manganese
Metallo bianco-grigio, di aspetto simile al ferro (fonde a 1245 °C, densità 7,20 g/cm3). Scoperto nel 1774 da K.W. Scheele e J.G. Gahn, il m. è assai diffuso in natura (costituisce lo 0,085% della crosta terrestre). I più importanti minerali che contengono m. sono la pirolusite, la hausmannite, la braunite, la manganite e la rodocrosite. Notevoli quantità (stimate in 500 miliardi di t) di m. sono contenute nei noduli polimetallici (➔ nodulo polimetallico) giacenti sui fondali oceanici profondi. Del m. si conoscono numerosi composti.
Per la sua fragilità, il m. non si usa allo stato puro, ma invece, largamente, in lega con altri elementi. Particolare importanza hanno le ferroleghe e le cuproleghe. Sotto forma di ferro-m. è utilizzato per la desolforazione della ghisa all’altoforno e la disossidazione dell’acciaio durante la conversione della ghisa in acciaio. Come componente di quest’ultimo, il m. favorisce la tempra per utensili. Con l’aggiunta di cromo e di tungsteno, gli acciai al m. costituiscono gli acciai indeformabili. Tra i composti del m. si ricordano il carbonato manganoso, usato per la preparazione di sali di m., per fertilizzanti e per vernici, e come essiccante di prodotti alimentari; il cloruro manganoso, che si usa come fondente in alcune metallurgie, come catalizzatore nella clorurazione di composti organici, nell’industria delle vernici, per preparare prodotti farmaceutici e come attivatore in fertilizzanti. Nell’industria farmaceutica il m. viene adoperato sotto forma di permanganato di potassio come antisettico locale e anche come antidoto dei veleni di natura alcaloidea (morfina, codeina, atropina ecc.).
Il Paese maggior produttore di minerale di m. è la Cina (2,7 milioni di t nel 2009), seguita dal Sudafrica (1,9), dall’Australia (1,8) e dal Brasile (1 milione di t). Importanti Paesi produttori sono anche il Gabon, l’India e il Kazakistan.