MANERIUS
Stile miniaturistico che prende nome dallo scriptor Manerius di Canterbury, che vergò una Bibbia in tre volumi, della fine del sec. 12°, proveniente da Saint-Loup di Troyes (Parigi, Bibl. Sainte-Geneviève, 8-10).In un lungo colofone posto alla fine del secondo volume, il copista si identifica e fornisce i nomi di tutti i defunti della sua famiglia, tra cui la madre, morta all'età di oltre ottant'anni, raccomandando infine a Dio la loro anima. Monumentale capolavoro della transizione tra la miniatura romanica e quella gotica, la Bibbia è decorata sia con grandi iniziali istoriate e ornate sia con magnifiche tavole dei canoni istoriate, espressione dell'esuberanza artistica che si manifestò nella Champagne e nella Borgogna settentrionale dopo la canonizzazione di Bernardo di Chiaravalle (1174) e la fine della iconofobia cistercense.La giusta importanza della Bibbia è stata però riconosciuta solo dopo un lungo processo. Se già Haseloff (1906) segnalava il ricorrere di questo stile in altre due bibbie di origine francese, della fine del sec. 12° (Parigi, BN, lat. 8823; lat. 11534-11535), la prima delle quali proveniente da Pontigny, la critica si ostinò ancora fino agli anni Cinquanta ad attribuire la Bibbia di Manerius alla scuola inglese, per la nazionalità del copista. Boase (1953), Dodwell (1954) e Porcher (Les manuscrits, 1954) giunsero in seguito, indipendentemente, a una conclusione comune: dopo aver rilevato che lo stile delle miniature non compariva né nei manoscritti di Canterbury né altrove in Inghilterra, questi studiosi accettarono per la Bibbia di Manerius un'origine nell'area della Champagne o della Borgogna, supponendo che lo scriba inglese vi fosse giunto al seguito di Tommaso Becket, allora esiliato a Pontigny e a Sainte-Colombe di Sens. Le ricerche condotte in seguito hanno permesso di confermare la localizzazione e di arretrare la datazione degli inizi dello stile al 1190 circa. Altre testimonianze via via identificate - una cinquantina nel complesso - consentono di seguire, per un periodo di ca. quarant'anni, la fortuna dello stile Manerius.Espressione regionale, lo stile M. ebbe un campo di diffusione limitato all'area compresa fra Troyes, Provins, Sens e Pontigny e venne praticato da numerosi artisti negli ambienti più diversi. Adottato come 'stile di fabbrica' a Pontigny in più di una decina di manoscritti, nello stesso momento in cui si affermava a Troyes lo si ritrova nei libri di Pietro di Corbeil, arcivescovo di Sens (1200-1222), in alcuni volumi di Clairvaux, di Vauluisant, di Val-de-Choux, di Mores e, infine, in alcuni libri in lingua romanza, una parte dei quali è da collegare al mecenatismo della famiglia dei conti di Champagne a Troyes e a Provins.Nel suo insieme, lo stile adotta quattro differenti tipologie espressive: pittura coprente, disegno colorato, iniziali filigranate, iniziali senza filigrana. Nella pittura esso si riconosce per l'uso di grandi steli dotati di piccole foglie disposte a triplo festone, di foglie dalla forma di trifoglio, di draghi dalla coda di serpente, di una tavolozza dalle tonalità chiare, bene assortite, dove dominano il blu ardesia, il verde, il bruno chiaro e l'arancio. Allorché lo si trova tradotto in disegno, gli steli sono sempre spessi, le foglie ancora più arrotondate, moltiplicate e disposte su più livelli nelle terminazioni, e le giunture sono talvolta segnate da un piccolo cerchio. Una leggera applicazione di colore rosso, verde o blu accentua gli elementi tondeggianti. Le iniziali filigranate adottano lo stesso repertorio formale del disegno, senza l'apporto delle lumeggiature. L'iniziale semplice si distingue per il discendere delle aste inferiori o degli occhielli al di sotto della linea rettrice (per le lettere A, H, M, N) e per la morfologia di alcune lettere quali la F, la cui barra superiore è arcuata.Lo stile sembra originario di Troyes, tenuto conto della provenienza di diverse opere di primaria importanza: la Bibbia di Manerius, una parafrasi della Bibbia in lingua romanza (Parigi, BN, fr. 900), scritta da Evrat per Maria di Champagne (ca. 1173-1204), e un salterio (Parigi, BN, lat. 238), che Bianca di Navarra contessa di Champagne avrebbe donato a sua nipote Giovanna di Fiandra nel 1211, in occasione del suo matrimonio con Ferdinando di Portogallo, conte di Fiandra (1186-1233). Questa ipotesi si basa anche su considerazioni di carattere artistico. Il fogliame morbido, piatto, dal contorno festonato che caratterizza lo stile si oppone ai fiori tentacolari o ricurvi a mo' di conchiglia che costituiscono il marchio del channel style impiegato per i manoscritti prodotti in alcuni centri della Scolastica francesi e inglesi. Con un tratto e un colore più morbidi, lo stile M. si nutrì piuttosto della grammatica ornamentale del maestro mosano che eseguì la Bibbia dei Cappuccini (Parigi, BN, lat. 16743-16746), opera che Grodecki (1973) ha ricollegato a Troyes, avendo identificato la mano del maestro in alcune vetrate conservate nella cattedrale. Questa localizzazione è confermata da un manoscritto delle Glossae in Epistolas s. Pauli di Pietro Lombardo, conservato a Montpellier (Bibl. Interuniv., Section Médecine, 11), ove lo stesso maestro mosano ridisegna i suoi motivi vegetali in maniera più docile e decontratta, manifestando l'evoluzione dello stile Manerius. Facile a imitarsi in pittura o in disegno, lo stile M. venne ben presto tradotto anche in pietra, intorno alla fine del sec. 12°, negli splendidi capitelli della chiesa della Sainte-Madeleine a Troyes.La Bibbia dei Cappuccini e la Bibbia di Manerius annunciano l'emergere di una produzione professionale al di fuori degli scriptoria, al servizio di un'aristocrazia clericale e laica stimolata sia dalla costituzione delle grandi biblioteche delle abbazie cistercensi della regione, sia dal passaggio di Tommaso Becket e del suo seguito di intellettuali, sia infine dalla brillante corte letteraria di Enrico il Liberale e di Maria di Champagne. Dei metodi organizzativi di queste grandi imprese decorative resta testimonianza nei margini dei fogli miniati, sotto forma di cifre o lettere, tracciate con una mina di piombo, che Branner (1968) ha erroneamente interpretato come 'segni lapidari' librari, che avrebbero attestato l'intervento di differenti artisti. In realtà, questi marchi designano semplicemente il numero di iniziali in un quaternione o il colore di fondo dell'iniziale, ossia le istruzioni necessarie alla realizzazione di fascicoli sciolti e ricchi di immagini.Promossa dalle contesse Maria e Bianca, la fioritura artistica della Champagne, la cui qualità supera nettamente i prodotti della capitale, è contemporanea e analoga, in quanto sostenuta da esponenti dell'aristocrazia femminile, al mecenatismo di Eleonora di Vermandois, consolatrice della regina di Francia Ingeborga (1176-1236), ripudiata e poi esiliata a Soissons (Salterio di Ingeborga, Chantilly, Mus. Condé, 9 [1695]).La diffusione dello stile M. cessò intorno alla fine del primo quarto del sec. 13°, in seguito all'esodo degli artisti verso la capitale e all'avvio della produzione delle bibbie moralizzate, primo grande progetto in materia di miniatura della monarchia capetingia.
Bibl.: The New Palaeographical Society. Facsimiles of Ancient Manuscripts, I, London 1903-1912, tavv. 116-118; A. Haseloff, Les miniatures, les vitraux, la peinture murale, in A. Michel, Histoire de l'art depuis les premiers temps chrétiens jusqu'à nos jours, II, Paris 1906, pp. 297-420: 320; A. Boinet, Les manuscrits à peintures de la bibliothèque Sainte-Geneviève de Paris, Bulletin de la Société française de reproduction des manuscrits à peinture 5, 1921, pp. 1-155; E.G. Millar, La miniature anglaise du Xe au XIIIe siècle, Bruxelles-Paris 1926, p. 36; P. Lauer, Les enluminures romanes des manuscrits de la Bibliothèque Nationale, Paris 1927, pp. 86-88; T.S.R. Boase, English Art. 1100-1216 (The Oxford History of English Art, 3), Oxford 1953, pp. 187-188; C.R. Dodwell, The Canterbury School of Illumination. 1066-1200, Cambridge 1954, pp. 109-111; Les manuscrits à peintures du VIIe au XIIe siècle, a cura di J. Porcher, cat., Paris 1954, pp. 113-114 nrr. 334-337; A. Grabar, C. Nordenfalk, La peinture romane du onzième au treizième siècle, Genève 1958, p. 170; J. Porcher, L'enluminure française, Paris 1959, p. 39 (trad. it. La miniatura francese, Milano 1959); L. Grodecki, Problèmes de la peinture en Champagne pendant la seconde moitié du XIIe siècle, in Romanesque and Gothic Art. Studies in Western Art, "Acts of the Twentieth International Congress of the History of Art, New York 1961", Princeton 1963, I, pp. 129-141; R. Branner, The Manerius Signatures, ArtB 50, 1968, p. 183; L. Grodecki, Nouvelles découvertes sur les vitraux de la cathédrale de Troyes, in Intuition und Kunstwissenschaft. Festschrift Hanns Swarzenski zum 70. Geburtstag am 30. August 1973, Berlin 1973, pp. 191-203; P. Stirnemann, Quelques bibliothèques princières et la production hors scriptorium au XIIsiècle, BAParis, n.s., 17-18, 1981-1982, pp. 7-38; id., Nouvelles pratiques en matière d'enluminure au temps de Philippe Auguste, in La France de Philippe Auguste. Le temps des mutations, "Colloques internationaux du C.N.R.S., nr. 602, Paris 1980", a cura di R.H. Bautier, Paris 1982, pp. 955-980; W. Cahn, La Bible romane, Fribourg 1982, pp. 220-223, 278-280; F. Avril, Les arts de la couleur, in F. Avril, X. Barral i Altet, D. Gaborit-Chopin, Le monde roman. 1060-1120, II, Les Royaumes d'Occident, Paris 1983, pp. 159-259: 194, fig. 356 (trad. it. Il mondo romanico. 1060-1120, II, I Regni d'Occidente, Milano 1984); C.F.R. de Hamel, Glossed Books of the Bible and the Origins of the Paris Booktrade, Woodbridge 1984, p. 54; P. Stirnemann, Some Champenois Vernacular Manuscripts and the Manerius Style of Illumination, in Les manuscrits de Chrétien de Troyes/The Manuscripts of Chrétien de Troyes, Amsterdam 1993, I, pp. 195-226; id., Women and Books in France: 1170-1220, in Feminea medievalia, a cura di B. Wheeler, Cambridge 1993, pp. 247-252; id., Le témoignage des manuscrits: scribes et enlumineurs (1140-1220), in M. Peyrafort, Annotationes librorum Pontiniacensis: histoire d'une bibliothèque cistercienne (in corso di stampa).P. Stirnemann