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MANIERA e MANIERISMO

di Giulio Carlo Argan - Enciclopedia Italiana (1934)
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MANIERA e MANIERISMO

Giulio Carlo Argan

. Arte. - Il termine "maniera" indicò lungamente il ricorrere di elementi tipici nelle opere d'arte d'uno stesso maestro o scuola: in questo senso, si aggiungevano al termine qualificazioni ora determinate storicamente (maniera antica, vecchia, moderna, francese, tedesca, ecc.), ora rettoricamente (maniera gretta, secca, svelta, forte, ecc.). Il Vasari, riprendendo l'ideale raffaellesco e in accordo con la cultura neo-platonica fiorentina, definisce la "maniera" come idealizzamento della natura, cioè come "il ritrarre le cose più belle e di quel più bello o mani o teste o corpi o gambe aggiungerle insieme e fare una figura di tutte quelle bellezze che più si poteva"; per il Vasari la "maniera" s'identifica dunque con il concetto classico dell'arte. Nel Bellori il concetto classico del Vasari perde ogni riferimento naturalistico e diventa "fantastica idea appoggiata alla pratica e non all'imitazione": donde il concetto negativo della "maniera", come "far di pratica", cioè come volgare esercizio manuale: concetto ripreso dal Baldinucci, cui spetta la classificazione rettorica delle "maniere". Il passaggio dalla valutazione positiva a quella negativa della "maniera" è facilmente spiegabile, poiché la "maniera" come "modo di fare" si identifica, nelle grandi personalità artistiche, con lo stile, cioè con l'arte loro; mentre è resa pratico e tecnicistico imparaticcio negli imitatori. Sebbene "maniera" e "manierismo" siano, com'è ovvio, di ogni tempo, col termine "manierismo" s'indicano gli orientamenti dell'arte nella seconda metà del sec. XVI: cioè le correnti pittoriche che continuano in corsivi "manierismi" la grande arte di Raffaello e Michelangelo: come, ad es., Daniele da Volterra, il Salviati, il Vasari, gli Zuccari, ecc. Ma accanto a questi più superficiali divulgatori della tradizione pittorica romana, e con essi confuso fino a pochi anni or sono, la critica recente ha isolato un gruppo di artisti, nei quali l'elaborazione dei motivi classici è più tormentata e profonda, fino a concludersi in netta antitesi con le premesse classicheggianti e ad accogliere elementi stilistici stranieri, specialmente fiamminghi e tedeschi. Appartengono a questo gruppo (che muove dal contrasto di monumentalità raffaellesca e leonardesca intimità nell'arte di fra Bartolomeo e Andrea del Sarto) il Pontormo, il Bronzino, il Rosso e altri minori. A Siena il manierismo è rappresentato dal Beccafumi, a Urbino dal Baroccio, a Parma dal Parmigianino, il cui linearismo, per la fluidità derivatagli dalle influenze pittoriche correggesche, più di ogni altra tradizione disegnativa poté agire sull'arte, intensamente pittorica, veneziana. Il carattere di riflessione critica, più o meno profondamente implicito nel manierismo, è dimostrato dal contemporaneo fiorire dei trattati e delle storie (basti ricordare il Vasari, il Borghini, il Danti, il Doni; per l'architettura, il Serlio, il Vignola, il Palladio, lo Scamozzi), come pure dal sorgere delle accademie, tra cui l'Accademia del disegno a Firenze e quella vitruviana a Roma.

Bibl.: F. Goldschmidt, Pontormo, Rosso und Bronzino, Lipsia 1911; W. Weisbach, Der Manierismus, in Zeitschr. f. bild. Kunst, XXX (1919), pp. 161-83; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berlino 1920; M. Dvořák, Kunstgeschichte als Geistesgeschichte, Monaco 1924; W. Friedländer, Die Entstehung d. antiklassischen Stiles i. d. ital. Malerei um 1520, in Rep. f. Kunstwiss., XLVI (1925), pp. 49-86; N. Pevsner, Gegenreformation und Manierismus, XLVI (1925), pp. 243-62; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, i-vii, Milano 1925-34.

Vedi anche
Giorgio Vasari Vasari ‹-ʃ-›, Giorgio. - Pittore, architetto e scrittore (Arezzo 1511 - Firenze 1574). Artista manierista, fu attivo, come pittore e soprattutto come architetto, in diverse città italiane (Arezzo, Bologna, Napoli, Roma). Il nome di Vasari, Giorgio rimane legato però soprattutto alle grandi committenze ... Il Parmigianino Nome con cui è noto il pittore Francesco Mazzola (Parma 1503 - Casalmaggiore 1540). Fu tra i più importanti artefici del manierismo, di cui rappresentò l'ideale di grazia, di raffinatezza. Meglio che nei quadri, il valore pittorico del Parmigianino, Il si espresse nelle incisioni, che più delle pitture ... Iacopo Carrucci detto il Pontórmo Pontórmo, Iacopo Carrucci (o Carucci) detto il. - Pittore (Pontormo, oggi Pontorme, presso Empoli, 1494 - Firenze 1557).  Fu esponente della cosiddetta prima maniera, che preannunciò il manierismo. Le sue opere presentano sempre bellezze originali e raffinate per eleganza e potenza di disegno, per delicatezza ... Francesco Salviati (propr. Francesco de' Rossi). - Pittore (Firenze 1509 circa - Roma 1563), detto anche Cecchino. Amico di G. Vasari, fu allievo di G. Bugiardini, B. Bandinelli e quindi (1529-30) di Andrea del Sarto; nel 1531 si stabilì a Roma, dove entrò al servizio del cardinal G. Salviati, da cui prese il nome. Già ...
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Vocabolario
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manierismo s. m. [der. di maniera]. – 1. a. Nella critica d’arte, termine con cui a partire dal sec. 17°, si è indicato, generalm. con intenzioni limitative o spregiative, l’insieme delle manifestazioni artistiche (cioè le diverse maniere)...
manièra
maniera manièra (ant. manèra) s. f. [dal fr. ant. maniere, uso sostantivato dell’agg. manier, propr. «che si fa con le mani»]. – 1. a. Modo particolare di operare, di comportarsi: non tutte le operazioni si svolgeranno alla (o nella) stessa...
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