Manuzio, Aldo, il Vecchio
Grammatico e umanista (Bassiano 1449 - Venezia 1515), la fama del M. è soprattutto legata alla sua grande opera di tipografo e di editore.
Già precettore di Alberto Pio da Carpi, corrispondente dei maggiori umanisti, amico del Bembo, del Sanudo, dell'Aleandro e di Erasmo, si trasferì verso il 1490 a Venezia, dov'era pervenuta la preziosa raccolta di manoscritti greci e latini del Bessarione e dove nel 1493 apriva la sua celebre stamperia insieme ad Andrea Torresani da Asolo (che aveva rilevato una parte di quella di Nicola Jenson e che sarebbe divenuto suo suocero). Fondatore con Marco Musuro dell'Accademia dei Filelleni, contribuì in modo decisivo allo studio e al culto del greco in Italia: curò egli stesso splendide edizioni greche, latine e volgari, altre affidò ai migliori studiosi delle tre lingue.
Alla stampa del Canzoniere del Petrarca, dovuta nel 1501 alle cure del Bembo, tien dietro l'anno dopo quella della Commedia, col titolo Le terze rime di D. (è la XVII edizione del poema), che si vuole anch'essa ricavata da una copia manoscritta del Bembo (ora Codice Vaticano 3197), collazionata dal M. con i codici palatini di Lucca 101, scritto poco dopo il 1360 (ora nella Palatina di Parma) e 117, del secolo XV. Il testo, non privo di mende tipografiche, è in realtà assai corretto, e fu preso dall'Accademia della Crusca a fondamento della stampa del 1595, servendo poi di base a tutte le migliori stampe del poema fino alla metà del secolo XIX; coi testi di C. Witte e di E. Moore lo confrontava ancora N. Zingarelli per la propria edizione (Napoli 1899-1901).
Il carattere corsivo (‛ cancelleresco ', come lo chiamò il M.) di questa prima edizione in volgare di formato portatile, in 80 piccolo, che precedentemente era servito per il solo Virgilio e che fu poi detto ‛ aldino ', destò vivo entusiasmo ed ebbe subito fortuna. L'edizione consta di 244 carte non numerate, senz'alcuna prefazione o introduzione; se ne conoscono due tirature, la seconda delle quali con l'ancora, che già era apparsa nel II tomo dei Poetae christiani, di due mesi precedente, e che sarà usata successivamente come marca tipografica in tutte le stampe dei Manuzio: di entrambe gli esemplari completi sono oggi assai rari. Alla fine dello stesso anno, o nei primi mesi del 1503, Bartolomeo Troth di Lione ne pubblicò senza data una perfetta contraffazione.
Subito dopo la morte di Aldo, è pubblicata nell'agosto del 1515 una seconda edizione, da lui stesso voluta e preparata, anche più rara della prima, con qualche variante che ne migliora il testo: un esemplare di questa seconda edizione, con postille già attribuite a V. Borghini e dal Vandelli restituite a Luca Martini (che ne collazionò il testo con un codice scritto nel 1330), è ora l'Aldina AP XVI 25 della biblioteca Nazionale Braidense di Milano (siglato Mart nell'ediz. Petrocchi).
Bibl. - C. Castellani, La stampa in Venezia, Venezia 1889, 44; A. Marinelli, La stampa della D.C. nei sec. XVI e XVII, città di Castello 1915, 16-18; G. Vandelli, Il più antico testo critico della D.C., in " Studi d. " V (1922) 41-98; G. Mambelli, Gli annali delle edizioni dantesche, Bologna 1931, 29-32 (con bibl.); Petrocchi, Introduzione 76-78.