SCORZA, Manuel
Romanziere, saggista e poeta peruviano, nato a Huancavelica il 9 settembre 1928, morto a Madrid il 27 novembre 1973, in un incidente aereo. Lasciato il Perù durante la dittatura del generale Odría e trascorsi gli anni dell'esilio in Messico e in Europa, ritornò in patria nel 1978, dedicandosi alla vita politica in una formazione di sinistra, il Frente Obrero Campesino Estudiantil Peruano (FOCEP). Dopo una breve esperienza giornalistica, esordì come poeta con la raccolta Las imprecaciones (1955), che gli valse il Premio Nacional de Poesía. Pubblicò successivamente Los adioses (1960), Desengaños del mago (1969) e El vals de los reptiles (1970). È maggiormente noto, tuttavia, come autore di romanzi: caratteristica della sua narrativa è il recupero del mondo mitico andino, finalizzato a una totale negazione di qualunque schema interpretativo ideologico-politico di derivazione occidentale.
La fama di S. è legata a cinque romanzi: Redobles por Rancas: lo que sucedió antes que el Coronel Marroquín fundara el segundo cementerio de Chinche (1970; trad. it., Rulli di tamburo per Rancas, 1972), Garabombo el invisible (1977; trad. it., Storia di Garabombo l'invisibile, 1977), Cantar de Agápito Robles (1977; trad. it., 1983), El jinete insomne (1977; trad. it., Il cavaliere insonne, 1979), La tumba del relámpago (quinto cantar) (1979; trad. it., La vampata, 1980). I cinque romanzi costituiscono un ciclo epico incentrato sulle rivendicazioni contadine delle Ande centrali, in cui realtà e finzione si intersecano in un tessuto narrativo di derivazione realistico-meravigliosa. Le lotte tra il mondo indigeno e il mondo bianco vengono incarnate da personaggi che, a partire da Redobles por Rancas, ritornano, identici o trasformati, uno estensione dell'altro, nei successivi romanzi. La loro trasformazione rappresenta, di volta in volta, la presa di coscienza del singolo all'interno della collettività; ne è esempio significativo il comunero Garabombo, invisibile, nelle sue rivendicazioni dei titoli di appartenenza delle terre, agli occhi del potere del bianco. A partire da questa metafora dell'impotenza dell'indio di fronte alla sopraffazione di ben cinque secoli, S. ripercorre la storia delle insurrezioni contadine in un mondo nel quale il presente è negazione, il futuro non esiste e l'unica possibilità è costituita dal ripiegamento nostalgico sul passato. S. è stato considerato dalla critica un innovatore dell'indigenismo, il fondatore di una linea letteraria neoindigenista. Ne La danza inmóvil (1983; trad. it., 1983), romanzo di impianto autobiografico che affronta i temi dell'amore e della rivoluzione, ritornano, anche se sotto metafora, molte problematiche dei romanzi anteriori.
Bibl.: C. Acutis, Manuel Scorza: il mito e la storia, in Nuovi Argomenti, 38-39, 1974; O. Rodriguez Ortiz, Sobre narradores y heroes: a propósito de Arenas, Scorza y Adoum, Caracas 1980; L. Pranzetti, Elegia e rivolta nei cantari di Manuel Scorza, in Letteratura d'America, ii, 6, 1981; R. Campra, America Latina: l'identità e la maschera, Roma 1982; AA.VV., Manuel Scorza: la sangre quemada: homenaje colectivo, Lima 1985; A.-M. Aldaz, The past of the future: the novelistic cycle of Manuel Scorza, New York 1990; R. Forgues, La estrategía mítica de Manuel Scorza, Lima 1991.