Oliveira, Manoel de
Oliveira, Manoel de. – Regista portoghese (n. Oporto 1908). Ancora in attività, superati i cento anni, il cineasta lusitano è riconosciuto come uno dei massimi autori viventi, il cui stile cristallino ed enigmatico insieme conferisce anche spessore filosofico ai suoi film. Nei primi anni del 21° sec., instancabile, ha continuato a realizzare capolavori di un 'cinema di pensiero' confermando le cifre della sua poetica: la costruzione dello spazio filmico, l’esplorazione del tempo e del gesto, la densità simbolica, la misura classica della poesia, il senso universale della storia, il mistero amoroso, l’enigma della religiosità. Con Palavra e utopia (2000), ripercorre le tracce del grande predicatore e missionario gesuita Antonio Vieira in una ricostruzione storico-poetica che riflette anche sui destini futuri dell’umanità. Tema, questo della meditazione sul futuro, che si esplica anche in Um filme falado (2003; 2004), dove la crociera su una nave si fa metafora del viaggio dell’umanità verso l’ignoto. Tra le sue precedenti realizzazioni si ricordano: Je rentre à la maison (2001) dove torna su un tema a lui caro, il rapporto teatro/cinema come interrogativo su finzione/realtà; Porto da minha infância (2001), una elegia di ricordi autobiografici che diventa il ritratto di una intera civiltà culturale e del cinema stesso come specchio di essa; il primo tassello di un dittico O principío da incerteza (2002), che, con il successivo Espelho mágico (2005; 2007), coadiuvato dalla scrittrice A. Bessa-Luis, percorre, in un misterioso melodramma sociale, le vie di amori che si incarnano tra misticismo e desiderio. Con O quinto império, ontem como hoje (2004; 2005) riprende la sua visione della storia portoghese sulla scorta di un dramma di José Regio che racconta la notte allucinata dell’infelice re adolescente Dom Sebastiao. Nel 2005 gira in Francia Belle toujours, omaggio a un cineasta a lui vicino per temi e atmosfere, L. Buñuel, di cui riprende, in una variazione enigmatica, i personaggi di Belle de jour, capolavoro del regista spagnolo. In Cristóvão Colombo. O enigma (2007) ritorna il motivo dell’enigma storico, seguendo, a cavallo tra 20° e 21° sec., le orme di un ipotetico Cristoforo Colombo di origini portoghesi e interpretandone lui stesso con la moglie la seconda parte del film. Con Singularidades de uma rapariga loura (2009) e O estranho caso de Angélica (2010) ripresenta un suo tema tipico, gli amori impossibili, raccontando nel primo l’innamoramento fallimentare di un giovane squattrinato per una ragazza intravista da una finestra; nel secondo, sulla base di una sua vecchia sceneggiatura non realizzata, il caso soprannaturale di una fanciulla morta nel fiore degli anni. Ancora ombre, fantasmi, ritorni perturbanti in O Gebo e a sombra (2012), racchiuso nella scena teatrale di una modesta casa portoghese sospesa nel tempo.