manovaldo
È la forma volgare di " mundualdo ", cioè " chi, in conformità con l'istituto longobardo del ‛ mundio ', era investito della tutela delle donne e dei minorenni ". Nel Fiore indica una tra le varie mansioni di Falsembiante, che approfitta del suo ufficio di tutore per rapinare chi è stato affidato alla sua protezione: manovaldo mi fo, ma quel cotale / che mi vi mette l'abbiate per pazzo, / ché de' suo' beni i' fo torre e palazzo, / o ver be' dormitori o belle sale, / sì che, s'egli ha figliuol, poco gli vale / i ben del padre, sì 'l te ne rispazzo (CXXII 3).
Il passo trova rispondenza in Roman de la Rose 11681-11682 " Seur mei preing execucions / E vois en procuracions ", ma il poeta amplifica lo spunto del romanzo, mostrando viva preoccupazione per le illegittime appropriazioni di beni (con le nefaste conseguenze che ne derivano all'ordine sociale). La condanna degli abusi commessi contro le vedove e i pupilli riapparirà in Cv IV XXVII 13, inserita nella trattazione della liberalità: Ahi malestrui e malnati, che disertate vedove e pupilli, che rapite a li men possenti, che furate e occupate l'altrui ragioni; e di quelle corredate conviti, donate cavalli e arme, robe e denari, portate le mirabili vestimenta, edificate li mirabili edifici, e credetevi larghezza fare! (passo che è evidentemente memore del Fiore).