MANTEGAZZA (Mantegatia)
Famiglia di liutai milanesi attivi nella seconda metà del XVIII e all'inizio del XIX secolo.
Il principale esponente fu Pietro Giovanni, figlio di Francesco, nato a Milano nel 1738. Il 13 ott. 1761 sposò Antonia Galimberti, dalla quale ebbe quattro figli (una femmina e tre maschi), due dei quali liutai, come probabilmente anche il terzo, morto tuttavia precocemente. Nato e cresciuto nella decentrata zona di S. Gottardo al corso di Porta Ticinese, Pietro Giovanni svolse la sua professione sempre nella centralissima contrada S. Margherita, forse apprendendo il mestiere presso il celebre Carlo Ferdinando Landolfi, anche lui attivo nella stessa strada almeno dal 1749.
Tra i più antichi strumenti ad arco costruiti da Pietro Giovanni, all'inizio degli anni Sessanta, ve n'è qualcuno con un'etichetta che menziona anche la collaborazione di alcuni suoi fratelli, riportando la scritta: "Petrus Jo. Frates[que] Mantegatia" (anche in italiano, con l'aggiunta "all'insegna dell'angelo"). In seguito etichette del genere non si incontrano più, ma è probabile che tale collaborazione sia continuata almeno fino al 1776, anno in cui uno dei fratelli, Domenico, è esplicitamente menzionato nel Carteggio di I.A. Cozio conte di Salabue, collezionista di violini e appassionato cultore della materia. La rarità delle etichette che attestano la collaborazione dei fratelli M. potrebbe essere dovuta alla sostituzione delle stesse con imitazioni o facsimili, e alla conseguente attribuzione dei rispettivi manufatti al solo Pietro Giovanni, al fine di una maggior valutazione dei medesimi, una pratica assai diffusa nel passato. A ogni modo, strumenti con l'etichetta del solo Pietro Giovanni sono documentati ininterrottamente dalla fine degli anni Cinquanta agli ultimi anni del secolo, mentre ancora nel 1791 egli figura come unico liutaio della famiglia ufficialmente attivo in Milano, con bottega "all'insegna dei 3 violini" (Il servitore di piazza).
Nel frattempo si erano formati, e divenuti suoi aiutanti, il figlio primogenito Francesco e il quartogenito Carlo, mentre il secondo figlio Antonio era morto da poco tempo (1766 - 11 genn. 1790).
Risulta priva di fondamento l'attribuzione di L. Bisiach jr. (cfr. Vannes, 1959) alla famiglia di un Carlo (nato nel 1735) e di un Francesco (nato nel 1736), figli invece di Francesco Mantegazza (omonimo dunque del padre di Pietro Giovanni) e di Annunciata Orsini. Stando alle ricerche effettuate nell'Archivio del Capitolo metropolitano di Milano, ben quattro figli di questa coppia vennero battezzati in duomo fra il 1735 e il 1742, e tra essi non vi è alcun Pietro Giovanni. Dalle stesse ricerche è emersa l'esistenza di un terzo capofamiglia di nome Francesco Mantegazza, sposato con Regina Zanini (figli battezzati in duomo dal 1724 al 1737, nessuno di nome Pietro Giovanni). Da rilevare che la divulgazione dei dati erronei forniti da Bisiach aveva portato nella letteratura recente (Drescher) a includere i citati personaggi tra i liutai della famiglia M., adattando a quella testimonianza i dati biografici precedentemente conosciuti.
Ristabilita la corretta genealogia, si può attribuire di nuovo fiducia alle notizie fornite da Cozio riguardo alle biografie di Pietro Giovanni, dei due figli liutai, Francesco e Carlo, e al nome del fratello Domenico (l'identità degli altri "fratelli" M. rimane invece per ora ignota). Con tutti costoro Cozio intrattenne una lunga e intensa collaborazione, iniziata nel 1776 e proseguita fino alla morte di Francesco nel 1824 (egli menziona anche nelle sue carte un Paolo Mantegazza, ma probabilmente solo per un lapsus al posto di Carlo: Carteggio, p. 276). Era inoltre già stato notato e corretto in precedenza un errore dovuto a un testo di fine Ottocento (De Piccolellis) che aveva erroneamente scisso in due il nome di Pietro Giovanni, dando corso così a due personalità e a due biografie differenti.
Pietro Giovanni risulta il principale liutaio milanese della seconda metà del '700.
I suoi strumenti dimostrano notevole personalità e si rifanno a quelli di Landolfi e al modello grande di Nicola Amati. Pietro Giovanni usò una buona qualità di legno; la sua vernice, rossiccia o color noce, era molto resinosa, ciò che con il tempo ha portato a un inscurimento del colore. Vi sono tuttavia violini ben conservati, con la bella vernice arancio scuro tipica della scuola milanese. Presentano una bombatura più bassa ma più larga del solito nella parte centrale, il riccio un po' grande ma intagliato delicatamente e conformato con gusto. Il suono è sempre di ottima qualità.
Pietro Giovanni lavorò tuttavia in maniera discontinua, così che accanto a strumenti non particolarmente belli se ne rinvengono alcuni di qualità assolutamente superiore. Verso il 1790 iniziò una serie di ottime viole, nello stile di Amati, più classiche rispetto agli strumenti precedentemente realizzati, che potrebbero essere il frutto dell'intervento dei figli.
Pietro Giovanni morì a Milano il 1° marzo 1803.
Il Museo del Conservatorio di Milano possiede un violino (1774) di Pietro Giovanni e custodiva due viole (1791, 1796), probabilmente distrutte nel bombardamento del 1943. Tra gli strumenti superstiti vi sono anche un violino, una viola e un violoncello completamente tinti di nero e appartenenti al cosiddetto "quartetto di lutto" di Pietro Giovanni, costruiti rispettivamente nel 1794, 1793, 1795 (le etichette hanno tuttavia il "7" maldestramente corretto in "6"), utilizzati in varie circostanze luttuose ed esibiti nel 1881 in occasione della Esposizione musicale di Milano. Di Pietro Giovanni sono comunque documentati in collezioni private almeno 35 strumenti (tra violini, viole e violoncelli), qualche violino e viola di Francesco, mentre un paio di violini sono stati attribuiti a Carlo.
Francesco, figlio primogenito di Pietro Giovanni, nacque a Milano il 29 luglio 1762. Iniziò a firmare i propri strumenti nel 1787, lavorando ancora in contrada S. Margherita (probabilmente nella stessa bottega del padre), mentre nel 1811 lo troviamo in contrada de' Meravigli e nel 1823 in contrada de' Servi.
I suoi strumenti risentono delle caratteristiche paterne. Anche egli seguì il modello Amati, cercando di imitare tale maestro. La vernice è prevalentemente marrone, raramente rossiccia, la sonorità molto buona.
Francesco morì a Milano il 9 nov. 1824.
Carlo, figlio minore di Pietro Giovanni, nacque a Milano il 16 ag. 1772. Dedito prevalentemente alla riparazione, nel 1811 aveva bottega in contrada degli Armorari 3117 e, poco più tardi, in piazza dell'Albergo Grande dove restò fino alla morte. Ancora da Cozio (Carteggio, p. 19) sappiamo che Carlo era talmente impegnato nell'attività di restauratore di strumenti antichi da non aver tempo sufficiente per dedicarsi alla costruzione di strumenti nuovi, e che applicò false etichette di Nicola Amati in alcuni strumenti, tra cui un violino di Francesco Rugier detto il Per (ibid., pp. 260, 276), una pratica seguita in precedenza anche da suo padre: Pietro Giovanni falsificò, per esempio, il cartiglio di una viola di Andrea Amati (ibid., p. 319).
Carlo morì a Milano il 29 genn. 1814.
Fonti e Bibl.: Milano, Parrocchia di S. Francesco di Paola, Arch. di S. Bartolomeo, Matrimoni, 1726-1762; Ibid., Parrocchia di S. Fedele, Arch. di S. Maria del Giardino, Stato d'anime, 1790; ibid., Morti, 1787-1805; Ibid., Arch. del Capitolo metropolitano, Arch. di S. Tecla, Battezzati, 1724-1750, pp. 220, 249 (le ricerche sono state effettuate mercé la preziosa assistenza di Fausto Ruggeri); Ibid., Arch. stor. civico, Ruolo generale della popolazione del 1811, vol. 13; Il servitore di piazza ad uso di commercio per la città di Milano per l'anno 1791, Milano 1791, p. 77; Almanacco del commercio di Milano e de' dipartimenti del Regno d'Italia: anno 1811, Milano 1811, p. 87; L'interprete milanese, ossia guida per l'anno 1823, Milano 1823, p. 389; I.A. Cozio di Salabue, Carteggio, a cura di R. Bacchetta - G. Iviglia, Milano 1950, ad ind.; L'epistolario di Cozio di Salabue (1773-1845). Trascrizione con saggi critici dei documenti originali della Biblioteca statale e Libreria civica di Cremona…, a cura di E. Santoro, Cremona 1993, ad ind.; Un'occhiata all'Esposizione musicale, in Gazzetta musicale di Milano, 8 giugno 1881, p. 213; Esposizione musicale… Gruppi IV, V e VI, Milano 1881, p. 45; G. De Piccolellis, Liutai antichi e moderni. Note critico-biografiche, Firenze 1885, p. 57; E. de' Guarinoni, Gli strumenti musicali nel Museo del Conservatorio di Milano, Milano 1908, pp. 88, 92; W.L. von Lütgendorff, Die Geigen- und Lautenmacher vom Mittelalter bis zur Gegenwart, II, Frankfurt a.M. 1922, p. 315; III, Tutzing 1990, pp. 385-387 (con suppl. e aggiornamenti a cura di Th. Drescher); R. Vannes, Dictionnaire universel des luthiers, I, Bruxelles 1951, pp. 225 s.; II, ibid. 1959, p. 35; K. Jalovec, Italian violin-makers, New York s.d. [ma 1964], p. 278; J. Dilworth, Relative values: some confusion surrounds the origins of the M. family of luthiers, in The Strad, 1984, settembre, pp. 344-347; C. Lebet, Dictionnaire universel des luthiers, III, Bruxelles 1985, pp. 48 s.; C. Chiesa, Ricerche d'archivio sui liutai milanesi, in Liuteria musica e cultura, XIII (1993), pp. 22-29; W. Hamma, Meister italianischer Geigenbaukunst, Wilhelmshaven 1993, pp. 458-465; Alte Meistergeigen, II, Die Schulen von Mailand, Florenz, Genua, Frankfurt a.M. 1993, pp. 117-124; The New Grove Dict. of musical instruments, p. 610; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 783.