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GOVONI, Marcello

di Monica Carletti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)
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GOVONI, Marcello

Monica Carletti

Nato a Bologna il 21 ott. 1885 da Augusto ed Enrichetta Naldi, apparteneva a una famiglia di artisti.

La madre era una cantante dotata di una voce di rara estensione e di sapiente tecnica vocale, che le consentivano di affrontare nella stessa stagione ruoli tra i più differenti, quali Selika dell'Africana di G. Meyerbeer, Margherita del Faust di Ch. Gounod, Azucena del Trovatore di G. Verdi. Il G. era inoltre nipote del famoso tenore G. Galvani, insegnante di canto al conservatorio di Mosca e autore di un trattato di tecnica vocale molto diffuso.

Iniziata la carriera come baritono, il G. cantò in vari teatri della penisola, per approdare nel 1911 al teatro alla Scala di Milano, ove partecipò alle prime rappresentazioni italiane di Il cavaliere della rosa di R. Strauss (1° marzo 1911) e La Pskovitana di N. Rimskij Korsakov (11 apr. 1912). Sempre alla Scala interpretò, sotto la direzione di Tullio Serafin, i ruoli di Geronimo in Il matrimonio segreto di D. Cimarosa (15 apr. 1912), e di Arlecchino nella prima italiana di Le donne curiose di E. Wolf-Ferrari (16 genn. 1913), ottenendo un grande successo personale.

Affermatosi soprattutto in ruoli comici in cui poteva fare sfoggio della sua vivacità interpretativa, si ripresentò nei panni di Arlecchino al teatro Paganini di Genova (24 giugno 1913; cfr. Frassoni, p. 100), e al S. Carlo di Napoli, sotto la direzione di Vittorio Gui (25 marzo 1915). Gli eventi bellici furono causa di una lunga assenza dalle scene, durante la quale avvenne un radicale cambiamento nella voce del G., che passò dal registro baritonale a quello tenorile. Nel 1919 fu al Politeama di Genova, ove partecipò a varie recite di I pescatori di perle di G. Bizet (27 sett. 1919), La traviata di G. Verdi (8 ott. 1919), Lucrezia Borgia di G. Donizetti (16 genn. 1920) e Lodoletta di P. Mascagni (3 febbr. 1920). Presentatosi quindi al pubblico come tenore leggero, fu nuovamente al teatro S. Carlo di Napoli quale Pitou in La figlia di madame Angot di C. Lecocq (7 maggio 1921) e uno straordinario Flammen in Lodoletta, al teatro Bellini di Catania (3 apr. 1920).

Tornato nuovamente alla Scala, interpretò il ruolo di Filipeto in I quattro rusteghi di Wolf-Ferrari diretto da E. Panizza (2 maggio 1923). Il G. ampliò poi ulteriormente il suo repertorio affrontando ruoli quali Paolino in Il matrimonio segreto di Cimarosa, Nemorino in L'elisir d'amore di Donizetti ed Elvino in La sonnambula di V. Bellini, interpretato con successo al teatro Carlo Felice di Genova il 12 febbr. 1925.

L'affermazione crescente del teatro verista spinse il G. a salvaguardare una tradizione sempre più trascurata, fondando nel 1927 la Compagnia dell'opera comica, che diresse sino al 1929. Dopo questa preziosa esperienza relativa ai diversi aspetti dello spettacolo, intraprese la nuova attività di regista. Nella stagione 1929-30 venne chiamato all'Opera di Roma a curare la regia di Il matrimonio segreto, iniziando una fecondissima collaborazione con quel teatro, e una carriera che non conobbe pausa in Italia e all'estero. Dal 1934 al 1937 collaborò con vari teatri del Sudamerica, e grande successo riscosse al teatro Colón di Buenos Aires mettendo in scena La novia del hereje di P. De Rogatis. Curò inoltre la regia di numerose opere di Bellini, F. Cilea, G. Mulè, Mascagni, R. Zandonai, Puccini, Verdi, Wolf-Ferrari e altri compositori italiani.

Per l'Opera di Roma mise in scena le prime assolute di: La vedova scaltra di Wolf-Ferrari (7 marzo 1931); La farsa amorosa di Zandonai (22 febbr. 1933); Cecilia di L. Refice (15 febbr. 1934; Buenos Aires 1934); La vigna di G. Guerrini (7 marzo 1935); Ginevra degli Almieri di M. Peragallo (13 febbr. 1937); La zolfara di Mulè (25 febbr. 1939); La locandiera di M. Persico (17 marzo 1941); L'isola del sole di R. Caetani (30 genn. 1943).

Ancora in prima rappresentazione assoluta curò Il campiello di Wolf-Ferrari (teatro alla Scala, 12 febbr. 1936), La pulce d'oro di G.F. Ghedini e L'intrusa di G. Pannain (Genova, teatro Carlo Felice, 15 febbr. 1940). Per queste due ultime opere, nonché per l'allestimento del Rigoletto di Verdi al teatro Colón di Buenos Aires (1935), il G. realizzò anche i bozzetti per i costumi e le scene (a completare la preparazione artistico-culturale del G. avevano contribuito anche studi di scultura e pittura compiuti a Bologna presso l'Accademia di belle arti).

Tra i numerosissimi allestimenti curati dal G. per l'Opera di Roma si ricordano inoltre: Conchita di Zandonai (22 febbr. 1930); Madonna Imperia di F. Alfano (5 apr. 1930); I compagnacci di P. Riccitelli (24 genn. 1931); Paolo e Francesca di L. Mancinelli (24 genn. 1931); Le furie di Arlecchino di A. Lualdi (23 dic. 1937); La monacella della fontana di Mulè (28 dic. 1937); Gloria di Cilea (15 genn. 1938); La bisbetica domata di Persico (3 marzo 1938); Il re di U. Giordano (20 maggio 1938); Taormina di Mulè (25 febbr. 1939); Madonna Oretta di Riccitelli (14 marzo 1939); Siberia di Giordano (1° genn. 1941); La baronessa di Carini di Mulè e Il candeliere di E. Carabella (30 dic. 1941); Arlecchino di F. Busoni (10 nov. 1942, con il G. anche nel ruolo protagonista).

Il G. concluse la sua carriera al teatro Quirino di Roma nel 1944, curando la regia di I quattro rusteghi di Wolf-Ferrari, in cui cantò anche la figlia Marcella, nata dal suo matrimonio con Eleonora Fiorini. Si era inoltre dedicato anche all'insegnamento: dal 1936 insegnò arte scenica al conservatorio romano di S. Cecilia e dal 1939 ricoprì la cattedra di regia all'Accademia Chigiana di Siena.

Morì a Roma il 10 dic. 1944.

Fonti e Bibl.: C. Gatti, Il teatro alla Scala, Milano 1964, I, pp. 246, 248, 251, 368; II, Cronologia, a cura di G. Tintori, pp. 71 s., 77, 80, 98; Il Maggio musicale fiorentino, Firenze 1967, p. 295; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV, Roma 1978, ad indicem; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, II, Genova 1980, pp. 100, 133, 159, 186, 259, 262, 273; Il teatro di S. Carlo. La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 486, 504, 578-585; D. Danzuso - G. Idonea, Musica, musicisti e teatri a Catania, Palermo 1990, p. 553; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1527 ss.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 286.

Vedi anche
Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza. baritono Voce maschile intermedia tra quella del tenore e quella del basso (per l’estensione ➔ voce). Ebbe chiave propria, mentre oggi legge in quella di basso (➔ chiave). Poco importante nella polifonia, questa voce è invece apprezzatissima nell’opera teatrale, dove le è spesso affidata la parte di protagonista. ... tenore In ambito musicale, la più acuta delle voci maschili: il termine indica il corrispondente registro e, estensivamente, il cantante che ne è dotato. In relazione alle famiglie strumentali, in funzione appositiva, designa lo strumento che all’interno della propria famiglia suona nel registro di tenore (per ... Gaetano Donizétti Donizétti ‹-ƷƷ-›, Gaetano. - Musicista (Bergamo 1797 - ivi 1848). Celebre operista, la sua arte va considerata come il culmine della musica italiana nel suo momento di passaggio dal tiepido iniziale romanticismo del secondo Rossini al romanticismo appassionato o rapito che recherà i segni di G. Verdi. ...
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marcello marcèllo s. m. (anche marcèlla s. f.). – Mezza lira veneziana d’argento coniata per la prima volta da Niccolò Marcello, doge di Venezia dal 1473 al 1474; in seguito il nome fu esteso anche a monete di ugual valore coniate da altre...
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marcelliano agg. e s. m. – 1. agg. Relativo a Marcello (sec. 4° d. C.), vescovo di Ancira (nome antico dell’odierna Ankara), e alle sue dottrine trinitarie, condannate come eretiche da papa Damaso (nell’anno 380), secondo le quali alla...
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