maraviglioso
L'occorrenza di Vn III 3 (maravigliosa visione) si riferisce al sogno raccontato nel sonetto A ciascun' alma presa, e m. è nel significato di " mirabile ", " che desta meraviglia ", come in Cv III VI 12 e IV XXV 5; anzi in questo ultimo passo l'occorrenza partecipa alla definizione dello stupore: stupore è uno stordimento d'animo per maravigliose cose vedere o udire.
Interessanti ambedue le occorrenze della Commedia: in If XVI 132 l'aggettivo, riferito alla figura di Gerione che appare sorgendo dall'abisso, esprime una meraviglia tanto forte da rasentare lo sgomento: maravigliosa ad ogne cor sicuro (il Tommaseo cita la definizione di sicurtà data da Bono Giamboni: " Sicurtà è non dubitar delle cose che sopravvengono "). In If XVIII 135 la risposta di Taide (Anzi maravigliose!) traduce, accentuandola, la forma latina " ingentes " che D. trovava probabilmente in Cicerone (Amic. XXVI 98, piuttosto che nel testo terenziano dell'Eunuco; Cicerone cita la risposta di Taide come un esempio di adsentatio; per la confusione in D. dei termini del dialogo, v. PARODI (in " Bull. " VIII [1901] 283 nota). In Fiore XXVII 11 bieltà... maravigliosa.