MARCHISIO Scriba
M. proveniva dal gruppo familiare genovese de Domo, i cui membri parteciparono attivamente alla vita sociale e commerciale della città fin dalla seconda metà del XII secolo. M. è infatti identificabile con il notaio "Marchisius quondam Oberti de Domo" che rogò numerosi documenti per conto del Comune genovese: che questo M. coincida con il compilatore degli Annales Ianuenses è comprovato dal fatto che l'autore degli Annales fa menzione di alcuni di questi documenti indicandoli come scritti da sé medesimo.
Poche notizie si hanno sulla sua famiglia. Il padre Oberto, già defunto nel 1203, non ha lasciato tracce di sé nella documentazione notarile finora edita, né negli atti pubblici. Probabilmente faceva parte della sua eredità un edificio che i figli, tra cui certamente M., possedevano in un quartiere di Genova, in ora Calderariorum. Meno sfuggenti risultano altri componenti della famiglia de Domo, tra cui Ansaldo, "minister et procurator" dell'opera della chiesa di S. Lorenzo di Genova nel 1211 e, insieme con Enrico e Pietro, attestato come testimone in documenti privati rogati tra il 1190 e il 1203, senza alcuna indicazione riguardo al grado di parentela con l'annalista. Altrettanto indefinita rimane la parentela di M. con Adalasia de Domo, figlia di Ansaldo: dal suo testamento, datato 1225, esce l'immagine di un gruppo familiare benestante, anche se non ricco. La provenienza da un simile ambiente indirizzò probabilmente M. verso gli strumenti economici diffusi nella Genova duecentesca: identificabili con l'annalista sono verosimilmente M., che nel 1214 ricevette in prestito una cospicua somma, e il Marchesius scriba, che nel marzo 1206 stipulò un contratto di accomendacio con alcuni soci genovesi per investire denaro. Sono forse questi i primi proventi della sua attività notarile, svolta, come attestano i riferimenti all'esistenza di un suo cartulare, oggi irreperibile, in ambito sia pubblico sia privato.
Molte delle testimonianze che ci sono pervenute riguardo a M. sono legate al suo lavoro di notaio di fiducia del Comune. Nel 1204 si recò ad Albenga per redigere l'atto con cui Bonifacio, marchese di Clavesana, vendeva al Comune di Genova i diritti sul castello di Cervo. Nel periodo 1207-18 M. fu scelto come rogatario per documenti in cui il Comune genovese figurava in qualità di attore. Con la qualifica di notaio e giudice ordinario egli sottoscrisse le convenzioni stipulate da Genova con i signori di Vernazza, Corrado l'Antico Malaspina, il Comune di Capriata, i signori e gli abitanti di Corvara, i signori da Passano, Federico II di Svevia, il marchese Ottone Del Carretto, i signori di Rivalta, la città di Nizza e il Comune di Ventimiglia. Nel 1217 fu inviato in Sardegna insieme con Barocio, "miles" del podestà, con il compito di pagare il soldo alle milizie stanziate presso il castello di Bonifacio e di riscuotere il tributo dal giudice Comita (II) di Arborea. Una tale attività presupponeva da parte delle istituzioni comunali il riconoscimento dell'autorità di M.: nel 1212 è menzionato fra gli scribi, funzionari di primo piano della Cancelleria comunale. La qualifica di scriba Comunis, verosimilmente di durata temporanea, dovrebbe essere all'origine del soprannome scriba, utilizzato da M. stesso nei suoi Annali, dagli estensori dei documenti in cui egli è nominato e dai notai che trascrissero nei Libri iurium del Comune gli atti rogati da M. de Domo.
Nel periodo 1220-24 fu anche notaio imperiale e giudice ordinario. Nel 1220 M. fu chiamato a succedere a Ogerio Pane nella mansione di annalista ufficiale del Comune genovese. Alla base della fiducia di cui M. godeva presso le istituzioni comunali stanno probabilmente sia l'origine da una famiglia un po' appartata rispetto alla vita politica cittadina, sia la cultura giuridica implicita nella sua qualifica di iudex ordinarius. Proprio nel periodo in cui M. svolgeva la propria attività notarile, infatti, a Genova si attuò definitivamente il passaggio dal Comune consolare a quello podestarile: uno dei motivi che spinsero a questo cambiamento, la necessità di porre al governo personaggi non compromessi con le fazioni cittadine e culturalmente attrezzati, potrebbe aver favorito l'assimilazione di M. all'interno del nuovo gruppo dirigente e la decisione di affidargli la responsabilità della memoria cittadina.
Il testo degli Annales di M. è preceduto da un breve prologo con il quale l'autore, riconoscendo l'autorità di Caffaro, si mostra consapevole dell'importanza del lavoro affidatogli: proprio questo richiamo lo pone nella scia metodologica tracciata dal primo annalista. Le vicende narrate acquistano valore non soltanto in quanto eventi storiografici ufficialmente riconosciuti, ma anche in virtù del compito didattico a loro affidato: gli Annales di M. sono a un tempo racconto storico, strumento di propaganda e promemoria politico, vera e propria fonte di esempi d'azione per i futuri governanti.
Se la notizia del trionfo di Damietta nella quinta crociata, evento di importanza sovralocale, è inserita all'inizio del testo con il probabile intento di stimolare il consenso politico (replicando così l'esordio di Caffaro, narratore della prima crociata), il racconto della vittoriosa lotta contro il Comune di Ventimiglia, delle prudenti trattative con il neo imperatore Federico II, dei positivi risultati ottenuti dal Comune di Genova nei rapporti con alcuni signori dell'entroterra sono presentati nell'ottica di un'utilitas memoriae simile a quella che ispirò l'opera di Caffaro. Come il primo annalista, M. partecipò in prima persona in quanto notaio accreditato dal Comune a quasi tutte le vicende di politica estera che narra. Alla sua autorità fu affidata anche la buona riuscita di missioni diplomatiche: alcune di rilievo apparentemente scarso, come il viaggio nella baia di Hyères per chiedere la restituzione di un'imbarcazione sequestrata (1220) o quello a Marsiglia per risolvere un incidente causato da un mercante genovese (1223), altre di maggior risonanza, come la spedizione a Tunisi, insieme con Simone Bulgaro, per stipulare un accordo tra il sovrano locale e il Comune di Genova (1223). La parte degli Annales Ianuenses compilata da M. è stata pubblicata negli Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori dal 1174 al 1224, II, a cura di L.T. Belgrano - C. Imperiale di Sant'Angelo, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XII, Roma 1901, pp. 155-202.
Le ultime notizie riguardanti M. sono ancora legate al suo ufficio di notaio delle istituzioni comunali: nell'ottobre 1224 giurò a nome dei consiglieri del Comune la pace tra Genova e Narbona, due mesi dopo figurava come testimone in una convenzione stipulata con i marchesi di Ponzone e rogò un accordo con Assalito di Mongiardino contro i Comuni di Alessandria e Tortona, impegnati in una guerra contro Genova, il cui avvio è descritto nei suoi Annali. Tra il febbraio e il marzo 1225 compariva ancora in due atti inseriti nei Libri iurium cittadini.
M. morì a Genova nell'aprile 1225, come si ricava dal testo stesso degli Annali genovesi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Notai antichi, cart. 5, c. 142v (atti del notaio Raimundus Medicus); Giov. Stella - Gior. Stella, Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XVII, 2, pp. 33, 54; Monumenta historiae patriae, VI, Chartarum II, Augustae Taurinorum 1853, docc. 484 col. 428, 504 col. 438, 550 col. 461, 1094 col. 764, 1352 col. 904, 1463 col. 965; Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, II, a cura di L.T. Belgrano - C. Imperiale di Sant'Angelo, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XII, Roma 1901, pp. LVIII-LXX, 134, 138, 143; XIII, ibid. 1923, p. 4; Notai liguri del secolo XII, IV, Oberto Scriba de Mercato (1186), a cura di M. Chiaudano, Genova 1960, doc. 548 p. 217; V, Giovanni di Guiberto (1200-1211), II, a cura di M.W. Hallcole et al., ibid. 1939, docc. 1596 p. 235, 2087 p. 518; VI, Lanfranco (1202-1226), a cura di H.C. Krueger - R.L. Reynolds, ibid. 1951, docc. 1 p. 6, 59 p. 30, 363 p. 166, 423 p. 190, 1331 p. 175 (II); I Libri iurium della Repubblica di Genova, I, 1, a cura di A. Rovere, Genova 1992, docc. 269-273 pp. 184-194; I, 2, a cura di D. Puncuh, ibid. 1996, docc. 362-363 pp. 69-80; 368 pp. 97-101; 428-429 pp. 113-121; 438-443 pp. 141-153; I, 3, a cura di D. Puncuh, ibid. 1998, docc. 498 pp. 125-127; 504 pp. 138 s.; 508-515 pp. 158-178; 517-518 pp. 180-186; 520-521 pp. 190-194; 547 pp. 230-233; 565 pp. 277-279; 584-585 pp. 314-319; I, 4, a cura di S. Della Casa, ibid. 1998, docc. 668 pp. 32-34; 725 pp. 198-200; 747 pp. 254-265; I, 5, a cura di E. Madia, ibid. 1999, docc. 881 pp. 152 s.; 883 pp. 158-161; I, 8, a cura di E. Pallavicino, ibid. 2002, doc. 1269 pp. 94-96; V. Polonio, Le maggiori fonti storiche del Medioevo ligure, in Studi genuensi, V (1964-65), p. 24; G. Petti Balbi, Caffaro e la cronachistica genovese, Genova 1982, pp. 49-55, 143-148; A. Rovere, Comune e documentazione, in Comuni e memoria storica. Alle origini del Comune di Genova. Atti del Convegno… 2001, in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., XLII (2002), 1, pp. 261-298; V. Polonio, Da provincia a signoria del mare. Secoli VI-XIII, in Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, a cura di D. Puncuh, Genova 2003, pp. 179-192.