Escoffier, Marcel
Costumista cinematografico e teatrale francese, nato a Monte Carlo il 29 novembre 1910 e morto ad Ariccia (Roma) il 9 gennaio 2002. La vivida fantasia e la profonda conoscenza del costume francese d'epoca sette-ottocentesca hanno fatto di lui, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, una delle maggiori personalità del suo settore. Il nome di E. resta legato tanto ai kolossal in costume del cosiddetto cinéma de papa di Julien Duvivier, Jean Delannoy e Christian-Jaque, quanto al lavoro con i registi francesi sensibili all'autenticità della messa in scena e alla ricchezza visuale del racconto, come Max Ophuls e Jean Cocteau. In particolare, Christian-Jaque fece costante riferimento a E. per elaborare l'immagine e l'aspetto di Martine Carol, che avrebbe continuato a richiedere le cure del costumista, anche quando fu diretta da altri. I cineasti italiani più sensibili alla grandeur del costume originale, Luchino Visconti, Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli, si affidarono a lui sia nei film sia nelle regie teatrali. Appartenente a una famiglia della buona borghesia monegasca e nipote del grande chef Auguste Escoffier, il giovane Marcel studiò soprattutto in casa con un insegnante ecclesiastico e frequentò i corsi dell'école des arts décoratifs. All'età di sedici anni, insieme alla sorella e alla madre, si trasferì a Parigi per proseguire gli studi d'arte, e quindi iniziò a lavorare da apprendista in una sartoria di moda. Si avvicinò al cinema grazie allo scrittore e sceneggiatore Philippe Eriac. Fu assistente di Christian Bérard, grande astro della sartoria teatrale francese dell'epoca, insieme al quale lavorò per Cocteau. Al seguito di uno degli attori preferiti da Cocteau, Jean Marais, giunse in Italia per lavorare in Carmen (1944) di Christian-Jaque, per il quale disegnò gli abiti della focosa zingara, interpretata da Viviane Romance, sottolineandone l'arroganza seduttiva. La fantasia di Cocteau rappresentò per E. un terreno di stimolante ricerca; con lui lavorò in La belle et la bête (1946; La bella e la bestia), realizzando, insieme al suo maestro Bérard, i memorabili candelabri dalle braccia umane e le cariatidi che soffiano fumo e, quattro anni dopo, in Orphée (Orfeo), i cui costumi assecondano la linea onirica del film. Morto Bérard nel 1949, E. rimase l'erede principale della sua grande lezione di stile, che continuò a far vivere sui palcoscenici e sul set alternando opera lirica, teatro di prosa, cinema, balletto, senza tralasciare nemmeno il disegno di figurini di moda. Visconti lo scelse come costumista prima in teatro, per Le tre sorelle (1952) di A.P. Čechov, e poi sul set, quando gli affidò la realizzazione dei costumi di uno dei suoi film più impegnativi, Senso (1954); affiancato dal giovane Piero Tosi, E. si dedicò soprattutto a vestire i personaggi interpretati da Rina Morelli e Alida Valli, rifacendosi per quest'ultima ai quadri di S. Lega e F. Hayez. Christian-Jaque trovò in lui il collaboratore ideale delle sue avventure magniloquenti e antiquarie, da Singoalla (1950; Il mio amore è il vento) a Fanfan la Tulipe (1952), da Destinées (1954; Destini di donne), codiretto con Delannoy e Marcel Pagliero, a Lucrèce Borgia (1953; Lucrezia Borgia), da Madame du Barry (1954) a Nana (1955), fino a Madame Sans-Gêne (1962), che segnò l'incontro tra il grande costumista e Sophia Loren, poi da lui vestita in Lady L (1965) di Peter Ustinov e in Il viaggio (1974) di Vittorio De Sica.L'atteggiamento aristocratico con il quale guardava alla produzione media e la sua fama di storico del costume contribuirono ad alimentare il mito di un costumista testardamente lontano dalla forma dominante della produzione cinematografica. Considerato un raffinato esteta delle epoche lontane, lavorò assai raramente in film di ambientazione contemporanea (tra le eccezioni, La notte brava, 1959, di Mauro Bolognini e Il padre di famiglia, 1967, di Nanni Loy). Il culto per l'abito d'epoca trovò il suo vertice nel film La princesse de Clèves (1961; La principessa di Clèves) di Delannoy, scritto da Cocteau e interpretato da Jean Marais che, con la sua prestanza, esalta la purezza della linea dei costumi. E. vestì, inoltre, alcune fra le più importanti protagoniste del mondo dello spettacolo degli anni Cinquanta e Sessanta, oltre a Martine Carol e a Sophia Loren, Claudia Cardinale, Maria Callas, Gina Lollobrigida, Danielle Darrieux, Shirley MacLaine, Elsa Martinelli e Gabrielle Dorziat. Dopo il film televisivo Gesù di Nazareth (1977) di F. Zeffirelli, lasciò il cinema e si ritirò in campagna, nell'amatissima Italia, da lui considerata una seconda patria. Nel 2001 la Cinémathèque française gli ha dedicato una mostra personale.