ADRIANI, Marcello Virgilio detto il Dioscoride
Nacque a Firenze nel 1464 da Virgilio e da Piera Strozzi. Fu discepolo del Landino e del Poliziano e, oltre il greco ed il latino, studiò medicina e scienze naturali. Il 24 ott. 1494, pochi giorni prima della cacciata dei Medici, fu chiamato a succedere al Poliziano nella lettura di poetica e di oratoria presso lo Studio fiorentino (cfr. G. B. Picotti, Aneddoti polizianeschi, in Ricerche umanistiche, Firenze 1955, p. 125, n. 1); continuò ad insegnare almeno fino al 1503 (Arch. di Stato di Firenze, Deliberazioni circa lo Studio fiorentino e pisano, reg. 417, cc. 129b, 189b). Morto alla fine del 1497 il primo cancelliere della Repubblica, Bartolomeo Scala, nel febbraio 1498 fu eletto a succedergli l'A. (ebbe così alle sue dipendenze Niccolò Machiavelli: è errato peraltro affermare che sia stato suo maestro: cfr. P. Villan, pp. 282 ss.). Ma egli continuò ad essere soprattutto un erudito e un antiquario, e forse per questo poté conservare il suo posto alla cancelleria anche dopo il ritorno dei Medici. Fu in amicizia e in relazione con uomini tra i più dotti del suo tempo, dal Varchi al Calcocondila, al Manuzio, al cardinal Soderini.
Morì nel 1521, ormai sofferente agli occhi e balbuziente per una caduta da cavallo di sei anni prima. Fu sepolto a S. Francesco a San Miniato al Monte nella tomba di famiglia (l'iscrizione celebrativa che vi fu posta è pubblicata in P. Villani, p. 290, n. 1).
L'opera sua più famosa, documento della sua cultura umanistica, èla traduzione di Dioscoride (Pedacii Dioscoridis Anazarbei De medica materia libri sex, Florentiae 1518), dedicata a Leone X. Scrisse e pronunciò numerose orazioni, alcune delle quali rimaste inedite: Oratio de militiae laudibus, Basileae 1518; Oratio pro eligendo imperatore exercitus Paullo Vitellio, et dandis illis militaribus imperatoriis signis (Biblioteca Laurenziana, plut. LXXXX, cod. 29), tenuta ai primi del giugno 1498, che contiene anche qualche cenno autobiografico circa pericoli da lui recentemente corsi, forse durante la vicenda del Savonarola (cfr. P. Villari, p. 295, n. 2 che ne pubblica qualche riga); Oratio in funere Marsilii Ficini, probabilmente mai pubblicata e forse smarrita. Della stampa di un'operetta dal titolo De mensuris, ponderibus et coloribus, la cui pubblicazione, annunciava imminente alla fine del suo Dioscoride, non si ha più precisa notizia. Lettere sue e di suoi dotti corrispondenti in A. M. Bandini, Collectio veterum aliquot monumentorum, Aretii 1752 (per una sua lettera al Machiavelli, mentre questi si trovava presso il Valentino, cfr. P. Villari, p. 369, n. 2). Alcune sue lezioni si conservano manoscritte nella Biblioteca Riccardiana di Firenze. A. Gerber (Niccolò Machiavelli, Die Handschriften, Ausgaben und Uebersetzungen seiner Werke..., I, Gotha 1912, pp. 17 ss.) ha dimostrato che è suo anche l'Estratto di lettere ai X di Balia, fino allora creduto del Machiavelli, come preparazione ad un fantomatico libro IX delle Istorie fiorentine: si tratta di un interessante documento, anche se estremamente schematico, compilato sulla scorta delle lettere dei commissari di guerra e degli ambasciatori, per la storia fiorentina degli ultimi anni del sec. XVI (fu pubblicato in Le opere di Niccolò Machiavelli, per cura di L. Passerini e di L. Milanesi, II, Firenze-Roma 1874, pp. 129 ss.).
Bibl.: G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 394; G.M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, pp. 156 s.; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio..., I, Firenze 1810, pp. 181 ss.; O. Tommasini, La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli, I, Roma 1883, pp. 93 ss.; W. Rüdiger, Marcellus Virgilius Adrianus aus Florenz. Ein Beitrag zur Kenntniss seines Lebens und seines Wirkens, Halle 1898; P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, I, Milano 1927, pp. 282, 289 ss., 369; Encicl. Ital., I, p. 534.