MAO TSE-TUNG (App. II, 11, p. 261)
TSE-TUNG Il 15 maggio 1948 Mao dava il via alla grande offensiva che doveva annientare le forze nazionaliste e costringere fuori del territorio continentale il governo di Chiang Kai-shek. Il 25 marzo 1949 Mao entrava a Pechino e, subito dopo la presa di Nanchino e di Shanghai, veniva eletto presidente del Governo centrale della Repubblica popolare cinese (30 sett. 1949). Dal dicembre 1949 al febbraio 1950 Mao fu a Mosca per la conclusione del trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza cino-sovietico. Approvata il 20 settembre 1954 dall'Assemblea nazionale la nuova Costituzione, Mao subito dopo venne eletto presidente della Repubblica. All'incirca da quel momento è parso che, pur continuando a esercitare un'autorità predominante sia sotto il rispetto ideologico che sotto quello politico, Mao abbia trasmesso gran parte dell'effettivo governo al primo ministro Chou En-lai. Nel 1957 Mao effettuò una seconda visita a Mosca per partecipare alle celebrazioni del 40° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre. Nel dicembre 1958 venne resa nota la sua decisione di non presentarsi per la terza volta come candidato alla presidenza della Repubblica: comunque, mantenendo la carica di presidente del comitato centrale del Partito comunista cinese, Mao resta l'effettivo capo supremo della Cina.
Al prestigio della figura di Mao quale capo di un'immensa rivoluzione si congiunge, in Cina e in tutto il mondo comunista, l'alta considerazione per la sua attività di teorico della rivoluzione, per la quale il suo nome è stato talora accostato a quello dei classici del marxismo. Sviluppatasi nel corso e in corrispondenza di un'esperienza rivoluzionaria, della quale fu momento importantissimo la polemica e la lotta per il riconoscimento del principio della priorità del movimento contadino nello sviluppo della rivoluzione cinese contro la tendenza dei "bolscevichi ortodossi" cinesi ad imitare il precedente rivoluzionario russo, la dottrina di Mao è soprattutto caratterizzata dall'acuto senso per la particolarità delle singole esperienze storiche. Senza volersi porre a revisore del marxismo, Mao ha sempre tenacemente contestato che tra i principî fondamentali del marxismo (anche per lui sempre e ovunque validi) potessero essere assunti i risultati di altre esperienze rivoluzionarie svoltesi in particolari condizioni. La necessità di tener conto del particolare e di fare della dialettica uno strumento di comprensione adattantesi duttilmente ai singoli problemi in esame è stata più volte esposta da Mao quale fondamento ideologico alla sua difesa contro le interferenze russe nella particolare situazione cinese e poi tematicamente trattata nel saggio Sulla contraddizione: contro quanto può sembrare si debba leggere nello stesso Marx, il movimento dialettico della storia per Mao non scaturisce dall'unica contraddizione tra borghesia e proletariato, ma da una molteplicità di contraddizioni che sussistono l'una accanto all'altra, s'intersecano, s'influenzano a vicenda, assumendo carattere predominante or l'una or l'altra. Sull'edizione cinese degli Scritti scelti di Mao pubblicata a Pechino in 5 volumi nel 1951-52 sono state condotte traduzioni in lingue europee, tra le quali quella italiana in 4 volumi, Roma 1955.