CARAFA, Marcello
Nacque a Somma Vesuviana il 28 ottobre 1673. primogenito di Tommaso duca di Campora e di Teresa Domenica Carafa. Egli intraprese la carriera di magistrato, giungendo, però, ad occupare una posizione di rilievo solamente in età avanzata. Quale uomo di fiducia della nobiltà napoletana - che aveva adottato una linea politica di opposizione nei confronti della potente burocrazia già prima della fine del dominio austriaco nel Regno di Napoli - venne imposto nel 1734 al viceré Giulio Visconti per la nomina a reggente della Vicaria. Si trattava di una carica di primaria importanza dal punto di Vista politico-sociale, specialmente nelle fasi critiche della vita cittadina, in quanto comportava la direzione della giurisdizione criminale e il controllo dell'ordine pubblico. Il C. svolse pertanto, un ruolo importante nella fase di passaggio dal governo asburgico a quello borbonico: mentre il patriziato teneva il governo della città, egli, insieme con l'eletto del popolo e i deputati del Buon Governo, fu uno degli interlocutori ufficiali delle autorità militari e della corte spagnola nelle prime settimane successive alla conquista del Regno ad opera di Carlo di Borbone. La prudenza e la buona condotta da lui osservate in questo delicato momento politico, l'essere riuscito a conservare la quiete e il buon governo a Napoli, dopo la partenza del Visconti sino all'arrivo del Borbone, gli valsero da parte del nuovo regime il rinnovo della carica di reggente della Vicaria ancora per un biennio.
L'avere svolto la sua attività di magistrato durante il viceregno austriaco non sembra avesse lasciato in lui particolari inclinazioni filoasburgiche. Tale, almeno, era il parere della commissione incaricata da Carlo di Borbone di riferire sui magistrati in carica durante il precedente regime. Sul suo conto fu avanzata qualche riserva da alcuni membri della commissione. Il duca di Laurenzana lamentava una certa leggerezza manifestata dal C. "negli affari che sono d'inquisizione di Stato" e il principe di Francavilla "la sua gran dolcezza.... cagione che li birri non tocchino le genti di livrea per armi proibite ed altre cause e che le commesse delle cause si fanno alla totale compiacenza del mastrodatti Pinelli che si dice le venda" (Biografie de' magistrati). Era questa una prassi divenuta comune e seguita anche dai magistrati di provata rettitudine. Nel complesso, tuttavia, la commissione si espresse positivamente sul C., giudicandolo uomo "di bastante capacità e di ottima morale ed amato dal pubblico" (ibid.).
In qualità di reggente della Vicaria, il C. entrò a far parte, con la dignità di ministro votante, nella giunta di inconfidenza, istituita nel 1734 da Carlo di Borbone per indagare sui casi di opposizione al nuovo regime, e vi rimase sino al 1736, quando rassegnò le dimissioni dalla carica di reggente della Vicaria.
Erede dei beni burgensatici del duca di Ielsi, Mario Carafa (morto nel 1727) il C., per il mancato riconoscimento, da parte degli organi competenti, del successore nel beni feudali indicato da Mario Carafa e in seguito a una clausola testamentaria stabilita da quest'ultimo, entrò in possesso anche dei feudi di Ielsi e Campobasso. Si trattava di un'eredità gravata da moltissimi debiti, che si aggiravano complessivamente intorno ai 70-80.000 ducati, fortemente contestata dai creditori. Solo nel 1737 si giunse a una convenzione tra il Regio Fisco e il C., secondo cui questi poteva entrare nel pieno godimento dei due feudi dietro il pagamento di 10.000 ducati al Fisco e con l'impegno di soddisfare tutti i debiti. L'apprezzo dei beni feudali, fatto alla morte di Mario Carafa, risultava essere di 29.318 ducati per Ielsi e di 102.841 ducati per Campobasso. Ma già nel 1738 i cittadini di Campobasso chiesero l'annessione della loro città al Demanio regio, dichiarandosi pronti a pagare il valore stabilito dall'apprezzo. La causa venne risolta nel 1740, in favore della città, nonostante l'opposizione del Carafa.
Il C. morì il 3 luglio 1759 e il ducato di Ielsi passò al nipote Tommaso.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Biografie de' magistrati de' vari tribunali dall'anno 1707 al 1740, f. 125; Nota di fatto e ragioni perl'Ill. Principe di Tarsia con D. M. C., Napoli 1730; Risposta alle ingiuste e strane pretenzioni propostedall'Ill. Duca D. M. C. per impedire il Regio Demanio domandato dalli cittadini di Campobasso, Napoli 1740; R. Trifone, Le Giunte di Stato aNapoli nel sec. XVIII, Napoli 1909, pp. 64 s.; M. Schipa, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, Milano-Roma-Napoli 1923, I, pp. 57, 305; R. Aiello, La vita politica napol. sotto Carlo di Borbone, in Storia di Napoli, VII, Napoli 1972, pp. 494, 525, 531, 620; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Carafa di Napoli, tav. XXX.