MARBURGO
(ted. Marburg)
Città della Germania e capoluogo distrettuale dell'Assia, posta tra il Westerwald e la zona collinosa del Nord della regione, lungo il corso superiore del fiume Lahn.Il castello e la città di M. sorsero su uno sperone roccioso sovrastante alcuni guadi della Lahn, presso un'antica via di commercio con direttrice E-O, che collegava il Reno con la Turingia. A O al di sopra della città correva l'antica strada imperiale (Weinstrasse) da Francoforte sul Meno verso la Germania settentrionale. La tradizione scritta riporta in modo incompleto le prime fasi di sviluppo della città e del castello. Quest'ultimo, situato in posizione dominante sulla valle della Lahn, negli anni 1978-1983 è stato oggetto di scavi che hanno messo in luce resti di un insediamento di epoca precoce, fino a quel momento sconosciuto. Una grande casa in pietra con funzione rappresentativa, della tarda epoca carolingia (fine del sec. 9°-inizi 10°), in epoca salica (fine del sec. 11°-inizi 12°) venne sostituita da un donjon. L'interpretazione storica di questi impianti risulta difficoltosa, poiché a km 3 a N, sopra M.-Wehrda, è emerso dagli scavi un secondo castello, il Weissenstein, cronologicamente coevo al precedente. Entrambi si trovavano lungo la zona di confine delle contee di Oberlahngau e di Assia; per i secc. 9°-12° essi non possono essere attribuiti in modo convincente né al potere regio né a una delle stirpi comitali note. Nel 1228 il castello di M. si trovava in possesso dei langravi di Turingia, ai quali le due contee erano state assegnate per via ereditaria nel 1122.Nel 1138-1139 in un documento di Colonia (Hessen und Thüringen, 1992, nr. 214) appare per la prima volta il toponimo come appellativo di un ministeriale turingio, il cavaliere Ludwig de Marburg. L'esistenza di una piazza di mercato con diritto di moneta si può dedurre dagli Pfennige coniati nel 1140 ca., che all'inizio ancora non riportavano il luogo della zecca; nel 1194 viene invece espressamente nominata la Matpurgensis moneta (Hessen und Thüringen, 1992, nr. 215). La presenza di sindaco, parroco e consiglio comunale è documentata per la prima volta nel 1215-1222; tuttavia le istituzioni cittadine possono essere analizzate solo a partire dal più antico diritto civico, che risale al 1311. I signori della città erano i langravi di Turingia e dal 1267 la linea collaterale dei langravi di Assia, che scelsero M. come residenza fino al 1311, quando questa fu trasferita a Kassel. Il primo sigillo della città, inciso nel 1222-1227 ca., ripete l'immagine di quello dei langravi.La più antica veduta di M., sostanzialmente attendibile, compare nella Cosmographia di Sebastian Münster, del 1550, e mostra M. da S-E. Lo stesso punto di osservazione fu scelto nel 1605 da Wilhelm Dilich, nella Hessische Chronica, per una dettagliata raffigurazione che nel 1638 venne ripresa da Matthäus Merian nella Topographia Hassiae.Non sono note struttura ed esatta ubicazione di un primo insediamento presso la roccaforte; i Burgmannenhäuser conservati sul pendio sotto al castello risalgono solo al 14°-16° secolo. L'asse centrale dell'insediamento mercantile del sec. 12° è costituito da una ripida strada, che dal castello scende al guado fluviale (Mainzer Gasse-Markt-Hirschberg), su entrambi i lati della quale si allineano isolati irregolari; poco distante si trova la cappella romanica dedicata a s. Chiliano, della fine del sec. 12°-inizi 13°, presso il mercato (Schuhmarkt). Nel 1180 ca. la città che stava nascendo venne dotata di una fortificazione, con fossato e mura, che presumibilmente doveva arrivare fino al castello. Già nel 1200 l'impianto urbano fu ampliato verso O secondo un determinato progetto, da cui risulta un'area rettangolare, con tre strade in direzione E-O, realizzate su terrazzamenti, e con vicoli ripidamente ascendenti, spesso costituiti da scale. Della nuova cinta di mura degli inizi del sec. 13° sono sopravvissuti alla demolizione del 1775 solo pochi tratti, con torri cilindriche e quadrate; alcune parti sono state indagate archeologicamente. Cinque porte di città e alcune posterule erano distribuite irregolarmente a causa della posizione in pendio di M.; si conservano solo il secondario Kalbstor a N-O e la Mühlpforte a S-E, ambedue degli inizi del 13° secolo. Subito dopo il 1300 la città nuova (Neustadt), con la bassa corte dei langravi (Renthof), venne inclusa nella fortificazione urbana. I sobborghi lungo il fiume restarono per gran parte privi di strutture difensive e vennero protetti dalle porte civiche sulle strade incidenti. Il Glaskopfturm, un'isolata torre di guardia fuori della città del sec. 14°, si conserva con forti alterazioni.Nel sec. 12° il luogo apparteneva ecclesiasticamente al villaggio di Oberweimar e possedeva solo la citata cappella, oggi sconsacrata, dedicata a s. Chiliano e posta vicino al mercato. Prima del 1210 la città costituentesi ebbe un proprio parroco; una chiesa parrocchiale, St. Marien, era situata nell'area del vecchio ampliamento di Marburgo. Si ignora se la cappella tardoduecentesca del castello fosse stata preceduta da un altro edificio. Dal sec. 13° la comunità giudaica aveva nella città vecchia (Altstadt) una sinagoga, sfarzosamente rinnovata nel sec. 14°, ma demolita dopo il 1348.Un municipio è attestabile solo in epoca tarda, come in molte città tedesche: il Consiglio si riuniva, al più tardi dal 1335, al piano superiore dell'ossario, la Heilig-Kreuz-Kapelle, della chiesa parrocchiale, eretto intorno al 1300 e in seguito appositamente ricostruito su due piani. Il ponte in pietra sulla Lahn viene menzionato per la prima volta nel 1250.Nel 1228 la langravia Elisabetta, rimasta vedova, fondò in un'area posta a m 600 a N della città l'ospedale di St. Franziskus, dove essa stessa si dedicò alla cura dei malati e in cui morì nel 1231, venendo sepolta nella prima cappella, lignea, del complesso. Il suo confessore, l'inquisitore Corrado di M., ne promosse energicamente la canonizzazione e già nel 1231-1232 fece erigere una chiesa in pietra sulla tomba, presso la quale erano avvenute numerose guarigioni miracolose. Dopo il suo assassinio, l'ospedale e la chiesa, con l'accordo del papa Gregorio IX, dell'imperatore Federico II e del langravio Corrado di Turingia, entrarono in possesso dell'Ordine teutonico, il cui Gran maestro Ermanno di Salza era stato un ministeriale turingio. Questo contesto spiega la rapida canonizzazione di Elisabetta, avvenuta nel 1235, e il contemporaneo avvio della costruzione di un'importante e sfarzosa chiesa sul luogo della cappella funebre. Vicino ai nuovi edifici ospedalieri (demoliti nel 1888-1891), fuori della città sorse, a partire dal 1240, un'estesa commenda dell'Ordine teutonico.Un ospedale per i pellegrini, St. Jakob, venne fondato nel sec. 14° (nuova costruzione del 1570) nel sobborgo di Weidenhausen, sulla sponda sinistra della Lahn. I lebbrosari si trovavano, come di consueto, notevolmente distanti dalla città: di quello per le donne (Untere Sieche), eretto prima del 1335, restano coro e cappelle, che risalgono a fasi più recenti; nulla invece rimane del lebbrosario per gli uomini (Obere Sieche).I grandi conventi degli Ordini mendicanti vennero eretti ai margini della città vecchia: nel 1234 quello dei Francescani (demolito nel 1723) all'angolo sudoccidentale e nel 1291 quello dei Domenicani a S-E, vicino al ponte sulla Lahn (gli edifici conventuali vennero demoliti nel 1870-1891). Il monastero cistercense di Arnsburg possedeva una grande casa urbana (Barfüsserstrasse, nr. 3).L'aspetto pittoresco della città è oggi caratterizzato da facciate a Fachwerk dei secc. 16°-19°, spesso intonacate e rivestite di lamine di ardesia. Case costruite completamente in pietra furono rare fino al sec. 19°, se si prescinde dagli impianti conventuali e da poche residenze nobiliari, come lo Steinhaus am Obermarkt (Markt, nr. 18), del 1323. Dietro alle facciate recenti in molte delle case a Fachwerk rimangono pareti e strutture costruttive del Tardo Medioevo. Di particolare importanza sono i resti degli inizi del sec. 14°: queste case, costruite dopo il disastroso incendio del 1319, sono tra i più antichi esempi conservati di costruzioni a Fachwerk della Germania. La casa detta Schäfersches Haus (Neustadt, nr. 3/4) - distrutta nel 1876, ma studiata in precedenza - è stata a lungo un punto di riferimento determinante per le conoscenze sull'edilizia lignea di quel tipo in epoca medievale. Ricostruzione e cronologia hanno ricevuto nel frattempo sostanziale conferma da numerosi nuovi ritrovamenti, come quello della casa costruita nel 1321 (datazione con la dendrocronologia) presso il convento dei Domenicani (Hirschberg, nr. 13), ristrutturata nel 1449, ricostruita nel 1978. Edifici d'abitazione in legno con cantine in pietra dei secc. 12°-13° sono stati più volte documentati archeologicamente; le strutture in alzato sono andate perdute con gli incendi del 1261 e del 1319.Il cimitero parrocchiale era collocato fino al 1568 all'interno della città presso St. Marien; di esso faceva parte il citato ossario con la Heilig-Kreuz-Kapelle, che servì come municipio, nonché un secondo ossario, detto Totenhäuschen, demolito nel 1580. La commenda dell'Ordine teutonico e l'ospedale di s. Elisabetta avevano un proprio cimitero sul vicino pendio del monte, con una piccola cappella cimiteriale gotica, St. Michael.La Elisabethkirche, insieme alla Liebfrauenkirche di Treviri, è la più importante tra le prime realizzazioni architettoniche gotiche in Germania; essa si distingue inoltre per il ricco arredo originario, straordinariamente conservato nella sua completezza. L'edificio - allo stesso tempo chiesa sepolcrale e chiesa di pellegrinaggio, chiesa dell'Ordine teutonico e luogo di sepoltura dei langravi di Turingia e in seguito di Assia - è costituito da un corpo orientale a tre conche con terminazione poligonale a 5/10, un corpo longitudinale 'a sala' con tre navate e una facciata a doppia torre. Le forme costruttive, per la prima volta in Germania, seguono con grande precisione i più attuali modelli francesi, in particolare quelli delle cattedrali di Reims e Amiens; per la terminazione poligonale dei bracci del transetto si è fatto riferimento sia a Soissons sia alle costruzioni triconche tardoromaniche della Renania. La conca settentrionale fu costruita in corrispondenza della tomba di s. Elisabetta. Dopo la posa della prima pietra nel 1235 sorsero in rapida successione dapprima le tre conche, poi in più fasi costruttive il corpo longitudinale. La travatura del tetto della parte orientale fu con ogni probabilità messa in opera nel 1243 (datazione con la dendrocronologia), mentre la parte ovest del corpo longitudinale venne coperta nel 1277. La consacrazione definitiva, dopo la costruzione di tutte le volte, ebbe luogo nel 1283. A questa data restavano ancora incompiute solo le torri occidentali, le quali poi, l'una dopo l'altra, vennero terminate nel 1335 circa. L'imponente alzato con due piani finestrati nelle conche del corpo orientale venne ripreso con poche varianti nelle navate, cosicché le pareti esterne appaiono quasi del tutto dissolte in due serie uniformi di finestre con semplice traforo. Mentre nella crociera i sostegni sono raccolti in pilastri a fascio, la navata mostra una fitta sequenza di pilastri cilindrici cantonati assai slanciati. Minori mutamenti di forme nei profili e nel sistema delle volte non permettono di riconoscere, diversamente da quanto supposto in passato, alcun sostanziale cambiamento in corso d'opera; dunque il triconco a pianta centrale e l'inusuale struttura 'a sala' della navata sembrano appartenere a un progetto unitario.Il rivestimento policromo dell'interno, scoperto nel 1848 e gravemente danneggiato nel 1931, costituisce uno dei primi esempi di architettura policroma di ambienti sacri medievali di cui si abbia conoscenza in Germania. Il corpo longitudinale era interamente intonacato di rosa con commessure bianche dipinte e gli archi longitudinali e trasversi delle volte risultavano sottolineati da un colore ocra. Questo rivestimento pittorico quasi monocromo viene integrato dalla ricca policromia degli arredi fissi (recinzioni del coro, monumenti funebri), ma soprattutto dalle importanti vetrate colorate delle finestre, di cui si conservano cospicui resti. Per il triconco, una bottega probabilmente turingio-sassone realizzò, intorno al 1240-1250, finestre di diversa struttura; la finestra con la Leggenda di s. Elisabetta riprese per la prima volta forme di articolazione francesi, quali i medaglioni quadrilobati, e una scala cromatica gotica, incentrata sui colori rosso e blu; i dettagli dell'ornamentazione e dello stile delle figure restano tuttavia ancorati alle tradizioni tardoromaniche. Altre finestre mostrano grandi figure stanti oppure motivi puramente ornamentali. La scultura architettonica si limita a fregi di capitelli con fogliami 'naturalistici'. Notevole è il timpano del portale occidentale, rivestito di girali di vite e di rose, in cui si situa una Vergine stante con due angeli adoranti.La crociera è delimitata a N, S e O da recinzioni corali. La parete verso la navata, riccamente decorata, risale al 1320 ca., ma fu ampiamente ricostruita nel 1848. Essa sostituisce una precedente recinzione del coro ed è articolata da una serie di arcate cieche su quattro livelli. Delle cinquanta piccole sculture nelle nicchie si conservano solo pochi resti. La zona centrale della parete divisoria era coronata da un'arcata acuta a traforo ligneo, che su tre pinnacoli sosteneva la croce trionfale (mancante dal 1607) con le due figure dei dolenti, Maria e S. Giovanni. L'importante altare maggiore, consacrato nel 1290, è dotato di un dossale in pietra, policromo, costituito da tre arcate con ghimberghe gattonate, della stessa altezza, tra sottili pinnacoli. In ognuna delle tre nicchie si trovano tre statue sormontate da leggeri baldacchini: al centro Maria tra due angeli, nel settore sud S. Elisabetta tra le ss. Caterina e Maddalena (le statue del settore nord sono del sec. 19°). Un incompleto suppedaneo sul retro del dossale doveva originariamente accogliere il reliquiario di s. Elisabetta, che in seguito, secondo l'uso tradizionale, avrebbe sovrastato l'altare maggiore. La mensa conteneva una cavità in profondità accessibile dal retro, probabilmente per la custodia dei reliquiari. Nella conca nord, in una posizione obliqua rispetto all'ambiente, in quanto in asse con la precedente cappella dell'ospedale, si trova un ciborio del 1286, anch'esso dotato di elaborate forme policrome, che sormonta l'originaria sepoltura di s. Elisabetta. Nel timpano è raffigurata la sua incoronazione secondo la tipologia dell'Incoronazione della Vergine. La sacrestia, annessa intorno al 1280, accoglie, forse dal 1326, il reliquiario di s. Elisabetta, che venne racchiuso in una ricca recinzione a griglie di ferro. Lo scrigno-reliquiario aureo in forma di chiesa a croce, probabilmente commissionato nel 1235, venne ultimato nel 1249; quest'opera - doviziosamente decorata con figure, rilievi (Leggenda di s. Elisabetta), filigrana, smalto e niello - è erede della tradizione delle grandi casse-reliquiario renano-mosane.Il portale occidentale della chiesa conserva le ante originarie con ricche decorazioni in metallo e la croce dell'Ordine teutonico, all'interno dipinta e all'esterno in metallo a rilievo, del 1270 circa. Nella conca sud della Elisabethkirche sono riuniti i sepolcri del casato dei margravi di Assia. Il più antico, che è anche quello di maggiore significato artistico, venne eretto per Corrado di Turingia, che nel 1234 era entrato nell'Ordine teutonico, nel 1235 aveva iniziato la costruzione della chiesa e nel 1240 era morto come Gran maestro. La figura giacente, rigida e solenne, porta l'abito dell'Ordine teutonico e ha un flagello nella mano destra. Gli stemmi funebri dei cavalieri teutonici erano appesi nella conca orientale; il più antico tra i superstiti è ancora quello di Corrado (Universitätsmus. für Bildende Kunst).La struttura architettonica primitiva della chiesa parrocchiale di St. Marien non è nota; nel 1280 ca. si avviò la costruzione di un nuovo grande edificio gotico, che costituì un modello per le chiese di molte città dell'Assia settentrionale. Nel coro, consacrato nel 1297, i contrafforti sono trasferiti all'interno, sotto forma di pilastri a muro, cosicché le pareti esterne si caratterizzano per le superfici sorprendentemente piane. Lo spazioso corpo longitudinale 'a sala' sorse, dopo un lungo intervallo nei lavori, intorno al 1360-1365 come sala a tre navate; una torre occidentale, iniziata nel 1440 ca., non venne mai portata a compimento. Le chiese e gli edifici conventuali degli Ordini mendicanti furono di minore originalità; solo l'alto coro della chiesa dei Domenicani concorre a determinare l'aspetto della città.Il castello dei langravi risale all'antico impianto fortificato. Della costruzione, fortemente rimaneggiata, l'ala sud, ossia il palazzo residenziale tardoromanico, costituisce la parte più antica. Essa fu annessa intorno al 1200 al possente donjon emerso dagli scavi e mostrava anticamente una grande sala al piano superiore. Nel tardo sec. 13° il langravio Enrico I (1267-1308), un nipote di s. Elisabetta, trasformò M. in residenza, sostituendo il donjon con un edificio a carattere di rappresentanza, oggi non più conservato, e annettendo all'ala sud una raffinata cappella, consacrata nel 1288, improntata sul modello della Sainte-Chapelle parigina. Una nuova ala settentrionale, racchiusa tra quattro torrette angolari, accolse la grande aula principesca (m 3314), la c.d. sala dei cavalieri, a due navate coperte a volta, che rappresenta una delle più importanti realizzazioni dell'architettura gotica civile in Germania.L'Universitätsmus. für Bildende Kunst e l'Universitätsmus. für Kulturgeschichte, all'interno del castello, riuniscono dal 1927 vaste raccolte di arte sacra medievale. Dalla Elisabethkirche e dalla commenda dell'Ordine teutonico provengono parti del tesoro ecclesiastico, numerosi frammenti architettonici e d'arredo. Di notevole importanza è inoltre il grande crocifisso ottoniano da Birkenbringhausen.
Bibl.: A. Haseloff, Die Glasgemälde der Elisabethkirche in Marburg, Berlin 1907; R. Hamann, H. Kohlhaussen, Der Schrein der heiligen Elisabeth zu Marburg, Marburg a. d. L. 1922; R. Hamann, K. Wilhelm-Kästner, Die Elisabethkirche zu Marburg und ihre künstlerische Nachfolge, 2 voll., Marburg a. d. L. 1924-1929; F. Küch, B. Niemeyer, Kreis Marburg-Stadt (Bau- und Kunstdenkmäler im Regierungsbezirk Kassel, 8), 2 voll., Kassel 1934; K. Justi, Das Marburger Schloss (Veröffentlichungen der historischen Kommission für Hessen und Waldeck, 21), Marburg a. d. L. 1942; H.J. Kunst, Die Dreikonchenanlage und das Hallenlanghaus der Elisabethkirche zu Marburg, Hessisches Jahrbuch für Landesgeschichte 18, 1968, pp. 131-145; J. Michler, Die Langhaushalle der Elisabethkirche in Marburg, ZKg 32, 1969, pp. 104-132; id., Studien zur Marburger Schlosskapelle, MarbJKw 19, 1974, pp. 33-84; Der Elisabethschrein in Marburg, a cura di E. Dinkler-von Schubert, Wiesbaden 19742 (1953); R. Becksmann, Raum, Licht und Farbe, in Die Zeit der Staufer. Geschichte-Kunst-Kultur, cat., V, Supplement. Vorträge und Forschungen, Stuttgart 1979, pp. 124-128; D. Grossmann, Bau- und Kunstgeschichte der Stadt Marburg: ein Überblick, in Marburger Geschichte, a cura di E. Dettmering, R. Grenz, Marburg a. d. L. 1980, pp. 775-880; G.U. Grossmann, Wohnbauten in der Marburger Altstadt vor 1866, ivi, pp. 881-924; E. Schenk zu Schweinsberg, Die gedruckten Ansichten und Pläne der Stadt Marburg, ivi, pp. 969-1042; St. Elisabeth. Fürstin, Dienerin, Heilige, cat., Sigmaringen 1981; G.U. Grossmann, Das Schäfersche Haus in Marburg, in Hausbau im Mittelalter (Jahrbuch für Hausforschung, 33), Sobernheim-Bad Windsheim 1983, pp. 137-158; 700 Jahre Elisabethkirche in Marburg 1283-1983, I, Die Elisabethkirche: Architektur in der Geschichte, a cura di H.J. Kunst, cat., Marburg a. d. L. 1983; U. Geese, Reliquienverehrung und Herrschaftsvermittlung. Die mediale Beschaffenheit der Reliquien im frühen Elisabethkult (Quellen und Forschungen zur hessischen Geschichte, 57), Darmstadt-Marburg a. d. L. 1984; Hirschberg 13. Ein Haus von 1321 (Marburger Schriften zur Bauforschung, 3), Marburg a. d. L. 1984; J. Michler, Die Elisabethkirche zu Marburg in ihrer ursprünglichen Farbigkeit (Quellen und Studien zur Geschichte des deutschen Ordens, 19), Marburg a. d. L. 1984; Zur Baugeschichte des Marburger Rathauses (Marburger Schriften zur Bauforschung, 2), Marburg a. d. L. 1984; 800 Jahre Deutscher Orden, cat., Gütersloh-München 1990, pp. 18-24; M. Bierschenk, Glasmalereien der Elisabethkirche in Marburg. Die figürlichen Fenster, Berlin 1991; U. Klein, M. Langenbrinck, Das Dachwerk über dem Mittelschiff der Marburger Elisabethkirche, in Zur Bauforschung über Spätmittelalter und frühe Neuzeit (Berichte zur Haus- und Bauforschung, 1), Marburg a. d. L. 1991, pp. 139-154; C. Meiborg, U. Reuling, Die Burg Weissenstein bei Marburg-Wehrda, in Burgen der Salierzeit, a cura di H.W. Böhme (Römisch-Germanisches Zentralmuseum. Monographien, 25), Sigmaringen 1991, pp. 149-168; M. Müller, Die Marburger Pfarrkirche St. Marien (Marburger Stadtschriften zur Geschichte und Kultur, 34), Marburg a. d. L. 1991; Hessen und Thüringen, cat., Marburg a. d. L. -Wiesbaden 1992, pp. 39-40, 43-45, 47-48, 160-161, 166, 175-183; C. Meiborg, Vom wehrhaften Saalgeschosshaus zur Landgrafenresidenz, Denkmalpflege in Hessen, 1992, pp. 10-15; M. Imhof, Carl Schäfer und das sogenannte Schäfersche Haus, in Neue Untersuchungen zu städtischen und ländlichen Bauten (Berichte zu Haus- und Bauforschung, 3) Marburg a. d. L. 1994, pp. 259-276; A. Köstler, Die Ausstattung der Marburger Elisabethkirche. Zur Ästhetisierung des Kultraums im Mittelalter, Berlin 1995.M. Untermann