PORDENON, Marc'Antonio
PORDENON, Marc’Antonio (Marcusantonius Furlanus, Marc’Antonio dal Violin o dalla Viola). – Nacque presumibilmente a Pordenone, alla metà degli anni Trenta del Cinquecento, figlio di Salvatore «murarii de Pordenono» e di «domina Lutia».
Nulla è noto circa la sua formazione musicale, forse maturata a Padova, dove il padre Salvatore «quondam Dominici becharii» risultava risiedere già nel 1545, e ancora nel 1548 quando Antonio Cappello, procuratore di S. Marco e committente di una «fabrica» a Stra nel Padovano, considerandone la povertà e il gran numero dei figli, gli condonò 25 dei 50 ducati che gli aveva dato più del dovuto (Archivio di Stato di Padova, Notarile antico, bb. 4841, c. 454; 2398, c. 325). La circostanza che due sue composizioni, Nov’angeletta sovra l’ale accorta e Già mi trovai di maggio una mattina, siano apparse nel Primo libro de madrigali a quattro voci (Venezia, G. Scotto, 1563) di Francesco Portinaro suggerisce un possibile rapporto di discepolanza.
Sempre in Padova il 21 giugno 1555 Pordenon si presentò davanti a un notaio, insieme a Francesco Pozzoveggiani detto ‘pre Moro’, pre Bernardino Pagano detto ‘il Franzosin’, Francesco Portinaro e Matteo Brenuzio «omnes musices amatores», per stipulare una «societas musicorum», pronta a suonare e cantare dietro compenso per chi ne avesse chiesto l’intervento. Nuovamente insieme a Portinaro, dal 2 gennaio 1559 al 1560 Pordenon fu al servizio dell’Accademia degli Elevati e, dal 9 dicembre 1573 fino almeno al 15 giugno 1574, dell’Accademia dei Rinascenti, due importanti sodalizi padovani dediti allo studio della letteratura e della musica, frequentati da facoltosi e illustri studenti provenienti da diverse regioni d’Italia: ad alcuni di essi il musico indirizzò sue composizioni. Resta poco documentato il periodo intercorso tra questi due servizi accademici: si sa solo che prima del 1571 Pordenon era stato maestro di cappella dell’«Illustrissimo et Reverendissimo Strozzi», nella cui corte nonostante «travagli et turbationi» riuscì a comporre il suo Terzo libro de madrigali a 5 voci (così nella lettera dedicatoria).
È incerto chi fosse questo prelato e dove si trovasse la sua corte: l’ipotesi più probabile è che si trattasse di Lorenzo Strozzi, cardinale dal 1557, il quale ancora nel 1560 teneva una casa in Padova, dove aveva studiato, prima di passare in Francia e distinguersi nella lotta agli eretici come arcivescovo di Albi dal 1561. Non vi sono tuttavia riscontri di un soggiorno francese di Pordenon, mentre è certo ch’egli fu nel 1568 più volte ospite degli accademici Filarmonici di Verona, cui regalò il 26 dicembre 1571 un libro di suoi madrigali.
Il 18 luglio 1575, grazie all’interessamento del friulano Francesco Mantica, pubblico lettore di istituzioni civili nello Studio padovano, venne chiamato a dirigere la cappella della chiesa di S. Marco di Pordenone con il salario di quindici ducati annui, dieci staia di frumento e dieci orne di vino. La condotta era quinquennale, ma il 27 maggio 1578, con due anni d’anticipo sulla scadenza e nonostante l’aumento a 24 ducati ottenuto nel 1577, presentò le dimissioni (accolte l’11 luglio seguente), motivandole con l’«aria grossa» che non conferiva alla salute di sua madre e di una sua sorella (Pordenone, Biblioteca civica, Libro dei Consigli, IV, c. 245v). È probabile che in questi tre anni pordenonesi egli abbia atteso alla composizione del Quinto libro de madrigali a cinque voci, che diede alle stampe proprio nel 1578, indirizzandolo a un membro d’una delle più ragguardevoli famiglie patrizie veneziane, «Marco Cornaro del clarissimo signor Giorgio», allora studente in Padova, e destinato a una brillante carriera ecclesiastica. Il 20 ottobre 1580 da Venezia dedicava il Primo libro de’ madrigali a 4 voci agli accademici Olimpici vicentini, e il 7 novembre seguente concorse senza successo al posto per maestro di cappella nella cattedrale di Padova: la carica, assai ambita e ben remunerata, fu assegnata all’udinese Giovanni Battista Mosto.
Non è dato sapere dove abbia trovato impiego negli anni seguenti. Il 3 marzo 1585 era presente allo spettacolo inaugurale del palladiano teatro Olimpico vicentino, in compagnia di sir Richard Shelley, ultimo grande priore dei cavalieri di S. Giovanni Gerosolimitano in Inghilterra, residente da parecchi anni a Venezia (ove morì nel 1587). Stando alle Memorie dell’Accademia Olimpica, estratti di notizie stesi intorno al 1750 da Bartolomeo Ziggiotti, già nel novembre 1580 Pordenon era «musico del gran Prior d’Inghilterra»: ma l’informazione non trova chiara conferma negli Atti più antichi dell’Accademia.
Il 14 settembre 1586 Pordenon si presentò nel Palazzo comunale di Padova per nominare un suo procuratore in una causa aperta con gli eredi di Giovan Francesco de Camerinis: è l’ultima notizia di lui. Un riferimento indiretto si trova in una delibera del Consiglio comunale di Pordenone che il 12 agosto 1604 autorizzava un’elemosina di dieci ducati «a messer Scipion figliolo de domino Marc’Antonio Pordenon già maestro di capella in questa Terra, seben virtuoso, ma per infermità dell’udito fatto infermo» (Pordenone, Biblioteca civica, Libro dei Consigli, VI, c. 190v): l’assenza del quondam pare un indizio troppo tenue per considerarlo ancora in vita a quella data.
Pordenon produsse cinque libri di madrigali a cinque voci, seguiti da uno a quattro, tutti pubblicati a Venezia dai Gardano, apparsi il primo nel 1564 (con dedica al padovano Daulo Dotto dal Gigante), il secondo nel 1567 (ai fratelli Giacomo e Andrea Corner), il terzo nel 1571 (al cavalier Giovanni Sertori), il quarto nel 1573 (a Francesco Grimaldi), il quinto nel 1578 (a Marco Corner) e il primo a quattro nel 1580 (agli Accademici Olimpici vicentini). Di un altro libro di madrigali a quattro voci sopravvive la sola parte dell’Alto nel ms. 229 dell’Accademia Filarmonica di Verona: è forse ciò che resta del dono fatto dal compositore al sodalizio il 26 dicembre 1571 con promessa di non stamparli.
Altre composizioni vocali si trovano in collettanee a stampa e manoscritte: Ahi, chi mi rompe ’l sonno, madrigale a 5 voci in 2 parti, in Il primo fiore della ghirlanda musicale a cinque voci, Venezia, Scotto, 1577 (raccolta curata da Giovanni Battista Mosto); Mentre ch’intorno giri, in De floridi virtuosi d’Italia il primo libro de madrigali a cinque voci, Venezia, G. Vincenti e R. Amadino, 1583 (compilata dal padovano A. Barbato); Canta lo cuco a 3 voci, in Canzonette a tre voci, Venezia, R. Amadino, 1587 (idem); Vid’io di pretiosa Margherita, a 5 voci in 2 parti, nella miscellanea di madrigali compilata dai Filarmonici veronesi in onore della celebre cantante mantovana Laura Peperara (1578-79; Verona, Accademia Filarmonica, ms. 220; ed. mod. in Il primo lauro: madrigali in onore di Laura Peperara, a cura di M. Materassi, Treviso 1999, pp. 109-115).
Due composizioni tratte dalle stampe di Pordenon ebbero diffusione europea: Donna, la bella mano e Sì grand’è il mio gioire a 4 voci, in Harmonia celeste di Andreas Pevernage (Anversa, P. Phalèse & J. Bellère, 1583, ristampata fino al 1628; la prima, con versi inglesi, anche in Musica transalpina di Nicholas Yonge, Londra, Th. East, 1588); altre furono intavolate per liuto (I dolci colli ov’io lasciai me stesso in 2 parti nel Fronimo di Vincenzo Galilei, Venezia, Scotto, 1584) e per organo (Nov’angeletta e Già mi trovai di maggio; Aschaffenburg, Stadt- und Stiftsarchiv, ms. 4783). Resta solo la memoria, invece, di una «Messa del Pordenon a voci 5, coperta in carta turchina, in 4°» (Accademia Filarmonica di Verona, inventario 1585) e di «Un libro di messe del Pordenon» (Scuola degli Accoliti di Verona, inventario 1628).
La ricca produzione, prevalentemente madrigalistica (su versi di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Girolamo Molino, Cesare Simonetti, Gian Giorgio Trissino, Bernardo e Torquato Tasso, Luigi Cassola e altri), dimostra una buona conoscenza della tecnica armonica e una notevole scioltezza dell’ordito polifonico.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Padova, Notarile antico, bb. 2398, c. 325; 4841, c. 454; Pordenone, Biblioteca civica, Libro dei Consigli, IV, cc. 152r, 153v, 154v, 217r-v, 245v, 246v, 247r; Libro dei Consigli, VI, c. 190v; Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Atti Accademia Olimpica, b. I, libro D, c. 14; Memorie dell’Accademia Olimpica, b. 2, libro AL, c. 34r; libro M, c. 38; libro N, cc. 58, 87v.
E. Martellozzo Forin, Una ‘Societas musicorum’ costituita a Padova nel 1555, in Memorie dell’Accademia Patavina di scienze, lettere ed arti. Classe di scienze morali, lettere ed arti, 1965-66, vol. 78, pp. 401-419; H. Federhofer - W. Gleißner, Eine deutsche Orgeltabulatur im Stadt- und Stiftsarchiv Aschaffenburg, in Acta Musicologica, LVII (1985), pp. 180-195; F. Colussi, M.A. P.: ricerche sulla biografia e sulla produzione musicale, Pordenone 1988; M.A. P., Madrigali, a cura di F. Colussi, Udine 1989, pp. IV-IX; The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, pp. 166 s.; P. Rigoli, Una fonte quasi sconosciuta per la storia dell’Accademia Filarmonica di Verona nel Cinquecento, in Coelorum imitatur concentum: studi in ricordo di Enrico Paganuzzi, a cura di P. Rigoli, Verona 2002, pp. 42 s.; M. Della Sciucca, «S’amor non è»: Cesare Tudino and the birth of the purely musical dialogue, in Music & letters, LXXXIV (2003), pp. 574, 578-580; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 777 s., L. Canzian, M.A. P., Il quinto libro de madrigali a cinque voci, tesi di laurea, Università degli studi di Udine, a.a. 2007-08; M. Caroli, Il primo libro di madrigali a cinque voci di M.A. P., tesi di laurea, Università degli studi di Padova, a.a. 2008-09; E. Durante - A. Martellotti, «Giovinetta peregrina». La vera storia di Laura Peperara e di Torquato Tasso, Firenze 2010, pp. 68-90 (sul ms. 220 dell’Accademia Filarmonica di Verona).