MANETTI, Marabottino
Nacque il 4 sett. 1435, da Tuccio di Marabottino e da Cosa di Francesco Adimari, a Firenze, quartiere di S. Spirito, "gonfalone" Drago, "popolo" di S. Frediano. Fu immatricolato nell'arte della seta, arte di famiglia, come fundacarius, giurando il 14 sett. 1448 "pro magistro". Sposò nel 1471 Oretta d'Alberto de' Bardi di Vernio, dalla quale ebbe diversi figli. Il M. è nominato nell'Armeggeria di Bartolomeo Benci (IV, 110) di Filippo Lapaccini e nei Detti piacevoli attribuiti al Poliziano (n. 67). Oltre ad apparire nel Consiglio del Comune nel 1465 e nel 1473, il M. fu capitano d'Orsanmichele dal 7 maggio 1475 per sei mesi; esercitò uffici estrinseci semestrali: castellano di Mutrone, 25 sett. 1467; di Portalibera, 7 maggio 1475; di Sant'Agnese, luglio 1478, da dove scrisse a Lorenzo de' Medici tre lettere d'aperta disposizione clientelare (28 ottobre, 17 novembre, 1 dicembre; edite in Bessi - Marangoni, p. 59); castellano di Liprafratta il 24 ag. 1480, risulta "cessante". Dal 22 giugno 1498 ebbe affidata per un anno la rocca vecchia di Volterra, dove però morì poco dopo esservi giunto: già il 15 luglio1498 gli subentrava Neri di Luigi Vettori. Morì "Senza sacramenti", precisa Simone Filipepi (p. 510), elencandolo dietro ai consorti Giovanni e Bernardo di Giannozzo Manetti fra i "capi secolari" che perseguitarono il Savonarola.
Il M., fratello del noto copista Antonio, copiò l'inizio del Convivio di Dante (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 1044), portato a termine dal fratello; la Consolatio philosophiae di Boezio volgarizzata da Alberto della Piagentina (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., XXI.162), che terminò il 28 ag. 1478; le Epistole di Falaride volgarizzate da Bartolomeo Fonzio (ibid., VIII.1414), codice terminato il 1 ag. 1488. Sulle guardie del primo manoscritto il M. scrisse dieci non spregevoli sonetti, di cui si dichiara autore, altrove inattestati e inediti, tranne il primo, pubblicato da Rossella Bessi. Dal terzo al nono s'illustrano le virtù teologali e cardinali; il primo, a rime identiche, si rivolge a una donna allegorica, il secondo discorre di conoscenza e fede, il decimo è gnomico. L'ultimo fascicolo del Magl. VIII.1414, senza richiamo nel precedente, contiene una novella anepigrafa, altrove inattestata, che in calce si dice "Fatta da Marabottino Manetti e diretta a Lorenzo di Piero Francesco de' Medici". Nella dedica, che presentava il medesimo nome, "Francesco" fu eraso e sostituito d'altro inchiostro, difficile dire se di mano del M., con "di Cosimo". La novella fu edita a Lucca nel 1858 e nel 1998 dalla Bessi e da Monica Marangoni illustrata e commentata.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte, 79, c. 26v; 174, cc. 40r, 41v, 44r; 606, cc. 7r, 175r; 699, c. 215r; 703, c. 108r; 717, c. 81v; 904, c. 87v; 985, c. 94r; 987, c. 118r; 1041, c. 82r; Arte della seta, 8, c. 147v; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1198; Carte Passerini, 189.33; Magl., IX.67: G. Cinelli, La Toscana letteraria, p. 1202; S. Filipepi, Cronaca, in P. Villari - E. Casanova, Scelta di prediche e scritti di fra Girolamo Savonarola, Firenze 1898, pp. 509 s.; F. Lapaccini, Armeggeria di Bartolomeo Benci, in Lirici toscani del Quattrocento, a cura di A. Lanza, II, Roma 1975, p. 12; E. Fumagalli, Nuovi documenti su Lorenzo e Giuliano de' Medici, in Italia medioevale e umanistica, XXIII (1980), p. 150; A. Poliziano, Detti piacevoli, a cura di T. Zanato, Roma 1983, p. 54; D. De Robertis, Editi e rari. Studi sulla tradizione letteraria tra Tre e Cinquecento, Milano 1978, p. 220; R. Bessi, Un nuovo esperimento metrico quattrocentesco: l'inedito sonetto "Donna ti chiamo" di M. di Tuccio M., in Interpres, XII (1992), pp. 303-308; R. Bessi - M. Marangoni, La "novella di un piovano vicino a Firenze"(, ibid., XVIII (1998), pp. 58-116.