MARCHIONNI
. Famiglia di comici, che s'inizia da Angelo, nato a Firenze verso la metà del Settecento, morto nel 1802. Cominciò con gli Accademici fiorentini e passò poi per varie compagnie sostenendo le parti d'innamorato. Nel 1789-90 si trovava nella compagnia di Anna Roffi, come "innamorato" e come Brighella. Distinguendosi sempre per accuratezza e brio, recitò nella compagnia di M. Battaglia (1791-92), poi in quella di G. Fiorio (1792-93), G. B. Mancini, ecc. Sposò, nel 1790, Elisabetta Baldesi (1776-1835), di Siena, vedova dell'attore Grazzini. Essa seguì le sorti del marito, affermando notevoli qualità come prima donna. La figlia Carlotta (nata a Pescia nel 1796, morta a Torino nel 1861), affidata alle orsoline di Verona, improvvisava scenette e le recitava tra le statue della chiesa del convento; tornata con i genitori, fu subito una rivelazione. ll capocomico Lorenzo Pani le affidò le parti di "amorosa"; e nel 1811 la promosse a "prima donna".
Non bella, di grande fascino, piena d'intelligenza, fu nelle parti ingenue d'un candore avvincente. ín quelle comiche d'una gaiezza castigata, nelle passionali di un comunicativo femore. Il capocomico Fabbrichesi (v.) la voleva tra i commedianti di S. M. I. R.; direttori di teatro la giudicavano degna d'essere considerata accanto alla "unica" Fiorilli Pellandi (v.). Riscoteva la più profonda ammirazione soprattutto nell'interpretazione della Mirra alfieriana, ma seppe imporsi ugualmente nella commedia goldoniana e nei drammi sentimentali. Nel 1815, quando i comici che si trovavano a Firenze senza scrittura a causa degli avvenimenti politici, costituirono la Compagnia dei Lombardi che si chiamò anche compagnia Meraviglia-Calamai-Marchionni, diretta da A. Belloni, Carlotta ne divenne la "prima donna", esordendo con Pamela. Dovunque fu accolta con vivi applausi, e in special modo a Milano il suo successo personale ecclissava il diletto Meneghino che era nella compagnia. La sua arte si andava raffinando e il suo repertorio estendendo: dalla pianella perduta nella neve, nella quale canta stonicchiando, ma con una birichineria adorabile, sale alla tragedia. Di Breme le raccomandava la Francesca da Rimini del Pellico, che Carlotta accettava, recitandola con lieto successo il i8 agosto 1815, coadiuvata da Domeniconi, Meraviglia e Canova (il futuro carbonaro): Carlotta è ormai considerata come la migliore, la più completa attrice italiana. Nel 1823, nella Compagnia reale sarda, sostituiva Anna Maria Bazzi; e tra i migliori artisti d'Italia, da Luigi Vestri a Rosa Romagnoli, per anni passava acclamata di città in città. Nel 1832 diede una grande gioia al Pellico, reduce dallo Spielberg, entusiasmando il pubblico con Ester d'Engaddi. Nel 1839 lasciò il teatro, tornandovi solo per qualche recita di beneficenza. La sua casa a Torino continuò ad essere per più anni il convegno degl'intellettuali.
Luigi, suo fratello (nato a Venezia il 2 novembre 1791, morto nel 1864), fu uno dei migliori attori del suo tempo, come "promiscuo". Cacciato dalla madre per un doloroso incidente, fu fatto accogliere dal Belloni nella compagnia di Francesco Pieri; ma nel 1814, perdonato, ritornava nella compagnia della madre. Nel 1825 era a Napoli, con Tessari-Prepiani, ammirato dal pubblico; fu detto "il Garrick redivivo" per la sua potenza di trasformazione. Fu anche autore: rimasero a lungo in repertorio i suoi drammi: Olindo e Sofronia, la Vestale, Pirro o i venti re all'assedio di Troia, Chiara di Rosemberg, Elisabetta o gli esiliati in Siberia, ecc. Per Donizetti scrisse i libretti: L'esule di Roma e Belisario. Teresa Bartolozzi (nata nel 1785, morta nel 1879), detta "la Gegia (vezzeggiativo fiorentino del nome), cugina per parte di madre di Carlotta, fu attrice bella, piena d'ingegno e di grazia. Cantava deliziosamente nei vaudevilles e recitava con brio la commedia. Tra i molti innamorati ebbe P. Maroncelli, che scrisse per lei la musica di alcune farse, e Silvio Pellico, che voleva sposarla prima del 1821, e rinnovò l'offerta dopo lo Spielberg.