Marchionne di Coppo Stefani
Baldassarre di Coppo Stefani de’ Buonaiuti (il patronimico Stefani fu scambiato per il cognome della famiglia dal primo editore settecentesco della Cronaca) preferì denominarsi Marchionne. Nacque a Firenze nel 1336; scrutinato nel 1366 per il gonfalone della Vipera, nel quartiere di S. Maria Novella, fino al 1382 ebbe diversi e delicati incarichi pubblici, di carattere sia politico (tra cui il priorato nel 1379) sia diplomatico e militare. Nel marzo 1382, al ritorno dei ‘grandi’ guelfi dall’esilio, fu cassato dall’ufficio di gonfaloniere di compagnia. La condanna a una multa e all’esclusione dai pubblici uffici a seguito di un’accusa per parole sediziose nel 1386 è l’ultimo documento che ci è noto.
Marchionne visse in prima persona la crisi degli anni Settanta-Ottanta del Trecento, contrassegnati dalla guerra – cosiddetta degli Otto santi – contro il papa Gregorio XI e dai conflitti politico-sociali culminati nel tumulto dei Ciompi e poi nel regime delle Arti minori, fino al ritorno dell’oligarchia al potere. Si presume che cominciasse a scrivere la Cronaca fiorentina nell’ultimo decennio della sua vita. Definito «un esponente moderato del ceto dirigente fiorentino» (Mazzoni 1998, p. 510), interessato alla dinamica sociale e al ruolo delle Arti, Marchionne appare fieramente avverso all’abuso delle leggi sull’«ammonizione» e all’estremismo degli oligarchi che facevano capo alla parte guelfa.
L’intento di Marchionne è quello di narrare nuovamente la storia della città dalle origini: inizialmente entro l’involucro della cronaca universale, a partire da Adamo; ma ben presto concentrandosi quasi esclusivamente su Firenze e, in particolare, sulle vicende interne della città. La narrazione è frammentata in 996 rubriche di diversa lunghezza, senza connessioni tra loro, in un dettato popolaresco, di immediata evidenza rappresentativa, e con le vive voci del parlato. Per circa la metà corrisponde allo stesso arco cronologico della Cronica di Giovanni Villani, che ne è la fonte (ma non in toto) e il termine di confronto; per il seguito non vi è traccia dei continuatori e la narrazione risulta soprattutto basata sulla testimonianza dell’autore. Non più orientata in modo significativo, come era in Villani, dalla tradizionale interpretazione religiosa in chiave provvidenzialistica e dall’incidenza dei dati astrologici, la visuale di Marchionne è chiaramente determinata dall’esperienza del proprio tempo, che costituisce il filo conduttore anche per la narrazione della storia passata. Su di un risentito e a tratti sarcastico sfondo etico-morale, Marchionne mette in evidenza soprattutto il vivere e l’agire, individuali e collettivi, dei cittadini nelle relazioni sociali, negli umori, ambizioni e conflitti di interesse – a favore o contro la città, per renderla grande o per volerla tiranneggiare badando solo ai propri intenti, utili e onori – con le relative conseguenze sull’assetto istituzionale e la politica interna ed estera di Firenze. Della Cronaca, di cui è ormai pienamente riconosciuta l’importanza, ci sono giunti 11 manoscritti.
Il peso che nell’opera hanno le tensioni sociali e le lotte di fazione doveva indubbiamente riscuotere l’interesse di M., che di Marchionne si avvalse in parte nel II libro delle Istorie fiorentine e in misura maggiore nel III (per un esame analitico cfr. Cabrini 1985 e 1990, con bibliografia pregressa). Nel II libro la funzione di Marchionne è – tranne che per alcuni casi, come nel cap. xvi, sulle origini pistoiesi delle divisioni tra Bianchi e Neri, dove è la sola fonte – complementare alla Cronica di Villani, con la quale condivide il ruolo che la materia cronachistica assume nella riscrittura della storia fiorentina di M. nei confronti di Leonardo Bruni. Tra i passi più significativi in cui la presenza di Marchionne risulta a tratti prevalente rispetto a Villani si segnalano: le divisioni che portarono al prepotere del bargello Lando d’Agobio (xxv), la tirannide del duca d’Atene e la reazione dei cittadini (xxxvi e xxxvii), il fallito tentativo di sobillazione di Andrea Strozzi (xl), lo scontro in armi che portò alla sconfitta finale della nobiltà, con l’assalto alla casa dei Bardi (xli). Maggiore è l’apporto di Marchionne per quanto riguarda il libro III, di cui sono oggetto «le inimicizie intra il popolo e la plebe, e gli accidenti varii che quelle produssono»: tema cruciale sia per quanto concerne la storia fiorentina sia per la riflessione politica machiavelliana. In relazione a tale tema, in cui il ricorso alle fonti cronachistiche diviene determinante, Marchionne riveste un ruolo significativo sia per ciò che M. ne trae, liberamente, quanto a materia e spunti sia, in controluce, come termine di confronto con le altre fonti, nel quadro dello scandaglio interpretativo e della complessa strategia narrativa che connota questo libro delle Istorie fiorentine. La presenza di Marchionne emerge soprattutto nell’ambito del primo terzo circa del libro (fino al cap. x), in relazione alle lotte tra Albizzi e Ricci, alle leggi e alla politica delle «ammonizioni», allo strapotere della parte guelfa, al fallito colpo di Stato previsto per il giorno di san Giovanni nel 1378, alle fasi che precedono lo scoppio del tumulto dei Ciompi. In rapporto a quest’ultimo avvenimento, snodo centrale e cruciale del III libro, tracce dirette di Marchionne si manifestano più raramente (la fonte cronachistica prevalente è qui invece Alamanno Acciaioli) ma comunque in maniera da testimoniarne la costante lettura da parte di M.; e in modi analoghi ciò vale anche per gli anni successivi, fino al termine del racconto della Cronaca.
Bibliografia: E. Sestan, Buonaiuti Baldassarre detto Marchionne (Marchionne di Coppo Stefani), in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 15° vol., Roma 1972, ad vocem; A.M. Cabrini, Per una valutazione delle Istorie fiorentine. Note sulle fonti del secondo libro, Firenze 1985; A.M. Cabrini, Interpretazione e stile in Machiavelli. Il terzo libro delle Istorie, Roma 1990; G. Sasso, Niccolò Machiavelli, 2° vol., La storiografia, Bologna 1993; V. Mazzoni, Nuovi documenti sul cronista fiorentino Marchionne di Coppo Stefani, «Archivio storico italiano», 1998, 577, pp. 503-16; F. Ragone, Giovanni Villani e i suoi continuatori. La scrittura delle cronache a Firenze nel Trecento, Roma 1998; A.M. Cabrini, Un’idea di Firenze. Da Villani a Guicciardini, Roma 2001, con ulteriore bibl.