COLONNA, Marcantonio
Secondo di questo nome nella celebre famiglia romana, nacque nel 1535 a Civita Lavinia da Ascanio C. e da Giovanna d'Aragona. Giovanissimo comandò la cavalleria spagnola nella guerra di Siena (1553-54); e, approfittando del conflitto tra il padre e il papa Giulio III, occupò di sorpresa Paliano e gli altri castelli paterni, probabilmente d'accordo col viceré di Napoli, certo con la tolleranza dello stesso pontefice. Fece poi sua la causa della baronia romana contro Paolo IV e, nell'aspra lotta di questo papa contro l'Impero e la Spagna, tenne la parte spagnola: perdette allora tutti i castelli suoi, ed egli stesso fu colpito dalla scomunica maggiore (1556). Creato dal duca d'Alba capitano generale dell'esercito spagnolo, minacciò da vicino più volte la stessa Roma, sicché il pontefice lo volle escluso dalla pace di Cave (1557). Alla morte di Paolo IV (1559) ritornò a Roma e ricuperò le sue terre, eccetto Paliano. Nella pace di Cateau-Cambrésis fu compreso quale amico del re di Spagna, e - entrato con Pio IV e con i nipoti suoi Borromeo in relazioni tanto cordiali da avere come promessa sposa per Fabrizio primogenito suo Anna sorella di San Carlo (1562) - riebbe anche Paliano, che Pio V eresse per lui nel 1569 in principato e ducato. Già nel 156 il C. aveva preso parte con don Garzia di Toledo, viceré di Sicilia, a una spedizione in Algeria; nel 1570 fu creato dal papa capitano generale della flotta pontificia contro i Turchi. Il malvolerc della Spagna e del Doria fece fallire per quell'anno l'impresa; ma l'anno dopo, nomìnato don Giovanni d'Austria capitano generale della flotta alleata e, in sua assenza, luogotenente il C., questi riuscì a ottenere la partecipazione attiva di Venezia, ad allestire una nuova flotta papale, a mantenere l'accordo tra don Giovanni e Sebastiano Veniero, capitano della flotta veneziana. Ebbe, così, grande parte nella preparazione dell'impresa di Lepanto. Nella battaglia (7 ottobre 1571), la capitana del C. sostenne, com'egli scrisse, "il maggiore impeto dell'armata nemica" e, con la reale di don Giovanni, conquistò la generale dei Turchi. Il C., ricevuto con pompa trionfale a Roma il 4 dicembre, insistette perché si continuasse a fondo la guerra in Oriente; ma tutti gli sforzi di lui e del nuovo papa Gregorio XIII, che lo aveva confermato capitano della flotta papale, non riuscirono ad ottenere che si compisse altra impresa; e, fatta da Venezia la pace con i Turchi (1573), la lega cristiana si sciolse. Nominato nel 1577 da Filippo II viceré di Sicilia, Marcantonio dimostrò singolare abilità di governo. Chiamato nel 1584 nella Spagna, morì a Medinaceli il primo di agosto. Lettere sue furono pubhlicate nelle Delizie degli eruditi bibliofili italiani, VII (1865), nell'Archivio storico artistico di Roma, I (1875), p. 221 segg., nelle opere del Manfroni e del Colonna, il quale pubblica anche il suo Parere per l'impresa del 1572.
Bibl.: A. Coppi, Memorie Colonnesi, Roma 1855; A. Guglielmotti, M. A. C. alla battalgia di Lepanto, Firenze 1862; L. Vicchi, M. A. C., Faenza 1890; C. Manfroni, La lega cristiana nel 1572 con lettere di M. A. C., in Archivio della R. Soc. romana di st. patr., XVI (1893), p. 347 segg.; P. Colonna, I C., Roma 1927. Notizie anche nelle opere del Pastor, passim, e di L. Serrano, La liga de Lepanto, Madrid 1918-20; articoli di G. Bresciano, in Il Filangeri, XXVII (1902), pagina 99 e seguenti; di P. Fedele, in Scritti vari per nozze Hermanin-Hausmann, Perugia 1904, p. 63 e seguenti; di M. Crocchiolo, in Archivio storico siciliano, n. s., XXXVII (1912), pagina 89 e seguenti.