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MANICHEISMO

di Gherardo Gnoli - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)
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MANICHEISMO

Gherardo Gnoli

(XXII, p. 120)

Gli studi sul m. hanno fatto grandi progressi dagli anni Trenta a oggi, grazie sia alla pubblicazione di testi − in particolare quelli di Turfān nel Turkestan cinese e quelli copti − sia a numerose ricerche che in molti casi hanno profondamente innovato le nostre conoscenze. Nel 1969 si è scoperto un testo della fine del 4° o del 5° secolo sulla vita di Mānī. Si tratta di una traduzione greca di un originale aramaico orientale, proveniente dall'Alto Egitto: il Codex Manichaicus Coloniensis, un codice in pergamena di piccolissimo formato, che è stato oggetto di molti studi e di cui sono state recentemente pubblicate sia l'edizione diplomatica sia quella critica, con traduzione (Koenen-Römer 1985).

Su Mānī e sul m. sono state fatte sintesi importanti, tra le quali meritano una speciale menzione quelle di H.-Ch. Puech, G. Widengren, O. Klíma e M. Tardieu. Dei testi manichei sono state pubblicate raccolte in traduzione, di cui una, in particolare, abbastanza vasta e rappresentativa, a opera di A. Böhlig, coadiuvato da J.P. Asmussen. È stata pubblicata, a cura di G. Widengren, una raccolta di studi sul manicheismo. Negli ultimi anni sono stati organizzati due congressi internazionali, uno a Lund nel 1987 e uno a Bonn nel 1989, e si è dato vita a un'Associazione internazionale per gli studi manichei, che pubblica, a Lovanio, una Manichaean Studies Newsletter. Sempre a Lovanio, nel 1988, J. Ries ha pubblicato un lavoro storiografico sugli studi manichei fino alle scoperte del 20° secolo.

La seconda guerra mondiale ha arrecato danni rilevanti alle raccolte berlinesi di testi manichei sia d'Asia centrale sia d'Egitto. Di questi ultimi, oltre a quella berlinese, si ha un'importante raccolta a Dublino, nella Chester Beatty Library, di cui recentemente S. Giversen ha cominciato a pubblicare edizioni in facsimile. Per quanto riguarda i testi di Turfān − medio-persiani, partici, sogdiani, cinesi, turco-uigurici − dopo i magistrali lavori di F.W.K. Müller e di W.B. Henning, la ricerca è continuata alacremente, grazie soprattutto agli sforzi di M. Boyce, autrice, tra l'altro, di un catalogo dei manoscritti iranici di Berlino, di W. Sundermann, P. Zieme e altri studiosi. I testi copti sono stati studiati in particolare da H.J. Polotsky, C.R.C. Allberry, A. Böhlig. Il grande lavoro filologico compiuto in oltre mezzo secolo ha modificato profondamente la metodologia stessa degli studi manichei, allargando enormemente gli orizzonti tradizionali della ricerca e facendo apprezzare sempre meglio la natura universalistica del manicheismo. Non è casuale che molte ricerche recenti abbiano toccato le regioni estreme del m., dall'Africa romana alla Cina.

Le più recenti tendenze negli studi manichei mirano a presentare il m. come una religione gnostica di natura e d'impronta essenzialmente giudeo-cristiana. Il Codice di Colonia (v. sopra) è stato considerato una conferma per un'interpretazione di tal genere, perché presenterebbe il giovane Mānī in un ambiente di tipo giudeo-cristiano. Queste tendenze, tuttavia, non tengono adeguatamente conto degli influssi iranici e indiani − zoroastriani e buddhisti − sulla dottrina di Mānī e sull'organizzazione della sua chiesa e, tanto meno, delle prospettive aperte dalla religionsgeschichtliche Schule (W. Bousset, R. Reitzenstein, ecc.) specialmente nella prima metà di questo secolo.

Bibl.: F.C. Andreas, W.B. Henning, Mitteliranische Manichaica aus Chinesisch-Turkestan, i-iii, in Sitzungsber. d. Preuss. Akad., Phil.-hist. Kl., 1932, 10, pp. 173-222; 1933, 7, pp. 292-363; 1934, 27, pp. 846-912; H.J. Polotsky, Manichäische Homilien, Stoccarda 1934; W.B. Henning, Ein manichäisches Henochbuch, in Sitzungsber. d. Preuss. Akad., Phil.-hist. Kl., 1934, 5, pp. 27-35; H.S. Nyberg, Forschungen über den Manichäismus, in Zeitschr. f. Neutestam. Wissenschaft, 34 (1935), pp. 70-91; W.B. Henning, Neue Materialien zur Geschichte des Manichäismus, in Zeitschr. der deutschen morgenl. Gesell., 90 (1936), pp. 1-18; Id., Ein manichäisches Bet- und Beichtbuch, in Abhandlungen d. Preuss. Akad., 1936, 10; C.R.C. Allberry, A Manichaean Psalm-Book, Stoccarda 1938; Id., Das Manichäische Bema-Fest, in Zeitschr. f.d. Neutestam. Wissenschaft, 37 (1938), pp. 2-10; H.J. Polotsky, A. Böhlig, Kephalaia, Stoccarda 1940; W.B. Henning, Mani's last journey, in Bull. of the School of Orient. and African Studies, 10 (1942), pp. 941-53; Id., The Book of the Giants, ibid., 11 (1943), pp. 52-74; Id., The murder of the Magi, in Journ. of the R. Asiatic Soc., 1944, pp. 133-44; Id., The Manichaean Fasts, ibid., 1945, pp. 146-64; G. Widengren, The Great Vohu Manah and the Apostle of God, Uppsala 1945; Id., Mesopotamian elements in Manichaeism, ivi 1946; W.B. Henning, Two Manichaean magical texts, in Bull. of the School of Orient. and African Studies, 12 (1947); H.H. Schaeder, Der Manichäismus und sein Weg nach Osten, in Festschr. f. Fr. Gogarten, Giessen 1948, pp. 236-54; W.B. Henning, A Sogdian fragment of the Manichaean cosmogony, in Bull. of the School of Orient. and African Studies, 12 (1948), pp. 306-18; H.-Ch. Puech, Le manichéisme. Son fondateur, sa doctrine, Parigi 1949; W.B. Henning, G. Haloun, The compendium of the doctrines and styles of the teaching of Mani, the Buddha of Light, in Asia Major, 3 (1952), pp. 184-212; M. Boyce, The Manichaean hymn cycles in Parthian, Oxford 1954; A. Adam, Texte zum Manichäismus, Berlino 1954; C. Colpe, Der Manichäismus in der arabischen Überlieferung, Gottinga 1954; S.H. Taqizadeh, W.B. Henning, The dates of Mani's life, in Asia Major, 6 (1957), pp. 106-21; M. Boyce, A catalogue of the Iranian manuscripts in Manichaean script in the German Turfan Collection, Berlino 1960, pp. xl-151; G. Widengren, Mani und der Manichäismus, Stoccarda 1961; O. Klíma, Manis Zeit und Leben, Praga 1962; J.P. Asmussen, X῀āstvānīft. Studies in Manichaeism, Copenaghen 1965; A. Böhlig, Kephalaia (2a parte), Berlino-Colonia-Magonza 1966; L.J.R. Ort, Mani. A Religio-historical description of his personality, Leida 1967; M. Boyce, The Manichaean literature in Middle Iranian, in Handb. d. Orientalistik, i, 4, 2, Leida-Colonia 1968, pp. 67-76; A. Böhlig, Mysterion und Wahrheit, Leida 1968; P. Brown, The diffusion of Manichaeism in the Roman Empire, in Journ. of Roman Studies, 59 (1969), pp. 92-103; F. Decret, Aspects du manichéisme dans l'Afrique romaine, Parigi 1970; W. Sundermann, Zur frühen missionarischen Wirksamkeit Manis, in Acta Orient.Hungar., 24 (1971), pp. 79-125; H.-Ch. Puech, Le manichéisme, in Histoire des Religions, ii, Parigi 1972, pp. 523-645; W. Sundermann, Mittelpersische und parthische kosmogonische und Parabeltexte der Manichäer, Berlino 1973; F. Decret, Mani et la tradition manichéenne, Parigi 1974; P. Zieme, Manichäisch-türkische Texte, Berlino 1975; J.P. Asmussen, Manichaean Literature, New York 1975; M. Boyce, A reader in Manichaean Middle Persian and Parthian, Teherān-Liegi 1975; Der Manichäismus, a cura di G. Widengren, Darmstadt 1977; D.N. MacKenzie, Mani's Šābuhragān, in Bull. of the School of Orient. and African Studies, 42 (1979), pp. 500-34, e 43 (1980), pp. 288-310; H.-Ch. Puech, Sur le manichéisme et autres essais, Parigi 1979; S.N.C. Lieu, The religion of light: An introduction to the history of Manichaeism in China, Hong Kong 1979; A. Böhlig, J.P. Asmussen, Die Gnosis, iii, Der Manichäismus, Zurigo-Monaco 1980; M. Tardieu, Le manichéisme, Parigi 1981; W. Sundermann, Mitteliranische manichäische Texte kirchengeschichtlichen Inhalts, Berlino 1981; H.-J. Klimkeit, Manichaean art and calligraphy, Leida 1982; A. Villey, Alexandre de Lycopolis, Contre la doctrine de Mani, Parigi 1985; W. Sundermann, Ein manichäisch-soghdisches Parabelbuch, Berlino 1985; S.N.C. Lieu, Manichaeism in the Later Roman Empire and Medieval China, Manchester 1985; L. Koenen, C. Römer, Der Kölner Mani-Kodex. Abbildungen und diplomatischer Text, Bonn 1985; J. Menard, De la gnose au manichéisme, Parigi 1986; W. Sundermann, Studien zur kirchengeschichtlichen Literatur der iranischen Manichäer, in Altorientalische Forschungen, 13 (1986), pp. 40-92, 239-317, e 14 (1987), pp. 41-107; Codex Manichaicus Coloniensis. Atti del Simposio Internazionale (Rende-Amantea 3-7 settembre 1984), Cosenza 1986; S. Giversen, The Manichaean Coptic Papyri in the Chester Beatty Library, i-ii, Ginevra 1986; H. Schmidt-Glintzer, Chinesische Manichaica, Wiesbaden 1987; Manichaean studies. Proceedings of the First Intern. Conf. on Manichaeism, a cura di P. Bryder, Lund 1988; L. Koenen, C. Römer, Der Kölner Mani-Kodex. Kritische Edition, Opladen 1988; J. Ries, Les études manichéennes. Des controverses de la Réforme aux découvertes du XXe siècle, Louvain-la-Neuve 1988; Codex Manichaicus Coloniensis. Atti del secondo simposio internazionale (Cosenza 27-28 maggio 1988), Cosenza 1990.

Vedi anche
gnosticismo Complesso di dottrine e di movimenti spirituali, sviluppatosi in età ellenistico-romana e fiorito a fianco del cristianesimo antico. Si tratta di un insieme assai vario di sistemi e di scuole, privi di direzione comune, ai quali conferisce unità lo sforzo di soddisfare esigenze proprie dell’ambiente ... zoroastrismo La religione dell’Iran antico, fino all’avvento dell’islam, cioè fino alla conquista araba dell’impero persiano dei Sasanidi alla metà del 7° secolo. Prende il nome dal suo fondatore, Zaratustra, o dal dio principale, Ahura Mazdā in antico-iranico, Ōhrmazd in medio-iranico, da cui il nome di mazdeismo. ... Turpan (cinese Tulufan) Cittadina della Cina (123.379 ab. nel 2000), nello Xinjiang Uygur, lungo il margine settentrionale dell’omonima depressione. È situata lungo la via che da Pechino porta a Ürümqi e nel Kazakistan. ● Turpan fu capitale degli Uiguri dal 745 all’842. Data la sua importanza lungo l’antica ... Geo Widengren Widengren ‹vìidënġreen›, Geo. - Iranista e storico delle religioni (n. Stoccolma 1907 - m. 1996), prof. a Uppsala (dal 1940), presidente dell'Associazione internazionale di storia delle religioni (dal 1960). Tra le opere: Sakrales Königtum im Alten Testament und im Judentum (1955); Mani und der Manichäismus ...
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