MANICOTTO (fr. manchon; sp. manguito; ted. Muff; ingl. muff)
Il manicotto appare già nella seconda metà del sec. XV; scritti e inventarî italiani e francesi della fine del secolo ricordano manicotti (manicottoli, manchons, mancherons) con vocaboli che designano anche le maniche aperte, da cui derivano l'uso e il nome. Nei registri della corte di Ferrara si nota nel 1475 "una maneza [manicotto] di zetanino paonazzo con fodera di dossi sopraffini d'agnello". Sui primi del Cinquecento il manicotto appare già quale oggetto di lusso, specie in Francia: è in genere dí stoffe preziose, guarnito di ricami e di gioielli, foderato di pelliccia o di velluto, ornato d'imprese e di stemmi. Durante il regno di Francesco I in Francia viene chiamato "contenance" e "bonne grâce", ed è appeso a catene d'oro. Verso il 1570 l'uso del manicotto si estende anche agli uomini, e gl'inventarî della cone di Francia ne enumerano parecchi, ricchi di smalti e di pietre preziose; alla fine del secolo le donne veneziane portano la "manizza", che diviene d'uso generale in tutta Italia. Nel sec. XVII e al principio del sec. XVIII il manicotto è piccolo e molto guarnito; grandissimi verso il 1750 sono i manicotti degli uomini; a Venezia con la bautta (v.) gli uomini portano manicotti d'ermellino e di volpe; i manicotti delle donne, piccoli sin verso il 1780, ingrandiscono fino all'esagerazione e giungono al massimo nel 1820. Durante il sec. XIX il manicotto femminile è di proporzioni modeste, e non riappare grandissimo che verso il 1911-12, per scomparire poi per parecchi anni. Recentemente è tornato di moda sotto forma di borsa-manicotto.
Bibl.: V. Gay, Gloss. arch. du moyen-âge à la renaiss., II, nuova ed., Parigi 1928, p. 108; L. A. Gandini, Isabella, Beatrice e Alfonso d'Este infanti, Modena 1896, p. 21; P. Molmenti, La st. di Venezia, ecc., I, Bergamo 1905, p. 447; G. Morazzoni, La moda a Venezia nel sec. XVIII, Milano 1931, p. 81.