardini si coltiva pure l'Amygdalus nana L. del Caucaso, Armenia e Siberia.
Coltura. - Il mandorlo si coltiva in pieno campo consociato con colture erbacee, con la vite o con la vite e l'ulivo. Il terreno deve essere ben lavorato e fertilizzato e si deve aver cura di lasciarlo al piede d'ogni albero libero d'ogni coltura. I luoghi più adatti sono gli altipiani e le colline ben aereate; bisogna evitare le località basse, umide e soggette a nebbie. In Italia, nelle parti più calde la fioritura comincia anche a fine dicembre e nelle più fredde ai primi d'aprile e dura 10-15 giorni. Si moltiplica per seme seminando le mandorle amare che dànno piante più resistenti, e per innesto innestando su mandorlo o su susino Damas e Saint-Julien o più raramente su albicocco a gemma dormiente, in fine d'estate e, se questa non attecchisce, a gemma vegetante nella primavera successiva.
In Italia si coltivano molte varietà, alcune delle quali apprezzatissime nei paesi esteri di consumo: così la Santoro, la Fragulia, la Rachele e la Montrone nelle Puglie; la Pizzuta o Avola scelta, la Romana o Avola corrente, la Fascineddu (prov. di Siracusa), la Rinaldi, la Pesca, l'Aragonese, la Pollara (prov. di Agrigento), l'Etna e la Serradifalco (prov. di Catania) in Sicilia. Molto nota sui mercati indiani è la varietà Catuccia della prov. di Bari.
Il mandorlo è molto sensibile all'influenza dei geli, delle grandinate, dei venti impetuosi, specie durante la fioritura. Esso è anche attaccato da molti parassiti vegetali, come l'Exoascus deformans, la Cercospora amygdali, la ruggine, il Gloesporium amygdalinum, e da larve di tentredine, afidi, bruchi di Bombix coerulacea, larve di Anarsia lineatella, ecc.
Produzione e commercio. - I maggiori paesi produttori ed esportatori di mandorle sono l'Italia, la Spagna e il Portogallo. Ma anche tutti gli altri paesi mediterranei producono per l'esportazione, ad eccezione della Francia che può provvedere con la sua produzione solo a una parte del consumo interno. Fuori d'Europa, la California ha dato grande sviluppo alle sue colture; ma non può ancora competere con i paesi mediterranei. In Italia, la produzione di mandorle fu calcolata nel periodo 1923-27 in q. 1.125.280, nel 1930 in q. 1.862.290, nel 1931 in q. 542.380, nel 1932 in q. 971.000. L'esportazione occupa il secondo posto, per valore, fra quelle di prodotti del suolo, venendo dopo gli agrumi. Nel periodo 1926-31 fu di q. 164.733 di mandorle sgusciate per un valore di 145 milioni di lire e q. 16.278 con guscio per un valore di 5,6 milioni di lire; nel 1932 fu rispettivamente di q. 197.091 per un valore di 129 milioni di lire e q. 12.991 per un valore di 4 milioni di lire. L'esportazione è diretta in quasi tutti i paesi consumatori del mondo, ma specialmente in Germania (nel 1932: q. 58.670), negli Stati Uniti (q. 24.114), nell'India Britannica (q. 13.211), in Cecoslovacchia (q. 10.087) e in Gran Bretagna (q. 9429).
Usi. - Le mandorle dolci si usano come frutto da tavola e per la preparazione di una grande varietà di dolciumi. Sono anche adoperate per l'estrazione dell'olio, e allora dànno un residuo, il cosiddetto panello o pasta di mandorle, che si usa in farmacia (v. più oltre). Le mandorle amare servono, oltre che per dolciumi, per l'estrazione della essenza e dell'olio grasso, e dànno anch'esse, come residuo di lavorazione, il panello di mandorle amare, che serve fra l'altro per la preparazione dell'acqua distillata di mandorle amare. I gusci delle mandorle sono utilizzati principalmente come combustibile nei forni a pane.
Farmacologia. - La Farmacopea italiana (1929) registra le mandorle (amygdali semen) dolci e amare, e le seguenti preparazioni farmaceutiche: l'acqua di mandorle amare (acqua amygdalarum amararum: 1000 parti di panello completamente digrassato per pressione a freddo, si spappolano e si lasciano macerare per 12-24 ore in 3000 parti di acqua; si aggiungono 50 parti di alcool a 90° e si distilla in corrente di vapore fino a ottenere 1000 parti di prodotto: liquido limpido o appena opalescente con intenso odore di acido cianidrico che è contenuto in piccola parte libero e in piccola parte con cianidrina benzoica); si adopera come sedativo e antispasmodico nella tosse convulsa, nelle gastralgie, ecc. L'emulsione di mandorle dolci, o latte di mandorle, o emulsione di mandorle semplice (emulsio amygdalarum dulcium: mandorle dolci mondate parti 10, zucchero 7, acqua 83; si pestano le mandorle con lo zucchero e, aggiungendo 6 parti di acqua, si ottiene una sottile poltiglia che si stempera con il resto dell'acqua e si cola per panno spremendo il residuo e facendo passare sui detriti quanta acqua basta per avere p. 100 di colatura). L'emulsione di mandorle dolci oleosa o looch bianco (emulsio amygdalarum dulcium cum oleo: olio di mandorle dolci p. 8, gomma arabica 8, emulsione di mandorle dolci 82, acqua di fiori d'arancio 2). L'olio di mandorle dolci (oleum amygdalarum, liquido limpido, fluido, giallo, dolciastro che si estrae per pressione dalle mandorle dolci polverizzate), si usa come blando lassativo e come emolliente nella preparazione di creme, linimenti, pomate; serve inoltre per ottenere l'emulsione (v. sopra); il sapone medicinale o sapone amigdalino o sapone veneto (sapo medicatus: olio di mandorle dolci p. 100, soluzione d'idrato sodico al 30% p. 50, alcool 30), l'unguento a pomata con olio di mandorle dolci (unguentum cetacei: olio di mandorle dolci 80, cera bianca 10, cetina 10). Lo sciroppo di mandorle dolci (sirupus amygdalarum: mandorle 5, acqua 50, zucchero 100).
Bibl.: E. Bianca, Manuale della coltivazione del mandorlo in Sicilia, Palermo 1872; D. Tamaro, Trattato di frutticoltura, Milano 1915; E. Bassi, Frutticoltura, Torino 1929.