Manegoldo di Lautenbach Teologo (n. 1040 ca
m. tra il 1103 e il 1119). Difficile ricostruirne la biografia: verso il 1082 era canonico nel convento di Lautenbach, più tardi (1086) a Raitenbach in Baviera e in seguito in Alsazia, dove forse fondò un convento di canonici regolari a Marbach; partigiano di Gregorio VII contro Enrico IV, fu fatto arrestare dall’imperatore (1098); ma nel 1103 era di nuovo a Marbach. Secondo alcuni è identificabile con un omonimo magister tedesco, attivo in Francia intorno al 1060. Comunque l’opera di M. è sufficientemente definita nei suoi due scritti maggiori: Liber ad Gebehardum e Liber contra Wolfelmum. Nel primo – in polemica con Wenrico di Treviri, sostenitore della politica di Enrico IV – difende l’opera riformatrice di Gregorio VII ed enuncia una teoria del potere civile secondo la quale la sovranità è un officium delegato dal popolo al re che, ove venga meno al patto, governando con potere dispotico, sarà denunciato dal papa e cacciato dal popolo stesso, come fedifrago. Nel Liber contra Wolfelmum combatte la filosofia pagana (conosciuta soprattutto attraverso il commento di Macrobio al Somnium Scipionis) di cui denuncia il «naturalismo», contrapponendolo al soprannaturalismo cristiano, che M. intende in modo affine a Pier Damiani.