CAMPERIO, Manfredo
Nacque a Milano il 30 ott. 1826, decimo figlio dell'avvocato Carlo e di Francesca Ciani. Imparentandosi con i Ciani, facoltosi banchieri ticinesi, la famiglia Camperio aveva rafforzato la sua già solida situazione economica, basata sulla proprietà di immobili in Milano e di aziende agricole nella provincia. Educato in casa col cosiddetto "metodo inglese" (ginnastica, sports, resistenza ai disagi), il C., a differenza del fratello Filippo, ebbe una istruzione poco accurata per la sua irrequietezza e incostanza: dopo i primi studi in oscure scuole milanesi fu, con scarso profitto, a Dresda e poi a Graz.
Diciottenne, a Milano, ormai interrotti gli studi, intraprese una vivace attività cospirativa, legandosi ai giovani aristocratici antiaustriaci assieme ai quali divenne assiduo frequentatore del caffè della Cecchina, in piazza della Scala, noto ritrovo di patrioti. Individuato dalla polizia austriaca, il C. fu deportato l'8 febbr. 1848 a Linz e successivamente fu tradotto nelle carceri di Milano dalle quali lo liberò, il 20 marzo, l'insurrezione. Dopo aver partecipato ai combattimenti delle Cinque giornate, poi alla guerra di indipendenza (prima nel corpo garibaldino del Medici poi soldato nel Savoia cavalleria), dopo la sconfitta di Novara prese la via dell'esilio, dirigendosi verso l'Ungheria nella speranza di continuarvi la lotta contro l'Impero; avvertito che anche là il moto nazionale era stato sconfitto, proseguì per Costantinopoli. Rimpatriato nel 1849 grazie alla amnistia politica, dopo avere tentato di appassionarsi alla conduzione della proprietà fondiaria della famiglia, ottenne dal padre un finanziamento per intraprendere un viaggio. Partito per l'Australia nel 1850 sperando di farvi fortuna come cercatore d'oro, non resistette a lungo al lavoro: ritornato a Melbourne, si vide costretto ai più vari mestieri per mantenersi, finché non riuscì a imbarcarsi su un veliero olandese diretto in Europa. Dopo otto mesi di viaggio, sul finire del 1851 giunse in Olanda, e di qui rientrò in patria. Un duello nel 1856 col capitano austriaco Schonhäls, che destò grande scalpore (e che rientrava in un'azione intimidatoria e di isolamento degli Austriaci, iniziato in questa forma nel '50 dai giovani patrioti milanesi), lo costrinse a ritirarsi da Milano a Briona (Novara), dove aveva acquistato un fondo, dedicandosi all'agricoltura. Nel 1859 combatté ancora contro l'Austria, soldato semplice nel Savoia cavalleria; continuò il servizio nell'esercito ottenendo il grado di tenente nel 1860; tre anni dopo dal generale Fanti fu chiamato a Firenze, come aiutante di campo, e promosso capitano. Dopo aver preso parte alla campagna del 1866 presentò le dimissioni, anche per manifestare la scarsa stima nei confronti della direzione della guerra.
Nel 1867 si recava in Norvegia, l'anno seguente in Egitto, Ceylon e India. Iniziò allora ad occuparsi di questioni economico-commerciali, anche se con poca sistematicità, sostenendo il potenziamento delle ferrovie meridionali e del porto di Brindisi in vista di uno sviluppo delle comunicazioni e dei rapporti con il vicino e lontano Oriente. Nel 1869 presenziava all'inaugurazione del canale di Suez; nello stesso anno partecipava a Genova al congresso delle Camere di commercio. Questa attività, il suo passato patriottico e le buone relazioni della famiglia favorirono l'ingresso del C. nella vita politica. Consigliere comunale di Milano dal 1869 al 1875, e assessore all'edilizia nel 1871 e '72, nel 1874 fu eletto deputato per la XII legislatura nel collegio di Pizzighettone - dove si era già presentato nelle precedenti elezioni, battuto però nel ballottaggio - superando per pochi voti l'esponente dell'estrema sinistra A. Bertani.
A Roma, dove il C. visse durante il mandato parlamentare, fu tra i soci e nel Consiglio della Società geografica italiana, fondata nel 1867 su ispirazione di C. Correnti con scopi non solo scientifici ma anche di impulso alle imprese coloniali. Dopo aver cercato senza successo di indirizzare il sodalizio verso iniziative di penetrazione commerciale, il C. diede vita a un proprio periodico, uscito a Milano nel luglio 1877 col titolo L'Esploratore. Giornale di viaggi e geografia commerciale (poi, dal 1886, L'Esplorazione commerciale. Giornale di viaggi e geografia commerciale. Organo ufficiale della Società d'esplorazione commerciale in Africa;poi, dal 1887, L'Esplorazione commerciale e L'Esploratore ecc.; poi ancora, dal 1899, L'Esplorazione commerciale già L'Esploratore;infine dal 1911 al 1928, L'Esplorazione commerciale). Il periodico entrò in polemica, prima velata poi aperta, con la Società geografica, che nel frattempo aveva inviato una spedizione nel regno etiopico dello Scioa. Attorno alla rivista del C. si formò un comitato esecutivo, con lo scopo di organizzare una spedizione commerciale diretta anch'essa nello Scioa; le sottoscrizioni furono raccolte presso gli uffici del giornale economico Il Sole, e raggiunsero i 500 soci, tra i quali il deputato L. Canzi, il banchiere P. Brambilla, lo spedizioniere internazionale F. Gondrand, gli industriali C. Erba, G. B. Pirelli, A. Ponti e A. Canestri direttore del lanificio Rossi, ecc. La spedizione, guidata da Gustavo Bianchi e P. Matteucci, partì alla fine del 1878. All'inizio dell'anno 1879 il comitato esecutivo si trasformava nella Società di esplorazione commerciale in Africa di cui il C. fu prima vicepresidente e poi (dal 1882 al 1884) presidente. In seguito la Società di esplorazione, riservandosi il solo fine dell'esplorazione commerciale, trasferì le imprese economico-commerciali che aveva aperte alla appositamente costituita Società italiana per il commercio con l'Africa, con capitale azionario di 800.000 lire.
I risultati poco incoraggianti della spedizione Bianchi indussero il C. ad orientare l'azione della Società verso l'Africa mediterranea, e in particolare verso la Tripolitania, dove egli stesso compì un primo viaggio nel 1880. Vinta l'opposizione del Canzi, che intendeva continuare l'esplorazione dell'Africa orientale, il C. ripartì per la Tripolitania nel 1881, dopo aver ottenuto un finanziamento governativo; da Bengasi raggiunse Derna percorrendo la strada di Tocra e di El Merg, mentre il resto della spedizione, comandato da G. Haimann, seguiva una via più interna. In conseguenza dell'impresa la Società fondava stazioni commerciali a Bengasi, Derna e Tobruk, che ebbero però vita grama e furono chiuse dopo pochi anni di attività. La corrente del sodalizio orientata verso la ricognizione delle regioni etiopiche organizzò allora, senza contrasti da parte del C., una esplorazione della via che dal porto di Assab conduceva nel Goggiam. Comandata dal Bianchi, la spedizione partì nel 1883. Due anni prima la spedizione dell'esploratore Giulietti era stata attaccata e distrutta dai Dancali mentre seguiva il medesimo itinerario. Gli organizzatori però non valutarono sufficientemente i rischi né presero adeguati provvedimenti; sicché, quando il Bianchi e altri due membri della spedizione (Cesare Diana e Gherardo Monari) perirono tragicamente, nell'ottobre 1884, i dirigenti della Società apparvero responsabili di trascuratezza e di sorprendente imprudenza. Il C. presentò le dimissioni nel novembre dello stesso anno, abbandonando anche la direzione dell'Esploratore. Anche dopo il ritiro del C. dalla Società proseguirono iniziative improntate all'improvvisazione, e in una impresa (1886) trovò la morte lo stesso presidente del sodalizio, il conte G. P. Porro. Il C. continuò la collaborazione alla rivista e intervenne talvolta alle riunioni della Società, benché il presidente successo al Porro, Filippo Vigoni, gli si mostrasse ostile. Tentò anche, nel 1891, di costituire una nuova associazione (una Società di borse di commercio) con lo scopo di permettere ai migliori allievi degli istituti commerciali italiani di fare pratica all'estero. Nonostante i numerosi disinganni e fallimenti, il C. continuò a perorare l'espansione commerciale, con molto entusiasmo ma senza una esatta conoscenza delle reali esigenze italiane. Una almeno delle sue iniziative parve dapprima destinata a buon esito: il tentativo di dirottare sull'altopiano del Mensa - nell'Eritrea settentrionale - un gruppo di famiglie valdesi della Valle del Pellice, che volevano emigrare negli Stati Uniti. Perciò, benché ultrasessantenne, il C. partì per una ricognizione dell'altopiano nell'inverno 1892-93 (la relazione fu pubblicata a Milano nel 1899 con titolo L'Eritrea nel XX secolo) e compilò - pubblicandoli ambedue a Milano nel 1894 - La lingua parlata nel Tigrai (un pratico manualetto, con nozioni grammaticali, frasario e duplice dizionario, della lingua parlata lungo tutte le vie di comunicazione da Massaua verso l'interno dell'Etiopia), e il Manuale tigré-italiano (una raccolta pratica lessicale e fraseologica, con qualche forma grammaticale, della lingua parlata da piccoli gruppi etnici dell'Eritrea). A dispetto però degli sforzi e delle trattative, i valdesi preferirono imbarcarsi per l'America. Amareggiato, il C. smise di occuparsi dell'Africa e, dopo essere tornato un'altra volta in India nel 1894, si dedicò all'organizzazione del Consorzio industriale italiano per l'Estremo Oriente, attraverso il quale si proponeva la diffusione di agenzie commerciali in quella parte del mondo.
Negli stessi anni, per divulgare la conoscenza dei paesi orientali, tradusse e annotò l'opera di E. von Hesse Wartegg Cina e Giappone, che fu edita a Milano nel 1900. Il distacco del C. in questo periodo da obiettivi di penetrazione ed espansione in Africa è confermato dalla lettera che nel 1896, pochi giorni dopo la disfatta di Adua, egli inviò a Crispi, e nella quale si rammaricava più del rovescio personale dello statista che della fine delle illusioni coloniali (cfr. Carteggi politici inediti di Francesco Crispi, a cura di T. Palamenghi Crispi, Roma 1912, pp. 526 s.).
Trascorse gli ultimi anni nella sua residenza di Villasanta, presso Monza, dove scrisse una Autobiografia, che fu poi edita a Milano nel 1917, riveduta e completata dalla figlia Sita Meyer Camperio. Morì a Napoli il 29 dic. 1899.
Altri scritti: Della decadenza della marina mercantile italiana, Milano 1880; Da Assab a Dogali: guerre abissine, Milano 1887; Agenzie del Consorzio italiano per l'Estremo Oriente, Milano 1898; La spedizione in Cirenaica, in Pionieri italiani in Libia. Relazioni dei delegati della Società di esplorazioni geografiche e commerciali di Milano, 1880-1896, Milano 1912, pp. 3-77.
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