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ACILIO GLABRIONE, Manio

di G. Cor., *, G. M. C. - Enciclopedia Italiana (1929)
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ACILIO GLABRIONE, Manio - 1. (M'. Acilius C. f. L. n. Glabrio)

G. Cor.
*
G. M. C.

Era "uomo nuovo". Fu tribuno della plebe nel 201 a. C., decemviro sacrorum nel 200, edile nel 197, e nello stesso anno fu eletto pretore. Come pretore inter peregrinos represse nel 196 una ribellione di schiavi in Etruria. Nelle elezioni consolari per l'anno 193 non fu eletto; riuscì per il 191 con P. Cornelio Scipione. Promulgò subito la lex Acilia de intercalando, per correggere l'anticipo del calendario romano di quattro mesi sul calendario astronomico.

Votata la guerra contro Antioco III di Siria, la Grecia toccò in sorte come provincia ad Acilio, il quale ordinò l'adunata delle truppe a Brindisi, donde furono trasportate ad Apollonia. Favorito dai preparativi fatti da M. Bebio e da Filippo di Macedonia, Acilio pervenne in Tessaglia, e concentrò le sue forze a Larissa, ove concesse loro breve riposo; compiuta la conquista della Tessaglia, scese per la valle dello Sperchio e avanzò verso le Termopili, dov'era schierato a difesa l'esercito di Antioco con un contingente di Etoli. Il giorno della battaglia il console votò un tempio della Pietà. La battaglia fu vinta facilmente da Acilio, che fece aggirare le posizioni nemiche da due distaccamenti, l'uno sotto L. Valerio Flacco e l'altro sotto M. Porcio Catone; questi riuscì alle spalle dell'esercito siriaco, che fuggì in disordine, e ad Elatea Antioco non raccolse se non 500 superstiti. Acilio assediò tosto e prese Eraclea Trachinia presidiata dagli Etoli, e poi anche Calcide. Insieme con Filippo pose l'assedio a Lamia presso le Termopili. e poco dopo passò ad assediare Naupatto, il principale porto della lega etolica sul golfo di Corinto; ma, proposta da Flaminino una tregua, l'assedio venne tolto. Acilio intervenne quindi ad un'assemblea degli Achei e sostenne la reintegrazione degli esuli spartani; per opera di Filopemene non si deliberò su questa proposta, ma restò aperta per l'avvenire la via all'intervento romano nel Peloponneso. Per l'anno 190 a. C. il comando della guerra fu assegnato a P. Cornelio Scipione, il quale passò in Grecia e ricevette la consegna dell'esercito da Acilio, che frattanto aveva assediata Anfissa nella Locride occidentale.

Acilio tornato a Roma celebrò il trionfo sul re Antioco e sugli Etoli. Nello stesso anno 190 si presentò candidato alla censura, favorito forse dagli amici degli Scipioni, accetto agli elettori per la vittoria delle Termopili e per le distribuzioni di vino e di olio da lui fatte al popolo, ma avversato da parte dei nobili e dalla opposizione rurale. Due tribuni lo accusarono di peculato, e contro di lui testimoniò M. Porcio Catone; Acilio protestando contro la falsa testimonianza ritirò la sua candidatura, ma fece fallire anche quella di Catone. L'accusa contro Acilio fu poi lasciata cadere.

In seguito alla guerra di Siria anche Delfi fu liberata dalla gravosa ingerenza etolica, e Acilio Glabrione si occupò insieme col senato della determinazione del territorio sacro, e donò ai Delfî case e fondi confiscati agli Etoli. A lui, in segno di riconoscenza, fu innalzata in Delfi una statua onoraria.

Il tempio della Pietà votato da Acilio il dì della battaglia delle Termopili fu poi dedicato nel 181 a. C. dal figlio, insieme con una statua dorata del padre.

Fonti: Polyb., XX, 9 seg.; XXI, 2 segg.; Liv., XXXI, 50; XXXIII, 24 seg., 36; XXXV, 10, 24; XXXVI, 2 seg.; 14 segg.; 34 segg.; XXXVII, i segg., 7, 57; Appian., Syr., 17 segg.; Diod., XXIX, 3; Plut., Cato, 13 seg.; Flamin., 15 segg.; Philop., 17; Flor., I, 24, 11; Oros., IV, 20, 20; Front., Strat., II, 4, 4.; Zonar., IX, 19 seg.; Oxyrh. Pap., IV, 668, col. I, 1, 7 segg.

Bibl.: T. Mommsen, Storia di Roma antica, trad. L. di San Giusto, I, p. 698 segg.; Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, II, pp. 701 segg., 721 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, pp. 158 segg., 376 segg., 586 segg.; Dittenberger, Syll., 3ª ed., II, nn. 607-610, 826, 827 E.

2. - Figlio dell'omonimo tribuno della plebe nell'anno 123-22 a. C., e nipote del pretore Muzio Scevola, ricordato da Cicerone (Brut., 239), presiedé come pretore, nel 70 a. C., il processo di concussione (quaestio de repetundis) in cui Cicerone accusò Verre. Nel 67 fu console insieme con Caio Pisone (cfr., p. es., Dione Cassio, XXXVI, 14, 1).

Per la legge Gabinia gli fu affidata la Bitinia e il Ponto, ed egli dovette quindi assumere la direzione della guerra contro Mitridate. La sua condotta in tale carica non è ben nota: sembra tuttavia che non sapesse valersi con la necessaria energia del comando supremo che Lucullo gli aveva affidato, e che dové riassumere (cfr., p. es., Cicerone, De imp. Cn. P., 3; 26).

3. - Nacque presumibilmente intorno al 55 d. C.; fu nel 91 console ordinario insieme con Marco Ulpio Traiano, il futuro imperatore. Fruì della sua carica quasi per l'intero anno, poiché non gli fu dato un successore che ai primi di novembre. Giovenale lo indica col vecchio padre tra i personaggi chiamati a consulto da Domiziano sul modo di cucinare il famoso rombo. Al tempo stesso compiange la fine immatura di Glabrione, a cui l'aver mostrato vacuità d'animo, combattendo con orsi numidici sull'arena, non giovò per disarmare i sospetti dell'imperatore. Questa notizia torna poi in altri scrittori, resa più drammatica e più favorevole a Glabrione: il quale avrebbe combattuto contro un grosso leone, e non di sua volontà, ma per ordine dell'imperatore. Non sappiamo altro di lui, se non che fu mandato in esilio e poi messo a morte. Da Giovenale si arguisce che fu accusato di aspirare all'impero: e in questo senso, che del resto è quello più ovvio, dev'essere anche intesa la frase che Svetonio usa in proposito, mettendo assieme, sotto la stessa imputazione, Glahrione e Salvidieno Orfito, condannato, come da altra fonte sappiamo, appunto per cospirazione. L'accusa di giudaismo, a cui molti pensano sulle orme del De Rossi, non è documentata.

Vedi anche
Tito Quinzio Flaminino Generale romano (n. 229 - m. 174 a. C.). Combatté nella guerra annibalica sotto Marcello; nel 198, eletto console, prese il comando della guerra contro Filippo V di Macedonia e, dopo aver tratto abilmente a sé gli antichi alleati di Filippo, lo batté a Cinoscefale (197). Poi, conclusa la pace, proclamò ... Termopili (o Termopile; gr. Θερμοπύλαι) Passo fra la Tessaglia e la Grecia centrale fra il Monte Eta e il Golfo Maliaco, dove i Greci, nel 480 a.C., tentarono di fermare l’esercito di Serse. Le forze peloponnesiache, 4000 opliti compresi i 300 del re spartano Leonida, resistettero agli attacchi frontali di Serse ... Filippo V di Macedonia Figlio (n. 237 circa - m. 179 a. C.) di Demetrio II l'Etolico: mortogli il padre (229) e poi il tutore Antigono Dosone (221), giovanissimo e inesperto, commise inizialmente una serie di gravi errori politici e militari che più tardi non riuscì a riparare. Costretto, dopo alcune inutili campagne, alla ... Catóne, Marco Porcio, detto il Censore Uomo politico (234-149 a. C.) dell'antica Roma. Nacque a Tuscolo da una famiglia di agricoltori; combatté con onore nella seconda guerra punica; questore nel 204, si adoperò a trasportare in Africa l'esercito di Scipione; pretore nel 198 in Sardegna, riparò i danni arrecati dai suoi predecessori. Nel ...
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    Uomo politico appartenente alla famiglia plebea degli Acili (documentata dalla fine del 3° sec. a.C.), in particolare al ramo dei Glabrioni, che fiorì fino al 5° sec. d.C. Fu tribuno della plebe (201), quindi edile, pretore e infine console (191). A.G. ottenne di condurre la guerra contro Antioco III ...
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    Enciclopedia on line
    Nome di alcuni magistrati dell'antica Roma: 1. Tribuno della plebe nel 201 a. C., quindi edile, pretore e infine console nel 191, ottenne di condurre la guerra contro Antioco III di Siria, e lo vinse facilmente alle Termopoli: inseguendolo conquistò Scarfea. L'anno seguente celebrò il trionfo. Pose ...
Vocabolario
acìlico
acilico acìlico agg. [der. di acile] (pl. m. -ci). – In chimica, di composto contenente un radicale acile (detto anche gruppo o radicale a.): nitrato acilico.
acilazióne
acilazione acilazióne s. f. [der. di acile]. – Operazione chimica con cui s’introducono uno o più radicali acilici in un composto organico, in sostituzione di altrettanti atomi d’idrogeno.
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