Pagliero, Marcello
Sceneggiatore, regista e attore cinematografico, nato a Londra il 15 gennaio 1907 da padre italiano e madre francese e morto a Parigi il 9 dicembre 1980. Influenzato dal Neorealismo italiano, P. volle fare del cinema uno strumento per documentare la realtà sociale, senza però tralasciare la cura dell'aspetto formale, evidente sia nella raffinatezza della composizione figurativa e della costruzione scenografica sia nell'eleganza del discorso narrativo. Durante la sua attività in Francia, accentuò gli elementi drammatici propri del realismo poetico degli anni Trenta e immerse i suoi personaggi, per lo più rappresentanti del proletariato e del sottoproletariato urbano, in un'atmosfera tragica e romantica che però non sempre riuscì a tradursi in un'autentica visione poetica della realtà. Confinato in una produzione d'élite, P. non riscosse il successo del pubblico ma la sua opera rappresentò una valida alternativa all'interno del panorama neorealista italiano e seppe riflettere l'amarezza esistenziale dell'uomo contemporaneo all'indomani della Seconda guerra mondiale. Nel 1946 ottenne il Nastro d'argento per Roma città libera noto anche come La notte porta consiglio, film realizzato su un soggetto del drammaturgo e umorista Ennio Flaiano.
Nel 1914 giunse in Italia, dove compì i suoi studi fino al conseguimento della laurea in giurisprudenza. Dopo una breve esperienza come critico letterario e delle arti figurative, si accostò al cinema come traduttore di soggetti. In seguito collaborò ad alcune sceneggiature, tra cui Anime in tumulto (1942) di Giulio Del Torre e La danza del fuoco (1943) di Giorgio Simonelli. Nel 1944 partecipò alla realizzazione del film 07… tassì di Alberto D'Aversa. Su richiesta di Rossellini, che aveva iniziato a girarlo nel 1943, nel 1946 portò a compimento Desiderio, film drammatico, non distribuito a causa dell'azione repressiva della censura che giudicò scandalosa la vicenda narrata, quella di una povera prostituta di provincia. Durante la guerra ultimò Nebbie sul mare (1945), che il regista Hans Hinrich non aveva potuto firmare, in quanto ebreo, a causa dell'occupazione tedesca, e successivamente fu scelto da Rossellini per interpretare il ruolo dell'ingegnere comunista Manfredi in Roma città aperta (1945), film che gli valse un discreto successo internazionale e in cui rivelò le sue doti di attore drammatico, esprimendo con estremo realismo il dolore di un'intera generazione che lotta per riscattarsi dalla violenza e dalle nefandezze del nazifascismo e della guerra. Nel 1945 girò assieme a Luchino Visconti il documentario, coordinato da Mario Serandrei e Giuseppe De Santis, Giorni di gloria (1945), firmando le immagini relative alla strage delle Fosse Ardeatine. Nel 1946 partecipò alla sceneggiatura di Paisà, sempre di Rossellini e, nello stesso anno, girò Roma città libera, una commedia drammatica ambientata in una Roma segnata dalla miseria, che risente dello spirito grottesco e surreale di Flaiano e in cui P. immerge personaggi e situazioni in una dimensione quasi onirica. Il film descrive l'avvicendarsi confuso nella notte di numerosi personaggi, tra cui un ladro, un intellettuale e un ministro che ha perso la memoria (interpretato da Vittorio De Sica), i quali, nel loro vagare per le strade, nel loro perdersi e ritrovarsi suggeriscono il senso di smarrimento e di impotenza che pervade la società italiana post-bellica. Durante la sua carriera si dedicò ancora alla recitazione: fu al fianco di Fosco Giachetti nel drammatico L'altra (1947) di Carlo Ludovico Bragaglia e fece delle brevi apparizioni in Les jeux sont faits (1947; Risorgere per amare) di Jean Delannoy, in Dédée d'Anvers (1948) di Yves Allégret, quindi in Le bel âge (1960; La dolce età) di Pierre Kast. Trasferitosi in Francia, nel 1949 realizzò, finanziato dal sindacato dei portuali, Un homme marche dans la ville (1950; Un uomo cammina nella città), film ambientato nel porto di Le Havre che faticò a trovare una regolare distribuzione. La storia dello scaricatore di porto accusato dell'omicidio del marito della sua amante fu, infatti, ritenuta dallo stesso sindacato denigrante nei confronti della classe operaia e fu presentata nei cinema di Parigi solo nel maggio del 1950. L'anno successivo diresse le commedie La rose rouge (La rosa rossa) e Les amants de Bras-mort (Gli amanti del fiume), girato lungo la Senna e incentrato sul conflitto, presto risolto, tra piccoli e grandi proprietari di chiatte. Dopo La p... respectueuse (1952; La mondana rispettosa), adattamento del testo di J.-P. Sartre, girò in Italia Vestire gli ignudi (1954) tratto dalla novella di L. Pirandello, e Chéri-Bibi (1955). Di nuovo a Parigi, curò la regia di numerose produzioni televisive e partecipò come attore ad alcuni film di poco rilievo come Seven thunders (1957; La casbah di Marsiglia) di Hugo Fregonese e Je vous salue, Mafia! (1965; Da New York: la mafia uccide) di Raoul Lévy. Infine, in Australia diresse insieme a Lee Robinson L'odyssée du Capitaine Steve ‒ Walk into Paradise (1956; Tesoro nero) cui presero parte delle vere tribù indigene, mentre in Unione Sovietica girò il suo ultimo film, Leon Garros iščet druga (1960, Leon Garros cerca l'amico) mai distribuito in Italia.