MANFREDI, Saturnino, detto Nino
Attore cinematografico e teatrale, nato a Castro dei Volsci (Frosinone) il 21 marzo 1921. Laureatosi in legge, si è diplomato all'Accademia d'arte drammatica di Roma. Dopo avere lavorato nella compagnia Maltagliati-Gassman e al Piccolo Teatro di Milano sotto la direzione di G. Strehler, nel 1952 entrò nella compagnia di E. De Filippo.
M. non intese tuttavia chiudersi nel solo settore teatrale, e affrontò vari tipi di spettacolo, privilegiando il genere ''leggero'': macchiette per la radio, doppiaggio, rivista per le sorelle Nava e W. Osiris, film di serie (ma da ricordare, nel 1959, L'impiegato di G. Puccini), commedia musicale, televisione. Dopo i successi ottenuti con Un trapezio per Lisistrata (1959) e Rugantino (1963), con D. Scala e P. Panelli animò lo spettacolo televisivo Canzonissima (1959); e qui, grazie alla simpatica figura di un barista ciociaro che dice la sua su fatti e personaggi, l'attore divenne popolarissimo. Pur scorgendo nelle parlate dialettali e nei personaggi di provincia uno strumento prezioso per un attore brillante, M. eviterà di sfruttare per il cinema, come gli propongono, la macchietta inventata per il piccolo schermo. Protagonista di film ben sceneggiati e diretti con arguzia da M. Camerini (Crimen, 1960), L. Zampa (Anni ruggenti, 1962), N. Loy (Rosolino Paternò soldato, 1969) M. disegna la figura di un finto candido che su sfondi quotidiani è mosso da astuzie, risentimenti e nevrosi.
Quasi a sperimentare le proprie potenzialità, M. si prova nella regia: L'avventura di un soldato (1962), episodio di L'amore difficile, è una finissima esercitazione sul telaio del film comico muto; il successivo Per grazia ricevuta (1970) evoca con felice umore ambienti provinciali e la figura, sospesa fra comico e tragico, di un miracolato cui Dio non risponde. Sia nelle evanescenti trame dei film a episodi sia nei racconti più articolati sul piano narrativo che negli anni Sessanta e Settanta interpreta sotto la direzione dei maggiori specialisti della ''commedia all'italiana'', M. cerca di ritagliarsi un proprio spazio creativo.
Vi riesce diverse volte, e specialmente in alcune occasioni: Nell'anno del Signore di L. Magni (1969), Pane e cioccolata di F. Brusati (1974), C'eravamo tanto amati (1974) e Brutti sporchi e cattivi di E. Scola (1976); in questi e in altri film, pur tratteggiando personaggi fortemente connotati, M. evita di accentuarne le tinte rimanendo sempre al di qua della macchietta e del colorismo. Questa è una delle qualità più specifiche dell'attore fin dalle prime prove, che si affina ancora con il passar del tempo: in Pinocchio di L. Comencini (1972) è un esemplare Geppetto, in In nome del Papa Re (1977) di L. Magni un disponibile monsignore, in Café-Express (1980) di N. Loy un patetico venditore ambulante clandestino, in Nudo di donna (1981, da lui stesso diretto) un arrivista burlato. Oltre al set, dal quale però un poco si stacca negli anni Ottanta, M. frequenta il teatro, scrivendo e dirigendo Gente di facili costumi (1988; Premio Naxos e Maschera con lauro d'oro), Viva gli sposi! tratto da un suo racconto del 1985, Parole d'amore, parole... (1992). Tra le sue partecipazioni cinematografiche più recenti si segnala In nome del popolo sovrano (1990) di L. Magni, dove impersona il popolano Ciceruacchio; e Alberto Express di A. Joffè (1991). Nel 1993 ha pubblicato il racconto autobiografico Nudo d'attore.
Bibl.: A. Bernardini, N. Manfredi, Roma 1979; J.-A. Gili, Arrivano i mostri: i volti della commedia italiana, Firenze 1980; G. Grazzini, Cinema '81, Roma-Bari 1982; A. Cornand, N. Manfredi, in La Revue du Cinéma, 407 (1985); F. Bolzoni, Per grazia ricevuta, in Cinema!, 8, Roma 1990.