GAUDIO, Mansueto
Nacque a Vignale Monferrato il 7 luglio 1873 da Paolo e Giulietta Bellero, agricoltori nella cascina di Pratochiuso. Trascorse la prima giovinezza a Vignale e, dopo aver assolto il servizio militare nei bersaglieri, si trasferì a Genova, dove trovò una modesta occupazione nel porto. Dotato di una potente voce di basso, fu notato dal maestro N. Lentini che lo incoraggiò nello studio; il 4 marzo 1893 debuttò al Politeama genovese, come comprimario nella Traviata di G. Verdi, destando subito l'interesse della critica.
Sostenne poi i ruoli di Ferrando nel Trovatore di Verdi, Ariberto nell'Eufemio da Messina di P. Bandini, il re nell'Aida e Silva nell'Ernani di Verdi, Baldassarre ne La favorita di G. Donizetti. Dopo anni di durissimo e oscuro peregrinare in teatri secondari, il 27 marzo 1898 riapparve alla chiesa dell'Annunziata di Genova nel ruolo di Pietro nell'oratorio Cristo all'Oliveto di L. van Beethoven, e il 19 novembre al teatro Carlo Felice ne La risurrezione di Lazzaro di L. Perosi, direttore R. Ferrari. Tra l'aprile e il maggio 1899 fu al teatro Carignano di Torino nel Rigoletto di Verdi, nella Norma e nei Puritani di V. Bellini; nell'agosto successivo cantò al Comunale di Vicenza nell'Otello di Verdi e nell'autunno al politeama Adriano di Roma ne La forza del destino di Verdi, L'africana di G. Meyerbeer, Ilbarbiere di Siviglia di G. Rossini con Luisa Tetrazzini, e ne La falena di A. Smareglia. Nella stagione 1899-1900, al Comunale di Trieste, ottenne i primi grandi successi in Tristano e Isotta di R. Wagner, Gli ugonotti e Il profeta di Meyerbeer e, soprattutto, nel ruolo di Franz Hals nella prima rappresentazione italiana di Cornill Schutt di Smareglia. Il 29 dicembre 1900, al teatro alla Scala, interpretò il ruolo di re Marke nel Tristano, sotto la direzione di A. Toscanini; il debutto milanese segnò per il G. l'inizio della sua carriera internazionale. Scritturato dalla compagnia Padovani, cantò nella prima assoluta di Dramma in montagna di C. Angeloni al teatro Giglio di Lucca (27 apr. 1902). Nel 1904 si recò per la prima volta in Cile; ritornò alla Scala nella stagione 1904-05 per Tannhäuser di Wagner (Ermanno), Der Freischütz di C.M. von Weber (Kilian), Il barbiere di Siviglia (Basilio), e Aida (Ramfis); venne riconfermato per la stagione 1905-06 ne La figlia di Jorio di A. Franchetti e nella Manon Lescaut di G. Puccini (Des Grieux padre). Il 30 ott. 1906 eccelse per voce tonante e pastosa nella solenne interpretazione del re nel Lohengrin di Wagner, e il 4 dicembre nel Mefistofele di A. Boito fu giudicato dalla critica uno dei migliori bassi in tale ruolo per la statura gigantesca e la bronzea risonanza della voce, formidabile per timbro e colore. Ottenne quindi calorosi successi al Real di Madrid (1908-09), al Liceu di Barcellona (1910-11) e al Politeama genovese (1912). Ebbe numerose riconferme sia in Italia sia all'estero: a Buenos Aires (dal 1908 al 1923), a Pietroburgo (1909-10), al Comunale di Treviso (Erodiade di J. Massenet, 1907), al Carlo Felice di Genova (ne La favorita di Donizetti, 1911, e nel Barbiere di Siviglia, 1914), al Regio di Parma, per il centenario verdiano (Aida, 1913), al Regio di Torino (Don Carlos di Verdi, Mosé di Rossini, Ebrea di J.F. Halevy e Roberto il Diavolo di Meyerbeer, 1913) e alla Fenice di Venezia (1913). Ritornò alla Scala nell'autunno 1913 per Aida e Falstaff di Verdi, e nella stagione 1916-17 in Fernando Cortez di G. Spontini e in Ernani. Nel 1917 fu al Comunale di Bologna. Alla Scala, nella prima stagione del cosiddetto "settennio toscaniniano" (1921-22), si segnalò in Falstaff (Pistola), Boris Godunov di M.P. Musorgskij (frate Pimen) e Rigoletto (Sparafucile).
Nel repertorio romantico, particolarmente adatto ai suoi mezzi e alle sue possibilità interpretative, si affermò come uno degli epigoni dei bassi "profondi" italiani dell'ultimo quarantennio dell'800. In Norma, nei Puritani, ne La favorita, in Aida la sua voce si ammantava di suoni di imponente solennità, mentre personaggi come Marcello de Gli ugonotti, il duca Alfonso della Lucrezia Borgia (Donizetti), il vecchio Silva dell'Ernani, Sparafucile del Rigoletto prorompevano in vibrazioni massicce e in accenti biechi e tempestosi. Nel 1933 decine di migliaia di spettatori lo consacrarono all'Arena di Verona ne Gli ugonotti.
Ritiratosi dalle scene, si trasferì in Cile, dedicandosi all'insegnamento del canto. Morì a Santiago del Cile il 20 sett. 1941.
Fonti e Bibl.: A. Brocca, Continuazione della cronistoria del Politeama genovese dal 1895 al 1898, Genova 1899; C. Gatti, Il teatro alla Scala rinnovato - Le prime quattro stagioni(1921-1922 / 1924-1925), Milano 1926, pp. 35, 46, 57, 60; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, Cronologia, a cura di G. Tintori, Milano 1964, pp. 68 s.; F. Vitullo, Uomini e vicende di Vignale Monferrato, Vignale Monferrato 1967, pp. 196-199; G. Berutto, I cantanti piemontesi dagli albori del melodramma ai nostri giorni, Torino 1972, pp. 163 s. (s.v. Mansueto); G. Lauri-Volpi, Voci parallele, Bologna 1977, pp. 178 s.; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, 1772-1900, Genova 1980, pp. 414 s., 418 s., 453, 457; Enc. dello spettacolo, V, coll. 982 s.; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, III, p. 96; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 135.