Fanti, Manfredo
Militare (Carpi 1808 - Firenze 1865). Studiò matematica a Modena, dove si laureò nel 1830. L’anno successivo partecipò al tentativo insurrezionale organizzato da Ciro Menotti e, dopo il suo fallimento, riparò in Francia. Nel 1835 si trasferì in Spagna e combatté contro i carlisti, prima nel corpo dei Cacciatori di Oporto, in cui già operavano i fratelli Giovanni e Giacomo Durando, Giacomo Medici, Enrico Cialdini e Nicola Fabrizi, poi nell’esercito regolare, nel quale venne inquadrato nel 1838. Ottenuto il grado di colonnello e le funzioni di capo di stato maggiore del comando generale di Madrid, nel 1848 accorse in Italia per combattere nella prima guerra d’indipendenza. Nominato maggiore generale, ottenne il comando di una brigata e, pochi giorni dopo, assunse la responsabilità della difesa di Milano. Dopo l’armistizio venne incaricato di riordinare le truppe volontarie lombarde e, passato nell’esercito regolare, fu nominato membro effettivo del Consiglio permanente di guerra. All’inizio del 1849 venne eletto deputato al Parlamento subalpino per il collegio di Nizza. Alla ripresa delle ostilità contro l’Austria, nel marzo 1849, comandò una brigata della divisione lombarda agli ordini del generale Gerolamo Ramorino. Partecipò nel 1855 alla campagna di Crimea e, con il grado di generale comandante di divisione, alla seconda guerra d’indipendenza (1859). Nel periodo delle annessioni ebbe l’incarico di organizzare le forze armate della Lega dell’Italia centrale. Fondò in quell’occasione la Scuola militare di Modena per il reclutamento degli ufficiali della Lega, divenuta poi Scuola militare di fanteria e cavalleria dell’esercito italiano. Nel gennaio 1860 fu nominato ministro della Guerra e nel marzo successivo capo di stato maggiore. Con il grado di generale d’armata, ebbe il comando supremo dell’esercito operante nell’Italia centrale e meridionale, dove si segnalò nella presa di Gaeta. Dopo la guerra, tornato al ministero, riorganizzò l’esercito italiano, inserendovi sia i militari dell’ex Regno delle Due Sicilie, sia – ma con criteri assai restrittivi – i volontari dell’esercito meridionale di Garibaldi. Alla morte di Cavour, nel 1861, rassegnò le dimissioni e negli anni successivi rimase ai margini della vita politica. Nel 1860 era stato nominato senatore.