Manifesto del partito comunista (Manifest der Kommunistischen Partei)
(Manifest der Kommunistischen Partei) Scritto (1848) di K. Marx e Fr. Engels, composto fra il 1847 e il 1848 per incarico della Lega dei comunisti (già Lega dei giusti). Dopo una breve Prefazione, famosa per la frase di apertura («uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo»), l’opera si articola in quattro sezioni. Nella 1a, Borghesi e proletari, si espone una interpretazione della storia umana come storia di lotte di classi sociali, e si descrive l’epoca moderna come l’ultima fase di questo ciclo secolare, caratterizzata dalla lotta fra borghesi e proletari. Le origini di questa lotta vengono rintracciate nella stessa dinamica della classe borghese, che «non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali». Unificando i mercati e concentrando i lavoratori nelle città e nelle fabbriche essa ha di fatto creato il proprio nemico di classe, il proletariato urbano. Costantemente impoverito dalla diminuzione del valore della propria forza-lavoro e dalle ricorrenti crisi economiche generate dal libero mercato, il proletariato urbano diventa un soggetto rivoluzionario. È la stessa dinamica del processo capitalistico di produzione, quindi, a spingere gli operai a ribellarsi e a chiedere un nuovo modo di organizzare le forze produttive della società. Nella 2a sezione, Proletari e comunisti, il Partito comunista si presenta come l’unico e vero rappresentante degli interessi del proletariato. L’azione rivoluzionaria si articola sostanzialmente in due fasi. Nella prima è previsto l’accentramento nelle mani dello Stato proletario di tutti i mezzi di produzione, con la conseguente abolizione della proprietà privata. Nella seconda è prevista la scomparsa di ogni differenza di classe, e quindi la scomparsa dello Stato stesso, che si trasformerà in un mero strumento di amministrazione. Nella 3a sezione, Letteratura socialista e comunista, si prendono le distanze dagli altri movimenti di ispirazione proletaria, ossia il «socialismo reazionario e piccolo-borghese», espressione di classi che, respinte dalla concorrenza ai margini del processo produttivo, rimpiangono nostalgicamente la società medievale e corporativa; il «socialismo conservatore o borghese», la cui unica preoccupazione è quella di smorzare le tendenze rivoluzionarie del proletariato; e infine il «socialismo e comunismo critico-utopistico», che prefigura nuovi modelli di società senza indagare minimamente i presupposti materiali della loro genesi. La 4a sezione, Posizione dei comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione, afferma sostanzialmente che per motivi «tattici» i comunisti appoggeranno qualsiasi movimento che combatta l’ordine costituito, senza rinunciare tuttavia a rivendicare costantemente la propria specificità e a sottrarre aderenti ai partiti con cui stringono alleanze temporanee. L’opera si chiude con la celebre parola d’ordine «proletari di tutti i paesi, unitevi!».