MARATONA (ὀ Μαραϑών, Maràthon)
Uno dei più antichi demi attici, a cui appartenne Erode Attico. Posta sulla costa nord-orientale dell'Attica, a 42 km da Atene, dove anticamente si stanziarono i primi Ioni e dove, secondo il mito, Teseo vinse il toro che ne devastava la pianura, fu teatro della battaglia che nel 490 a. C. i Greci vinsero mettendo in fuga l'esercito persiano.
Resti di antichi stanziamenti giacciono numerosi in tutto il territorio. A S del Nisi, nella palude Vrexira si trovarono costruzioni tombali del II sec. d. C. da assegnare probabilmente alla famiglia di Erode Attico, con resti di mura e frammenti architettonici di marmo. Ai piedi dell'altura di Agrieliki si pensa fosse l'antica Maratona. Presso un rozzo muro di cinta si rinvennero frammenti ceramici dal periodo preistorico al classico. Vicino si trova un recinto quadrangolare, coi muri di confine di pietre irregolari e nell'interno spazio non fabbricato per esercizi e gare atletiche, inoltre resti di una piccola costruzione del V sec., tracce di fondamenta del VII sec., e resti di una costruzione ellenistica; inoltre ceramica dal V al IV secolo. Questo recinto è stato interpretato come l'Herakleion ricordato dalle fonti. Sull'Agrieliki si è rinvenuta l'acropoli, con tracce di rozze mura, un altare e ceramica medio e tardo-elladica, geometrica e classica. Nelle vicinanze una necropoli, con una tomba a cupola contenente vasellame prezioso del XV sec. a. C. e molte altre tombe dal Geometrico al IV sec. a. C. Il soròs alto 9 m in mezzo alla pianura fu riconosciuto come la tomba dei 196 Ateniesi caduti nel 490 (Tuc., ii, 34; Paus., i, 29, 4; 32, 3).
Il soròs di M. venne in un primo tempo esplorato da Schliemann, che, dall'alto della sua autorità di rivelatore di civiltà sepolte, si rifiutò di riconoscervi la tomba degli Ateniesi caduti in battaglia. Nella sua relazione parla anzi di rinvenimento di frammenti ceramici assai più antichi, submicenei e geometrici. In un secondo tempo l'indagine del tumulo venne ripresa con più metodo e continuità da G. Stais, negli anni 1890-92 e, questa volta con risultati del tutto opposti. Stais rinvenne infatti nell'interno del tumulo un deposito sepolcrale costituito da uno strato di ceneri su cui erano deposte una serie di piccole lèkythoi a figure nere di tipo tardo: e questo deposito si è concordi ora nel ritenere la tomba dei 196 caduti di M. che dovevano avere colà culto eroico.
Nell'esplorazione del tumulo Stais rinvenne anche vasi a figure nere di età assai più antica, come una lekàne protoattica, un'anfora assegnata a Sophilos (Atene, n. 1036, CC. 592) e una kàlpis del Pittore di Nikoxenos che scende invece a circa il 500 a. C. A differenza di tali materiali periferici le lèkythoi costituiscono un gruppo assai compatto, che si accorda perfettamente con la data della battaglia. Alcune di esse sono state assegnate a un artista che viene appunto chiamato il Pittore di Maratona.
Nella zona interna del soròs è stato rinvenuto un solo vaso a figure rosse, una coppa frammentaria che è stata ripetutamente portata in discorso come uno dei capisaldi per la datazione dell'intera classe nella nuova tecnica. Gran parte della coppa è perduta, ma i resti permettono di intendere che si tratta di un prodotto di un arcaismo abbastanza maturo. Nel tondo interno circondato da un meandro di tipo abbastanza evoluto, restano tracce di panneggio di un personaggio virile dagli andamenti ampi e relativamente liberi. E. Langlotz avvicina questa coppa alle opere mature del Pittore di Panaitios. L'ipotesi può avere un mero valore indicativo a fissare l'unico frammento a figure rosse rinvenuto nel tumulo tra la produzione più evoluta degli artisti della seconda generazione dopo l'introduzione della nuova tecnica a figure rosse.
Bibl.: Arch. Anz., 1927, c. 550; 1932, c. 130; 1934, c. 146; 1935, c. 179; 1942, c. 110; A. Milchöfer, Text zu den Karten von Attika, III-IV, p. 40 ss.; Wrede, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, cc. 1426-30, s. v. n, 7; E. Kirsten-W. Kraiker, Griechenlandkunde, Heidelberg 1954; F. D. Androvtzoolos, Μαρατών, in Polémon, IV, 1951, p. 20 ss.; Polémon, III, 1947, p. 129. Per la ceramica del soròs: G. Stais, in Ath. Mitt., XVIII, 1893, p. 46 ss.; E. Langlotz, Zur Zeitbestimmung der rotfigurigen Vasenmalerei, Lipsia 1919, p. 38; W. Kendrick Pritchett, University of California, vol. 4, 1960, n. 2.
(G. Bermond Montanari - E. Paribeni)