VIOTTI, Marcello.
– Nacque il 29 giugno 1954 a Vallorbe, nel canton Vaud (Svizzera francese), registrato all’anagrafe con i nomi Marcel Jules Pierre, primogenito di Valentin Georges (1928-2014), fabbro, e di Anita Benevolo.
In seguito la coppia ebbe altri figli: Silvio (1956), Francine Lidia Alice (1962) e Isabelle Georgette (1964). La famiglia paterna era originaria di Isella, frazione di Grignasco (Novara); il bisnonno di Marcello, Valentino, si era stabilito in Svizzera, dapprima a Losanna, poi a Orbe, infine a Vallorbe, dove prese la cittadinanza svizzera nel 1919, nel comune di Gressy: di tale località, oggi inglobata nel comune di Yverdon-les-Bains, i discendenti portano dunque l’attinenza. La madre, nata nel 1927 a Valenza, nel Monferrato, ha acquisito la cittadinanza svizzera in seguito al matrimonio, celebrato il 18 aprile 1953.
In famiglia la musica era amata, ascoltata (radio, dischi) e praticata, con il canto a quattro parti in chiesa (i Viotti erano di confessione evangelica riformata), il violino del nonno Jules, la fisarmonica del padre, le lezioni di piano ai figli; e tuttavia la decisione del giovane Viotti di affrontare gli studi musicali fu contrastata dal padre, che lo aveva destinato all’École normale di Losanna (per la formazione dei futuri insegnanti), ch’egli peraltro frequentò in parallelo alla Haute École de musique del capoluogo vodese. Qui, dai diciassette anni, studiò pianoforte, violoncello, canto e contrappunto con Francesco Zaza, Willy Hauer, Juliette Bise e Andor Kovach, e seguì anche il corso di direzione di Arpad Geretz al Conservatorio di Ginevra. Partecipando come corista (baritono) ad alcune produzioni della Radio de la Suisse Romande, conobbe nel 1976 Wolfgang Sawallisch, che lo incoraggiò a crearsi un proprio complesso in modo da poter coltivare fin dal primo momento un approccio pratico al mestiere: fu la Camerata de Genève, poi Camerata Romande, un ensemble di fiati con cui diresse i suoi primi concerti. Ma il suo vero maestro di direzione, anche se in un insegnamento informale, fu Jean-Marie Auberson, allievo di Ernest Ansermet e Carl Schuricht, che aveva raccolto intorno a sé un gruppo di giovani, fra di essi Viotti, al quale fece studiare e dirigere anche l’Histoire du soldat di Igor′ Stravinskij per una realizzazione promossa dallo stesso Auberson, ripresa più volte.
Entrato in carriera, diresse per qualche tempo l’orchestra Ribaupierre, con sede a Vevey, e dal 1979 l’orchestra delle Jeunesses musicales nei suoi stages e tours a Fermo, Montreux, Parigi. A questo giro di anni risale il rapporto con il direttore Giuseppe Patanè, che lo introdusse ai segreti della concertazione operistica italiana: fu suo collaboratore in diversi allestimenti. La carriera di Viotti decollò dopo la vittoria al concorso Gino Marinuzzi di Sanremo per giovani direttori (1982). Fra i primi concerti importanti quello del dicembre del 1983 sul podio della Suisse Romande, in cui propose il primo concerto per pianoforte di Frank Martin, solista il suo compagno di studi a Losanna Jean-François Antonioli, con il quale lo avrebbe successivamente registrato, e la Sinfonietta di Francis Poulenc. Una collaborazione continuativa si stabilì poi con il teatro Regio di Torino per concerti, la Tosca di Giacomo Puccini con Renata Scotto (1989), le partecipazioni a Settembre Musica e al progetto di decentramento regionale Piemonte in musica, evidenziando in particolare i propri interessi novecenteschi con Maurice Ravel, Poulenc, Alberto Ginastera, György Ligeti. Seguirono ingaggi stabili importanti con lo Stadttheater di Lucerna (1987-91), con il teatro di Brema per opere e concerti alla guida dei Bremer Philharmoniker (fu Generalmusikdirektor nel 1989-93), e come direttore principale delle orchestre radiofoniche di Saarbrücken (1991-95), Lipsia, in triumvirato con Fabio Luisi e Manfred Honeck (1996-99), e infine Monaco di Baviera (1998-2004), alla guida dei complessi del Bayerischer Rundfunk, con cui sviluppò un rapporto assai intenso, continuato per tutti gli anni a venire fino alla morte, sebbene nel 2004 si fosse dimesso dalla carica per protestare contro i tagli finanziari subiti dall’istituzione. A Monaco sviluppò l’ampio progetto concertistico e discografico Paradisi Gloria, imperniato sulla musica sacra e di ispirazione religiosa del Novecento (il diletto Poulenc, Martin, Krzysztof Penderecki, Karol Szymanowski, Wolfgang Rihm, Alexander von Zemlinsky, Erich Wolfgang Korngold, Ernest Bloch, Igor Markevitch, Arthur Honegger, Arvo Pärt). Viotti non abbandonò peraltro mai il repertorio sinfonico: in concerto o in registrazioni, diresse, oltre quelle già citate, la English Chamber Orchestra, l’orchestra della BBC, i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, i Wiener Symphoniker, i Bamberger Symphoniker, le orchestre di Francoforte e Oslo, l’orchestra del Maggio musicale fiorentino.
Dalla metà degli anni Novanta la sua carriera fu sempre più orientata verso il teatro d’opera, su richiesta dei maggiori teatri e festival (Scala di Milano, Staatsoper di Vienna e di Monaco, Deutsche Oper a Berlino, Opernhaus di Zurigo, Opera Bastille di Parigi, la Monnaie a Bruxelles, Metropolitan di New York, Kennedy Center a Washington, Opera di San Francisco, New National Theater di Tōkyō, festival di Salisburgo e di Bregenz): veniva regolarmente chiamato per il grande repertorio italiano, da Gioachino Rossini a Puccini, e francese, e via via per nuovi importanti allestimenti anche di opere più rare. I titoli ch’egli diresse sono numerosissimi: si ricordano, tra l’altro, alla Scala Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini (1993), alla Deutsche Oper La Gioconda di Amilcare Ponchielli (1998), e di Giuseppe Verdi il Nabucco (2000) e un’Aida in cui fu chiamato a sostituire Giuseppe Sinopoli, improvvisamente mancato (aprile 2001); a Zurigo Roberto Devereux di Gaetano Donizetti (1997), I puritani di Bellini (1998), la prima ripresa moderna dell’Amore dei tre re di Italo Montemezzi (2000), Don Carlo di Verdi (2004); a Bregenz Le roi Arthus di Ernest Chausson (1996); a Vienna, dove aveva debuttato nel 1997 con l’Otello verdiano, fra tante altre opere diede Hérodiade di Jules Massenet (1997) e Le prophète di Giacomo Meyerbeer (1999); a Monaco I puritani (2000) e Roméo et Juliette di Charles Gounod (2004); all’Arena di Verona un acclamato Rigoletto di Verdi (2001); alla Monnaie L’heure espagnole di Ravel (2001); al Metropolitan La juive di Fromental Halévy (2003).
Approdo della carriera fu, nel 2002, la nomina a direttore principale della Fenice di Venezia, allora ancora in fase di ricostruzione dopo l’incendio del 1996: al teatro Malibran diresse una memorabile Thaïs di Massenet, con regìa e scene di Pier Luigi Pizzi, e di Richard Strauss Ariadne auf Naxos (2003). Dopo la riapertura della Fenice in campo S. Fantin nel dicembre del 2003, sviluppò in ambito sinfonico e operistico alcune vocazioni già emerse nell’arco della sua parabola artistica: l’opera francese (Les pêcheurs de perles di Georges Bizet, Le roi de Lahore di Massenet), il Novecento storico, le partiture sinfonico-corali di ispirazione religiosa, come la rossiniana Petite messe solennelle.
Morì a Monaco di Baviera il 16 febbraio 2005 in seguito a un ictus che lo colse durante le prove della Manon di Massenet in forma di concerto sul podio dell’orchestra del Bayerischer Rundfunk. Fu sepolto nel cimitero di Vallorbe.
Nel 1982 aveva sposato la violinista francese Marie-Laurence Bret, conosciuta nell’orchestra delle Jeunesses musicales. I loro quattro figli hanno tutti abbracciato la carriera musicale: Marina cantante, Lorenzo direttore, Milena e Alessandro cornisti.
Quando Viotti morì, poco dopo aver diretto Norma alla Staatsoper di Vienna con Edita Gruberová, e avendo in programma per l’estate una Traviata a Salisburgo con Anna Netrebko, era ormai internazionalmente riconosciuto dai grandi teatri nel novero dei direttori considerati ottimi concertatori dell’opera italiana e francese, capace di un’eccellente gestione del cast e dei divi del canto, al di sopra di un pur navigato mestiere per alcune qualità peculiari: l’attenzione alla centralità della parola, alle esigenze delle voci, al canto di conversazione, alla cura per il dettaglio nella componente orchestrale, in una visione rammodernata, composta, ma comunicativa, della tradizione direttoriale italiana trasmessagli da Patanè. La sua ampiezza di interessi è legata sia a una formazione franco-svizzera situata al crocevia di tradizioni diverse sia all’attenzione per la spiritualità, palesata nella predilezione per partiture come lo Stabat mater di Poulenc o la Terza Sinfonia (Liturgique) di Honegger e dal progetto Paradisi Gloria a Monaco. Particolarmente convincenti, per la critica, certi esiti contemperanti rigore, trasparenza e flessuosità, nel repertorio belcantistico, soprattutto in Bellini, l’altro suo autore d’elezione sia in teatro sia in sala di registrazione.
Discografia e videografia essenziale. F. Martin, i due concerti e la Ballade per pianoforte e orchestra (Claves 1994); A. Franchetti, Cristoforo Colombo (Koch-Schwann Musica Mundi 1994); F. Schubert, sinfonie e ouvertures (con l’orchestra di Saarbrücken, Claves 1996); E. Chausson, Le roi Arthus (live Bregenz 1996, Edition Bregenzer Festspiel 2018); V. Bellini, La sonnambula (Nightingale Classics 1998), Beatrice di Tenda (live Zurigo 2001, TDK 2006) e Il pirata (Berlin Classics 2002); G. Donizetti, La favorite (RCA BMG 2000); G. Verdi, Rigoletto (live Verona 2001, Corriere della sera – RAI Trade – TDK 2005); G. Rossini, le farse veneziane (edizione completa Claves 2002); J. Massenet, Thaïs (Dynamic, CD e DVD 2003) e Le roi de Lahore (Dynamic 2006); A. Ponchielli, La Gioconda (EMI 2003); per la serie Paradisi Gloria, incisioni dell’etichetta Profil in cui Viotti è associato ad altri direttori coinvolti nel progetto, Stabat Mater (2005), Psalms (2017).
Fonti e Bibl.: C. Barber, V., M., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXVI, London 2001, p. 771; A. Midgette, M.V., conductor, dies at 50, in New York Times, 17 febbraio 2005; Dirigent M.V. gestorben, in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 17 febbraio 2005; M. Anderson, Obituary: M.V., in The Indipendent, 18 febbraio 2005; A. Blyth, M.V., in The Guardian, 18 febbraio 2005; Der neugierige Maestro, in Wiener Zeitung, 18 febbraio 2005; C. Ballmer, M. V., in Dizionario storico della Svizzera, https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/048 759/2012-08-15/ (29 maggio 2020). Se ne veda inoltre il sito ufficiale: http:// www.marcello-viotti.ch/.