MANNO di Bandino
Figlio di Bandino, nacque a Siena nel XIII secolo. Orafo e scultore, è ricordato anche come pittore in notizie non pienamente attendibili (Malvasia; Bulgari). Nulla è noto sulla sua formazione, che poté avvenire inizialmente nell'ambito familiare perché il padre era probabilmente orafo (Cioni, 2005, p. 106).
M. è documentato per la prima volta nel 1287 a Bologna, quando depose nel processo intentato contro alcune persone accusate di avere falsificato in ottone il sigillo del Comune che egli stesso aveva realizzato (ibid., pp. 309 s., 325). Allora viveva nella parrocchia di S. Martino dell'Aposa (Filippini - Zucchini; Cioni, 2005, pp. 312 s.). Risulta nel 1296 ancora in un atto pubblico bolognese (Filippini - Zucchini; Cioni, 2005, p. 325) e due anni dopo figura la sua iscrizione alla più antica matricola degli orafi, ed egli risulta come abitante in una casa di porta Procula, entro la parrocchia di S. Damiano (Samaja, p. 408: con qualche errore di trascrizione).
Nel 1300 il Comune di Bologna decise di erigere le statue marmoree raffiguranti papa Bonifacio VIII, re Carlo II d'Angiò e il capitano del Popolo per celebrare i successi politici di parte guelfa. Il progetto fu però abbandonato e fu invece accolta la proposta di due anonimi "magistri aurifices" di fare una sola scultura in rame dorato del pontefice da collocare sulla facciata del palazzo della Biada, insieme con gli stemmi dei personaggi coinvolti e con altri riferimenti. Il 28 ottobre di quell'anno a M. fu affidato il compito ufficiale di eseguire l'effigie papale, retribuito 300 lire bolognesi; a un anonimo "magistro et operariis" spettò il compito di erigere il baldacchino, anch'esso in rame dorato, per la somma di 110 lire (Cremonini Beretta, pp. 429-431; Cioni, 2005, pp. 325-328).
La colossale statua di Bonifacio VIII (Bologna, Museo civico medievale) risulta l'unica opera certa di M. di Bandino. È un ritratto con tiara e mozzetta in posizione eretta, benedicente con la mano destra (di bronzo, probabile sostituzione di quella originale) e con le chiavi (oggi perdute) nella mano sinistra; è caratterizzata da una volumetria solida e semplice, un tempo forse attenuata da elementi applicati scomparsi e da parti colorate, ma volta comunque a ottenere un'immagine fortemente ieratica.
Un'ipotetica traccia per arricchire lo scarno catalogo di M. è stata individuata nel sigillo del Museo del Bargello, a Firenze, con gli stemmi della Società delle armi bolognesi databile ai primi anni del Trecento (Tumidei, p. 400); a favore di questa ipotesi stanno la grande attenzione con cui è eseguito l'intaglio e la figura di s. Ambrogio, al centro della composizione circondato dagli scudi a mandorla tronca con le armi della Società, che presenta una rigidezza nell'impianto e leggere deformazioni anatomiche riscontrabili pure nella figura bolognese del papa (Gozzadini; Sigilli…). Se l'attribuzione fosse esatta, potrebbe contribuire a testimoniare una specializzazione di M. nel campo della sfragistica.
M. dimostra grande perizia tecnica e si caratterizza per uno stile poco aperto alle novità gotiche, ma originalmente personale e vigoroso. La sua arte è stata giudicata, in passato, negativamente; ed è dunque piuttosto recente la sua fortuna critica.
Nel 1303 M. abitava ancora in parrocchia S. Damiano ed era in causa con il vescovo e il vescovado di Bologna (Filippini - Zucchini; Cioni, 2005, pp. 328-330). Quattro anni più tardi denunciò il possesso di una casa in S. Giovanni in Monte, ma continuava a vivere in parrocchia S. Damiano (Filippini - Zucchini; Bulgari). Nel 1312 ricevette 24 lire "pro duobus annis" per la realizzazione di un tabernacolo argenteo "pro festo sancti Floriani" (Filippini; Cioni, 2005, p. 330): la notizia è stata in passato erroneamente connessa con il reliquiario di s. Floriano nella chiesa di S. Stefano a Bologna (Filippini), opera del gotico maturo certamente non riferibile alla sua arte.
Nel 1315-16 M. compare ancora nelle denunce degli estimi del Comune e risulta abitare con tutta la famiglia in una casa in S. Giovanni in Monte (Filippini - Zucchini).
M. potrebbe in seguito aver fatto ritorno in Toscana; nella collegiata di San Gimignano è conservata infatti un'opera recentemente attribuitagli: il busto-reliquiario di S. Fina, in cuoio dorato e dipinto, eseguito probabilmente nel terzo decennio del Trecento (A. Bagnoli, 1983, pp. 23-26, e 1987). È interessante ricordare, al riguardo, che secondo una tradizione passata, non confermata dalle fonti conosciute, M. era nato a San Gimignano (Oretti).
Al 1330 risale il testamento di una tale Fiordalisia Ruffo che viveva a Bologna ed era "moglie di Manno di Bandino orefice" (Bulgari); ma non è noto se a questa data il marito fosse già morto.
Di M. non sono noti la data e il luogo di morte.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B.123: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno… (sec. XVIII), I, cc. 3-4, 8; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna parte prima, Bologna 1596, pp. 416, 424; C.C. Malvasia, Felsina pittrice... (1678), Bologna 1841, I, p. 25; G. Gozzadini, Sigillo della Società delle armi del Popolo bolognese, in Periodico di numismatica e sfragistica, IV (1872), p. 258; F. Filippini, Il reliquiario di s. Floriano, in L'Archiginnasio, IX (1914), 3, p. 188; M. Cremonini Beretta, Il significato politico della statua offerta dai Bolognesi a Bonifacio VIII, in Studi di storia e di critica dedicati a Pio Carlo Falletti, Bologna 1915, pp. 426 s., 430 s.; W. Samaja, L'arte degli orefici a Bologna nei secoli XIII e XIV, in L'Archiginnasio, XXIX (1934), pp. 227, 408; F. Filippini - G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna. Documenti dei secoli XIII e XIV, Firenze 1947, pp. 163 s.; G. Ladner, Die Papstbildnisse des Altertums und des Mittelalters, II, Città del Vaticano 1970, pp. 298, 300; C.G. Bulgari, Argentieri gemmari e orafi d'Italia…, IV, Emilia, Roma 1974, p. 211; C.L. Ragghianti, L'orecchio di M., Bonifacio VIII: specie, essenza, arte, storia, in Critica d'arte, 1975, n. 143, pp. 3-18; R. Grandi, I monumenti dei dottori e la scultura a Bologna (1267-1348), Bologna 1982, ad ind.; A. Bagnoli, in Mostra di opere d'arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto (catal., Siena), III Genova 1983, pp. 23 s., 26; Id., in Scultura dipinta. Maestri di legname e pittori a Siena, 1250-1450 (catal., Siena), Firenze 1987, p. 83; Sigilli del Museo nazionale _del Bargello, a cura di A. Muzzi - B. Tomasello - A. Tori, III, Civili, Firenze 1990, p. 10; E. Cioni, Scultura e smalto nell'oreficeria senese dei secoli XIII e XIV, Firenze 1998, p. 654; S. Tumidei, in Duecento. Forme e colori del Medioevo a Bologna (catal., Bologna), a cura di M. Medica, con la collaborazione di S. Tumidei, Venezia 2000, pp. 398-400; A. Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino 2003, p. 231; E. Cioni, Il reliquiario di s. Galgano. Contributo alla storia dell'oreficeria e dell'iconografia, Firenze 2005, ad indices; M. Bagnoli, "Ad honorem et reverentiam Sanctissimi Patris": M. Bandini's statue of Boniface VIII, in The language of the object. Essays in honour of Herbert L. Kessler, a cura di M. Bagnoli - P.W. Parshall, London 2006, pp. 238, 240-244; S. Maddalo, Oblio della memoria. Il destino delle immagini di Bonifacio, in Bonifacio VIII. Ideologia e azione politica. Atti del Convegno… 2004, Roma 2006, p. 118; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 25.